domenica 3 luglio 2011

SIMENON. TERESA L'ULTIMA COMPAGNA

1961. Simenon è a Milano per parlare con Arnoldo Mondadori, il suo editore italiano. La conversazione oltrepassa il confine degli affari e arriva fino alle considerazioni di un Simenon, ormai separato da Denyse, che si lamenta un po' di vivere in una casa dove non ci sia una presenza femminile o perlomeno  di quanto sia difficile trovare un'affidabile femme de chambre che faccia funzionare tutte le faccende domestiche. Questo fa venire in mente a Mondadori che invece la sua segretaria conosce una pesona che potrebbe far il caso di Simenon.
Teresa Sburelin, 35 anni, friulana, entra così in casa Simenon, alla fine di quell'anno.
La sua presenza, oltre che utile, fu addirittura provvidenziale almeno in un paio di volte per lo scrittore. A Crans-sur Sierre, durante le vacanze invernali, Simenon per un attimo è vittima di un istinto suicida.
" Che nostalgia mi prese quella sera? Immaginavo Denyse sola, tra gli estranei, a Prangins (la clinica dov'era ricoverata), alla nostra passione tumultosa dei primi mesi, il mio accanimento in tanti anni di formare con lei una vera coppia. Ho provato di tutto, ho subito tutto, invano. Lei per me è persa ed senza dubbio è persa anche per sé stessa. Quella sera preso da un'improvvisa disperazione, decido di finirla. Stavamo camminando lungo una roccia a picco. Mi fermo, vacillo, balbetto qualcosa come: Non ne posso più... Non è una vaga sensazione, in quel momento sono deciso davvero a finirla... Ma Teresa mi trattiene appena in tempo con le sue braccia per fortuna vigorose...".
La seconda volta capita nella villa di Epalinges. Simenon fa un brutta caduta nella toilette. Nella casa deserta solo Teresa gli corre in soccorso. Insomma dalla seconda metà degli anni '60, Teresa diventa la compagna di Simenon. Un Simenon molto diverso da quello conosciuto da Tigy, da Denyse. Un Simenon alla vigilia della sua rétraite, della sua rinuncia a scrivere. Ormai è quasi solo nella sua villa-monstre di Epalinges. La moglie ormai fuori dalla sua vita, su e giù per cliniche e case di cura. I figli, ognuno per la sua strada. Marc a 33 anni lavora per il cinema e la tv. Johnny, dieci anni di meno, studia in America. Marie-Jo, la sua prediletta, non trova il suo equilibrio e vive a Parigi. Rimane in casa solo Pierre, tredicenne, il più piccolo che va ancor a scuola.
Durante il suo ultimo sforzo, quello di scrivere il suo poneroso commmiato Memoires intimes, non solo Terese e M.me Aitken (la responsabile de Le secrétariat Simenon) lo aiuteranno nella ricostruzione della successione degli avvenimenti, ma addirittura  Simenon affida loro, semmai gli succedesse qualcosa, il compito di portarlo a termine.
Teresa è la compagna di questo periodo in cui Simenon si ritira dalla letteratura, dalla vita sociale, dalle abitazioni principesche. Lei lo accudisce, lo assiste in questa sua vita ridota ormai all'essenziale. Lo assisterà durante le sue malattie e le varie operazione per il tumore, per la rottura del femore e per l'intervento alla prostata. Ma non sarà la sua infermiera. Il loro rapporto durerà oltre vent'anni, pressapoco quanto quello con Tigy e quello Denyse. Teresa saprà dargli quella tranquillità e quel conforto anche nei momenti più terribili, come quando nel '78 Marie-Jo si suiciderà.
In un intervista dell'81, Siemenon affermava: "... da quando conosco Teresa nessuna delle donne che incontro riesce ad eccitarmi. Se la più bella donna del mondo venisse ad offrirsi a me, io sarei nell'impossibiltà di fare l'amore con lei. La nostra unione è completa e totale, perchè tra noi c'é la tenerezza, la passione, il sesso. Siamo una vera coppia: un maschio e una femmina. E, quando la definisco femmina, da parte mia é un complimento...".
Fu lei a tenere la mano di Georges nel momento del trapasso, quando lui pronunciava le sue ultime parole "Finalmente vado a dormire". E fu sempre lei, che, secondo le volontà di Simenon, fece cremare il corpo, sparse le ceneri nella casetta di avenue de Figuieres, dove erano state sparse anche quelle di Marie-Jo.
Teresa visse ancora un paio d'anni in quella piccola casa rosa, poi forse, tornò in Italia. I figli di Georges la cercarono, ma non la trovarono, le sue tracce si erano perse. Se n'era andata discretamente, quasi timidamente, così come vent'anni prima era entrata nella vita di Simenon.

