venerdì 11 maggio 2012

SIMENON. MAIGRET SULLE TRACCE DEI VERI TITOLI


Un bel gioco da veri "simenoniani" ci viene proposto alla nostra "attachée" al Bureau Simenon-Simenon, Murielle Wenger. Se volete farne parte anche voi scrivete a simenon.simenon@temateam.com
Roma - dalla nostra attachée Murielle Wenger - E questa volta il gioco si fa duro. Prima di tutto perchè si tratta davvero di un gioco. E per di più un gioco in francese. Insomma simenoniani di ferro, e francofoni, ecco pane per i vostri denti! Ognuna delle brevi frasi che trovate elencate nel box qui di seguito evocano un romanzo di Maigret, come fossero una sorta di nuovo titolo. Dovete cercare di indovinare ogni volta il vero titolo... ma non sarà poi così difficile, visto che le frasi (ossia le nuove titolazioni) sono ordinate secondo l'ordine cronologico di scrittura dei romanzi stessi.




giovedì 10 maggio 2012

SIMENON. L'ISTINTO PRIMARIO DELLA SCRITTURA E NON SOLO

Tutto quello che ha scritto e ogni dichiarazione che ha rilasciato il tal senso portano univocabilmente alla concusione che l'istinto per Simenon fosse vincente sulla ragione. E lui non si riferiva solo alla propria opera letteraria, ma anche alla propria vita, alle scelte di tutti i giorni.
Questa storia dell'istinto a 360° a volte non convince. Ad esempio nel trattare con gli editori o con le case cinematografiche per la cessione dei diritti, cosa che sapeva fare molto bene, l'istinto può averlo aiutato fino ad un certo punto, ma ci sarà voluta anche una buona dose di ragione e una certa esperienza.
Però anche lui stesso, per esempio in una lettera ad André Gide, si definiva non intelligente e addirittura affermava di diffidare della propria intelligenza perchè preferiva "sentire" piuttosto che "pensare", riconosceva che aveva un'ottima memoria e un buon intuito e che queste erano doti importanti. L'intelligenza poteva subentrare in un secondo momento.
Quando nell'ultima parte della sua vita, tirava le somme della sua intensa e ricca esistenza, non faceva che riconfermare questa tesi.
"...non ho mai obbedito alla ragione. Fin dalla mia infanzia ho sempre seguito l'istinto, cosa che continuo far tutt'ora... - scriveva in uno dei Dictées nel 1979 -  Fino ad oggi comunuque il mio istinto non mi ha mai fatto sbagliare anche se mi ha procurato qualche anno infelice e qualche volta doloroso...".
Tra l'altro questo fatto di non essere intelligente, ma intuitivo o istintivo, Simenon l'ha trasposto sic e simpliciter nel suo commissario Maigret. E lo dice proprio con le stesse parole che utilizza per sé stesso.
Infatti, rispondendo ad un domanda in un'intervista di Roger Stéphane nel 1963, asseriva "... Maigret non è un uomo intelligente. E' un intuitivo...".
Lo affermava come se questo trasfert potesse rendere più convincente la sua opinione. Adesso non vogliamo qui impelagarci nella questione se Maigret sia o no il personaggio della letteratura simenoniana che più somiglia allo scrittore. Ma è un fatto che quanto detto prima e, per esempio, la convinzione che "é meglio comprendere che giudicare", fanno parte della mentalità dello scrittore, ma le ritroviamo come caratteristiche basilari del commissario.
Anche nella famosa intervista televisiva di Bernard Pivot del 1981, si toccò l'argomento e Simenon ebbe così modo di ribadire: "... non ho mai pensato un romanzo, ho sentito un romanzo. Non ho mai pensato un personaggio, ma ho sentito un personaggio. Non ho mai inventato una situazione, la situazione si è concretizzata mentre scrivevo, ma non sapevo affatto dove il mio personaggio mi avrebbe condotto...".
E questo, l'abbiamo gia detto tante volte, spiegherebbe la velocità di scrittura di Simenon. E sappiamo che faceva di tutto per non interrompere la seduta di scrittura. Preparava in anticipo quello che gli sarebbe potuto servire, nel timore che qualsiasi interruzione avrebbe potuto fargli perdere quell'intuizione. E poi se non fosse stato trascinato da questa istintiva ispirazione, quella che lui chiamava état de roman, sarebbe potuto essere così veloce? Evidentemente dubbi, curiosità, ripensamenti, incertezze, che avrebbero rallentato il ritmo, non facevano parte della sua modalità di scrittura. E' vero che durante il suo periodo di scrittura popolare, quella su ordinazione, doveva sbrigarsi e più velocemente scriveva e tanto più guadagnava. Ma dai Maigret in poi tutto questo non era più necessario, non aveva bisogno di essere così veloce. Eppure il ritmo rimase inalterato, anche se dai popolari ai Maigret e quindi ai romanzi le sue costruzioni letterarie andavano facendosi sempre più complesse e approfondite. Eppure lui procedeva sempre come un treno. Ad ogni bivio intuiva perfettamente dove andare senza esitazioni e i risultati alla fine sembrano proprio dare ragione a questo istinto o intuito comunque si voglia chiamarlo.

