mercoledì 11 maggio 2011

SIMENON. PSICOLOGIA, PSICANALISI E PSICHIATRIA

Carl Gustav Jung e Georges Simenon
Quelli citati nel titolo sono termini che si incontrano sovente leggendo non solo gli studi critici, le analisi e le biografie dedicate a Simenon, ma anche gli stessi testi dello scrittore. 
L'approccio psicologico tipico della sua narrativa è cosa tanto risaputa da non meritare un'ulteriore esposizione, ma va comunque doverosamente citata, perchè sia ben chiaro come in molti romanzi la chiave di lettura sia proprio quella. Anche in Maigret, quel metodo così poco poliziesco d'indagare, che tanto fà indignare i propri superiori, è uno strumento psicologico e rappresenta uno dei tratti fondanti del personaggio.
Come ad esempio il protagonista di Lettre a mon juge (1947) che legge delle riviste di psicanalisi e confida al magistrato che lui qualcosa ne sa di questa materia, anche se un po' lo spaventa.
Questo è un tema che ritroviamo anche nella vita dello scrittore anche lui lettore di Freud, (scoperto a vent'anni) e in seguito di Adler, di Jung ed altri, anche se dichiarava "...penso di non essermi mai lasciato influenzare dalle loro teorie, quando scrivevo i miei romanzi, come per esempio hanno fatto gli scrittori americani d'oggi..." (Quand jétais vieux -1961)
A quello che dichiarava, Simenon, nonostante una certa conoscenza della materia, non si sentiva nemmeno uno psicologo della domenica, asserendo addirittura che molti vecchi contadini erano molto più psicologi di lui.
Anche quella caratteristica di spingere i protagonisti dei propri romanzi fino alle conseguenze estreme delle loro scelte, delle loro azioni in situazioni che spesso possono essere definite patologiche, erano una scelta ben consapevole dell'autore. "... D'altronde sempre di più, sin dall'inizio, i miei personaggi nel mio spirito arrivano in qualche modo fino al punto in cui gli psichiatri li prendono in consegna -  spiega nello stesso libro Simenon - I miei "clienti", con qualche passo in più potrebbero diventare loro clienti ... esiste una fascia in cui questi sono allo stesso tempo clienti miei e degli psichiatri...".
Anche se Simenon afferma di non essere stato condizionato dalle teorie psicanalitiche nella creazione delle sue storie, una certa influenza è però innegabile. D'altronde lui stesso aveva la convinzione che la psicanalisi non fosse altro che la ricerca di un "aggiornamento" delle pulsione del cosiddetto "cervello tribale" (in  confronto al "cervello nuovo") la parte più oscura e insondabile del nostro animo, il nostro inconscio.
"...in effetti ho scritto i miei libri sforzandomi di non lasciarmi sopraffare dalla ragione, ma al contrario di seguire il mio istinto. E non lo rimpinango..."(Dicteé 1974)

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