sabato 2 luglio 2011

SITI LIBERI = LIBERTA' IN BUONA SALUTE = LIBERI STATI DEMOCRATICI

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Copioincollo dal blog Metilparaben:
Il 6 luglio l'AgCom voterà una delibera con cui si arrogherà il potere di oscurare siti internet stranieri e di rimuovere contenuti da quelli italiani, in modo arbitrario e senza il vaglio del giudice.
Siccome, con ogni evidenza, si tratta di una misura degna dei peggiori regimi, sarebbe il caso di rimboccarsi le maniche per evitare che venga approvata.
Cosa puoi fare:

    * se sei un blogger scrivi un post, usando il logo che vedi qua sopra e riportando tutti i link, e diffondilo più che puoi tra quelli che conosci;
    * vai alla pagina di Agorà Digitale in cui sono raccolti tutti i link, le iniziative e le proposte dei cittadini;
    * firma e diffondi la petizione sul sito di Avaaz;
    * partecipa e invita tutti i tuoi amici a "La notte della rete": 4 ore no-stop in cui si alterneranno cittadini e associazioni in difesa del web, politici, giornalisti, cantanti, esperti.
La notte della rete si svolge il 5 luglio alla Domus Talenti (a Roma in via delle Quattro Fontane 113) e in Rete su tantissimi blog e siti.

