Cinquant'anni fa' di questi giorni Simenon terminava la stesura di uno dei suoi romanzi più fortunati Les Anneaux de Bicêtre. In quella fine ottobre del '62 lo scrittore, che abitava ancora nel castello d'Enchandens, e si preparava a trasferirsi nella grande villa che stava facendo costruire a sette chilometri da Losanna, ad Epalinges.
L'importanza di questo romanzo è l'aver portato il concetto di passaggio della linea alle estreme conseguenze. Il grande magnate della stampa parigina che frequenta il bel mondo, che ha una brillante reputazione, un posto importante nella società, si ritrova d'un tratto cambiato. E questa volta la causa é una paralisi che lo fà diventare, come dice Simenon, "quasi un mummia". L'unica cosa che continua a funzionare è il suo cervello. Buttato in quella corsia dell'ospedale-ospizio di Bicêtre, ha tutto il tempo di ripensare alla propria vita, a chi gli era vicino, alle proprie scelte, ai suoi ideali, o alla loro mancanza... Diciamo che questa è la parte più scontata. Quasi tutti di quelli che si ritrovano improvvisamente menomati, in parte o in toto, dopo un choc iniziale, devono forzatamete ripensare alla loro vita e trovare un modo del tutto diverso di concepire la propra esistenza. Ma questo diremmo è quasi banale.
Quello che non lo rende banale è come la descrizione di questo cambio di prospettiva nel vedere la vita, venga reso dalla scrittura di Simenon, che riesce a farci entrare nei meandri della mente di un tale traumatizzato.
Il mondo esterno non esiste più, solo le mura dell'ospedale.
Gli altri non sono più i brillanti e altolocati personaggi della Parigi-bene, ma altri malati, a volte più vecchi e più malati di lui.
Il tempo è segnato da rumori interni e da quelli più deboli che filtrano dall'esterno.
Ecco quello che dice Simenon di questo romanzo: "... volevo vedere come un uomo del genere avrebbe considerato gli altri, come quest'uomo, ridotto quasi allo stato di mummia a causa del suo colpo, avrebbe considerato quello che succedeva intorno a lui... Quello che ha fatto scattare il romanzo è un'osservazione fatta sulla strada....Si vede talvolta un uomo o una donna di una certa età. Per il suo procedere, per il suo sguardo, per il mondo di tenere le mani, io mi dico che quella persona è condannata e che si aspetta una crisi da un momento all'altro. Ogni volta che incontro queste persone, mi domando cosa pensino di me, della mia figura che incrociano così sulla strada. Trovo questo molto patetico. Ecco l'origine de "Les Anneaux de Bicêtre"...".
Il nostro malato ha passato la linea e ora è un'altro uomo che, anche con la moglie, ormai una figura estranea accanto a lui, riesce a riallacciare una relazione più vera.
domenica 28 ottobre 2012
sabato 27 ottobre 2012
SIMENON: IO CERCAVO QUALCOSA...
Littérature popoulaire. Littérature-alimentaire. Période d'apprentissage. Simenon l'ha chiamato in diversi modi. Erano gli inizi. Gli editori avevano cominciato a dargli fiducia e lui produceva racconti, romanzi brevi, tutto quello che gli chiedevano e del genere che andava per la maggiore: il rosa, l'avventura, il poliziesco, l'esotico, il malizioso... Sulla sua capacità di scrivere fino ad ottanta pagine al giorno si è ormai detto quasi tutto. Quello che è meno noto è come a distanza di quasi quarant'anni Simenon giudica il cambiamento di questo tipo di letteratura.
Nel 1963 (non immaginava nemmeno che dopo nove anni avrebbe troncato con la scrittura) illustrava a Roger Stéphane, a proposito del Roman d'une dactylo scritto in una mattinata sulla terazza di un café, "... credo avesse circa due o tremila righe. Esistono ancora, anche se i romanzi popolari non si vendono più come prima. E' la letteratura, la Letteratura con la L maiuscola che è scesa verso il romanzo popolare, mentre il romanzo popolare é salito verso la letteratura. In questo modo adesso esiste quello che io chiamo la semi-fabbricazione che arriva fino a degli Accademici; un lavoro onesto che cinquant'anni fa' avrebbe prodotto dei romans-feuillettons...".
