mercoledì 10 luglio 2013

SIMENON. EMPATIA FREDDA DI HOLMES O CALDA DI MAIGRET?

Sull'ultima pagina dell'inserto Domenica de Il Sole 24 Ore, siamo stati attratti dal titolo della rubrica "Filosofia Minima". Era stimolante: "L'empatia? Sherlock Holmes la serve fredda". L'autore, il filosofo ed epistemologo Armando Massarenti, altri non è che il... responsabile di detto inserto culturale.
Ma torniamo all'articolo, che anzi andrebbe definito più un ragionamento sul fenomeno dell'empatia. E Massarenti questa riflessione la inizia con una domanda: "...La nostra capacità di metterci nei panni degli altri dipende di più dalle nostre emozioni o dalla nostra razionalità, dalle ragione del cuore o dalle regione della mente?...".
Ovviamente questo tema dell'empatia per noi simenoniani, ha una certa importanza. Questo mettersi nei cosiddetti panni degli altri era una consuetudine per Simenon. Qui però Massarenti ci parla di quella di Sherlock Holmes, perché lo definisce "...il massimo della profondità empatica e al tempo stesso autenticamente allergico alle emozioni...". Il personaggio creato da Conan Doyle mostra in effetti un approccio molto freddo, razionale nella soluzione dei casi affrontati. Più volte lo sentiamo ricordare al proprio socio, dottor Watson, che lui non lascia mai nulla al caso (il famoso "una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità). E in più le sue classificazioni sui diversi tipi di cenere di tabacco, lo studio della chimica, le approfondite conoscenze di anatomia... insomma tutti questi elementi sembrano formare un approccio "scientifico" all'investigazione.
Noi qui, a casa Simenon-Simenon, vediamo l'empatia, almeno quella del nostro romanziere, molto istintiva, decisamente emotiva e che si concretizza nel cogliere umori, tendenze, sfumature, stati d'animo...
"...in realtà Conan Doyle mette in scena una mente altamente creativa - continua a spiegarci Massarenti - che non si ferma mai alle apparenze e che sa guardare ai fatti immaginandone le più svariate interpretazioni...".
Pensiamo a come invece Simenon definisce il suo Maigret: "non è intelligente, è intuitivo". E come abbiamo detto più volte, riteniamo che sia un concetto che traspone l'esperienza personale di Simenon (quella dell'ètat de roman che gli permetteva, aldilà delle sue capacità letterarie, di mettersi nei panni del protagonista) nel metodo d'indagare del commissario Maigret
"...il successo di Sherlock Holmes, la sua superiorità nel risolvere i casi più difficili, scaturisce dalla natura immaginativa e non lineare del suo pensiero - è ancora Armando Massarenti che scrive - che si concentra su mille ipotesi prima di privilegiarne una. Ma è proprio questo uno degli ingredienti fondamentali dell'empatia: la capacità di immaginare mondi diversi, che scaturiscono da punti di vista possibili lontani dal nostro...".
Beh, ma allora Holmes e Maigret sono meno lontani di quello che sembrerebbe in apparenza? "...Maigret sa annusare... - afferma Simenon - è un uomo in apparenza molto comune, con una comune intelligenza, di media cultura, ma sa annusare le persone, annusare dentro le persone...".
Insomma le diversità con Holmes allora ci sono, visto che questi è un personaggio stravagante, che mette in mostra quasi compulsivamente la sua brillante intelligenza, che tutto può sembrare ma non certo un "uomo comune".
Eppure secondo Massarenti, l'empatia di cui Holmes è dotato "....é la capacità di capire che quei mondi non sono soltanto possibili, ma sono reali e si incarnano in qualcuno che agisce di conseguenza...".
Empatia, come la definisce il dizionario della Treccani, è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
Beh... diciamo che per Maigret questo non è così immediato. La sua empatia si costruisce bighellonando sul luogo del misfatto, facendo delle domande generiche, camminando su e giù, sedendosi, accendendosi la pipa ed osservando la gente. In quel momento il commissario è una spugna che assorbe l'ambiente circostante, la mentalità del luogo, e in seguito lo deve frequentare per qualche giorno, deve ritrovarsi a fare le stesse cose che fanno gli altri, a seguire gli orari degli altri, a bere e mangiare quello che bevono e mangiano gli altri... Così diventa uno di loro, ne introietta i modi di pensare, i valori, il modo di vivere... ecco che raggiunge l'empatia, allora il gioco è fatto e la soluzione è a portata di mano, bisogna magari aspettare solo il momento giusto.
Insomma quello che Simenon costruisce per il suo personaggio è un'empatia cui si arriva per una via più fisica, più materiale, più quotidiana più calda, se vogliamo contrapporla a quella del titolo del pezzo di Massarenti. Invece quella di Holmes, come sostiene il filosofo, è più il risultato, più freddo, di una coniugazione dell'immaginazione con il pensiero razionale.

