venerdì 19 aprile 2013

SIMENON. I TRE ENIGMI...

Oggi poniamo ai nostri lettori tre enigmi che si riferiscono alle fotografie sulla destra, che ritraggono Georges Simenon con altri personaggi. A tale proposito vi facciamo una domanda... anzi tre. Saprete svelare gli enigmi?

1) Di questi tre personaggi uno solo non è un editore. Qual é il suo nome?

2)  Quale di questi signori è stato l'editore italiano di Simenon? Nome e cognome.

3) Di quale nazionalità è l'editore non italiano che è a fianco di Simenon?

Rispondete come volete, nei commenti, mandando un messaggio oppure una mail a simenon.simenon@temateam.com.

Dopodomani pubblicheremo i nomi di coloro che avranno indovinato tutti e tre gli enigmi.


giovedì 18 aprile 2013

SIMENON. 18 APRILE 1952... ORE DIECI...


Dalla nostra attachée Murielle Wenger viene un racconto di una mattinata particolare tra realtà e fiction. Un evento di esattamente ventuno anni fa'. Un post tutto da leggere. Chi volesse collaborare al "Bureau Simenon-Simenon" basta che scriva a simenon.simenon@temateam.com



Roma - dalla nostra attachée Murielle Wenger - Ore 10 della mattina. La finestra è aperta. Una leggera brezza primaverile scompiglia i fogli sparsi sulla scrivania. Un rimorchiatore fischia tre volte passando sotto il secondo arco del ponte di Saint-Michel.
Bussano alla porta, e, senza attendere risposta, Joseph, il segretario, entra e poggia sul tavolo una carta con il sigillo del comune, bordata d’arabeschi.
Maigret che sonnecchia ruminando qualche vago pensiero  - risultato di una lunga nottata senza sonno, passata ad interrogare i fratelli Riotti della banda dei Corsi -  si stira, allunga il braccio per finire il resto del caffè ormai freddo, nel fondo della tazza. Poi si alza, si piazza davanti alla finestra, riaccende la pipa, e si volta per prendere la carta portata da Jospeh.
Le sue grosse sopracciglia si aggrottano, mentre un con un muto bisbiglio decifra  il messaggio.

Il signor Prefetto della polizia prega tutti i commissari divisionali di rendersi disponibili, lasciando tutti gli affari correnti, venerdì 18 aprile alle 11.30

Maigret dà un colpo d’occhio al calendario aperto sulla sua scrivania dove è scritto, in grossi caratteri neri il numero 17. Non ha il tempo di arrabbiarsi perché l’avviso sonoro del rapporto quotidiano si fece sentire improvvisamente. Afferrò il dossier dell’affare Riotti con l’aria di voler colpire qualcuno, poi si dirige a passi pesanti verso  il fondo del corridoio  dove c’é la porta verde imbottita del Direttore della PJ.
I suoi colleghi sono già lì e Maigret si sistema sull’unica sedia libera. Atmosfera routinaria . Il capo della Buon Costume parla di una partouze che si era verificata al Bois de Boulogne finita male, in cui sarebbero implicati i figli di un alto funzionario del ministero.  Maigret spiega in qualche parola a che punto è con i suoi Corsi. Bollert, della Finanza, rientrato dalle vacanze con la famiglia,  ha riportato alcune casse di calvados che propone ad un prezzo speciale.
Il direttore rimette il cappuccio alla sua penna stilografica e si accende una sigaretta: è il segnale della fine della riunione. Tutti si alzano e mentre stanno per andarsene, Maigret tira fuori dalla tasca  la carta del prefetto.
- A proposito, capo, cos’è questa storia  dell’invito del prefetto per domani?
Il Direttore soffia il fumo nell’aria dorata che filtra attraverso  le tende di mussola bianca.
- Ricevimento ufficiale, con discorso, pranzo da Lapérouse e tutto il seguito… Sembra che non ci si lasci scelta e, come dice il prefetto, “di un’importanza estrema per il buon nome della polizia francese…”.
Il piccolo Costrad, di Garnis, capelli rossi a spazzola, con il vestito sempre sgualcito, domanda:
- Si, ma chi è che si riceve ? Il presidente di una repubblica delle banane? L’ambasciatore della Cina?
- Meglio ancora -  replica il prefetto – uno scrittore celebre…
- E questo che cosa ha a che vedere con noi? – chiede Maigret.
Il direttore sorride divertito. E, con una strizzata d’occhio ai suoi colleghi, risponde:
- Con noi non molto, ma con lei, mio vecchio Maigret, certamente sì…
Il commissario credette di aver capito e subito si rabbuiò. Evidentemente uno scrittore celebre, la PJ e lui stesso… un incrocio  che non poteva che portare al famoso Simenon, che si era permesso di utilizzare il suo nome per scrivere dei romanzi polizieschi… Con un certo successo, andava riconosciuto, ma Maigret ne aveva abbastanza di questa celebrità che si portava dietro.
- Credevo che si fosse stabilito in America. Vuole tornare in Europa?
Maigret dice queste ultime parole con un’aria così sconsolata tanto da suscitare un scoppio di risa dei suoi colleghi.
- No – risponde il direttore – fà giusto un giro. Dopo Parigi andrà a Liegi, la città in cui è nato. Il prefetto ha immaginato un grande ricevimento, durante il quale gli sarà consegnato il distintivo di commissario. Sembra che ci sarà anche una ricostruzione del Bal anthropométrique, anche se in versione ridotta…
Maigret si rabbuio ancor di più: quella sera del 1931 gli lasciava un ricordo non certo piacevole…
- E bisognerà partecipare anche a questo Bal?
- Non da questo siete dispensati. Ma il prefetto esige la vostra presenza al ricevimento di domani e non accetterà nessuna scusa. E’ stato irremovibile su questo punto.
Maigret esclamò:
- Esige?… E l’affare Riotti, allora? Ho per le mani due omicidi e un terzo di cui non si è ancora trovato il colpevole! Ma cosa s’immagina, che gli interrogatori si faranno da soli, mentre io faccio dei giri a vuoto in questo stupido ricevimento ?!
Il direttore batte amichevolmente la mano sulla spalla del commissario.
- Andiamo, vecchio mio, non vi innervosite.  Vi si domanda solo di essere là per l’aperitivo, poi il pranzo. Troverete senz’altro un paio d’ore dei vostri impegni da dedicare a questa cosa… A limite, niente vi impedisce di eclissarvi al dessert… Siate ragionevole, fate atto di presenza, è tutto quello che vi si chiede…


