sabato 18 maggio 2013

SIMENON. ANCORA UN GIOCO CON I CAPITOLI DI MAIGRET

"Come… Simenon" Questo è il titolo del gioco che in questo weekend ci propone la nostra affezionata attachée Murielle. Un'altro rompicapo con i titoli dei capitoli... un altro gioco per i "maigrettiani di ferro"!
 

 
• "Dove il ricordo di un bicchiere di birra fresca gioca un ruolo importante e dove Maigret scopre un inquilino di mademoiselle Clément in un luogo inaspettato".
• "Dove si vede la Grande Perche farsi prendere in giro e dove  Maigret si decide infine a cambiare avversario".

Voi conoscete sicuramente questi due titoli di capitoli (il primo é quello del 3° di Maigret en meublé, il secondo  è il capitolo 8 di Maigret et la Grande Perche) nei quali si evidenzia l’abilità di Simenon a riassumere in una frase, e con un certo umorismo, il tema del capitolo così presentato. Ricordiamo che anche altri autori hanno utilizzato questa formula, a cominciare da Alexandre Dumas (eh, sì… proprio l’autore che era sul comodino di Maigret): per esempio un capitolo di Vent’anni dopo è intitolato «Dove si dimostra che se Porthos è scontento della propria situazione, Mousqueton è molto soddifatto della propria ».
Oggi vi invito a partecipare ad un piccolo gioco che mi è stato ispirato da questa tipologia di titoli di capitoli. Qui di seguito si trovano venti frasi formate con lo stesso principio, che potrebbero essere dei titoli di capitoli. Lo scopo del gioco è evidentemente quello di indovinare a quale romanzo corrispondono. Buon divertimento ! (Murielle Wenger)

• Dove Maigret mangia la torta di riso durante l'ascolto di un pianoforte

• Dove Maigret Breton parla di marinai, prima di farsi colpire e legare

• Dove Maigret bere whisky in compagnia di un gigante mite e rosso

• Dove gli amici di Albert Maigret raccontano perché hanno portato Nine al cinema

• Dove Maigret scopre il fascino di un'isola soleggiata del Mediterraneo

• Dove la signora Maigret è alla ricerca di un cappello bianco

• Dove Maigret ricorda che Lapointe si chiama Albert

• Dove Maigret mangia un pollo a mezzo lutto alla tavola del castello

• Dove Maigret scopre un canarino da Miss Gibon

• Dove Maigret si ricorda del gusto dei biscotti della sua infanzia

• Dove Maigret chiede se si può uccidere qualcuno con un pennello

• Dove Maigret fa cercare a Janvier l’abbonato zoppo del Parigi-Bordeaux

• Dove Brigadiere Colson compra due costolette, mentre Manuel si sbarazza di un tappeto

• Dove Maigret trova una lettera di Leon in una scatola di conchiglie

• Dove Maigret lascia che il corniciaio uccida l’amante della moglie

• Dove Olga racconta a Maigret come la signora Wilton riceve il suo amante

• Dove Maigret conosce come il professore ha salvato il figlio della custode

• Dove si avvera che l'uomo con le spalle larghe abbia trasportato il tronco del corpo