martedì 9 luglio 2013

SIMENON E LE COMBINAZIONI... ASTRALI...


Giugno 1947. Simenon, con Marc e Denyse (la seconda moglie), parte da Bradenton Beach (California) e, a bordo di una Packard, attraversa il deserto, passando per l'Albama, il Mississippi, la Louisiana, il Texas, il New Mexico e si ferma alfine in Arizona, a Tucson.
"... Da quanto siamo in viaggio? Abbiamo perso il conto. Il paesaggio ci sfila davanti. Città, villagi spesso molto poveri... ben presto la sabbia sostituisce l'erba e gli indio si mescolano ai neri - racconta Simenon in Mémoires intimes (1981) - ... siamo nel Nuovo Messico e vediamo quasi in secca, il famoso Rio Grande delle canzoni e dei film western.... La sabbia é rossa e sono quasi rosse anche le colline che fanno corona intorno alla pianura...".
Un viaggio che porta i tre dalla California all'Arizona con viaggio in macchina, di cui buona parte nel deserto, per un totale di quasi 2000 miglia e con un tempo di percorrenza di circa una trentina di ore. Sappiano però, da quello che dice Simenon, che si fermarono più volte e quindi il viaggio sarà durato più giorni, ma non per questo deve essere stato meno duro. Quello che invece non sappimo di preciso é quanti giorni durò. Questo, vedremo più avanti, avrebbe la sua importanza.
Parliamo di questa traversata, uno dei tanti spostamenti e viaggi di Simenon negli Usa, e non solo, perchè si lega curiosamente ad uno strano caso: l'incidente del 3 luglio 1947 a Roswell. Si tratta del presunto schianto nel deserto del New Messico di un Ufo, da cui semberebbe che i militari di abbiano portato via uno o più cadaveri di "non-umani". Sulla cosa fu montato un can can mediatico che potrete immaginare. Non solo e tanto per il presunto disco o sfera volante, che non sarebbero stati né i primi né gli ultimi. Quello che colpì notevolmente l'immaginario collettivo fu che, per la prima volta, si parlasse di cadavere/cadaveri di una razza aliena, per di più in mano delle autorità militari. Questo, vero o falso, era di per sè una notizia eclatante che colpiva non solo gli ufologi più incalliti, ma anche l'immaginazione della gente comune e producevano titoloni sui giornali e speciali radiofonici.
Se ne parlò per molto tempo e vennero istituite commissioni d'inchiesta. Ci furono polemiche e accuse alle autorità americane di voler tenere segreto un fatto tanto clamoroso. Le autorità risposero prima che si trattava di palloni sonda, poi tirarono in ballo marchingegni russi (allora si era in piena guerra fredda) e infine si rispose che non si trattava di alieni, ma di manichini antropomorfi, creati appositamente per esperimenti militari... ma nulla di serio e convincente fu risposto. Ma d'altra parte non c'erano prove serie e convincenti che il fatto fosse davvero accaduto. La reticenza delle autorità però non fece che aumentare dubbi e sospetti... forse anche leggittimi.
E Georges Simenon che c'entra?
Il nostro romanziere a fine giugno, come abbiamo detto all'inizio, aveva iniziato la sua maratona per raggiungere alla fine Tucson in Arizona. Nel suo percorso si fermò tra l'altro, a El Paso che è in Texas, ma sul confine con il New Mexico. E da El Paso a Roswell ci sono solo 200 miglia. Come dire che in quei giorni Simenon, viste le distanze, si trovava nei dintorni della zona incriminata. C'é poi da sottolineare che l'impatto non sarebbe avvenuto a Roswell che è un piccolo paese di duemila abitanti, ma a 120 miglia direzione nord-ovest.
Comunque Simenon, con tutto il clamore che il presunto incidente destò nei media americani e tra la popolazione, non poteva non sapere di essere passato a duecento miglia da quel posto, proprio nei giorni caldi dell'avvenimento. Chissà in quale giorno transitò per la zona? Ma come accennavamo prima non abbiamo informazioni certe di quando partì dalla California e in quale giorno si trovasse vicino a Roswell.
Ma, a quanto ne sappiamo, nei suoi scritti e nelle sue interviste non c'è mai alcun cenno. Abbiamo già notato come Simenon non dovesse nutrire alcun interesse per la fantascienza. Non é un caso che, anche all'epoca dei suoi romanzi popolari, fosse impegnato su tutti i generi letterari, ma mai nella science-fiction, che pure allora andava di gran moda. Forse aveva occhi e orecchie solo per quello che c'era nella testa dell'uomo e poco o niente gli importava di quello che succedeva sopra quella testa...