Insomma una sorta di livellamento della qualità, in una media tra l'alto e il basso che in altre dichiarazioni Simenon attribuiva anche al fatto che i romanzieri di professione, quelli cioè che non facevano altro dalla mattina alla sera e che vivevano scrivendo romanzi, erano sempre meno. E sempre più c'erano intellettuali, giornalisti, psicologi, professori che, pur mantenendo il proprio lavoro, si dedicavano "anche" a scrivere romanzi.
Ma tornando ai romanzi popolari lo scrittore ammette che già lì c'era qualche scintilla di quella letteratura che avrebbe prodotto in seguito "... lo sapevo bene che in molti di quei romanzi - li ho ancora tutti qui - c'è ad un tratto un passaggio di una pagina o di mezza pagina, che non ha nulla a che vedere con il resto del libro e dove io cercavo qualcosa: l'inizio di un dialogo... una descrizione in massimo tre frasi...".
Nel 1963 (non immaginava nemmeno che dopo nove anni avrebbe troncato con la scrittura) illustrava a Roger Stéphane, a proposito del Roman d'une dactylo scritto in una mattinata sulla terazza di un café, "... credo avesse circa due o tremila righe. Esistono ancora, anche se i romanzi popolari non si vendono più come prima. E' la letteratura, la Letteratura con la L maiuscola che è scesa verso il romanzo popolare, mentre il romanzo popolare é salito verso la letteratura. In questo modo adesso esiste quello che io chiamo la semi-fabbricazione che arriva fino a degli Accademici; un lavoro onesto che cinquant'anni fa' avrebbe prodotto dei romans-feuillettons...".
Insomma una sorta di livellamento della qualità, in una media tra l'alto e il basso che in altre dichiarazioni Simenon attribuiva anche al fatto che i romanzieri di professione, quelli cioè che non facevano altro dalla mattina alla sera e che vivevano scrivendo romanzi, erano sempre meno. E sempre più c'erano intellettuali, giornalisti, psicologi, professori che, pur mantenendo il proprio lavoro, si dedicavano "anche" a scrivere romanzi.
Ma tornando ai romanzi popolari lo scrittore ammette che già lì c'era qualche scintilla di quella letteratura che avrebbe prodotto in seguito "... lo sapevo bene che in molti di quei romanzi - li ho ancora tutti qui - c'è ad un tratto un passaggio di una pagina o di mezza pagina, che non ha nulla a che vedere con il resto del libro e dove io cercavo qualcosa: l'inizio di un dialogo... una descrizione in massimo tre frasi...".
venerdì 26 ottobre 2012
SIMENON. QUALCHE INDICAZIONE PER BIBLIOFILI
Un'altro contributo del nostro assiduo Andrea Franco che ci ricorda questa volta alcune edizioni particolari di scritti di Simenon non sempre conosciute. Qualche chicca per appassionati e curiosi.
Roma - dal nostro attachè Andrea Franco - Nella sua lunga vita italiana l'opera di Simenon è stata editata non solo da Mondadori e Adelphi, ma con qualche cessione temporanea dei diritti e qualche accordo specifico abbiamo avuto la possibilità di leggere i romanzi o i Maigret anche con altre sigle editoriali. Elencarle tutte non è facile, ogni tanto ci si accorge che sbuca un Simenon da cataloghi in cui non ci saremmo mai aspettati di trovarlo (in abbinamento ai settimanali mondadoriani come Grazia, Panorama, Epoca, Sorrisi Canzoni e Tv, ma nel corso degli anni anche ad altri come L'Europeo, Amica, Il Corriere della Sera, Il Tirreno, La Repubblica, etc...) ma titoli classici anche per editori come Sansoni, SugarCo, Vallecchi, Lucarini, Reverdito...