• Dove Maigret ammira il corpetto rosa confetto della grossa Lea

• Dove il cugino Monfils scopre il segreto di Juliette

venerdì 17 maggio 2013

SIMENON. DUE DONNE IMPORTANTI ESCONO DI SCENA INSIEME

Henriette Liberge, detta Boule
L'altroieri abbiamo parlato della coincidenza della nascita a maggio di due attori storici che interpretarono il commissario Maigret: Jean Gabin e Gino Cervi. Oggi invece parliamo di due donne che furono molto importanti nella vita e nell'opera di Simenon. Si tratta di Henriette Liberge detta Boule, la sua storica femme de chambre e la sua maitresse di una vita. L'altra è M.me Joyce Aitken, la mitica segretaria svizzera che fece funzionare per anni il secretariat Simenon, che gestiva vecchi contratti, rinnovi, royalty, accordi con nuovi editori o produttori cinematografici e che gestiva un patrimonio di non poco conto.
Quello che accomuna queste due figure, da una parte è la coincidenza della loro scomparsa. Morirono entrambe nel 1995, quindi sei anni dopo Simenon. Dall'altra furono le gelose custodi dei suoi segreti personali l'una e professionali l'altra.
La Boule conobbe i Georges e Tigy alla fine degli anni '20. Era figlia di pescatori della costa normanna dove i coniugi erano in vacanza da amici. Loro stavano cercando qualcuno che si facesse carico della gestione della casa. Lei non vedeva l'ora di lasciare quel posto. L'idea poi di poter andare a Parigi le sembrava un sogno. E così a nemmeno vent'anni entrò senza indugio al servizio dei Simenon. Fu la sua amante quotidiana, anzi come dichiarò lei stessa "... eravamo uguali lui ed io: degli animali. Ma non pensate male. Ci siamo amati molto...lui era molto umano. Quello che caratterizzava i nostri rapporti era l'umanità...". A riprova, c'erano numerose lettere che soprattutto "mon petit monsieur joli", come lo chiamava lei, le scriveva. E non erano solo lettere d'amore, ma contenevano anche segreti che Boule non volle mai rivelare, tanto che prima di morire pretese che fossero tutte bruciate.
M.me Joyce Aitken
Madame Joyce Aitken, entrò nella gestione degli affari Simenon nel 1952, bureau Simenon quando ormai la secnda moglie Denyse, a causa della propria condizione mentale, non era più in grado di svolgere le attività come faeva in America. Aitken era invece giovane, in gamba, plurilingue e fidata. Spesso si trovò anche a fronteggiare la stampa e mantenne sempre un riserbo professionale che Simenon apprezzò molto. Negli ultimi anni della sua vita, quando lui non scriveva più e viveva a Losanna con Teresa, la sua ultima compagna, nella casetta rosa non lontano dal lago, l'Aitken madava avanti da sola l'intera mole dei affari dello scrittore, il quale le telefonava di quando in quando, fidandosi completamente di lei. Al punto che lei gli fu d'aiuto anche nella penosa vicenda del suicidio della figlia. E, quando lui si accinse ormai quasi ottantenne, e non certo in buona salute, a scrivere il monumentale Mémoires intimes, aveva lasciato detto che se gli fosse capitato qualcosa, a lei e a Teresa era demadato il compito di terminare quell'opera autobiografica.

Insomma due figure fondamentali nel mondo simenoniano, che ancora una volta gira intorno alle donne.

giovedì 16 maggio 2013

SIMENON QUANDO SCRIVE PER PAURA...

"...mi sono fermato perché mi sono reso conto che questo romanzo non lo scrivevo per bisogno, ma per dispetto, per provare a me stesso che ero in grado di scrivere quattro romanzi all'anno... Scrivevo per paura. E la prova consiste nel fatto che avevo scelto un soggetto facile, azione, dialoghi personaggi netti..."
Così scriveva Simenon nel suo autobiografico Quand j'étais vieux (1970 - Presses de La Cité) e il romanzo cui fa riferimento è Le Train che uscì nel '61.
Ma perchè lo scrittore afferma che scriveva per paura? L'idea di scrivere un romanzo del genere  risale a molto tempo prima, all'epoca in cui pubblicava ancora per Gallimard, cioè vent'anni prima.
A quell'epoca scriveva a Gaston, il patron della casa editrice "... sono settimane che sono tentato dall'idea di un grande romanzo : "La Gare"... una vicenda che ho vissuto intensamente, la guerra, tutta la guerra vista dalla banchina di una stazione, i treni, le truppe, i rifugiati, i civili... Una materia terribile e magnifica che mi fà un po' paura. Volevo far passare un po' di tempo, ma non riesco a pensare ad altro, così un giorno o l'altro dovrò cedere a questo bisogno...".
Insomma questa idea lo stimolava, ma in qualche modo gli incuteva un certo timore, era una sorta di tormento per Simenon che, se da una parte non si decideva a iniziarlo, dall'altra non riusciva a toglierselo dalla mente per lungo periodo... per vent'anni! E ne scrisse anche al suo successivo editore, Sven Nielsen, raccontandgli che il materiale c'era, ma era lui che in quegli anni, come Commisario per i rifugiati dal Belgio, decideva destinazioni, organizzava l'accoglienza, dirigeva le operazioni. Ma doveva trovare il taglio giusto e il suo timore, avendo vissuto molto intensamente quella esperienza, era di avere troppa carne da mettere al fuoco.
Le Train è un romanzo che parla delle vicende di un profugo strappato dalle proprie radici e dall'affetto della propria moglie incinta, mentre si trova sul treno che li porterà a La Rochelle. Si ritrova così solo, ma libero e incontra sulla sua strada un'altra fuoriuscita, una cecoslovacca, con la quale avrà una relazione. Ma sarà una storia di breve durata, in quanto riesce a sapere dov'é la moglie e va a raggiungerla, insieme alla sua amante che lo accompagnerà fino alla porta dell'abitazione. Qualche anno dopo la profuga cecoslovacca, insieme ad un militare inglese, si rifarà viva e chiedendo rifugio, in quanto perseguitati dalla Gestapo. Il protagonista tentenna e la sua ex-amante capisce che ormai ha la sua famiglia, un figlio e non vuole mettere a repentaglio tutto. Qualche mese dopo sulle liste dei fucilati dalle S.S. usciranno i nomi dei due fuggiaschi.
"... un uomo banale, a cui non capita quasi nulla e si lascia sballottare dalla corrente...." Così Simenon  descrisse in poche parole il protagonista de Le Train.