lunedì 8 luglio 2013

SIMENON A PANAMA. DIFENDEVA I SUOI DIRITTI (LETTERARI)... PISTOLA ALLA MANO?


Simenon dava una certa importanza al denaro. Non era un uomo avido, ma pretendeva che il suo lavoro di scrittura fosse adeguatamente considerato dagli editori. Certo quando era un giovane esordiente, alle prese con committenti che gli ordinavano opere di qualsiasi lunghezza e genere, era più difficile imporsi. Però sapevano che l'allora Georges Sim non aveva problemi a soddisfare queste richieste nei tempi e nei modi stabiliti. E, più si dimostrava affidabile, più lo facevano lavorare e lui più guadagnava. Quando lanciò Maigret, che il suo editore Fayard non voleva pubblicare, il successo gli diede ragione, questo gli infuse sicurezza e fece maturare la sua capacità di contrattazione con gli editori. La prova fu quando, lasciato Fayard, entrò nella scuderia di Gallimard. Per uno scrittore che aveva sognato tutta la vita di fare il romanziere, pubblicare con la più prestigiosa casa editrice francese era già un grande traguardo. Insomma non pochi scrittori avevano un po' di soggezione a trattare diritti e contratti con il patron Gaston. Già il fatto di scrivere per Gallimard era motivo di grande soddisfazione e quindi le questioni di denaro finivano spesso per passare in secondo piano.
Non per Simenon che dettò sin dal primo momento delle condizioni contrattuali, e non solo, molto ben precise, senza nessuna soggezione per il fatto di essere l'ultimo arrivato in casa editrice (a questo proposito leggete il post Braccio di ferro tra Georges Simenon e Gaston Gallimard).
Ma c'è un altro aneddoto che pur essendo raccontato da Simenon stesso (ce lo riporta Patrick Marnham in "L'uomo che non era Maigret"). Nel 1935 stava passando il canale di Panama, in uno dei suo viaggi intorno al mondo, in compagnia della prima moglie Tigy. Sembra che incontrasse per puro caso un individuo che pubblicava abusivamente i suoi libri per il mercato sudamericano di lingua spagnola. A quanto riferisce Simenon, in una conversazione con il giornalista americano Fenton Bresler, lo scrittore affrontò l'uomo e gli chiese un risarcimento per il danno subito.
E lo fece armato di una pistola. Per di più gli dette un ultimatum: entro un'ora.
Alle proteste dell'editore truffaldino e alla sua richiesta di più tempo per mettere insieme i soldi, lo scrittore, deciso, rspose che se entro un'ora non arrivava il denaro, gli avrebbe sparato. Preso dal panico (evidentemente Simenon era stato molto convincente), l'editore, si dette un gran da fare al telefono. E ben prima di un'ora veniva raggiunto da un suo uomo con tutti i soldi che Simenon aveva reclamato. Verità, invenzione, fatto vero ma enfatizzato?
Marnham propende per la terza ipotesi. Certo anche noi abbiamo qualche difficoltà a vedere Simenon che pistola alla mano pretende i suoi soldi... forse chissà Hemingway... Però va ricordato che allora Simenon era poco più che trentenne e che lì nel Centro-America la situazione era decisamente diversa da quella francese...
Comunque  anche i "si dice" e le "leggende" sui personaggi pubblici non nascono mai per caso. E, in qualche modo, presi con la dovuta cautela, anch'essi concorrono a completare il grande puzzle della loro vita.