PARTECIPIAMO TUTTI, UTENTI, BLOGGER, WEBMASTER E UOMINI LIBERI

SIMENON. LA PICCOLA MARIE E' LA PIU' FORTE

"...Dimostrava a malapena quindici anni nel suo talleurino nero che si era fatta fare due anni prima per la morte della madre... Marie, serviva, soffiandosi di tanto in tanto il naso, ma....in tutta la mattina nessuno l'aveva vista piangere...con la sua aria di non guardare nessuno, sempre con lo sguardo perso nel vuoto e le palpebbre che si abbassavano non appena qualcuno la osservava".
Così Simenon ci presenta la protagonista nelle prime pagine di uno dei suoi migliori romanzi (ma quante volte abbiamo potuto non usare questa espressione?). Sono tutti al funerale del padre, pescatore pure lui, i cinque fratelli orfani abitano in Normandia, in un paesino di gente di mare, Port-en-Bessin, facce dure segnate dal sole e dalla salsedine, abituati agli schiaffi delle onde dell'oceano, alle reti che spesso tornano su vuote, a stringere la cinta e ad un bicchiere, quando sbarcano, buttato giù al caffè del porto.
Al funerale sono venute le famiglie degli zii, consapevoli che dovranno discutere per dividersi gli orfani. Non tutti però. La più grande, Odile, che Simenon ci presenta come una sorta di contraltare della piccola Marie, che in realtà ha più di diciassette anni, é invece già sistemata con un amante, proprietario di un caffè, di un cinema a Cherbourg e che si sposta con una bella macchina.
"...Odile che si era messa in lutto stretto per venire a Cherbourg, ma che sotto il velo era truccata come un'attrice". E questo già inquadra il personaggio. Se poi qualcuno ricorda come Simenon non amasse le donne con trucchi e belletti, si capirà a fondo il tonon e il significato di quel "truccata come un'attrice".
Ma torniamo a Marie che nella spartizione è giudicata troppo grande per essere mantenuta da qualcuno e che gli zii pensano possa sistemarsi a servizio in una famiglia della città.
Ma già qui viene fuori il carattere di Marie, lei un posto già ce l'ha. Lavora al Cafè De la Marine di Port-en-Bassin e lì vuole restare. Cento franchi al mese per  le pulizie e per qualsiasi altra cosa di cui ci fosse bisogno. E' diversa dalla sorella Odile non solo fisicamente "...quasi piatta di seno, e con i fianchi lunghi e il ventre bombato, i capelli dritti e quasi sempre spettinati, non si curava degli altri e meno ancora  di compiacerli. Li guardava di sottecchi. Sicuramente pensava qualcosa ma se lo teneva per sè...".
Tutt'altra musica per Odile
"...era una bombolotta, con le carni tenere e rosate, la pelle fina, gli occhioni infantili e l'aria docile e sottomessa. Arrossiva o piangeva per un'inezia e si arrabbattava per accontentare tutti...".
Marie la vince su tutti, anche su Chatelard, che l'avrebbe voluta a lavorare al suo locale, il Café Chatelard a Cherbourg, ma anche a vivere casa con lui e Odile. La ragazza, nonostante fosse ancora giovanissima e non avesse certo charme, aveva risvegliato in lui dei desideri e non gli sarebbe dispiaciuto fosse diventata la sua amante. Intanto Marie la spunta anche sulle insistenze della sorella, resterà a Port-en-Bassin.
Ma ormai Chatelard le ha messo gli occhi addosso. Se non può averla a casa, sarà lui ad andare a Port-en-Bassin, avendo appena acquistato un barca lì, dovrà ogni settimana andarla a controllare.
E per Chatelard ogni occasione per fare il filo a Marie è buona. Ma lei ha un fidanzato, non un vecchio (in realtà Chatelard aveva trentacinque anni), ma un suo coetaneo, un certo Marcel Viau, che altri non era che il figlio della proprietario della barca che proprio Chatelard aveva acquistato, dal proprietario che, sommerso dai debiti, l'aveva dovuta mettere all'asta dopo una vita lavoro e sacrifici.
Marie e Marcel sono coetanei, e lui si accorge di quel grassone che non solo ha portato via la barca a suo padre, ma non fà che gironzolare intorno a Marie. Lui si fa insistente e geloso e lei inizia a respingerlo. Marcel alla fine decide di uccidere il rivale. Ci prova, gli spara, ma manca il colpo, segue una colluttazione in cui Cahtelard ha la meglio, ma spezza un braccio al ragazzo.
La situazione è complicata, certo Marcel ha cercato di ucciderlo, ma ha forse ecceduto nella leggitima difesa e poi Chaterlard è quello che ha portato via la barca al padre. A nessuno dei due conviene che la polizia ci metta il naso. Così se lo porta a casa lo fa curare e lo affida per la convalescenza alle mani di Odile.
Marie un giorno scopre a letto sua sorella con Marcel ed è l'inzio della fine per Odile che allontanta da Chatelard va a vivere con la sorella a Port-en-Bassin non sospettando che sarà proprio Marie, che pian piano prenderà il suo posto e che coronerà il suo sogno di aver un marito, un pescatore, (Chatelard è stufo del cinema e del bar), che le costruirà una di quelle case rosse, come lei aveva sempre sognato. E Odile finirà a Parigi. La vera perdente del romanzo è lei.
Marie invece tiene testa a tutti, ha un suo obiettivo sin dall'inizio o anche lei è guidata dal destino? Anche lei passa la linea, ma questa volta il salto è benefico, la sua vita cambierà in meglio da una trasparente e insignificante cameriera ad un donna che vedrà soddisfatti i propri songni. E Chatelard che all'inizio sembra attirare il disprezzo del lettore, alla fine cambia o lo fa cambiare Marie?