mercoledì 15 maggio 2013

SIMENON. MAGGIO, IL MESE DEI... MAIGRET SULLO SCHERMO

Per gli italiani, si sa, quando viene chiesto di citare un attore che ha interpretato Maigret, il primo (e spesso unico nome) che pronunciano è quello di Gino Cervi, attore televisivo che a metà degli anni '60 spopolò con la sua interpretazione del commissario negli scenggiati Rai. Ma se stringiamo il campo ad una fascia di maigrettiani più informata, il secondo nome che viene fatto è quello di Jean Gabin, per tre volte Maigret sul grande schermo (e altre volte interprete di film tratti da romanzi di Simenon).
Cervi e Gabin, due attori molto diversi dunque, ma legati dalla data di nascita. Il primo nato il 3 maggio del 1901 e l'altro il 17 maggio 1904 (scomparsi poi ad un paio di anni di distanza, il primo nel '74 e il secondo nel '76).
Più legato al teatro e in seguito anche alla televisione, Cervi ebbe però un gran sucesso di pubblico anche al cinema (sia in Italia che in Francia) grazie alla serie di Don Camillo e l'onorevole Peppone in coppia con l'attore francese Fernandel. E poi non va dimenticata, anche se non ebbe altrettanto successo, la produzione cinematografica di Maigret a Pigalle (1966 - Landi)
Decisamente cinematografico invece Jean Gabin, grandissimo attore francese, che durante la seconda guerra mondiale si spostò negli Stati Uniti, partecipando anche a delle produzioni hollywoodiane. Nella sua ricca filmografia (ben 95 pellicole), trovano spazio ben dieci titoli tratti dai romanzi simenoniani.
Tre come dicevamo, sono i Maigret portati sullo schermo da Gabin, Maigret tend un piège (Delannoy - 1958), Maigret et l'affaire Saint-Fiacre (Delannoy - 1959) e Maigret voit rouge (Grangier -1963).
L'anno successivo debuttano in Italia gli sceneggiati Rai interpretati d Gino Cervi, regia di Mario Landi (alla sceneggiatura anche Diego Fabbri) e delegato alla produzione Andrea Camilleri. Saranno sedici adattamenti, in 35 puntate che andranno in onda raggruppati in quattro serie dal '64 al '72.
I due interpreti di Maigret, sia pur contemporanei, ed entrambe spesso impegnati in produzioni italo-francesi, non ci risulta che recitarono mai insieme.
Due icone per noi italiani, (una cinematografica, e l'altra televisiva), con una diversa impostazione recitativa, più teatrale quella di Cervi, più "americana" quella di Gabin (i suoi Maigret sono tutti successivi al suo soggiorno negli Usa), ma entrambe con una presenza scenica notevole, di quelle che catalizzano l'attenzione. Per Gabin addirittura il suo appeal sulla scena era così forte che Jacques Prevert disse di lui: "...è sempre lo stesso / è sempre uguale, sempre Gabin / sempre qualcuno...". Simenon invece scherzando aveva detto che, da quando aveva visto i film con Gabin interpete di Maigret, ogni volta che si metteva a scrive un'inchiesta del commissario lo immaginava con la faccia dell'attore e scherzava: "....Non vorrei che prima o poi mi venisse a chiedere i diritti per l'immagine!...".

