giovedì 10 luglio 2014
SIMENON SIMENON. IL MAIGRET DI CREMER IN TV: COME VA IN ITALIA E COME IN FRANCIA
Il 4 luglio l'emittente francese D8 (del gruppo Canal+) ha iniziato a trasmettere la serie dei Maigret, a suo tempo prodotta e mandata in onda da France 2. Si tratta della stessa serie, interpretata da Bruno Crémer, che da qualche mese LA7 sta trasmettendo in Italia. L'emittente francese per ora ha scelto il venerdì, rispetto al sabato della tv italiana. Anche la formula non è la stessa, un episodio in prima serata e un altro in seconda serata per LA7, coprendo grosso modo la fascia che va dalle 9.00 alle 24.00. Ben quattro episodi invece per la D8, dalle 21.00 alle 3.00 del giorno successivo. Vediamo di comparare i risultati delle due serie, pur tenendo conto che non solo si tratta di due contesti diversi e di metodologie di rilevazioni non del tutto omogenee, ma che sul canale francese la serie è al debutto, su quello italiano ormai appare da mesi e considerando la sproporzione delle puntate trasmesse in una sola serata (due contro quattro).
Per azzardare questo confronto, ci terremo quindi solo sui primi due episodi.
La D8 ha mandato in onda prima L'improbable monsieur Owen che ha totalizzato 508.000 spettatori, realizzando uno share di 2,3%. Di seguito è andato Maigret chez le docteur con 350.00 telespettatori ed uno share di 2,5%.
Il giorno dopo LA7 in Italia trasmetteva Maigret prende un ragno con 559.000 spettatori ed uno share del 3,23% seguito da L'amico d'infanzia di Maigret con 272.00 spettatori e uno share del 3,01%.
Risultati non molto dissimili. Da una parte può contare la novità del debutto, dall'altra il consolidamento della platea di telespettatori. E infine va considerata anche la strategia di una notte "tutta Maigret" (che sembra D8 voglia ripetere anche domani) che ha il suo peso.
I commenti dei giornali francesi sono abbastanza concordi nel rilevare che lo share raggiunto non è all'altezza di quello medio dell'emittente. D'altronde si tratta di una serie già consumata dal pubblico francese (debuttò nel'91) più ancora che da quello italiano. E poi, come in Italia, ci sono i fans del Maigret-Cervi che si contrappongono a quelli del Maigret-Crémer, anche in Francia ci sono le fazioni: c'é chi tiene per il Maigret-Jean Richard e chi per il Maigret-Bruno Crémer...
martedì 8 luglio 2014
SIMENON SIMENON. MAIGRET (CERVI) A PIGALLE TROVA L'ASSASSINO, MA NON IL SUCCESSO
Il grande passo, dal piccolo al grande schermo. Stiamo parlando di Maigret a Pigalle, l'unica trasposizione cinematografica del romanzo simenoniano realizzata dal regista Mario Landi e da Gino Cervi. Siamo nel 1966 la coppia ha portato a termine con grande successo la prima serie di quattro episodi televisivi de Le inchieste del commissario Maigret per la Rai e sta preparando la seconda serie. Sono tredici milioni e mezzo gli italiani che hanno seguito i primi quattro episodi e aumenteranno nel secondo, nel terzo e nel quarto ciclo fino ad arrivare a punte di oltre diciotto milioni di spettatori.
I presupposti per farne un film quindi c'erano tutti, o quasi. Infatti mentre Cervi aveva alle spalle una considerevole carriera cineatografica, Mario Landi aveva avuto solo qualche esperienza, e non el tutto brillante, ed era soprattutto un regista televisivo di tutto rispetto.
Il film infatti non replicò il successo dello sceneggiato televisivo, anche se la produzione italo-francese (Riganti produzione cinematografica - Roma, Les films number one - Parigi) riuscì a piazzare la pellicola oltre che in Francia, anche in Germania e in Turchia.
Ma cerchiamo di capire perchè non funzionò. Trattandosi di una trasposizione per il cinema fu introdotta un po' di azione, come l'inseguimento automobilistico nel tunnel del Pont de l'Alma. Un poliiesco senza azione al cinema non avrebbe funzionato? Forse per compensare quella sceneggiatura un po' lenta, con molti interni, che dava allo sceneggiato tv una dimensione quasi teatrale, non congeniale al grande schermo?