mercoledì 9 maggio 2012

SIMENON E L'ISOLA DEL TESORO



Vista di Porquerolles anni '30 ripresa da un pallone aerostatico
In quei primi anni '30 Simenon stava vivendo una fase felice della sua vita. E' finito il periodo di apprendistato rappresentato dalla letteratura popolare. Passa infatti a quella che lui stesso chiama la semi-letteratura (o letteratura semi-alimentare) con il lancio del commissario Maigret che segna anche il momento in cui inizia a firmare i propri libri con il proprio nome, abbandonando gli pseudonimi. Ancora non lo sa, ma di lì a qualche anno entrerà nella prestigiosa maison Gallimard e il suo ingresso ufficiale nella letteratura si sarà compiuto.
E' sposato con Tigy, e con loro convive Boule con il ruolo di femme de chambre, ma anche di maitresse per "il padroncino Georges".
Lo scrittore aveva già scoperto l'isola di Porquerolles nella seconda metà degli anni '20, quando, tra i primi guadagni di Georges e la buona vendita di un paio di quadri da parte di Tigy, la coppia mise insieme un gruzzoletto che permise loro di passare alcuni mesi di vacanza nell'isola che allora era un vero paradiso naturale. Poi una lunga pausa e quindi il ritorno nel 1933. E da quell'anno fino al 1940 soggiornarono tutti gli anni diversi i mesi nell'isola qualche volta anche d'inverno in un casa chiamata Le Tamaris sulla strada per Langoustier.
Vediamo quello che Simenon ha scritto in proposito su Mémoires intimes
"... vi ho passato sette anni, svariati mesi all'anno e quache volta anche tutto l'inverno. Avevo una strana piccola casa proprio in riva al mare, alla fine del porto. A fianco delle casa si ergeva una torre quadrata, assai improbabile, sormontata da un minareto ancor più improbabile. Il gardino traboccava di tamaris. Avevo fatto costruire una banchina dove era ormeggiato il mio 'pointu', ossia la mia barca da pesca, oltre ad atre due barchette..."
Quest'isola era per Georges e Tigy un vero tesoro e segnò l'inizio della passione della pesca per lo scrittore. Che ben presto si fece costruire una barca da pesca più grande e iniziò ad avvalersi di quello che nell'isola era ritenuto il miglior pescatore, un certo Tado. Con lui via per mare, sia per le grandi battute di pesca sia per raccogliere lo stretto necessario per una ricca zuppa di pesce. Un'altra delle "impegnative" attività dell'isola erano le partite di pètanque sulla piazza del paese.
"...Eravamo a volte otto contro otto e le partite, sotto il sole cocente del Sud, duravano due ore e mezzo/tre ore - continua a raccontare Simenon in Mémoires intimesE lì si potevano sentire tutti gli accenti, tutte le imprecazioni in francese e in tutti i dialetti italiani della costa. A partita finita, tutti si andava Chez Maurice, all'Arca di Noè, un piccolo albergo con un simpatico bar...".
Però tra pesca, partite di petanque, bagni, grandi mangiate di pesce la produzione letteraria di Simenon non si fermava. Nemmeno d'estate quando nel suo studio, al piano basso della torre, iniziava a scrivere verso le quattro del mattino per sfuggire alla gran calura del giorno. Tra i titoli scritti sull'isola possiamo ricordare Les fiançailles de Monsieur Hire (1933), Maigret (iniziato a Porquerolles nell'estate del '33), L'évadé, Les clients d'Avrenos, Le coup de lune (tutti scritti nella primavera del '34) e Les demoiselles de Concarneau (iniziato anche lui nella primavera dello stesso anno), e poi nel '36 Le blanc à lunettes e Le testament Donadieu. E ancora, nel 1937 finiva la stesura de L'homme qui regardait passait les trains e scriveva Monsieur La Souris, Touriste de bananes e Le cheval blanc (1938).
Tra quelli citati ci sono alcuni tra i più bei romanzi di Simenon, segno che in quegli anni Porquerolles fu davvero l'isola di un tesoro, soprattutto letterario.
 