lunedì 13 maggio 2013

SIMENON. CLASSIFICHE E POSIZIONI DELLA LOCANDA

Nel nostro sintetico rendiconto settimanale dell'ultimo Maigret uscito, iniziamo da TuttoLibri de La Stampa di sabato che vede il titolo di Simenon fare il salto dalla "Tascabile" alla classifica dei "Top Ten", dove si affaccia al 10° posto. Invece su La Lettura del Corriere della Sera di domenica il nostro rimane nella sezione "Narrativa Straniera", occupando l'11a posizione. Per quanto riguarda la vendita on-line La Locanda degli annegati nella classifica di I.B.S si piazza al decimo posto. Su Amazon, dopo venti giorni nella top-ten, lo ritroviamo al 49 posto. Sulla piattaforma di vendita on-line di Feltrinelli.it è addirittura in quarta posizione. Finiamo in bellezza con il 2° posto dove si piazza nella classifica della Rizzoli on-line.

domenica 12 maggio 2013

SIMENON - GLI SMERALDI DEL LAGO LEMANO / 2

Seconda parte della short-story del weekend. Maigret che deve andare a Roma a incontrare Gino, un suo... amico, ma un'imprevista sosta a Losanna lo piomba nel bel mezzo di un'idagine su un delitto e su un furto di smeraldi... E ora viene il bello... Il racconto come abbiamo detto ieri nella presentazzione  è di Murielle Wenger che i nostri lettori conoscono molto bene come nostra affezionata attachèe. Oggi la seconda e ultima parte della storia... Buona lettura e ricordiamo a tutti coloro che volessero scrivere un racconto  per "...magari come Simenon!" possono indirizzarlo a
simenon.simenon@temateam.com







GLI SMERALDI DEL LAGO LEMANO

di Murielle Wenger

 

La signora Maigret si era già sistemata nello scompartimento, mentre suo marito stava per salire a sua volta, dopo aver svuotato la pipa con dei colpetti contro la porta del treno.
Improvvisamente si sentì chiamare: era Bornand, che correva lungo la banchina. La signora Maigret, che aveva visto il marito che non saliva sul treno, gli disse sporgendosi dalla finestra:
- Che stai facendo? Dai, il treno partirà presto! Bornand correndo aveva raggiunto il commissario. Senza fiato,l'aveva salutato:
- Maigret! Aspetta! Ci sono novità!La signora Maigret aveva già capito. Sospirando, uscì nel corridoio, e passò le borse al marito.
- Che stai facendo? - chiese lui.
- Credo che rimarremo qui, giusto?
Maigret si rivolse a Bornand, che aveva un aspetto quasi implorante. Mentre il commissario aveva preso i bagagli dalle mani della moglie, l'aiutò a scendere i gradini, poi tutti e tre si diressero verso l'uscita. Bornand li portò nella sua auto a velocità sostenuta fino al Beau-Rivage. Lungo la strada, spiegò cosa era successo: aveva incaricato un ispettore di andare ancora una volta interrogare Jeanne Sonais. Voleva capire se sapesse qualcosa di più sul rapporto tra la contessa P ... e il giovane svedese. Ma, quando era arrivato, l'addetto alla reception del Beau-Rivage, gli ha detto che Jeanne era sparita.
- Come, è partita? - chiese l'ispettore, al quale fu risposto che il portiere di notte aveva visto uscire la cameriera la sera prima, ma non l'aveva vista rientrare. Anche il suo collega del giorno non l'aveva vista. L'ispettore si arrabbiò, dicendo che avrebbero dovuto