Inoltre, come è lecito immaginare, il pubblico accorso era quello che seguiva il Maigret della Rai e non deve essere rimasto contento, ad esempio, di non ritrovare gli ispettori che aveva avuto modo di conoscere in tv (Mario Maranzana: Lucas, Manlio Busoni: Torrence, Daniele Tedeschi: Janvier, Gianni Musy: Lapointe). Ma la lacuna più grossa forse era la mancanza di M.me Maigret, quell'Andreina Pagnani che il pubblico italiano amava moltissimo.
Insomma un Maigret diverso, senza il suo contorno abituale, con quell'azione che non si trovava né nei romanzi, né negli sceneggiati. Insomma un Maigret diverso, anche se la recitazione di Cervi riscuoteva comunque i suoi consensi.
Abbiamo detto della sceneggiatura, in tv era affidata tra gli altri a Diego Fabbri e Romildo Craveri, mentre per il film Landi era affiancato da Sergio Amidei, vecchia volpe del cinema che aveva lavorato con registi del calibro di Camerini, Rossellini, De Sica, Monicelli, Lizzani... candidato quattro volte all'Oscar, vincitore di due David di Donatello e di due Nastri d'Argento...insomma le carte c'erano tutte. E poi anche per la colonna sonora era stato chiamato un musicista di tutto rispetto, Armando Trovajoli. Nel cast invece non si trovano nomi di richiamo eccetto Lila Kedrova (la Rose) attrice francese di origine russa, ma non conosciuta in Italia, e Riccardo Garrone (l'ispettore Torrence)... un po' poco.
Il film non ebbe un sequel, prova che non era andato secondo le aspettative.
A rivederlo oggi, si può dire che il film parte bene ma poi si perde un po' per strada. Ma sopratutto nella preoccupazione di farne un prodotto adatto al cinema, si è persa quell'approfondimento psicologico che è uno dei tratti fondamentali dei Maigret.
lunedì 7 luglio 2014
SIMENON SIMENON. DESTINAZIONE TAHITI, VIAGGIO O VACANZA?
Marzo 1935. Simenon è partito nel dicembre dell'anno prima dal porto di Le Havre per fare il giro del mondo. A febbraio del '35 sbarca in quella che Tigy, la sua prima moglie, descrive come "...l'isola dell'amore, dei fiori, della dolcezza del vivere, conosciuta da tutti per il suo charme seducente..." (Souvenir - Gallimard 2004). I coniugi Simenon sono sistemati a una dozzina di chilometri da Papeete. Simenon è lì ma, come al solito, non per fare il turista, infatti vi rimane ben due mesi, fortemente intenzionato a conoscere e scandagliare bene l'isola, gli abitanti, le tradizioni, le abitudini... E' sbarcato sotto una pioggia battente, ma poi il sole e il clima gli peretteranno di fare una vita da tropici... Anche se in qualche modo si tratta di tropici casalinghi. Tahiti infatti faceva e fà tutt'oggi parte della Polinesia francese, tanto che Papeete è ancora comune francese. Anche qui Simenon non si ferma, e finisce di scrivere Ceux de la soif (uscito poi per Gallimard nel '38). Questo giro intorno al mondo serve al romanziere anche a cercare quel famoso "uomo nudo" da lui spesso citato, senza condizionamenti sociali, senza le sovrasrutture della cosiddetta civiltà, convinto com'era che tra le popolazioni più
primitive si • Le fotografie utilizzate in questo post appartengono alla Fondazione Simenon
domenica 6 luglio 2014
SIMENON SIMENON. AUMENTANO I CLIENTI DI AVRENOS
Ci risiamo. L'uscita di un romanzo scritto da Simenon più di ottanta anni fa', richiama i suoi affezionati lettori e, una decina di giorni dopo l'uscita, il titolo fà già capolino nelle classifiche dei libri più venduti. Stiamo parlando de I Clienti di Avrenos, romanzo scrito a La Richiardière (La Rochelle) nell'estate del '32 e poi uscito per i tipi di Galimard nel '35.
Diamo un'occhiata alla sue posizioni. Nella classifica stilata da Nielsen Bookscan, per conto dell'inserto TuttoLibri de La Stampa, pubblicata sabato, il romanzo di Simenon esordisce nella sesta posizione della Top 10 e nella quarta piazza, sempre sezione "Narrativa straniera".