E’ mezzogiorno. Maigret è seduto ad un tavolo  della Brasserie Dauphine . Ha ordinato un Pernod, il cui aroma d’anice si mischia a quello del tabacco che fuma a grandi sbuffi nervosi. Il direttore l’aveva subito spinto gentilmente fuori dall’ufficio e Maigret aveva notato  che i colleghi si davano di gomito. Il commissario aveva poi raggiunto il suo ufficio, di cui aveva sbattuto la porta bruscamente.
Nessuno aveva osato disturbarlo, e, all’ora dell’aperitivo, aveva disceso tutto solo il grande scalone polveroso.
Ora nel suo angolo, prova una rabbia sempre maggiore che andava però pian piano mischiandosi ad una certa curiosità… Avrebbe voluto, in fondo, rivedere questo Simenon, che tanto faceva parlare di lui da tanti anni. Forse il giovanotto così sicuro di sé era cambiato?
Dopo tutto, e Maigret se ne rende conto, non ce l’aveva poi così tanto con il romanziere, ma con quel prefetto della malora che disponeva di lui con quella disinvoltura. Convoca la gente all’ultimo minuto, non si preoccupa di valutare se abbiano qualcosa di più urgente da fare, o affari più importanti che passare la mattinata a bere e a mangiare, anche magari cose deliziose…
Maigret si alza pesantemente, lascia la Brasserie salutando il padrone, poi le mani in tasca  si dirige verso Boulevard Richard-Lenoir . Nell’aria si sentiva bene la primavera e già le prime foglie dei castagni spuntano verdi verso l’azzurro del cielo.
Oh, e poi zut! In un alternarsi di pensieri migliori e peggiori, arriva ad un punto… Andrà al loro benedetto ricevimento, berrà l’aperitivo, sorriderà, pranzerà, berrà e poi…

Questa mattinata del 18 aprile del 1952 , quando M.me Maigret apre le tende, trova suo marito sotto le coperte con un aspetto febbricitante… Gli misura la febbre  e quando il termometro indica trionfalmente i suoi 39°, decise di preparare una bella tazza di tisana…