venerdì 1 luglio 2011

SIMENON. DENYSE IL DECLINO E LA SEPARAZIONE

1950. Ora Denyse non è solo ufficialmente madame Simenon, ma anche madre di suo secondo figlio e con un ruolo maggiore nel lavoro del marito, molto aldilà delle semplici mansioni di segretaria.
Accompagna il marito in uno dei suoi viaggi in Francia, nel marzo del 1952. Qui Simenon viene accolto trionfalmente dai media e dal mondo degli intellettuali, giornalisi e fotografi lo inseguono, si tengono ricevimenti in suo onore conpersonaggi, tra gli altri, del calibro dell'editore Fayard figlio, l'attore Fernandel, il suo grande amico Pierre Lazareff direttore di France-Soir, scrittori come Marcel Pagnol, il suo vecchio editore Gston Gallimard, il regista Hery Decoin e il suo grande amico e grande attore Jean Gabin.
Denyse soffre di questo brillare di Simenon, di essere sempre in secondo piano e in privato le capita anche di piangere anche se in pubblico conserva, come scrisse il giornalista americano Brendan Gill: "...perfettamente il suo ruolo di giovane moglie, defilata, fissando il suo signore e maestro con uno sguardo d'ammirazione e un'aria sottomessa...".
Ma le cose dopo qualche anno cambiano. Sul piano lavorativo Denyse é sempre più invadente, e non sempre per il meglio.
Ad esempio riportiamo l'impressione di Kurt Wolff, l'editore americano di Simenon che ha trattato con lei questioni finanziarie per conto del marito. Condizioni stravaganti, tendenza a monoplizzare le trattative per ore senza trovare una soluzione, fare diventare degli aspetti secondari delle questioni di principio.
Quando i Simenon rinetrano in Europa la situazione peggiora. Il ruolo di Denyse in Svizzera non é così importante come in America. Ora il lavoro é aumentato e la supervisione sui contratti, i rapporti con gli editori, la cessione dei diritti passa ad un vero e proprio ufficio gestito da Joyce Aitken. Questocoincide con un rivolgere verso sè stessa tutta l'attenzione che fino allora Denyse aveva rivolto al marito. Il suo eq uilibrio mentale comincia ad accusare degli alti e bassi, è talvolta vittima di amnesie e la sua propensione all'alcol sta diventando una vera e propria dipendenza. Iniziano anche i primi sintomi di una vera ossessione nei confronti della pulizia, tanto da pulire e disinfettare la stanza in cui erano scesi con il marito, il George V di Parigi! Parallelamente aumenta anche la sua voglia di comandare, di dirigere di essere lei a decidere, ma questa smania di essere indispensabile, infallibile, insostituibile è un traguardo illusorio, e non poterlo raggiungere è fonte di continue frustrazioni. La situazione peggiora e dal '62 Denyse inizierà a frequentare cliniche e case di cura. La prima é Les Rives de Prangines a un trentina di chilometri da Losanna, dove cura le sue nevrosi e il suo etilismo. Quando torna a casa, si trova nella villa d'Epaliges che Simenon ha fatto costruire secondo i propri gusti e a misura delle proprie esigenze. Denyse