Ancora nella classifica "Narrativa straniera", elaborata stavolta da Eurisko per RCult de La Repubblica, oggi in edicola, il titolo occupa il sesto posto. Sempre oggi, l'allegato La Lettura del Corriere della Sera, riporta la classifica di Gfk che vede il romanzo di Simenon all'8° posto della "Narrativa straniera".
Per quanto riguarda i libri venduti on-line troviamo I Clienti di Avrenos all'8° posto della Top 100 di Internet Book Shop, al 6° posto della Top 100 di Feltrinelli.it e al 12° nella Top 30 di Hoepli.it.
Per quanto riguarda la versione digitale, lo troviamo anche al 50° posto della classifica del 100 ebook più venduti di Internet Book Shop.
Niente male per l'esordio in classifica di un romanzo, ristampato adesso dall'Adelphi, ma scritto da più di ottanta anni. L'abbiamo detto e lo diciamo di nuovo. Simenon non è soltanto un classico del '900, ormai universalmente rionosciuto, ma è anche un long-seller che in anche in questo caso sfida nelle classifiche i più recenti romanzi degli scrittori contemporanei.
Diamo un'occhiata alla sue posizioni. Nella classifica stilata da Nielsen Bookscan, per conto dell'inserto TuttoLibri de La Stampa, pubblicata sabato, il romanzo di Simenon esordisce nella sesta posizione della Top 10 e nella quarta piazza, sempre sezione "Narrativa straniera".
Ancora nella classifica "Narrativa straniera", elaborata stavolta da Eurisko per RCult de La Repubblica, oggi in edicola, il titolo occupa il sesto posto. Sempre oggi, l'allegato La Lettura del Corriere della Sera, riporta la classifica di Gfk che vede il romanzo di Simenon all'8° posto della "Narrativa straniera".
Per quanto riguarda i libri venduti on-line troviamo I Clienti di Avrenos all'8° posto della Top 100 di Internet Book Shop, al 6° posto della Top 100 di Feltrinelli.it e al 12° nella Top 30 di Hoepli.it.
Per quanto riguarda la versione digitale, lo troviamo anche al 50° posto della classifica del 100 ebook più venduti di Internet Book Shop.
Niente male per l'esordio in classifica di un romanzo, ristampato adesso dall'Adelphi, ma scritto da più di ottanta anni. L'abbiamo detto e lo diciamo di nuovo. Simenon non è soltanto un classico del '900, ormai universalmente rionosciuto, ma è anche un long-seller che in anche in questo caso sfida nelle classifiche i più recenti romanzi degli scrittori contemporanei.
venerdì 4 luglio 2014
SIMENON SIMENON. LA VITA, I RICORDI, LE MEMORIE PIU' INTIME...
Tra la prima e l'ultima fotografia corrono sessant'anni. Potremmo dire sessant'anni di scrittura. Nella prima Simenon aveva una ventina d'anni e, sbarcato a Parigi, era tutto dedito alla letteratura popolare che considerava il suo periodo di "apprendistato". Nell'ultima ha passato gli ottanta e ha scritto il suo vero ultimo libro, Mémoires intimes.
Ma come queste sei facce scandiscono la vita dello scrittore, così ci sono dei libri che non sono letteratura popolare, non sono le inchieste di Maigret e nemmeno i famosi romans-durs, che scadenzano l'attività letteraria del romanziere.
Stiamo parlando dei libri di memorie, che con diverse motivazioni e con tagli differenti Simenon ha scritto durante la sua vita.
Iniziamo con Le Trois Crimes de mes amis scritto nel '37 ed uscito l'anno dopo per Gallimard. E' un romanzo, ma un romanzo che ricorda il periodo, alla fine degli anni '20, in cui lo stesso Simenon, faceva parte di una congrega di studenti, giovani artisti e intellettuali, La Caque, la quale viveva di esaltazioni personali e collettive, dove si sognava l'impossibile, fuori dai valori borghesi che regolavano la società e dove l'alcol e strane figure, tra il mistico e l'impostore, condizionavano quei giovani. Un giorno uno di loro, uno dei più deboli, viene ritrovato impiccato. E' l'inizio di una tragica evoluzione del romanzo che qui ci interessa più per lo spaccato della gioventù di Liegi, all'indomani della fine della Grande Guerra, periodo ed eseprienza che Simenon visse in prima persona e che quasi vent'anni dopo volle ricordare nero su bianco.