domenica 7 luglio 2013

SIMENON, LA SUA "PERIFERIA" E' PUR SEMPRE TRA I TOP

Siamo alla seconda settimana di presenza del romanzo Faubourg, nelle classifiche dei libri più venduti. Assistiamo in qualche caso ad un calo rispetto a sette giorni fa'. A nostro avviso, si tratta di un romanzo non particolarmente, divertente, ma non per colpa di Simenon. Piuttosto per l'ambiente scelto, i personaggi animati di piccoli interessi e dagli orizzonti ristretti. Un ambiente, come abbiamo avuto già modo di notare, un po' claustrofobico che spingerebbe all'evasione, eppure in quell'ambito è come ci fosse una forza centripetà che attrae anche chi, come il protagonista, ha girato il mondo e ha imparato ad essere più che disincantato nei confronti delle persona, della vita... Eppure viene risucchiato nel vortice provinciale con tutto quel che questo comporta.
La fine è la peggiore. Gli istinti più meschini prevalgono e il dramma è inevitabile. Insomma niente divertimento.
Ma veniamo alla classifica di TuttoLibri de La Stampa che vede  Faubourg scivolare dal 6° al 7° posto della "Narrativa Straniera". Invece su La Lettura del Corriere della Sera di oggi il titolo occupa stabilmente il 12° posto. Su RCult, de La Repubblica, oggi troviamo il romanzo di Simenon al 9° posto sempre della sezione Narrativa Straniera. Per quanto riguarda i libri venduti via internet, possimano segnalare anche qui Faubourg stabile al 12° posto per I.B.S., al 10° per la Rizzoli.it e all'8° posto per la Feltrinelli.it.
Comunque... scritto quasi settant'anni fa' (1934), conquista ancora tanti lettori da scalare le classifiche. Chapeau!

sabato 6 luglio 2013

SIMENON. TUTTA UN' ESTATE SENZA MAIGRET?

L'ultima uscita dei racconti di Maigret, La locanda degli annegati è datata aprile. Secondo voci di solito molto ben informate (il nostro impareggiabile Andrea Franco), la prossima raccolta dovrebbe essere pubblicata a fine ottobre (il titolo potrebbe essere "Assassinio all'Etoile du Nord" o "Assassinio alla Stella del Nord"). Insomma sei mesi d'intervallo, saltando a piè pari tutta l'estate.
Nessun Maigret è infatti previsto per i prossimi mesi, a meno di decisioni impreviste da parte dell'Adelphi. Come anteprima, invece, viene data l'uscita de L'Angioletto (Le petit Saint - Presses de La Cité - 1965). Azzardiamo una data... luglio? E' un breve romanzo di un centinaio di pagine che dovrà bastare agli appetiti dei patiti simenoniani che pensavano di andarsene in vacanza con un roman-dur e un Maigret.
La spending review é arrivata anche a Simenon. Quindi per luglio e agosto, al mare o in montagna, niente Maigret e un romanzo che occorrerà centellinare per farlo durare qualche giorno.
E allora... Come faremo?!
Vi proponiamo intanto di fare un accurato controllo di tutti i Maigret usciti e quelli che avete letto. Potrebbe saltar fuori qualche sorpresa. Qualche titolo, tra i tanti, potrebbe esservi sfuggito. Allora inizierebbe la caccia, nei mercatini tra i banchi di libri usati (scarse possibilità), nelle biblioteche (già qualche probabilità in più... ma nessuna illusione) o da qualche amico, magari collezionsita accurato e pignolo dei volumi di Simenon, (quelli sicuramente hanno tutto o quasi, ma non di rado sono restii a prestare qualsiasi libro anche agli amici)... insomma buona caccia.
A chi invece avesse letto tutto, cosa possiamo consigliare in questa situazione?
Rileggere...rileggere! Riprendete in mano i vostri primi Simenon (se davvero li avete letti proprio tutti, ci avrete messo un bel po' di anni, no?) e rileggeteli con un occhio diverso.  Che so... Il cane giallo dieci anni dopo, oppure il Liberty Bar dopo quindici anni... Betty di dodici anni fa (va bene tutto... le edizioni Mondadori, i Tascabili Bompiani, i libri dell'Unità, le edizioni Sugarço, i gialli di Amica, la rivista di Ellery Queen...)
Lo so non è un gran suggerimento, ma la dipendenza crea problemi tali che le soluzioni più banali, magari possono salvare da una crisi di... astinenza. Bisogna stringere i denti e aspettare ottobre. Oppure imparate il francese... e buttatevi sulle versioni originali...  sarebbe una cosa bellissima! 