Oltre a quelle citate dall'elenco di Simenon in Italia (Biggio e Derchi - Edizioni Cinque Terre - 1998) ve ne proponiamo altre per ordine cronolologico:
1951 - Il Dramma n° 142 - La neve era sporca
1969 - Selezione del Libro - La trappola di Maigret
1990 - Mondadori/De Agostini - I Maestri del Giallo - Maigret e il caso Saint-Fiacre
1990 - Tascabili Bompiani n° 491 - Le finestre di fronte
1993 - I tascabili Ripostes n° 17 ristampa da Il Dramma (600 copie) - La neve era sporca
1998 - Nuages, illustrato da Loustal - (2000 copie) - Turista da banane
2000 - Stampa Alternativa - Margini n° 19 - I nuovi misteri di Parigi - Pronto intervento
2002 - Sonzogno - in Suspense (a cura di J.Deaver) - La piccola casa a Croix-Rouss (Le pavillon de la Croix-Rousse), un'inchiesta di Joseph Leborgne, che fà parte della raccolta de Les 13 mysteres
2004 - Oedipus - Intervista a Trockij (concessione Adelphi)
Roma - dal nostro attachè Andrea Franco - Nella sua lunga vita italiana l'opera di Simenon è stata editata non solo da Mondadori e Adelphi, ma con qualche cessione temporanea dei diritti e qualche accordo specifico abbiamo avuto la possibilità di leggere i romanzi o i Maigret anche con altre sigle editoriali. Elencarle tutte non è facile, ogni tanto ci si accorge che sbuca un Simenon da cataloghi in cui non ci saremmo mai aspettati di trovarlo (in abbinamento ai settimanali mondadoriani come Grazia, Panorama, Epoca, Sorrisi Canzoni e Tv, ma nel corso degli anni anche ad altri come L'Europeo, Amica, Il Corriere della Sera, Il Tirreno, La Repubblica, etc...) ma titoli classici anche per editori come Sansoni, SugarCo, Vallecchi, Lucarini, Reverdito...
Oltre a quelle citate dall'elenco di Simenon in Italia (Biggio e Derchi - Edizioni Cinque Terre - 1998) ve ne proponiamo altre per ordine cronolologico:
1951 - Il Dramma n° 142 - La neve era sporca
1969 - Selezione del Libro - La trappola di Maigret
1990 - Mondadori/De Agostini - I Maestri del Giallo - Maigret e il caso Saint-Fiacre
1990 - Tascabili Bompiani n° 491 - Le finestre di fronte
1993 - I tascabili Ripostes n° 17 ristampa da Il Dramma (600 copie) - La neve era sporca
1998 - Nuages, illustrato da Loustal - (2000 copie) - Turista da banane
2000 - Stampa Alternativa - Margini n° 19 - I nuovi misteri di Parigi - Pronto intervento
2002 - Sonzogno - in Suspense (a cura di J.Deaver) - La piccola casa a Croix-Rouss (Le pavillon de la Croix-Rousse), un'inchiesta di Joseph Leborgne, che fà parte della raccolta de Les 13 mysteres
2004 - Oedipus - Intervista a Trockij (concessione Adelphi)
giovedì 25 ottobre 2012
SIMENON. MAIGRET E... QUINDICI ANNI DI RACCONTI
Ancora sulla novità arrivata in questi giorni in libreria. Rue Pigalle e altri racconti. Facevano parte, come abbiamo già ricordato, di quelli che vengono intitolati Les Nouvelles Enquete de Maigret. Sono diciannove e Simenon li scrisse tutti a La Rochelle nel giugno del 1938. Di questi poi una decina furono pubblicati tra il '38 e il ' 39 come allegati da collezionare di Police-Film e Police-Roman (Societé Parisienne d'Editions), altri raccolti in un volume di Gallimard e un paio su un'altra raccolta Signé Picpus.
In quel periodo Simenon viveva in Vandea, era ormai nella scuderia degli scrittori Gallimard, aveva iniziato con i suoi romans-durs, e pubblicato romanzi che poi nel tempo sarebbero stati sempre più quotati come Les Pitards (1935), Les fiançailles de M.Hire (1933), L'Homme de Londre (1933), Faubourg (1934), Le testament Donadieu (1937), L'Homme qui regardait passer les trains (1938), Monsieur La Souris (1938), tanto per citare alcuni titoli dei 28 romanzi pubblicati tra il 1931 e il 1939.