Je me souviens... scritto nel 1940, ma pubblicato solo nel '45 per Presse de La Cité, è un altro libro di ricordi, scritto in una circostanza molto particolare. Nel '40 un medico aveva diagnosticato a Simenon una grave forma di disfunzione cardiaca, che non gli avrebbe dato più di due o tre anni di vita. Tra le altre preoccuazioni di Simenon ci fu quella di lasciare un sorta di ricordo di sè, della sua vita, dei suoi nonni del Belgio al piccolo figlio Marc, che allora aveva poco più di un anno. Infatti il titolo originale era Pedigree de Marc Simenon, che però quando fu pubblicato venne cambiato dall'editore in Je me souviens... La diagnosi del dottore era errata, Simenon godeva in realtà di buona salute e, quando uscì il libro, era già negli Usa per vivere un'altro capitolo della sua vita.
Sotto il consglio di André Gide, Simenon riscrisse però questo libro con un taglio più romanzesco che autobiografico e cambiando il titolo in Pedigree, questo quando ancora era in Vandea nel '43. Anche Pedigree dovette attendere per la pubblicazione, che avvenne soltanto nel '48.
Ma torniamo ai libri di ricordi con taglio autobiografico e citiamo Quand jétais vieux, finito di scrivere nel '63 in Svizzera e pubblicato anche questo dopo qualche anno, nel '70. E' una sorta di gornale intimo in cui Simenon rivela ad esempio i suoi rimpianti e la sua delusione per essere stato più volte vicino al Nobel senza mai riuscire ad aggiudicarselo. Insomma i ricordi anche qui, ma con un taglio aggressivo e talvolta tagliente, che risulta sorprendente.
Poi non si può non citare il bellissimo e drammatico Lettre à ma mère, che è la più lucida e amara testimonianza del pessimo rapporto tra madre e figlio, quella Henriette Brüll che aveva sempre prediletto il figlio più piccolo Christian, che aveva in dispetto il figlio maggiore adirittura per il successo che aveva avuto. Henriette mori alla fine del'70 e lui scrive questa sofferta testimonianza quattro anni dopo.
E siamo arrivati al 1981 e alla pubblicazione di Mèmoires intimes che Simenon iniziò a settantotto anni, dopo il gran colpo del suicidio dell'amata figli Marie-Jo (1978). L'intenzione del romanziere è quello di mettersi a nudo, di non nascondersi dietro a nulla. Queste memorie sono rivolte ai figli per raccontare loro quello che non potevano sapere o non ricordare. E' un voluminoso libro di oltre mille pagine, che comprende anche Le livre de Marie-Jo, una raccolta di scritti della figlia... come se in questo modo volesse legarla a sè per sempre. Sia pure tra qualche lacuna e alcune contraddizioni, il libro parte dagli ultimi anni vissuti da Simenon a Liegi, fino alla drammatica conclusione della sua storia con la seconda moglie Denyse.
martedì 1 luglio 2014
SIMENON SIMENON. CINEMA E TV: 80 ANNI D'AMORE NON RICAMBIATO
Film, telefilm, espisodi di serial tv... a contarli tutti sembra che si arrivi a 300. Non che la cifra ci stupisca, perché parlando di Simenon, per il quale i numeri tendono sempre verso valori iperbolici, siamo ormai abituati. Si tratta di tutte le opere per il grande e il piccolo schermo che sono state tratte dai romanzi dello scrittore in tutto il mondo, dal primo La nuit du carrefour con la regia di Jean Renoir nell'aprile del '32, all'ultimo nel 2014 di e con Mathieu Amalric La chambre bleue (anche se nel frattempo Denis Malleval sta girando un telefilm per la Neyrac Films tratto da un altro romanzo di Simenon "La Boule noire"). Insomma sono oltre 80 anni che cinema e televisione trovano ispirazione nelle creazioni di Simenon.
Rapporto con il cinema che però lo scrittore non visse mai molto positivamente. Certo i diritti che erano venduti alle case di produzione portavano dei guadagni tali che addolcivano quella pillola che il romanziere doveva ogni volta mandar giù.
"... ho visto solo tre film degli ottanta tratti dalle mie opere - spiega Simenon in un'intervista a Maurice Piron e Robert Sacré nell'82 - e non parlo dei telefilm, come li chiamano oggi... E' impossibile che un attore o un regista possa vedere un personaggio come l'ha visto l'autore...".