vi si sente spaesata ed estranea, i suoi comportamenti convincono sempre più  Georges che lei sia scossa da turbe mentali, manie di grandezza, schizofrenia, un'ossesione compulsiva per la pulizia e l'igiene. E purtroppo le sue supposizioni vengono confortate da vari specialisti via via consultati... Ormai Denyse non ha più nessuna attrattiva su di lui e dopo il '64 la situazione precipita. Di lì a poco lei rientrerà in clinica  e dal '66 rimarrà permanentemente nella villa Sans Souci.
Ormai Simenon è definitivamente rassegnato. E d'altronde le parole del dottor Durand che ha seguito il calvario dall'inizio non lasciano dubbi: "...Siamo tutti convinti che nulla potrà risolvere lo stato di vostra moglie... Le abbiamo già annunciato che non c'è più motivo di curarla qui in clinica, ad un condizione però: non potrà vivevere nè con voi, né con i suoi figli, che avrà diritto di vedere bevemente di quando in quando, finchè essi non siano diventati adulti...e...sì, lei ha accettato... Per quanto vi riguarda potreste anche decidere di riprenderla in casa, se aveste voglia di suicidarvi...".
E' la fine. Una pena e una liberazione per Simenon che comunque aveva vissuto con lei momenti esaltanti e di vera passione. Ma ormai c'è l'indiffernza, il rancore e addirittura l'odio. Il desiderio di vendetta  Denyse lo mette in atto pubblicando un libro, scritto con un gosth-writer, Un oiseau pour le chat (1978) che mette in piazza la loro vita, i vizi privati e la presunta crudele condotta di Georges. Il libro non vale granché, ma lo scandalo mediatico parte e si alimenta di mezze verità e falsità. Sua figlia, quella fragile e instabile Marie-Jo che di lì a poco si suiciderà, legge il libro e prega il padre di non rispondere a quelle provocazioni. Lui non lo fa, ma il settimanale Elle pubblica una sua vecchia intervista che, con qualche ritocco, sembra una risposta al libro della moglie. La figlia prediletta da Simenon ne soffre e il suo già compromesso equilibrio, non regge. Dopo una telefonata al padre in cui pretende e ottiene che lui le dica esplicitamente "Ti amo", si suiciderà. Dietro questo tragico suicidio c'è anche un'oscura vicenda tra un periodo e l'altro di degenza della madre. Una situazione incestuosa tra Denyse e Marie-Jo durante una vacanza da cui la figlia uscirà traumatizzata. Ecco come la descrive la ragazza in una registrazione: "Tu mi hai sempre detto, quando avevo unidici anni, che non sarei stata più capace, non sarei stata mai capace nella mia vita di essere una vera femmina davanti ad un uomo, perché conserverò sempre la tua immagine,l'imagine del tuo sesso aperto davanti a me, davanti ai miei occhi, l'immagine delle tue dita che che cercano il piacere. ..".
La morte della figlia alimenta ancora le accuse reciproche e l'acredine tra i due coniugi... Già, perchè Denyse rimarrà fino alla morte madame Simenon. Lui si rifiuta di divorziare, la legge svizzera lo obbligherebbe a sborsare cifre colossali.

