mercoledì 6 febbraio 2013

SIMENON GUIDA LA CARICA DEI 600

La prima edizione italiana
Con Le signorine di Concarneau, pubblicato da Adelphi in questi giorni nella collana Biblioteca Adelphi, Simenon si accredita il 600° titolo di questa serie. Sarà un caso? L'argomento non è di così rilevante importanza, ma c'è un fatto che va sottolineato. Infatti la precedente uscita di un suo romanzo era stata Il borgomastro di Furnes il 23 gennaio scorso. D'accordo che non era un prima edizione, ma solo la prima uscita in economica (Gli Adelphi), dopo circa otto ristampe nella collana maggiore. Però, come abbiamo già scritto, si trattava di un titolo proposto da Adelphi in questa sua prima edizione vent'anni fa' (per Mondadori invece era uscito la prima volta nel '38 ne "I Libri Arancio") e poi riproposto un paio di settimane fa'. Gli appassionati lettori simenoniani non sono così abituati a uscite tanto ravvicinate!
Finora, in questa collana, Adelphi ha pubblicato una quarantina di titoli (dovrebbero essere 38) iniziando nel 1985 con Le finestre di fronte che ha all'attivo dieci ristampe e poi nel 2002 nell'economica Gli Adelphi a tutt'oggi con otto ristampe.

martedì 5 febbraio 2013

SIMENON, I VOLTI DI UNA VITA

Georges Simenon, le sue sfaccettature, i ruoli che ha ricoperto, i lavori che ha svolto... Nel corso della sua vita lo ritroviamo in situazioni le più disparate. Vediamo di ricordare, oltre a quella di scrittore, alcune tra le più significative.
 • Apprendista pasticcere - 1918, il padre Désiré, si ammala non può più lavorare e il piccolo Georges deve smettere di andare a scuola per aiutare la famiglia.
Commesso libraio - La pasticeria non faceva per lui e lavorare in libreria é molto meglio, ma il proprietario è ignorante sbaglia spesso autori, li confonde e il suo impiegato lo riprende spesso anche davanti ai clienti. Dura solo qualche mese.
Giornalista - Nel 1919 entra a La Gazette de Liége, dove scopre la scrittura e dimostra un talento particolare. Tutta la vita cotinuerà a scrivere per vari giornali, ma senza mai fare il redattore in uno di essi.
Segretario - Arrivato in Francia nel 1923 lavorò presso il marchese di Tracy. Allora Siemenon cercava un lavoro che potesse farlo vivere e nel contempo  dargli la possibilità di scrivere e per tentare di pubblicare i primi scritti. Durerà poco più di un anno.
Commissario ai rifugiati - Nel 1940, scoppiata la seconda guerra mondiale, lo ritroviamo in Vandea a La Rochelle con l'incarico di Commissario per i rifugiati belgi, fuggiti  dal loro paese invaso dalle trupper di Hitler.
Presidente della Mystery Writers of America - Nel 1955 a sua insaputa l'associazione degli scrittori americani di gialli gli conferì la presidenza della loro associazione. Era la prima volta che succedeva con un scrittore straniero... sia pure a quel tempo da dieci anni residente in America.
Presiente di giuria -  Si tratta di festival del cinema. Una prima volta a Bruxelles nel '58 per il locale Festival Interazionale del Cinema. La seconda, a Cannes per il più famoso premio cinematografico francese dove nel '60 lo troviamo a presidere la giuria e a far vincere La dolce vita di Fellini, di cui diventerà grande amico.
Disoccupato -  Dopo che nel '72 prese atto di di non poter più scrivere romanzi, nel 1973 richiese al consolato belga di Losanna di sostituire sul suo passaporto la dicitura "romanziere" con "senza professione.

* Per un problema tecnico questo post era stato messo on-line senza il testo, solo con le fotografie. Ce ne scusiamo con i lettori.