Un concetto che oggi è ormai scontato, libro e film sono due tipologie di espressione così differenti che un romanzo può dare la traccia, la trama, l'ambientazione (e non sempre) al film, ma questo poi realizza qualcosa di molto diverso dal romanzo da cui è tratto. A nostro avviso, anche quando si ripete l'ormai consunta frase, "però lo spirito del libro è sostanzialmente rispettato", lo si fa in cattiva fede. In meglio o in peggio un film non può mai essere un libro.
"...per l'autore vedere i propri personaggi completamente sfigurati, del tutto differenti, è così snervante che io non vado mai a vederli - continuava a raccontare Simenon - Leggo le critiche e da queste so se il film è stato buono o no, cerco di cedere i diritti solo a registi che rispetto e per i quali ho una certa ammirazione, ma poi non vedo né i film, né i telefim...".
Eppure tra le amicizie di Simenon si possono contare, tra gli altri, Jean Gabin che aveva interpretato al cinema una decina di film tratti dai suoi romanzi (tra cui ben tre Maigret) oppure Charlie Chaplin e anche di Federico Fellini... Insomma il cinema, dopo più di ottanta anni, è tutt'oggi un innamorato fedele di Simenon, lui invece l'ha sempre snobbato.
lunedì 30 giugno 2014
SIMENON SIMENON. ALTRI 10 CONSIGLI PER DIVENTARE UN PERFETTO... MAIGRET
Ieri abbiamo pubblicato
dieci consigli per chi volesse
mettersi nei panni di Maigret.
Erano tratti da un'intervista
di Roger Stéphane a Simenon
che gli domandava:
"Ma se io fossi un attore e
dovessi interpretare Maigret,
quali consigli mi darebbe?".
Abbiamo constato che
quei consigli hanno riscontrato
un grandissimo interesse
da parte dei nosti lettori,
tanto che oggi approffitiamo
di un commento di ieri
della nostra Murielle Wenger
che ha aggiunto, con il suo
consueto acume, altri dieci consigli
che potremmo definire
una sorta di... corso di perfezionamento(!) per chi proprio volesse "entrare nella pelle" del commissario Maigret.
Dunque, dal commento di ieri al post di oggi, dal francese all'italiano. Eccoli:
1) Mangiate spesso blanquette, crauti e salsicce di trippa o altri piatti. sostanziosi, nella speranza di raggiungere almeno òatezza di 1,80 m. e almeno 100 kg, entrambe necessari per acquisire una figura massiccia.
2) Bevete molta birra, alternandola con vino bianco, prunella e calvados per esibire una pinguedine indispensabile al ruolo che avete scelto.
3) Fumate molto, soprattutto la pipa e intensamente tanto da annebbiare il vostro ufficio, cosa che vi darà il pretesto per aprire la finestra e per attardarvi ad osservare lo spettacolo delle peniches sulla Senna. Scaldatevi solamente con un stufa a carbone di legno e niente termosifoni.
4) Non è indispensabile che facciate dello sport ma, se proprio ci tenete, potrete andare a piedi fino al vostro ufficio. A rigore dovreste praticare un po' di pesca alla lenza, dedicarvi un po' al biliardo e pure al giardinaggio. Invece dovrete uscire con qualsiasi tempo, senza preoccuparvi né della canicola, né dei temporali, né delle tempeste di pioggia o di neve.
5) Nei vostri spostamenti dovrete essere lenti, invece della metro prendete il buon vecchio autobus, quello che si impantana negli imbottigliamenti del traffico parigino. Al posto dell'aereo scegliete un piccolo treno di campagna di quelli che che si fermano a tutte le stazioni. Vi sposterete sorpattutto nelle vie di Parigi, ma nulla vieta di tanto in tanto di fare passeggiate in riva al mare, su un sentiero di campagna o costeggiando un canale.
6) Per l'abbigliamento dovrete contare su un completo e su una camicia bianca. Sono raccomandati i colori discreti (grigio, nero, blu marino). La cravatta è obbligatoria, ma la potete allentare quando fa molto caldo, oppure quando vi prendente una sacrosanta arrabbiatura. Potrete concedervi un tocco di colore portando delle bretele color malva. Per quanto riguarda il cappello sarete liberi di scegliere tra la bombetta o il borsalino, ma il soprabito sarà obbligatorio.