mercoledì 17 aprile 2013

SIMENON. ECCO LA LOCANDA DEGLI ANNEGATI

La Locanda dei pescatori detto L'Auberge aux noyés
Ci siamo. Ieri, oggi o al massimo domani a seconda delle librerie e della loro collocazione geografica. Parliamo del debutto de La locanda degli annegati e altri racconti, la nuova raccolta di racconti del commissario Maigret. Come avevamo annunciato in un post del nostro attaché Andrea Franco.
L'Auberge aux noyés scritto da Simenon nell'estate del 1938, quando risiedeva à La Rochelle, fà parte di quelle inchieste del commissario che il romanziere aveva ricominciato a scrivere dopo una pausa di poco più di quattro anni. Prima furono pubblicati da giornali come Police Film e Police-roman e poi nel '44 riuniti in un volume edito da Gallimard, Les nouvelle enquetes de Maigret.
E' il racconto che dà il nome alla nuova raccolta di Adelphi, ha un incipit che ci ha sempre colpito. Un Maigret, cappello calcato, mani in tasca, pipa in bocca, accigliato, pesante, immobile sotto un torrente d'acqua. Il cappello pieno di pioggia come un serbatoio che si svuota ad ogni più piccolo movimento.
Sono giorni difficili per il commissario, coinvolto da uno strano incidente durante una missione a Nemours per certi affari con il capitano della polizia locale: si tratta di annegati, ovviamente... quelli del titolo. Erano due innamorati. Suicidio o assassinio? Maigret dovrà vedersela con una piccola comunità, un gestore di una pompa di benzina, camionisti, un locandiere... E il commissario che viene dalla grande Parigi dovrà districarsi tra menzogne e piccoli segreti che in provincia sembrano crescere ingigantirsi... E' la seconda raccolta dei racconti di Maigret, dopo che Adelphi ha pubblicato tutti i romanzi del commissario simenoniano.

martedì 16 aprile 2013

SIMENON. ANALISI DELLO STILE LETTERARIO



Quando si parla di Simenon spesso si cita lo stile della sua scrittura come uno dei suoi punti forti. Si tratta di una caratteristica che ormai viene attribuita non solo ai cosiddetti romans-durs, ma anche ad una buona parte dei Maigret. Ma vediamo più da vicino in cosa consiste questo stile di Simenon, partendo dall'analisi realzzata da François Richaudeau, fondatore del Centro Studi di promozione della Lettura e di un laboratorio che analizza i comportamenti dei lettori in funzione delle parole, delle frasi, dello stile del testo e addirittura dei caratteri tirpografici utilizzati.
In una delle sue analisi, dedicate agli scritti di Simenon (Simenon: une écriture pas si simple, qu'on le penserait - 1982) , Richaudeau prende in considerazione oltre venti titoli del romanziere (Maigret, romanzi, scritti autobiografici) e osserva il testo al microscopio.
"...la lunghezza della frase, o della frase corrente, di Simenon è di 12,5 parole per i Maigret e 13,2 per i romanzi. Ora bisogna sapere che la misura della "memoria di lavoro", cioè la sequenza di una frase che il lettore può ritenere varia da 9 a 23 parole. Questo ovviamente dipende dalla natura del soggetto, dal tipo di parole e dalla costruzione della frase...."
Lo studioso è fin troppo analitico e sembra fermarsi all'aspetto tecnico della composizione della frase. Si direbbe che non ne valuti poi l'effetto sul lettore e quindi la sua efficacia e il conseguente valore.
Più avanti nel suo saggio Richaudeau sostiene che "... non esiste un solo tipo di frase o un solo tipo di scrittura per Simenon, certi sono migliori e più efficaci di altri. A voler credere a certe affermazione dell'autore, egli avrebbe messo a punto, dopo un primo periodo, un tipo di scrittura semplice, spoglio, adatto ad un lettore popolare. E nonostante questo nel 1960 giudica certe proprie opere del passato un po' troppo letterarie, asserendo che ora adottava una scrittura molto più essenziale, anche se nelle sue opere di quel periodo utilizza delle frasi piuttosto lunghe...sembra che la frase di Simenon sfugga alla sua volontà cosciente che sorga dalle sue pulsioni istintive...".
Questa analisi sembra sulle prime un po' riduttiva. Sembra non cogliere la capacità rappresentativa delle frasi di Simenon. Con poche essenziali parole riesce a far partecipe il lettore di un certo ambiente di una specifica atmosfera.
E tutto questo usando pochi aggettivi e quelle che lui chiamava mot-matiére che possiamo tradurre come "parole concrete", che indicano cose materiali e tangibili. E poi c'è il raccordo delle frasi che è la parte più importante e qui il nostro Richaudeau va più a fondo "... ma non è, in generale, al livello della frase che Simenon rivela le sue migliori qualità, è nel mettere insieme quelle frasi che ottine quello che lo rende spesso inimitabile: la suggestione di un ambiente, la progressione di un'azione o l'evoluzione di un destino e soprattutto lo spessore psicologico dei personaggi..."-
Sì, ma questo, dirà qualcuno, è contenuto, non è forma, non è stile. 
No. A nostro avviso lo stile di un romanziere non è solo nel come scrive le vicende che narrà, ma si amalgama con le tematiche, le atmosfere, le analisi psicologiche i personaggi...
"...cerco uno stle non soltanto neutro, ma uno stile che aderisca alla mentalità del mio personaggio in quel momento specifico - questo è Simenon che lo afferma nel 1963 in un'intervista con Roger Stéphane - Lo stile lo deve seguire continuamente, cambiare in funzione di quello che pensa il mio protagonista...".
Insomma nonstante la scrittura estremamentre rapida di Simenon, nonostante affermasse di scrivere in una sorta di trance creativa, dietro alla semplicità, a nostro avviso dietro all'essenzialità del testo c'è un lavoro prima negli anni e poi titolo per titolo che non può essere ignorato.
"... di primo acchitto - scrive tra l'altro Richaudeau nella conclusione del suo saggio - le frasi di Simenon sembrano mediamente scritte semplicemente, costruite con delle parole d'uso comune, e in media abbastanza brevi. La loro lunghezza media, 14 parole... come destinate ad un pubblico popolare... Ci si può domandare se egli non fosse prigioniero di un processo incosciente, ma implacabile, di esteriorizzazione attravaerso la scrittura...Che la sua infanzia, la sua esperienza di scrittore popolare dalla produzione prodigiosa abbiano influenzato l'opera di Simenon é certo. ma questo non spiega che una parte di quest'opera, delle sue frasi... Le irregolarità e le distorsioni che io ho riscontrato nella mia analisi sono una delle prove. Ed è meglio così."