venerdì 5 luglio 2013

SIMENON E TIGY SUI CANALI... ASPETTANDO MAIGRET

".. è passeggiando a Sartouville, sulla riva della Senna, che una piccola imbarcazione ci ha teso le braccia e ci ha invitato a partire..."
Sono le romantiche parole con cui Tigy, la prima moglie di Simenon ricorda come nel 1928 acquistarono la loro prima imbarcazione, con la voglia di scoprire la Francia, e non solo, navigando per i fiumi e sui canali. "... fu una gita meravigliosa a bordo della nostra barca "Le Ginette". Siamo partiti per un giro della Francia... avevamo ben attrezzato il nostro natante....".
Le Ginette era una barca di quattro metri, larga poco più di un metro e mezzo. Insomma un imbarcazione molto spartana che non arrivava nemeno ad una tonnellata, equipaggiata da un motore fuoribordo Johnson da 3 cavalli.
I coniugi Simenon l'acquistarono per poco meno di 6000 franchi.
E poi l'attrezzatura.
Una tenda da campeggio montata sulla barca, una canoa che sarebbe stata trainata e che serviva per trasportare il materiale da campeggio. L'equipaggio era composto dal comandante Simenon (che allora non sapeva nulla di barche e navigazione, nemmeno fluviale), dalla sua consorte, dalla loro femme de...canot, Boule, e dal cane Olaf. Questi ultimi due la notte dormivano su una tenda montata sulla riva, mentre l'altra, montata sulla barca, serviva da camera da letto per Georges e Tigy, i due giovani sposi avrebbero preso come un'offesa il consiglio di andare a dormire in un alberghetto vicino all'attracco... Insomma l'avventura per l'avventura. Ma anche una preziosa esperienza per il futuro scrittore che sui canali della Francia e del nord Europa avrebbe ambientato diversi romans-durs e non pochi Maigret.
Quegli erano in effetti gli anni pre-Maigret, in cui Simenon tenta di trovare la strada giusta per il romanzo poliziesco. Ma non ha un'idea precisa in testa. Come gli succede spesso, si fa guidare un po' dall'istinto, un po' dal caso e va serimentando vari personaggi. Yves Jarry, l'avventuriero, l'ispettore Jean Tavernier, l'Agent C.24, l'americanissmo ispettore Jackson, il decifratore d'enigmi russo Serge Polovzef. E poi la spia Marie Bell, detta anche Femme 37, il brigadiere Léon Deffoux, un'altro agente segreto J-K. Charles... insomma una  galleria nutrita, ma per arrivare a Maigret bisogna aspettare ancora qualche anno.
Però tutti questi tentativi saranno l'inconsapevole costruzione di una base cui, la definizione dell'universo maigrettiano, dovrà ad ognuno di essi un tassello significativo.