7) Usate e abusate del telefono, ma lasciate stare la moderna tecnologia. L'unica concessione che potrete permettervi sarà la televisione, ma con moderazione: un po' d'attualità, di tanto in tanto un film western o un poliziesco.
8) Per quanto concerne l'arte e la cultura non potrete far sfoggio delle vostre conoscenze, ma potrete mostrare talvolta qualche nozione: recitare qualche verso di Ibsen, citare Dumas, o fare di piccoli disegni sulla vostra carta assorbente mentre parlate al telefono. Potrete recarvi al cinema una o due volte a settimana.
9) Coltivate l'amicizia di medici, portinaie, cameriere e ballerine di cabaret, ma evitate i giudici, gli avvocati e le donne delle pulizie.
10) Sono ammessi, anzi benvenuti, i ricordi dell'infanzia, sogni vari, occhiate sui cbusti delle belle signore. Ma soprattutto dovrete passare il vostro tempo ad "impregnarvi" del mondo che vi circonda.
dieci consigli per chi volesse
mettersi nei panni di Maigret.
Erano tratti da un'intervista
di Roger Stéphane a Simenon
che gli domandava:
"Ma se io fossi un attore e
dovessi interpretare Maigret,
quali consigli mi darebbe?".
Abbiamo constato che
quei consigli hanno riscontrato
un grandissimo interesse
da parte dei nosti lettori,
tanto che oggi approffitiamo
di un commento di ieri
della nostra Murielle Wenger
che ha aggiunto, con il suo
consueto acume, altri dieci consigli
che potremmo definire
una sorta di... corso di perfezionamento(!) per chi proprio volesse "entrare nella pelle" del commissario Maigret.
Dunque, dal commento di ieri al post di oggi, dal francese all'italiano. Eccoli:
1) Mangiate spesso blanquette, crauti e salsicce di trippa o altri piatti. sostanziosi, nella speranza di raggiungere almeno òatezza di 1,80 m. e almeno 100 kg, entrambe necessari per acquisire una figura massiccia.
2) Bevete molta birra, alternandola con vino bianco, prunella e calvados per esibire una pinguedine indispensabile al ruolo che avete scelto.
3) Fumate molto, soprattutto la pipa e intensamente tanto da annebbiare il vostro ufficio, cosa che vi darà il pretesto per aprire la finestra e per attardarvi ad osservare lo spettacolo delle peniches sulla Senna. Scaldatevi solamente con un stufa a carbone di legno e niente termosifoni.
4) Non è indispensabile che facciate dello sport ma, se proprio ci tenete, potrete andare a piedi fino al vostro ufficio. A rigore dovreste praticare un po' di pesca alla lenza, dedicarvi un po' al biliardo e pure al giardinaggio. Invece dovrete uscire con qualsiasi tempo, senza preoccuparvi né della canicola, né dei temporali, né delle tempeste di pioggia o di neve.
5) Nei vostri spostamenti dovrete essere lenti, invece della metro prendete il buon vecchio autobus, quello che si impantana negli imbottigliamenti del traffico parigino. Al posto dell'aereo scegliete un piccolo treno di campagna di quelli che che si fermano a tutte le stazioni. Vi sposterete sorpattutto nelle vie di Parigi, ma nulla vieta di tanto in tanto di fare passeggiate in riva al mare, su un sentiero di campagna o costeggiando un canale.
6) Per l'abbigliamento dovrete contare su un completo e su una camicia bianca. Sono raccomandati i colori discreti (grigio, nero, blu marino). La cravatta è obbligatoria, ma la potete allentare quando fa molto caldo, oppure quando vi prendente una sacrosanta arrabbiatura. Potrete concedervi un tocco di colore portando delle bretele color malva. Per quanto riguarda il cappello sarete liberi di scegliere tra la bombetta o il borsalino, ma il soprabito sarà obbligatorio.
7) Usate e abusate del telefono, ma lasciate stare la moderna tecnologia. L'unica concessione che potrete permettervi sarà la televisione, ma con moderazione: un po' d'attualità, di tanto in tanto un film western o un poliziesco.
8) Per quanto concerne l'arte e la cultura non potrete far sfoggio delle vostre conoscenze, ma potrete mostrare talvolta qualche nozione: recitare qualche verso di Ibsen, citare Dumas, o fare di piccoli disegni sulla vostra carta assorbente mentre parlate al telefono. Potrete recarvi al cinema una o due volte a settimana.