Per quanto riguarda i Maigret, negli anni successivi Simenon scriverà altri racconti che saranno raccolti di volta in volta nel già citato Signé Picpus, in Les petits cochons sans queque (prima sul settimanale Sept-Jours - 1940 e poi nell'omonimo volume del 1950 - Presses de La Cité), in Maigret revient (Gallimard 1942), in Maigret et l'inspecteur malchanceux (1947 - Presses de La Cité).
Se non andiamo errati, per tornare a leggere un vero e proprio romanzo di Maigret occorre attendere il 1948 quando esce Les vacances de Maigret. Era dal 1933 con Maigret, l'utimo della prima serie edita da Fayard, che non veniva pubblicato un volume esclusivamente dedicato ad un romanzo del commissario. Quasi quindici anni, un periodo molto lungo soprattutto se rapportato al ritmo della produzione simenoniana.
In quel periodo Simenon viveva in Vandea, era ormai nella scuderia degli scrittori Gallimard, aveva iniziato con i suoi romans-durs, e pubblicato romanzi che poi nel tempo sarebbero stati sempre più quotati come Les Pitards (1935), Les fiançailles de M.Hire (1933), L'Homme de Londre (1933), Faubourg (1934), Le testament Donadieu (1937), L'Homme qui regardait passer les trains (1938), Monsieur La Souris (1938), tanto per citare alcuni titoli dei 28 romanzi pubblicati tra il 1931 e il 1939.
Per quanto riguarda i Maigret, negli anni successivi Simenon scriverà altri racconti che saranno raccolti di volta in volta nel già citato Signé Picpus, in Les petits cochons sans queque (prima sul settimanale Sept-Jours - 1940 e poi nell'omonimo volume del 1950 - Presses de La Cité), in Maigret revient (Gallimard 1942), in Maigret et l'inspecteur malchanceux (1947 - Presses de La Cité).
Se non andiamo errati, per tornare a leggere un vero e proprio romanzo di Maigret occorre attendere il 1948 quando esce Les vacances de Maigret. Era dal 1933 con Maigret, l'utimo della prima serie edita da Fayard, che non veniva pubblicato un volume esclusivamente dedicato ad un romanzo del commissario. Quasi quindici anni, un periodo molto lungo soprattutto se rapportato al ritmo della produzione simenoniana.
mercoledì 24 ottobre 2012
SIMENON DA OGGI VI RACCONTA "RUE PIGALLE" E ALTRE STORIE
Segnatevela. La data di oggi, almeno per gli appassionati più giovani e per la casa editrice Adelphi è il primo giorno in cui entrano in circolazione i racconti di Maigret (non sono inediti, Mondadori li aveva già pubblicati ad esempio nell'1981 in "Maigret Indaga" - supplemento al "Giallo Mondadori" n° 1704).
Non più romanzi quindi, ma volumi formati da raccolte di racconti più o meno brevi di cui già vi avevamo anticipato. (vedi Simenon. E' finito Maigret? I suoi romanzi sì, ma i racconti no del 17 giugno e Simenon. Ancora sul nuovo Maigret "Rue Pigalle" del 5 settembre). Il comunicato stampa sul nuovo volume, che dovrebbe essere oggi in tutte (?) le librerie e che è stato integralmente pubblicato da molti siti, non indica nulla di più di sette dei nove titoli inseriti (La Chiatta dei due impiccati - Il Caso di boulevard Beaumarchais - Jeumont, 51 minuti di sosta! - Pena di morte - Le lacrime di cera - Rue Pigalle - Un errore di Maigret...). Anche il sito ufficiale di Simenon (quello gestito dal figlio John - www. simenon.co -) aveva mancato la data di uscita, se pur di poco, indicandola nel 9 ottobre.