lunedì 15 aprile 2013

SIMENON CI RACCONTA GLI INIZI DI MAIGRET

Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.







"... Davanti ad una delle scrivanie il segretario del commissario del quartiere aint-Georges muoveva le labbra come uno scolaro., chino su un piccolo libro di recente pubblicazione: Corso di segnaletica descrittiva ad uso dei funzionari e ispettori di polizia.
Sul risguardo era scritto a penna, in maiuscoletto, "J.Maigret". Già un paio di volte il giovane segretario del commissario aveva dovuto alzarsi per andare ad attizzare la stufa,  e  quella stufa di cui avrebba vuto nostalgia per tutta la vita, era la stessa o quasi, che avrebbe trovato un giorno al Quai des Orfèvres e che più tardi, quando avrebbero installato il riscaldamento centrale nei locaali della Polizia Giudiziaria, il commissario divisionale Maigret avrebbe ottenuto di conservare el suo ufficio.
Era il 15 aprile 1913. La polizia Giudiziaria non si chiamva ancora così,ma si chiamava Sureté.... (Capitolo primo: La deposizione del flautista - pag. 7/8).
"- Ha già fatto progetti per le sue vacanze?
Era su punto di rispondere, ma Le Bret (il suo commissario) lo prevenne.
- So che i funzionari hanno l'abitudine di fissare con molto anticipo il loro periodo di vacanza.Ciononostante, se vuole, può prendersi le vacanze da oggi stesso.  La mia coscienza così sarà tranquilla, specie se non ha intenzione di allontanarsi da Parigi. Un poliziotto in vacanza non è più un poliziotto, e può permettersi cose che altrimenti darebbero subito nell'occhio..." (Capitolo secondo: Richard ha mentito - pag. 41).
"Andarono alla Birrria Dauphine, a due passi dal Quai; c'era ispettri che buttavano giù un bicchiere ignorando i due uomini che bevevano champagne con aria raggiante.
Si sarebbero poi conosciuti, Maigret saebbe stato un collega; sarebbe entrato qui come a casa sua; il cameriere l'avrebbe chiamato per nome e avrebbero saputo in anticipo cosa servirgli.".  (Capitolo ottavo: La colazione in campagna - pag. 191)
Traduzione di Enzo De Michele, per la prima edizione Oscar Mondadori: La prima inchiesta del commissario Maigret - 1976 

SIMENON. MAIGRET INDAGA SUL GRANDE SCHERMO CON LA FACCIA DI JEAN GABIN

Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.


Tre volte Jean Gabin interpreta il commissario Maigret. Un'interpretazione che piaceva talmente a Simenon che una volta ebbe a dire. "... e adesso ogni volta che mi siedo per scrivere un Maigret, me lo immagino con la faccia del mio amico Gabin... non vorrei che prima o poi si presentasse a rivendicare i diritti...d'immagne!..."


 • MAIGRET TEND UN PIEGE (1958)



MAIGRET ET L'AFFAIRE SAINT-FIACRE (1959) (in italiano)




MAIGRET VOIT ROUGE (1963)