9) Coltivate l'amicizia di medici, portinaie, cameriere e ballerine di cabaret, ma evitate i giudici, gli avvocati e le donne delle pulizie.
10) Sono ammessi, anzi benvenuti, i ricordi dell'infanzia, sogni vari, occhiate sui cbusti delle belle signore. Ma soprattutto dovrete passare il vostro tempo ad "impregnarvi" del mondo che vi circonda.
domenica 29 giugno 2014
SIMENON SIMENON. 10 CONSIGLI PER CHIUNQUE VOLESSE METTERSI NEI PANNI DI... MAIGRET
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| Le immagini riunite qui sopra sono tutte illustrazioni del celebre Ferenc Pinter |
Chi non ha mai pensato almeno una volta di mettersi nei panni di Maigret? E' una di quelle cose che magari non tutti sono disponbili a confessare... ma un fugace pensiero in proposito non è improbabile che sia balenato per un momento nelle fantasie di tutti quelli che leggono le inchieste del commissario o che ne seguono le serie in televisione.
Niente di strano. Fa parte di quel più complesso processo di identificazione tra lettore e protagonista, presente soprattutto nella letteratura seriale (come pure tra spettatore e attore nei serial tv o cinematografici).
Facciamo un passo avanti in questo gioco. Ma se voleste essere, o anche interpretare, il commissario Maigret, come dovreste comportarvi?
Ecco dieci preziosi consigli.
1) Non dovete assumere l'aria inteligente. Maigret non è un uomo intelligente. E' un intuitivo.
2) Nessuno sguardo acuto, tipico di chi percepisce immediatamente anche il più piccolo dettaglio.
3) Dovrete assumere, per quanto la vostra corporatura ve lo consente, un aspetto massiccio.
4) La vostra andatura dovrà essere caratterizzata da passi pesanti.
5) Di fronte ad un criminale o ad un sospetto da interrogare, dovete assumere un'aria indifferente, guardarlo senza nessuna reazione, anzi un po' annoiati.
6) Dovrete imparare ad "annusare" l'atmosfera intorno a voi, ma anche la gente e ancor più l'animo delle gente
7) Sul luogo del delitto dovrete andare da una stanza all'altra, aprire un cassetto o il secchio della spazzatura, qua e la, ma senza l'aria di aver scoperto un qualsiasi indizio.
8) Avere comunque l'aria di pensare a tutt'altro che all'omicidio, al probabile colpevole, ai testimoni...
9) Quando interrogate su posto un sospetto, ditegli che ha l'aria una brava persona, offritegli una sigaretta, chiedetegli se non abbia avuto i suoi problemi a vivere in una casa come quella e con un moglie come la sua. Il vostro primo approccio deve finire con una frase del genere "Certo.. non deve essere stato affatto divertente... eh?".
10) Con i vostri sottoposti (gli ispettori) mostrate la massima fiducia, ma niente smancerie, sentimentalismi o simili.
Bene, ora siete pronti a calarvi nei panni del commissario. In bocca al lupo.
• I consigli su esposti sono desunti da quanto affermato da un certo... Georges Simenon... durante un intervista televisiva andata in onda nel novembre del 1963 su RTF
sabato 28 giugno 2014
SIMENON SIMENON. AFFARE PICPUS: FACCIA A FACCIA CERVI-CREMER
Picpus. Un quartiere e una via di Parigi. Al numero 33 di boulevard Picpus troviamo l'ospedale Rothschild e al 35 un cimitero... privato (la cui contiguità ci auguriamo casuale). Per il popolo dei simenonologi é conosciuto per l'inchiesta di Maigret, Signé Picpus (1944 -Gallimard). In realtà si tratta di un racconto che dà il nome ad una raccolta con altri sette racconti.
L'inchiesta parte da un messaggio trovato in un bar, firmato appunto Picpus. Le righe preavvertono l'omicidio di una chiromante. L'assassinio si verifica puntualmente e il commissario inizia la sua inchiesta da un vecchio che sulle prime sembra uno squilibrato, ma poi, risalendo alla sua famiglia, Maigret scoprirà diverse cose sia sul vecchio che sulla moglie e sulla figlia che pian piano ribalteranno le convinzioni del primo momento...
Qui di seguito vi mostriamo alcuni spezzoni di due sceneggiati, tratti entrambe da questo racconto, il primo è L'affare Picpus, trasmesso dal Rai nel '65, intepretato da Gino Cervi. L'altro é invece Signé Picpus versione francese di France 2 nel 2003, dove è Bruno Cremer a vestire i panni di Maigret.
