Cinquant'anni fa' Simenon si trovava a Montreux per inaugurare a maggio il IV Congresso della Federazione Internazionale degli scrittori medici.
Il rapporto tra il romanziere e la medicina e i medici è stata una costante della sua vita e un interesse che era ben conosciuto. Non a caso nei suoi romanzi protagonisti o co-protagonisti sono medici e il più caro amico del suo famoso commissario Maigret è proprio un medico, il dottor Pardon.
"Cosa mi sarebbe capitato se la morte di mio padre non mi avesse costretto ad abbandonare gli studi? Avrei scelto la carriera medica? Avrei retto alla prime seduta in sala settoria?.... Allora ero troppo piccolo per pormi queste domande, ma oggi posso dire con la massima sincerità che vi invidio...".
Con queste parole aprì il congresso e confermò, se ce ne fosse stato bisogno, che la professione medica costituiva per lui una grande attrazione. Nel suo discorso si soffermò poi sull'analogia tra gli scrittori e i medici, citando anche il suo amico scrittore Somerset Maugham che affermava "...non cososco migliore scuola per uno scrittore che dedicare alcuni anni della propria vita alla professione medica...". Simenon era infatti convinto che sia i medici che i romanzieri avessero di fronte all'uomo lo stesso atteggiamento che lo osservassero dallo stesso punto di vista, e che sia gli uni che gli altri cercassero in definitiva la stessa cosa. E anche in Mémoires intimes rinnova questa sua fede "... credo davvero nella medicina, nonostante oggi sia di moda pensare il contrario... e credo soprattutto nei medici perché ne ho conosciuto molti. Nei più diversi posti del mondo in cui ho vissuto, i miei migiori amici sono stati dei medici...".
Questo attaccamento ai medici era quasi un'ossessione e lo confermò, dopo la famosa intervista del '68 a Simenon dei medici di Médicine et Hygiène, uno degli intervistatori, il dottor Pierre Rentchnik, che sottolineò come lo scrittore avesse bisogno di medici intorno a sé, non foss'altro che per traquillizzarsi. Ma questa esigenza era tale che arrivò a definirla un'ossesione compulsiva. Prova ne è che lo scrittore era sempre in contatto con i suoi due medici personali.
Ma non si trattava solo di questo. Anche l'atteggiamento di Simenon nei confronti degli altri aveva a che fare con quello tipico di un medico. Una delle testimonianze in tal senso la fornisce uno psichiatra di sua conoscenza, il dottor Pierre Deniker "... agli occhi del medico e soprattutto dello psicologo, Simenon appare, attraverso la sua opera come un perfetto clinico... senza dubbio, meglio di tanti altri, ha saputo osservare e far percepire la faccia nascosta delle manifestaioni esteriori, i sintomi negativi, la fragilità nascsta, i punti deboli... Diffidando delle apparenze e dubitando delle sue analisi, osserva, spia, indovina e mette insieme le constatazioni; tiene per sé l'interpretazione e la diagnosi fino alla soluzione...".
Simenon leggeva avidamente libri di medicina, di psicologia e anche di psicoanalisi, come e opere di Carl Gustav Jung che lui ammirava tanto (vedi i nostri post Georges Simenon e Carl Gustav Jung e l'incontro mancato e Simenon. Psicologia, psicanalisi e psichiatria).
Questo non poteva che far piacere al medico... mancato che Simenon si sentiva, tanto più che questo tipo di riconoscimenti non gli veniva solo dall'ambito clinico, ma anche da quello letterario. Non a caso andava molto fiero del giudizio di André Parinaud che ebbe modo di scrivergli "...quello che mi piace nei vostri libri, Simenon, è che i vostri personaggi non solo hanno una vita romanzesca, intellettuale o animalesca, ma un fegato, dei polmoni, un cuore, dei muscoli, dei nervi. Mi sforzo sempre, al primo capitolo, di formulare una diagnosi medica sui vostri personaggi, curioso di sapere alla fine se mi sono sbagliato o no...".
Insomma sembra proprio che abbiamo perso un bravo medico, in compenso abbiamo guadagnato uno scrittore con i fiocchi.
Ricordo alcuni romanzi che mi vengono in mente con medici protagonisti:bergelon,malenpin,l assassin
RispondiElimina