chiamare la polizia. Il portiere si difese affermando che non avevano avuto precise istruzioni, e nessuno aveva detto che la signorina Sonais non aveva il permesso di uscire.- In realtà abbiamo fatto un errore, ha detto Bornand. Non avevamo ritenuto necessario controllare attentamente la donna. Sembrava così indifesa, abbiamo pensato che non avrebbe mai lasciato l'hotel prima di essere autorizzata.
- Sì - brontolò Maigret, che la pensava allo stesso modo, ma che non voleva calcare la mano con il suo collega, che già sembrava piuttosto dispiaciuto di per sé.
- E non è tutto - aggiunse Bornand - Il mio ispettore è poi salito nella camera della contessa. Durante la perquisizione  si accorse che gli effetti personali di Jeanne Sonais erano tutti lì, come se lei avesse lasciato in tutta fretta l'appartamento, senza quindi portar via nulla. Abbiamo trovato la borsetta con il suo denaro, il necessaire da toletta, le sue carte. Sembra che abbia lasciato l'albergo solo con un cappotto e senza alcun bagaglio. Maigret, mi dispiace, ma ho paura che dovremmo chiederti aiuto, questo caso è complicato. 
Per farsi perdonare Bornand, aggiunse, rivolto alla signora Maigret, nel modo più gentile che potè:
- Mi sono preso la libertà di annullare i biglietti del treno, e ho prenotato un volo diretto dall'aeroporto di Ginevra, che vi porterà a Roma. Così sarete di nuovo a destinazione stasera, solo un po' più tardi.- Pensi che un giorno basterà per svelare il mistero? - chiese Maigret.- Oh, - disse la moglie, -  ricordati che abbiamo già più di un giorno di ritardo ...
- No, no - rispose Bornand - non si preoccupi. Confido nella brillante intuizione di suo marito, e noi lavoreremo il più velocemente possibile. Stasera, sarà a Roma... glielo prometto.
- Sì - borbottò Maigret ...Dopo aver inviato un altro telegramma a Gino Cervi, per spiegare la situazione e chiedergli di attenderli in aeroporto invece che alla stazione, Maigret, accompagnato da Bornand, tornò direttamente al Beau-Rivage. La signora Maigret si era sistemata in una piccola stanza, con un vassoio di tè e biscotti, e una pila di riviste, e i due commissari erano saliti al piano di sopra, entrando nella stanza della contessa P .... Bornand fece strada al collega, che iniziò a osservare tutta la stanza. Fece aprire la valigia Jeanne Sonais. Ce n'erano due modelli, uno abbastanza semplice, ma di buona qualità. Una valigia marrone, in cui c'erano due abiti, uno blu navy e uno nero, che la cameriera probabilmente indossava con piccoli grembiuli bianchi che erano anche essi lì. Nell'altra valigia, che era verde, trovarono ancora tre abiti, grigio pallido e due gialli, una camicia da notte e un pigiama rosso.- Penso che questi siano gli abiti che lei indossava quando era fuori servizio - ipotizzò Bornand.Maigret non disse nulla. Le sue grosse dita frugavano nella valigia finchè non trovò in fondo una cosa che trionfalmente consegnò al collega:
- Una cravatta! - esclamò Bornand. - Che ci fà tra le cose di Jeanne?Poi, dopo aver riflettuto, aggiunse:- Può essere di un amante? Oppure questa cravatta può essere un ricordo? O un regalo per lui? Pensi che possa essere andata dal suo amante ieri sera?
- Non credo nulla - disse Maigret, che accese la pipa e si sedette sul letto di Jeanne.
Per un tempo che parve interminabile a Bornand, il commissario fumò in silenzio, gli occhi fissi sulle due valigie aperte, dove gli abiti formavano un mucchio setoso. Improvvisamente, con sorpresa di Bornand, Maigret balzò in piedi e afferrò uno degli abiti neri. Esaminò attentamente l'etichetta, poi, lasciando cadere il vestito nella borsa, prese l'altro vestito grigio, stesso esame attento dell'etichetta. Un bagliore allegro comparve nei suoi occhi, si rivolse al suo collega:
- Vuoi prendere un abito nero e metterlo su questo? - disse, porgendo il suo vestito grigio.Senza capire, Bornand obbedì, prese l'abito grigio e lo depose sul letto e vi sovrappose un vestito nero preso dalla valigia marrone. Si lasciò sfuggire un'esclamazione soffocata. I due abiti non erano delle stesse dimensioni, il grigio era almeno di due taglie più grande.
- Che cosa vuol dire?
Maigret non rispose subito. Fumava a piccole boccate rapide e Bornand aveva l'impressione di seguire sul suo volto il percorso di una profonda riflessione. Improvvisamente, il commissario portò Bornand fuori dalla stanza. Con un respiro affaticato, disse:
- Devi perquisire tutte le camere da letto al piano superiore.
- Non ci pensare nemmeno ... In un palazzo come questo, senza un mandato, sarebbe un rischio ...
- Bisogna trovare questa cameriera, o no?
- E tu non pensi che...
- Io non credo niente. Già te l'ho detto.. Ma sento che questo può essere la chiave del mistero. Questa storia non mi piace per niente, Bornand, e ho paura che ...Maigret non finì la frase ma il suo sguardo era così insistente, che il commissario di Vaud iniziò a cercare il direttore dell'hotel, cui spiegò la situazione. Venne setacciato l'intero piano, cercando di disturbare il meno possibile gli occupanti delle camere, che mostrarono sufficiente comprensione grazie alla diplomazia del direttore. Purtroppo non fu trovato nulla e Bornand cominciò a pensare che la reputazione del suo collega parigino fosse un po' sopravvalutata, quando, in fondo al corridoio, Maigret scorse una porta non numerata.
- Che cos'è? - chiese al direttore.
- Oh, una semplice stanza. Abbiamo messo lenzuola e asciugamani di ricambio, e ci deve essere anche un aspirapolvere per la donna delle pulizie.
- Vuole aprire la porta, per favore?Il direttore trovò nel suo anello la chiave giusta e la infilò nella serratura. Quando girò la maniglia, la porta si aprì da sola, come se qualcosa di pesante stesse spingendo dall'interno. Il direttore fece un passo indietro e prima una mano poi un braccio, e, infine, un corpo caddero in avanti finendo sul tappeto rosso del corridoio. Era il cadavere di una giovane donna bionda che indossava un abito nero. Bornand si chinò sul corpo.- Morta, naturalmente ...- E' Jeanne Sonais, non è vero? disse Maigret.