Un ulteriore occasione per fare un confronto, se mai possibile tra due programmi prodotti a quasi quarant'anni di distanza. Ma si sa, c'è chi parteggia apertamente per il Cervi nazionale e chi invece per Crémer. Qui sono faccia a faccia... il giudizio a chi guarda.
• Siamo spiacenti ma da oggi, 1 luglio, la condivisione con YouTube per la visione dei seguenti video non è più attiva. Stiamo cercando di ripristinarla. Ci scusiamo per l'inconveniente.
L'inchiesta parte da un messaggio trovato in un bar, firmato appunto Picpus. Le righe preavvertono l'omicidio di una chiromante. L'assassinio si verifica puntualmente e il commissario inizia la sua inchiesta da un vecchio che sulle prime sembra uno squilibrato, ma poi, risalendo alla sua famiglia, Maigret scoprirà diverse cose sia sul vecchio che sulla moglie e sulla figlia che pian piano ribalteranno le convinzioni del primo momento...
Qui di seguito vi mostriamo alcuni spezzoni di due sceneggiati, tratti entrambe da questo racconto, il primo è L'affare Picpus, trasmesso dal Rai nel '65, intepretato da Gino Cervi. L'altro é invece Signé Picpus versione francese di France 2 nel 2003, dove è Bruno Cremer a vestire i panni di Maigret.
Un ulteriore occasione per fare un confronto, se mai possibile tra due programmi prodotti a quasi quarant'anni di distanza. Ma si sa, c'è chi parteggia apertamente per il Cervi nazionale e chi invece per Crémer. Qui sono faccia a faccia... il giudizio a chi guarda.
• Siamo spiacenti ma da oggi, 1 luglio, la condivisione con YouTube per la visione dei seguenti video non è più attiva. Stiamo cercando di ripristinarla. Ci scusiamo per l'inconveniente.
venerdì 27 giugno 2014
SIMENON SIMENON. LO STILE: NE PARLA UNO CHE SE NE INTENDE...
La scrittura di Simenon ha classe da vendere. Questa frase che esprime un nostro personale convincimento, crediamo sia però condivisa da moltissimi appassionati lettori del romanziere. E ovviamente riteniamo che il suo stile sia estremamente sosfisticato, quantunque semplice, asciutto ed essenziale.
Lo stile è classe? Oppure é la classe (innata) che determina uno stile?
Ecco questo è un esempio di avvitamento in falsi problemi, di domande che non hanno risposta. E così la pensava Simenon parlando dell'arte del romanzo "... il romanziere è prima di tutto un artigiano. E' un signore che scrive perché ha bisogno di scrivere, che non si domanda se la frase debba avere tre linee, una linea e mezza o dieci linee, che adatta il suo strumento giorno per giorno...".
Insomma come il suo Maigret per le indagini, Simenon non ha una linea precisa in tema di stile. Anzi tende ad adattarlo al personaggio, nella pelle del quale entra quando sta scrivendo un romanzo. E questo vale tanto più in quanto i dialoghi nella narrativa simenoniana hanno un ruolo di rilievo.
"...provo indifferenza se non fastidio, di fronte ad uno stile ben costruito, accurato, il più elegante possibile - scriveva nel '77 in uno dei suoi Dictées - Non sono per uno stile obbligatoriamente consumato e ruvido... Ho ad esempio delle difficoltà a leggere Céline, che ammiro intensamente, a causa del suo anti-stile troppo marcato..."
E poi la comprensibilità è una caratteristica che l'autore in un'intervista del '55 spiegava così "... io utilizzo solamente delle mots-matiére che hanno lo stesso significato in venticinque città di dieci paesi diversi...".
Quindi costruzione di un linguaggio che non tenga conto dei canoni accademici, ma che sia comprensibile ad una platea più vasta possibile, con concetti semplici e parole concrete che non diano adito a interpretazioni ambigue.
"...l'ordine delle parole ha un'importanza non in rapporto alla sintassi, ma in rapporto alla vita che bisogna trasporre sulle pagine, trasmettere...".
E infine il ritmo. Diceva Simenon: "... lo stile è innanzitutto movimento...". E poi ancora. "... lo stile è ritmo, il ritmo del personaggio...".
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