martedì 8 maggio 2012

SIMENON: I MAIGRET-EBOOK ANCHE SU GOOGLE PLAY

Intervento di una nuova "attachée" al Bureau Simenon Simenon, Cristina De Rossi. Se volete partecipare, editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com


Roma - dall'attachée Cristina De Rossi - Arrivano anche gli ebook della Rizzoli (Rcs Libri Group) sulla nuova piattaforma che Google ha riservato a quello che chiama "intrattenimento digitale". Il colosso del web oggi lancia Italia Libri sulla sua sezione Google Play. Si parte dall'Italia, ma in poco tempo il servizio sarà fruibile in decine di altri paesi dell'Eurpa continentale. Ovviamente di questa offerta faranno parte anche gli ebook di Maigret che, come Simenon-Simenon ha già scritto, L'Adelphi sta pubblicando in ordine cronologico e che hanno avuto subito un grande successo.

domenica 6 maggio 2012

SIMENON - FLEMING, BOND - MAIGRET, NON C'E' STORIA?

Sul Sole 24 Ore del 4 maggio è uscito un articolo, Doppio anniversario per l'agente 007, un Bond da 11,7 miliardi di dollari, in cui si dà anche la notizia della prossima uscita dei romanzi di Ian Fleming per i tipi dell'Adelphi (vedi Bond in Italia sarà targato Adelphi - post del 4 aprile sul "Dizionario Atipico del Giallo on-line"). Nel corso dell'articolo l'autore, Francesco Prisco, tra l'altro scrive "...la casa editrice milanese specializzata in letteratura di qualità farà uscire un tomo dietro l'altro l'intero corpus di Fleming. Esauritasi infatti la vena aurifera dell'opera omnia di Georges Simenon e del suo inossidabile commissario Maigret, pare che Fleming e Bond siano i «cavalli di razza» sui cui puntare con decisione per ripeterne il successo. Come risponderà il pubblico? Difficile pronosticarlo...".
A parte che, come ci ricordava nel suo post di ieri il nostro attaché del Bureau Simenon-Simenon Andrea Franco, mancherebbero ancora diversi racconti (ma Adephi avrà i diritti anche di quelli?) e poi sul ripetere il successo di Simenon, tra romanzi e Maigret, o anche solo dei Maigret ci pare un'affermazione un po' azzardata. Non vogliamo adesso mettere a confronto il valore letterario di Georges Simenon con quello di Ian Fleming. Ma ad esempio è un fatto che il giallista inglese scrisse il suo primo libro, Casinò Royale, in cui debuttò l'agente segreto 007 James Bond, nel 1953 (pubblicato poi l'anno dopo). Per Fleming arrivò con puntate segunti un successo più che discreto, ma per quello mondiale dovette aspettare fino al 1962 quando la sesta puntata della saga di Bond fu presa come soggetto del film di Terence Young. Uscì Agente infatti 007, Licenza di uccidere con Sean Connery nella parte del protagonista. Successo planetario del film e dell'attore che si tirarono dietro anche i romanzi, i quali vissero una seconda giovinezza, con una vendità e una popolarità stavolta davvero a livello mondiale.
Ma, come abbiamo detto siamo nel '62, due anni dopo Fleming morirà ancora abbastanza giovane (56 anni) per un infarto. Nel complesso quindi la sua opera si compone di dodici romanzi più due raccolte di racconti, scritti complessivamente in tredici anni.
Come può farsi un confronto anche solo con le inchieste del commissario Maigret, che tra romanzi e racconti, sono ben oltre cento, lasciando stare i romans-durs di Simenon autore che può vantare una produzione letteraria lunga cinquant'anni?
Non possiamo credere che all'Adelphi abbiano nemmemo pensato a Fleming come ad un rimpiazzo di Simenon, ma nemmeno dei soli Maigret. E poi sono due scrittori così diversi e, a nostro avviso, con un target di lettori talmente differenti che ogni comparazione sarebbe davvero fuori luogo.
Scommettiamo che "la vena aurifera dell'Adelphi" come la chiama Prisco, continuerà ad essere ancora per diversi anni quella di Simenon?

sabato 5 maggio 2012

SIMENON. SE IO FOSSI STATO MEDICO....