Se ne volete sapere di più quindi o andate in libreria o andatevi a leggere i post del nostro informatissimo Andrea Franco, del 23 agosto e del 5 settembre...
Buona lettura.
Non più romanzi quindi, ma volumi formati da raccolte di racconti più o meno brevi di cui già vi avevamo anticipato. (vedi Simenon. E' finito Maigret? I suoi romanzi sì, ma i racconti no del 17 giugno e Simenon. Ancora sul nuovo Maigret "Rue Pigalle" del 5 settembre). Il comunicato stampa sul nuovo volume, che dovrebbe essere oggi in tutte (?) le librerie e che è stato integralmente pubblicato da molti siti, non indica nulla di più di sette dei nove titoli inseriti (La Chiatta dei due impiccati - Il Caso di boulevard Beaumarchais - Jeumont, 51 minuti di sosta! - Pena di morte - Le lacrime di cera - Rue Pigalle - Un errore di Maigret...). Anche il sito ufficiale di Simenon (quello gestito dal figlio John - www. simenon.co -) aveva mancato la data di uscita, se pur di poco, indicandola nel 9 ottobre.
Se ne volete sapere di più quindi o andate in libreria o andatevi a leggere i post del nostro informatissimo Andrea Franco, del 23 agosto e del 5 settembre...
Buona lettura.
SIMENON. TRA I FUMI DELLE SUE PIPE E DI QUELLE DEL COMMISSARIO MAIGRET
![]() |
LES PIPES DE MAIGRET |
Il filmato che vi proponiamo oggi è di oltre 26 minuti, è in lingua francese e presenta un Simenon brillante, rilassato e sorridente.
martedì 23 ottobre 2012
SIMENON, 80 ANNI IN ITALIA, DA ARNOLDO MONDADORI A ROBERTO CALASSO
Abbiamo già parlato del rapporto particolare che legava Simenon ad Arnoldo Mondadori, il suo editore italiano dal primo Maigret in poi fino al 1984. La loro conoscenza risaliva addirittura al 1924, almeno come lo stesso romanziere scriveva in una lettera a Federico Fellini.
"....Ho conosciuto il vecchio Arnoldo Mondadori (in realtà di pochi anni più grande di Simenon, l'editore era nato nel 1889). Ho conosciuto sua moglie e tutti i suoi figli. Abbiamo giocato a bocce nella sua villa sul Lago Maggiore. E' venuto a trovarmi in Svizzera, in Olanda, in America. Ero molto affezionato a lui e alla sua famiglia, specialmente ad Alberto, per il quale la letteratura contava ancora..."
La loro fu una relazione duratura, anche perché Arnoldo è stato il suo editore straniero più a lungo degli altri, più di mezzo secolo. Ma quando il timone della casa editrice passò di mano e le cose cambiarono. Tanto che Simenon nel 1984 commenta:"...ho visto la casa editrice passare di figlio in figlio e quindi ai generi. L'ho vista specializzarsi nella stampa dei rotocalchi. Oggi è proprietaria di tre o quattro reti televisive in Italia (in quell'anno la tv mondadoriana "Retequattro" viene ceduta infatti a Berlusconi che già possiede la propria "Canale 5" e, dall'82, anche "Italia 1" comprata dall'editore Rusconi) e ,a Verona, di una delle più grandi tipografie del mondo, oltre che delle migliori...".
E' chiaro che Simenon non vede di buon occhio lo spostamente del baricentro del core-business della casa editrice dalla letteratura a nuovi mezzi di comunicazione: "... per la letteratura non c'è quasi più interesse e sono anni ormai che ho voglia di cambiare editore... - e specifica meglio - Per citare il caso di "Mémoires intimes" , opera alla quale annetto una certa importanza e che è stata tradotta in quasi tutti i paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti e il Brasile, l'Olanda e la Germania e persino l'URSS; in Italia niente e questo mi fà decidere a sciogliere il rapporto con Formenton, che è venuto varie volte a trovarmi a Losanna ma senza che poi ne derivasse granché..." .