lunedì 4 febbraio 2013

SIMENON. LA VISTA LUNGA DI SCIASCIA... ANCHE SU MAIGRET

Quelli che vedono lungo. Più lontano degli altri. Già, perchè qualcuno anche nella nostra "italietta", ogni tanto, spunta qualcuno capace di dare una lettura dei fenomeni sociali e culturali, cosa che li mette su un livello sopra la media. In questo caso ci riferiamo a Leonardo Sciascia (scomparso ventiquattro anni fa', tra l'altro un paio di mesi dopo Simenon). Uno degli intellettuali più lucidi e indipendenti del '900 italiano, cui la nostra cultura, e non solo letteraria, deve non poco.
Questa volta ci permettiamo di tirarlo per la giachetta in merito ad un articolo che scrisse nel 1961 sul periodico Mondo Nuovo, intitolato La scommessa di Simenon
"... Romanzi come “Il borgomastro di Furnes”, per citarne uno tra gli ultimi pubblicati in traduzione italiana dall’editore Mondadori, valgono molto di più di quelli della cosiddetta scuola dello sguardo (lasciando da parte, per carità di patria, tanta altra roba di casa nostra); e forse anche qualcuna delle avventure del commissario Maigret ha più diritto di sopravvivenza di quanto ne abbiano certi romanzi che, a non averli letti si rischia di sfigurare in un caffè o in un salotto letterario...".
Una perentoria difesa non solo del Simenon romanziere, ma anche del padre di Maigret, come forse nessuno della sua statura aveva fino ad allora fatto.
E non si può nemmeno parlare di una vicinanza culturale. Sciascia è stato un letterato sempre impegnato nel sociale, in un ambito in cui la presenza della mafia era pesante. Simenon ha sempre evitato temi sociali, concentrandosi di più sull'individuo, sui temi del destino e della sofferenza personale. Tuttavia questo non impedì allo scrittore, saggista e poeta siciliano di intuire le grandi doti marrative ed espressive del romanziere francese, anche nei Maigret, classificati, quando, andava bene, nella letteratura d'evasione.
Tanto che in un altro passo dello stesso articolo leggiamo "... Si può dire che l’esperienza di Maigret sia andata di pari passo con quella del suo autore: Maigret fà carriera, invecchia, si fa sempre più saggio ed esperto..." e conclude "...le indagini di Maigret  assumono toccante pietà e poesia: e il cattolico senso del peccato e la dura necessità della legge diventano umana comprensione, indulgente saggezza..." .

domenica 3 febbraio 2013

SIMENON. ETICHETTA NOIR... DALLA CRITICA CON ERRORE

"... Alcuni passano il tempo ad attaccare delle etichette, e a buon bisogno diranno che Traqué è un romanzo poliziesco. Perché l'eroe è stato condannato, perché è fuggito, perché la polizia lo ricerca. Per quale crimine o delitto sia stato condannato, non ce lo dicono e il dramma non è lì. Il dramma è che l'indivduo si trova solo e che prova il bisogno sempre più lancinante di riprendere un posto qualsiasi tra gli uomini..."
Ecco quello che scriveva nel '44 Simenon, in una delle rarissime prefazioni da lui compilate, quella al romanzo succitato dell'autore norvegese, Arthur Omre.
Ed é evidente che mentre si riferiva all'opera dello scrittore, pensava a quella "etichetta" che, dopo dieci anni che scriveva romans durs, certa critica ancora gli affibbiava, scrittore di polizieschi.
Anche in molti romanzi simenoniani c'è un delitto, un colpevole, a volte la polizia, e sovente la critica si arrestava a questi elementi senza approfondire. I grande successo dei Maigret poi condizionava l'immagine del romanziere ed era facile classificare poliziesche certe storie, dove invece il fulcro era tutt'altro. La vicenda poliziesca era solo uno strumento per raccontare un vicenda umana e mostrare il protagonista con le sue debolezze, le sue angosce, le sue paure.
"... Poco importa che gli avvvenimenti siano drammatici o quotidiani, poichè quello che è importante è l'uomo stesso - sottolineava Simenon -  l'uomo e il suo rapporto con il mondo, o più esattamente con la vita...".
E infatti, a nostro avviso, addiritttura diversi Maigret valgono più per la vicenda umana raccontata, che per l'intrigo poliziesco.
Difficile rapporto quello tra Simenon e la critica del  suo tempo. Un rapporto fatto di incomprensioni, di chiusure e di accuse. La strada dal romanzo popolare, attraverso la semi-letteratura per arrivare ai romans-durs, fu difficile e irta di ostacoli come quelli che abbiamo citato. Ma la caparbietà di Simenon, la profonda convinzione in quello che faceva, la sua applicazione totale alla stesura dei romanzi alla fine vinceranno. Oggi lo possiamo dire