SIMENON. DENYSE PASSIONE E MATRIMONIO

Cercava una segretaria, trovò un'amante e una moglie da cui ebbe tre figli. E in più dall'incontro trasse un romanzo, uno dei suoi capolavori. Detta così potrebbe sembrare riduttiva, magari espressa in modo un po' troppo scarno, ma il succo della faccenda é questo, anche se si tratta di uno dei momenti nodali della vita di Simenon. 
1945. Simenon con la moglie Tigy e il figlio Marc è in fuga dalla Francia (accusato non proprio di collaborazionismo ma di una certa familiarità con il governo Petain) e dopo un soggiorno in Inghilterra, s'imbarca per l'America. Arrivato a New York si rende conto che per il suo lavoro, e non solo, avrà bisogno di una segretaria personale bilingue francese-inglese. Così mette annunci sui giornali, ma senza risultati soddifacenti, mentre un suo amico giornalista gli dice che ne conosce una che farebbe proprio al caso suo.
Il 4 luglio Simenon riceve una telefonta. E' lei. Decidono di incontrarsi al Brussel's, un ristorante non lontano da Central Park.
Lei sembra effettivamente la persona giusta. Denise Ouimet, giovane, magra, non ancora 25 anni, buona famiglia, ricca borghesia cattolica di Ottawa, avvocati, alti funzionari, giornalisti... E' perfettamente bilingue, non a caso lavora presso il servizio d'informazione britannico a Philadelphia. Il carattere non le manca.
Appena Simenon arriva, lei mette subito in chiaro:
"E' mezz'ora che vi aspetto. Se nella borsetta non avessi avuto solo uno cheque, me ne sarei già andata da un bel po'. Ma mi hanno servito un cocktail, poi un altro e io non avevo contanti per pagare... - fece senza nemmeno sapere chi era Siemenon e quanto fosse famoso -  Non so se voglio fare la vostra segretaria e alle tre e mezza ho un appuntamento all'hotel Astoria con il direttore per il Canada di Air Liquide... Cercano una segretaria.."
Partiti con il piede sbagliato, non ci misero molto a recuperare. Dopo qualche ora erano di nuovo insieme per un drink al Drake e alle 19, poco più tardi, cinque ore da quando si erano conosciuti, stavano già facendo l'amore. Per Simenon era stato davvero uno shock: "...conobbi per la prima volta quello che si chiama passione, una vera e propria febbre che qualcuno, compresi psicologi e medici, assimilano ad una malattia... e io che non credevo ai colpi di fulmine...".
In realtà si stava ripetendo quello che era successo con Josephine Baker, ma allora lui era un ragazzo di poco più di vent'anni, lei una grande star... Adesso era lui un affermato scrittore quarantenne e lei la giovane.
Giovane ma già molto sicura di sè. Infatti quel discorso al Brussel's era una tattica, lo racconta lei stessa: "...fin da quando sentii la sua voce per telefono rimasi incantata. Volevo dimostragli che non ero la solita giovane canadese pronta a correre dietro agli europei. Dopo mezz'ora mi ero già innamorata...".
Prese posto in casa Simenon (allora a Sainte -Marguerite-du-Lac-Masson, Canada) come segretaria personale, cercando di far sembrare tutto come una prassi normale. Ma Georges era completamente frastornato da quel rapporto. Si sentiva scombussolato, per uno preciso, abitudinario e un po' maniacale come lui quella donna cambiava tutto.
L'impellenza di scrivere, l'état de roman, il desiderio di confrontarsi con un tema nuovo come quello della passione lo spinse a scrivere Trois chcambres a Manhattan, che è in gran parte la trasposizione romanzata di quel loro primo incontro: "Scrissi il romanzo a caldo. E' uno dei rari romanzi che ho scritto a caldo e questo mi fece un po' paura..." Già, l'ingresso di Denise nella sua vita aveva cambiato addirittura il suo rituale di scrittura?
Altro cambiamento Trois chambres a Manhattan fu il primo romanzo non pubblicato da Galliamard, ma da quella che sarà la sua casa editrice fino al suo ultimo libro, Presses de La Cité.
Ma torniamo a Denise che Simenon ribatezzò Denyse con la "y", come volle che lei lo chiamasse Jo, dopo che aveva saputo che aveva avuto un fidanzato che si chiamva Georges come lui. Una questione di nomi, di un qualche gelosia, ma forse anche un modo per iniziare la loro storia come fossero una coppia nuova.
La loro relazione si fa sempre meno clandestina, Tigy stessa si rende conto che uno dei motivi del declino della loro unione é proprio Denyse. La situazione si ufficializzò in due momenti. Il primo fu settembre del '49 quando Denyse dette alla luce Johnny, che così fu il secondo figlio di Georges e il secondo a giugno del 1950 quando Georges divorziò da Tigy e il giorno dopo sposò Denyse.
La loro fu una relazione in cui il sesso, al contrario di quanto era successo con Tigy, contava molto. Denyse sapeva delle pulsioni sessuali di Georges, le assecondava, capitava anzi che lo accompagnasse ai bordelli e che addirittura prendesse parte talvolta alle performance sessuali del marito con l'amante di turno (segue).