C'è gia stato qualche contatto con Roberto Calasso, più giovane di lui di quarant'anni, che era riuscito ad incontrarlo grazie alle amicizie comuni con l'editore tedesco Diogenes e quello svizzero Vladimir Dimitrijevic. Incontro cordiale, champagne, un Simenon brillante, ma risultati nessuno, Qualcuno dice per le clausole dei preceenti contratti, altri parlano di una naturale diffidenza del romanziere a scegliere nuovi editori, soprattutto dopo cinquant'anni di Mondadori. Ma Simenon nonostante l'età è ancora scrupoloso:"... ho fatto controllare il dossier Mondadori. Mi risulta di aver recuperato i diritti di più di quarantanove romanzi non-Maigret, pubblicati molto tempo fa' da Mondadori, e inoltre che una quarantina tra romanzi e raccolte di racconti, anch'essi non-Maigret, non sono mai stati pubblicati in Italia. Anche i "Mémoires intimes" sono completamente liberi di questo paese...se Adelphi lo desidera, Joice Aitken ( che allora gestiva il "Secretariat Simenon") potrà fornire tutte le informazioni necessarie...".
Ci volle una buona parola da parte di Fellini (mediata dal comune amico Daniel Keel) per far conquistare all'Adelphi i diritti dei romanzi e di tutti i Maigret.
Poi, per la cronaca, il cerchio si chiude. Infatti ora la casa editrice di Calssso è controllata da RCS - Rizzoli-Corriere della Sera Media Group proprio quell'editrice Corriere della Sera che nel suo Mensile Illustrato nel 1929 aveva pubblicato in Italia il primo romanzo di Simenon, Nicoletta e Dina, firmato Georges Sim.
lunedì 22 ottobre 2012
SIMENON. COMMISSARIO GUILLAUME, IL FRATELLO MAGGIORE DI MAIGRET
Simenon conosceva bene il commissario Guillaume a Quai des Orfevres. E ha più volte ammesso che era in parte sulla sua figura che aveva costruito il personaggio di Maigret. Quel Marcel Guillaume che, dopo la pubblicazione dei primi Maigret, l'aveva invitato negli uffici della polizia giudiziaria per fargli capire meglio quali erano le procedure effettive del suo lavoro e di quello dei suoi ispettori, quello degli agenti e quello degli specialisti... Allora il commissario era a capo della Brigata Criminale e ci teneva che nelle inchieste del suo alter-ego letterario non ci fossero errori grossolani, quando Simenon si inoltrava nella descrizione delle procedure.
"... mi ha illustrato le tecniche degli interrogatori, mi ha messo in contatto con i suoi più anziani collaboratori, come il commissario Massau, che poi sarebbe succeduto allo stesso Guillaume.... e non potrei dire quale dei due abbia avuto più peso nell'evoluzione del personaggio Maigret che, inevitabilemente ai suoi esordi era un po'schematico...".
Insomma, come in altri casi conoscere dal vivo la realtà ovviamente, fu utilissimo a Simenon che respirando l'aria del "Quai" riuscì a mettersi nei panni di quei funzionari di polizia con maggiore facilità e consapevolezza.
"Sono matti - protestava il commissario Guillaume, quando dovette andare in pesione, ricorda Simenon - a cinquantacinque anni abbiamo appena imparato appieno il nostro mestiere e ci mandano via...." .
Ma non era tipo da darsi per vinto. Continuò infatti ad indagare come privato investigatore, grazie anche ad una longevità non comune. Morì infatti a 92 anni. E in quella occasione, nel febbraio del 1963, Simenon scrisse: " La morte del commissario Gullaume mi tocca personalmente... Con lui, e poi anche con Massau, eravamo diventato buoni amici, dopo quella prima volta, ci siamo incontrati diverse volte ed ero presente anche alla festa d'addio che organizarono quando andò in pensione... Per me non è soltanto un amico che se ne va, ma è come se fosse un fratello maggiore di Maigret...".