sabato 2 febbraio 2013

SIMENON: LE SIGNORINE... DI FERRO

Le declic è sempre un incidente stradale. Ma non come quello descritto nei I complici, vera e propria strage di quasi cinquanta bambini. Ma anche qui a morire investito è un bambino. E anche qui, come ne I Complici, chi ha provocato la disgrazia fugge. E anche qui nessun testimone che possa incolparlo. Stiamo parlando de Le Signorine di Concarenau (Les Demoiselles de Concarneau - Gallimard 1936) che Adelphi annuncia come prossima uscita per i Simenon della Biblioteca (Simenon si aggiudica il 600° volume di questa serie).
Alla base del romanzo la relazione un po' claustrofobica tra il propiretario di una flotta di pescherecci, Jules Guérenc, e le sue due sorelle, Françoise e Celine. Jules è stato sempre sottomesso alle due che lo trattano più come un figlio e lo tengono al gunzaglio. Non solo. Sovrintendono ai proventi della sua attività economica, ne controllano le relazioni sentimentali e addirittura le frequentazioni di prostitute quando si reca in città. Insomma l'oppressione è forte, Jules è debole e l'incidente è un choc che innesca finalmente in lui una reazione. Ma si rivelerà nel senso sbagliato, sorretta solo da un'illusione che non sarà certo sufficiente a far cambiare le cose.
Jules è un debole e, se vogliamo un perdente, che dovra seguire fino in fondo il suo destino, come diceva spesso Simenon dei suoi potagonisti.
La storia si svolge a Concarneau nei pressi di Quimper in Bretagna, con un'atmosfera grigia, un'umidità che penetra dapperttto, forse anche nell'animo di Jules Guérenc, rendendolo così molle, così arrendevole, così schiavo delle demoiselles.
Il romanzo scritto nel'34 a Porquerolles, ma venne pubblicato da Gallimard solo nel '36. Alla tv francese TF1 fu trasmessa una riduzione televisiva nell'ambito di una serie L'heure de Simenon (1987-88) che comprendeva tredici telefilm, di una cinquantina di minuti l'uno, tratti da altrettanti romanzi dello scrittore.

venerdì 1 febbraio 2013

SIMENON TORNA IN TV... IN FRANCIA... E SENZA MAIGRET

Il ciak viene dato oggi e le riprese dureranno per tutto il mese. Stiamo parlando di una produzione televisiva francese del canale France 3 che ha deciso difare un adattamentoper il piccolo schermo di un romanzo da poco uscito in Italia, ma che Simenon aveva scritto nel '55, Les Complices, da poco tornato dai dieci anni passati in America. 
La produzione ha affidato la regia a Christian Vincent, regista di alcuni film per il cinema sempre di produzione transalpina. I protagonisti del romanzo saranno interpretati da tra gli altri da Thierry Godard, Marie Kremer, Jérôme Kircher e Simon Ferrante.
Per ora non si conoscono le date della futura messa in onda, né se sarà a puntate o una sorta di film.
La storia del romanzo culmina in una incidente stradale provocato da due amanti che impegnati in effusioni amorose mentre lui guidava di notte che coinvolge un autobus che trasportava dei bambini. Il termine incidente non è appropriato, sarebbe megilo dire che Joseph Lambert, indaffarato con le grazie della sua Nicole, provoca la strage di un cinquantina di ragazzi. L'autobus va giù per un scarpata, i due e la macchina sono illesi e si danno alla fuga. Lui è comproprietario di una grossa impresa. Paura della giustizia, di perdere tutto e di rendere nota la sua relazione clandestina, tutto gli fa mettere da parte qualsiasi scrupolo. Tra i tanti titoli simenoniani finiti sul grande schermo, a quanto ci risulta, la storia de Les Complices era invece rimasta tra le pagine dei libri.
Una produzione televisiva di un non Maigret è per altro cosa rara, anche se ci sono dei precedenti anche in Italia, una piccola serie prodotta dalla Rai alla fine degli anni '70. Quattro sceneggiati, di cui il primo anche con la regia del Landi che aveva diretto i Maigret: Antonie e Julie, Il grande Bob, Il signor Cardinaud e Il Borgomastro di Furnes.  
Ma anche in Francia dalla fine degli anni '80 ci sono state alcune riduzioni televisive: Les Mouchoir de Joseph (1988) da Chez Krull , Le Train de Vienne (1989) da Le train de Venise , L'ainé des Ferchaux (con Jean-Paul Belmondo - 2000), La fuite de Monsieur Monde (2004), Le voyageur de la Touissant (2005) e Le petit homme d'Arkhangelsk.