Cinquant'anni fa' Simenon si trovava a Montreux per inaugurare a maggio il IV Congresso della Federazione Internazionale degli scrittori medici.
Il rapporto tra il romanziere e la medicina e i medici è stata una costante della sua vita e un interesse che era ben conosciuto. Non a caso nei suoi romanzi protagonisti o co-protagonisti sono medici e il più caro amico del suo famoso commissario Maigret è proprio un medico, il dottor Pardon.
"Cosa mi sarebbe capitato se la morte di mio padre non mi avesse costretto ad abbandonare gli studi? Avrei scelto la carriera medica? Avrei retto alla prime seduta in sala settoria?.... Allora ero troppo piccolo per pormi queste domande, ma oggi posso dire con la massima sincerità che vi invidio...".
Con queste parole aprì il congresso e confermò, se ce ne fosse stato bisogno, che la professione medica costituiva per lui una grande attrazione. Nel suo discorso si soffermò poi sull'analogia tra gli scrittori e i medici, citando anche il suo amico scrittore Somerset Maugham che affermava "...non cososco migliore scuola per uno scrittore che dedicare alcuni anni della propria vita alla professione medica...". Simenon era infatti convinto che sia i medici che i romanzieri avessero di fronte all'uomo lo stesso atteggiamento che lo osservassero dallo stesso punto di vista, e che sia gli uni che gli altri cercassero in definitiva la stessa cosa. E anche in Mémoires intimes rinnova questa sua fede "... credo davvero nella medicina, nonostante oggi sia di moda pensare il contrario... e credo soprattutto nei medici perché ne ho conosciuto molti. Nei più diversi posti  del mondo in cui ho vissuto, i miei migiori amici sono stati dei medici...".
Questo attaccamento ai medici era quasi un'ossessione e lo confermò, dopo la famosa intervista del '68 a Simenon dei medici di Médicine et Hygiène, uno degli intervistatori, il dottor Pierre Rentchnik, che sottolineò come lo scrittore avesse bisogno di medici intorno a sé, non foss'altro che per traquillizzarsi. Ma questa esigenza era tale che arrivò a definirla un'ossesione compulsiva. Prova ne è che lo scrittore era sempre in contatto con i suoi due medici personali.
Ma non si trattava solo di questo. Anche l'atteggiamento di Simenon nei confronti degli altri aveva a che fare con quello tipico di un medico. Una delle testimonianze in tal senso la fornisce uno psichiatra di sua conoscenza, il dottor Pierre Deniker "... agli occhi del medico e soprattutto dello psicologo, Simenon appare, attraverso la sua opera come un perfetto clinico... senza dubbio, meglio di  tanti altri, ha saputo osservare e far percepire la faccia nascosta delle manifestaioni esteriori, i sintomi negativi, la fragilità nascsta, i punti deboli... Diffidando delle apparenze e dubitando delle sue analisi, osserva, spia, indovina e mette insieme le constatazioni; tiene per sé l'interpretazione e la diagnosi fino alla soluzione...".
Simenon leggeva avidamente libri di medicina, di psicologia e anche di psicoanalisi, come e opere di Carl Gustav Jung che lui ammirava tanto (vedi i nostri post Georges Simenon e Carl Gustav Jung e l'incontro mancato e Simenon. Psicologia, psicanalisi e psichiatria).
Questo non poteva che far piacere al medico... mancato che Simenon si sentiva, tanto più che questo tipo di riconoscimenti non gli veniva solo dall'ambito clinico, ma anche da quello letterario. Non a caso andava molto fiero del giudizio di André Parinaud che ebbe modo di scrivergli "...quello che mi piace nei vostri libri, Simenon, è che i vostri personaggi non solo hanno una vita romanzesca, intellettuale o animalesca, ma un fegato, dei polmoni, un cuore, dei muscoli, dei nervi. Mi sforzo sempre, al primo capitolo, di formulare una diagnosi medica  sui vostri personaggi, curioso di sapere alla fine se mi sono sbagliato o no...". 
Insomma sembra proprio che abbiamo perso un bravo medico, in compenso abbiamo guadagnato uno scrittore con i fiocchi.