"... mi ha illustrato le tecniche degli interrogatori, mi ha messo in contatto con i suoi più anziani collaboratori, come il commissario Massau, che poi sarebbe succeduto allo stesso Guillaume.... e non potrei dire quale dei due abbia avuto più peso nell'evoluzione del personaggio Maigret che, inevitabilemente ai suoi esordi era un po'schematico...".
Insomma, come in altri casi conoscere dal vivo la realtà ovviamente, fu utilissimo a Simenon che respirando l'aria del "Quai" riuscì a mettersi nei panni di quei funzionari di polizia con maggiore facilità e consapevolezza.
"Sono matti - protestava il commissario Guillaume, quando dovette andare in pesione, ricorda Simenon - a cinquantacinque anni abbiamo appena imparato appieno il nostro mestiere e ci mandano via...." .
Ma non era tipo da darsi per vinto. Continuò infatti ad indagare come privato investigatore, grazie anche ad una longevità non comune. Morì infatti a 92 anni. E in quella occasione, nel febbraio del 1963, Simenon scrisse: " La morte del commissario Gullaume mi tocca personalmente... Con lui, e poi anche con Massau, eravamo diventato buoni amici, dopo quella prima volta, ci siamo incontrati diverse volte ed ero presente anche alla festa d'addio che organizarono quando andò in pensione... Per me non è soltanto un amico che se ne va, ma è come se fosse un fratello maggiore di Maigret...".
domenica 21 ottobre 2012
SIMENON. IL GIOCO DELLA PRIMA FRASE
Oggi è domenica e vi proponiamo un gioco. Una pausa ai post e alle notizie sul nostro amato scrittore. Ma ovviamente si tratta di un gioco centrato su Simenon e le sue opere. E' una piccola scoperta che abbiamo fatto sul sito di ARTE, un'emittente televisiva franco-tedesca tutta dedicata alla cultura. Un bell'esempio di come si può coniugare un mezzo popolare come la televisione con temi culturali, facendo spettacolo istruttivo, intrattenimento intelligente... e ascolti.
Ma torniamo al nostro gioco. Il suo nome è Le jeu de la premiére phrase (Il gioco degli incipit). Un'animazione vi farà ritrovare alla scrivania di Simenon, dove c'è la sua macchina da scrivere. Ad un certo punto i suoi tasti inizieranno a ticchettare e comporranno la prima frase di uno dei libri del romanziere. Sul tavolo ci sono anche due pile di libri di Simenon, sono Maigret e romanzi. Quando la frase sarà interamente scritta, voi dovrete indovinare a quale titolo appartiene quell'incipit.
Il gioco fu messo on-line nel marzo del 2003 e, allora, chi indovinava un certo numero di risposte, poteva vincere dei libri. Oggi c'è solo il piacere di giocare con gli indizi forniti e la soddisfazione di scoprire il titolo giusto. Un gioco da simenoniani duri e che capiscono il francese. Ma come si dice, quando il gioco si fà duro, sono i duri a dover scendere in campo.
Quindi lanciatevi con Le jeu de La première phrase buon divertimento e in bocca al lupo.
sabato 20 ottobre 2012
SIMENON-FELLINI. ATTRAZIONE FATALE
Fellini e Simenon. Due personaggi diversi, con 17 anni di differenza, uno regista visionario, del sogno, dell'immaginario e l'altro romanziere legato alla realtà delle vicende quotidiane, degli uomini comuni. Il cineasta che trasfigura la vita, le persone, le vicende con la sua fantasia, mentre lo scrittore si lega alle storie concrete, ai piccoli drammi, a quei particolari realistici che caratterizzano l'esistenza delle persone qualunque. E poi il linguaggio. Ricco, ridondante, fastoso quello di Fellini, stringato, asciutto, sintetico quello di Simenon.
Così di primo acchitto sembra strana una tale attrazione tra due personaggi del genere, conosciutisi al Festival Internazionale del Cinema di Cannes nel 1960. Fellini 40 anni, Simenon 57, due uomini professionalmente affermati che non solo si scoprono, ma scoprono un'ammirazione uno per l'altro che sconfina quasi nell'adulazione. Questo ce lo testimonia un libro di cui abbiamo parlato, costellato di epiteti enfatici e quasi adulatori con i quali uno si rivolgeva all'altro. (Carissmo Simenon, Mon cher Fellini" - Diogenes Verlag - 1997 in Simenon e Fellini. Caro, Carissimo amico, Carissimo grande amico).