giovedì 30 giugno 2011

SIMENON. BETTY, FUORI DAGLI SCHEMI, MA NON DAL DESTINO

Caduta libera. E’ la situazione in cui Simenon ci presenta la protagonista di uno dei suoi più bei romanzi, Betty. E’ una giovane donna, graziosa, minuta, bei vestiti, ma stropicciati, le calze smagliate e
quella trasandatezza tipica di chi non si cambia da qualche giorno.
Quella che invece è cambiata é la sua vita. Come succede nei romanzi simenoniani c’è stato quel declic che le ha  fatto passare la famosa “linea” e da rispettabile, dignitosa signora è diventata una poco di buono, spinta ai margini della società, scivolando sempre più giù, proprio in caduta libera. Non più valori cui appigliarsi, nessuna convenzione sociale da rispettare, nemmeno forse più la necessità di render conto a sé stessa. E, una volta rotti gli argini, tutto succede o può succedere. 
La protagonista di questo romanzo ci viene presentata che vaga ubriaca, da un bar all’altro, non rifiutando le profferte degli uomini che capiscono che possono approfittarsi di quello stato, ma anche a causa dell’impulso di Betty ad annientarsi, ad immergersi in quel mare di perdizione in cui si finisce per annegare.
E, a parte l’origine recente e scatenante di questo suo stato, i suoi problemi vengono da lontano, da quando ancora era bambina. Questa è una visione psicanalitica che Simenon che sposa spesso nei suoi romanzi, ispirandosi alle teorie freudiane e junghiane. Dunque i traumi infantili come spiegazione dei comportamenti autodistruttivi e autolesionisti.
Betty è una donna fragile?
Lo è sicuramente da quando qualche giorno prima è stata sorpresa nuda, sul divano, avvinghiata al suo amante, dal marito e dalla suocera.
Lo scandalo, la vergogna, il divorzio, la perdita della potestà sulle figlie e il trovarsi fuori di casa, fuori dalla famiglia, fuori in senso letterale, senza sapere dove andare, cosa fare.  
Fino a quel momento era una del clan degli Etamble, sposata con il più giovane e il più bello dei figli, Guy, impegnato in un lavoro prestigioso e di grande responsabilità. Era una vera signora, servitù, bella casa, agi e i tutti i vantaggi di far parte di una famiglia in vista e ricca.
E ora il nulla.
I suoi pensieri vanno all’adolescenza, quando aveva scoperto lo zio mentre faceva l’amore con Thérèse , una cameriera del proprio albergo. Era rimasta lì a guardare. Lui se n’era accorto e l’aveva minacciata: “Zitta o lo faccio anche a te”. Alla paura, si aggiungeva l’impressione che Thérèse non traesse affatto piacere da quell’amplesso, anche se poi l’aveva scoperta un’altro paio di volte a congiungersi con altri uomini. Da allora si era fatta l’idea che diventare donna voleva dire passare per quell’esperienza probabilmente nient’affatto piacevole. Era una tappa obbligata, un passaggio necessario…?
Ma ora la reazione di Betty è fortemente autocritica.
Sono una stupida, no? Dimmelo che sono una stupida! Ho rovinato tutto, ho fallito in tutto, ho sporcato tutto. Ho passato il tempo a sporcarmi e adesso ti racconto tutte  queste storie per farmi compatire. Per tutta la vita, fin da quando avevo quindici anni, sì, quindici anni, per imitare Thérèse, sono stata una puttana. Una puttana capisci?...” E’ lo sfogo che Betty fa a Laure, la donna che l’ha raccolta ubriaca e malmessa dal bar e che con le sue cure poco a poco la sta rimettendo in sesto.
E poi continua.
“… Elisabeth Etamble, nata Fayet, riconosce di essere una puttana, di aver sempre avuto amanti prima e dopo il matrimonio, raccattandoli nei bar come una professionista e introducendoli nel domicilio coniugale, dove è stata sorpresa  mentre faceva l’amore a due passi dalla camera delle figlie… - era il  verdetto di condanna del clan Etamble – Guarda qui, non mento quando dico che le ho vendute  (le figlie n.d.r.)… Un milione, d’acconto s’intende…” . Le ultime parole del marito erano state “…Farò in modo che non ti manchi niente, qualunque cosa accada…”.
Poi l’epilogo. Betty, dopo aver rifiutato una sorta di rientro nel clan Etamble, offertole dal marito, ma a certe condizioni, sembrerà ritrovare la vita e la voglia di rimettersi in gioco con un altro uomo, ma portandolo via ad un’altra donna. A quella stessa Laure che l’aveva raccolta ridotta ad uno straccio e l’aveva restituita al mondo. Così, come se nella vita non ci fosse posto per tutti. La rinascita di Betty richiedeva l’annullamento di qualcun altro.

Del romanzo Betty (1961) e dell’omonimo film di Chabrol (1992) abbiamo già parlato su Simenon Simenon. Se foste interessati, potrete trovare due post a questi indirizzi:
• http://www.simenon-simenon.com/2011/03/simenon-e-betty-cinquantanni-fa.html
• http://www.simenon-simenon.com/2011/03/simenon-betty-ancora-whisky-per-favore.html