                                                                        *******


L'aereo della compagnia svizzera era confortevole. Mentre la moglie al suo fianco, si chinava a guardare le Alpi e la neve che brillava attraverso le nuvole, Maigret indugiava sulla sua poltrona. Gli occhi socchiusi, ripensando alle ultime ore che aveva trascorso a Losanna: la scoperta del corpo di Joan Sonais, strangolata come la contessa, e la lunga discussione che aveva avuto luogo presso la questura di Losanna con Bornand e la sua squadra. Aveva ricostruito gli eventi. Lo studente svedese, aveva pensato di uccidere la contessa prima di rubare gli smeraldi. Poi, una volta che il fatto era avvenuto, aveva dovuto trovare un modo per lasciare inosservato l'hotel. Prima si era nascosto in un sottotetto (lì dove erano stati trovati mozziconi di sigaretta, briciole di pane e delle impronte che corrispondevano alle sue nell'elenco dei dati antropometrici). Dopo due giorni, era riuscito ad attirare Jeanne Sonais in una sorta di trappola: l'aveva poi strangolata e infine aveva nascosto il corpo nello stanzino. Era stato quindi dedotto che la valigia verde era la sua, e che a volte si travestiva da donna per sfuggire alla cattura. Con i suoi capelli biondi e il suo aspetto snello, doveva essere stato facile, indossando abito nero, giacca e un cappello, fingersi Jeanne Sonais. Il portiere di notte aveva visto nel buio del corridoio, una bionda figura femminile e l'aveva scambiata per la cameriera. La segnalazione con le informazioni sullo svedese era stata ormai lanciata dall'Interpol, e prima o poi sarebbe stato catturato. Tutto questo non preoccupava più Maigret che si lasciò sprofondare in una piacevole sonnolenza accompagnato dal ronzio dei motori dell'aereo. Aprì gli occhi quando la voce dell'hostess, annunciò l'imminente arrivo del velivolo a Fiumicino. Quindici minuti più tardi, Maigret e sua moglie erano stati accolti da una persona che sorrideva allegramente sotto i baffi, segno di un deciso gradimento.
- Jules Caro! I miei rispetti, signora ...
- Buona sera, Gino - Maigret volentieri gli strinse la mano.
- Avete fatto buon viaggio?
- Sì, grazie - Non è stato proprio facile - aggiunse la signora Maigret - ma finalmente siamo qui. Immaginate che mio marito ha trovato anche il modo di risolvere un'indagine tra Parigi e Roma, attraverso Losanna ...- Davvero? Ma questo è proprio affascinante... Venite ... Mi racconterete tutto strada facendo. E l'italiano portò i suoi amici per Roma, dove le stelle scintillanti punteggiavano il cielo della notte...