Già nel loro epistolario c'è un crescendo di allocuzioni di stima, affetto, ammirazione, per le rispettive persone e per le opere. Ma come mai due artisti così diversi strinsero un'amicizia così fraterna, così stretta, riconoscendo nell'altro una sorte di nume tutelare da trattare con una malcelata suggestione e quasi con una certa forma di riverenza?
Ce la potremmo cavare dicendo che, come sostengono in molti, gli estremi si toccano e così avveniva tra la ridondanza di Fellini e l'essenzialità di Simenon. Oppure che fossero due personaggi con una faccia manifesta e una nascosta, e quindi il loro incontro faceva combaciare le loro caratteristiche.
Ma la prima ci pare troppo semplicistica e la seconda eccessivamente cervellotica.
Andiamo allora a vedere se il loro epistolario sia in grado di fornirci un'altra spiegazione.
Intanto partiamo dal processo creativo. Fellini dichiarava: "... prima di cominciare un film non ne so quasi niente. Cerco di creare una certa atmosfera, con un rituale ben preciso, come un prestigiatore... E' comunque come se il film esistesse già bell' e fatto al di fuori di me...".
Questa dichiarazione del regista italiano è particolarmente significativa. Vi ritroviamo una sorta di trance che lo trascina verso un percorso che lui stesso ignora. Non è praticamente la stessa situazione dell'état de roman che viveva Simenon, quandoanche lui iniziava a scrivere senza sapere come sarebbe andata a finire la storia? E poi troviamo parole e concetti ricorrenti nell'universo simenoniano come l'atmosfera, il rituale, una storia già precostituita, come già definito, fin dall'inizio, è il destino dei personaggi del romanziere.
Questa ci pare una base più solida che giustifica il loro particolare rapporto.
Simenon gli confida: "... non mi era mai successo ...Vedendo il suo 'Casanova' ho pianto... E' consapevole di aver creato un capolavoro?..."
E Fellini di rimando "... ho letto in questi giorni un tuo romanzo che non conoscevo, 'Le déménagement'. Viene voglia di applaudirti sempre, di scriverti, di dirti bravo e ancora bravo...".
E il romaziere: "... Caro Fellini, fratello, considerata la differenza di età, probabilmente dovrei chiamarla "figlio". Ma lei avrà capito che uso la parola "fratello in un altro senso..."
E il regista: "...Mio grande amico...grazie anche per 'Vento del nord e vento del sud' che ho letto la stessa notte con la gioiosa avidità con cui leggevo da ragazzo...".
E ancora Simenon: "... Caro gigantesco Fellini...ho potuto finalmente vedere 'La città delle donne'. Teresa ed io siamo usciti dal cinema inebetiti, camminando come ubriachi...Mai la sua opera ha avuto tanta profondità e potenza, né mai lo scarto tra lei e quelli che si definiscono suoi colleghi è stato così ampio..."
E ancora Fellini parlando di sé: "... il giovanottino diciassettenne che quarant'anni fa' in una sola notte aveva letto il 'Cane giallo', 'Il carrettiere della Provvidenza' e 'Gli impiccati di Saint-Pholien' si ammalò di una ammirazione sconfinata e che non doveva abbandonarlo mai più...".
E poi non va scordato che ne La Dolce Vita, che Simenon fece di tutto per far vincere in quel fatidico Festival di Cannes 1960, c'è la denuncia per quella classe alto-borghese, la sua vacuità, la sua maschera di perbenismo e i suoi vizi che tante volte Simenon ha denunciato nei suoi romanzi.
Ecco che allora qualche spiraglio si apre e certe affinità insieme a certe complementarietà iniziano a spiegare quell'attrazione intellettuale, ma anche umana, che i due geni sentivano uno per l'altro.
Iscriviti a:
Post (Atom)