sabato 7 settembre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY - LA CALDA STAGIONE DI DENYSE E GEORGES


Del loro incontro abbiamo già raccontato. Amore e sesso a prima vista. Soprattutto per Simenon che rimane folgorato da questa canadesina ventincinquenne, al primo impatto fredda e calcolatrice, ma poi rivelatasi passionale e sensuale. Un melange in una sola donna che per la prima volta colpisce lo scrittore, ne rimane stregato.
Ma la passione tra i due non finisce lì, con il primo incontro anche se finisce ben presto tra le righe di uno dei più famosi romanzi di Simenon, Trois chambres a Manhattan (1947). Denyse non è tipo da farsi usare per poi essere messa da parte, né d'altronde Georges si è mai sentito così attratto da una donna.  Andiamo a vedere come prosegue la loro storia con un Simenon ancora ufficialmente sposato, anche se di fatto lui e Tigy fanno ognuno ormai una vita a sè, tranne per ciò che riguarda il figlio Marc. Denyse entrerà in casa come segretaria di Simenon (ufficialmente anche a causa della sua ancora scarsa padronanza dell'inglese) per occuparsi di tutte le pratiche per i diritti, le traduzioni, i contratti. Anche lei  inizierà a vivere a casa Simenon un po' al suo servizio, poi le cose cambieranno. Come per versi differenti era già successo a Boule e come accadrà poi a Teresa.
Ma torniamo alla passione tra i due. Negli incontri successivi, Simenon si convince di essere davvero coinvolto da quella donna, tanto da scoprirsi geloso. Per lui è una novità assoluta cui però non riesce a sottrarsi. Anche lei lo ha capito ed è proprio per questo che gli racconta le sue eseprienze sentimentali e sessuali, con ufficiali della marina,  con un certo lord inglese, la sua frequentazione di party e Simenon commenta "... li conosco bene quei party: si beve forte, si mangiano tartine e tramezzzini e, nella calca, è tutto un gran pomiciare, quando addirittura non ci si chiude in bagno per una sveltina..." Ed è lei stessa a raccontargli di come una sera, appunto durante un party, avesse all'improvviso sentito voglia di fare una nuotata e si fosse gettata nuda nella piscina che era lontana alla festa e al buio. Ma qualcuno, volendole fare uno scherzo, all'improvviso accese tutte le luci. E lei si era ritrovata lì, come mamma l'aveva fatta, dando spettacolo a tutti gli invitati. Vero? Falso? Quante delle cose che lei gli raccontava all'inizio erano vere o solo delle storie per farlo ingelosire? O anche per darsi un tono, lei giovane, che veniva da Ottawa, cercava in qualche modo di mettersi al livello di quell'uomo, che arrivava a Parigi, era uno scrittore famoso,  aveva girato il mondo e, a poco più di quarant'anni, aveva un'esperienza di ben altro livello rispetto alla sua. E così aveva trovato nella gelosia la leva su cui fare forza.
E in proposito vediamo cosa ricorda Simenon stesso in Mémoires intimes (1981). "...L'ascensore, la porta della suite il salottino, la camera dove lei cominciò a togliersi i vestiti, con gesti da spogliarellista,, osservandomi con la coda dell'occhio.... Entrai in lei come se volessi trafiggerla, e i suoi occhi si intorbidivano, si appannavano poco a poco... questa volta non si accontentò di sospiri ed ansimi: gridava, gridava davvero e tra un grido e l'altro diceva: 'Amore mio..." arrotando la 'r' come i borgognoni... A un certo punto sembrò perdere il controllo e al secondo amplesso, tutta ansante, gridò più forte che mai... ' Ti amo Georges'..."
Immagini, sensazioni, passione, un tumultuoso susseguirsi di stati d'animo investiva Simenon che intanto si chiedeva se l'amasse o la detestasse. Era ancora in una fase di totale stordimento. Alle sue provocazioni il nostro Georges rispondeva: "...Ad un tratto non era più l'aggraziata signorina in tailleur del Brussels' ( il loro primo incontro) e non fosse stato per tutto quel trucco che aveva sulla faccia, avrei potuto prenderla per una ragazzina che non ha il coraggio di affrontare la vita. Aveva bisogno di essere rassicurata , bisogno soprattutto di quella tenerezza che non aveva mai osato chiedere, per non fare la figura della collegiale, e che gli uomini non le avevano dato...".
Insomma se non sono queste le parole di un uomo davvero innamorato. Ma nel loro rapporto tenerezza e violenza, amore e passione si intrecciavano: "...Al contrario dell'amore  (e adopero questa parola non trovandone altre), la passione si alimenta anche di violenza. Ormai ero sicuro che lei mi esasperava deliberatamente, per farsi brutalizzare. E in quel periodo in cui avevamo bisogno di bere per alimentare il nostro fuoco interiore, io l'ho effettivamente brutalizzata. Spesso quando non raggiungeva il suo scopo, era lei a schiaffeggiarmi. Io non reagivo e lei aggressiva mi diceva: ' Lo vedi come sei sconcertato quando qualcuno ti tiene testa? So tutto degli uomini, io, e tu non sei diverso dagli altri...".
Ma non era vero.
Simenon era ormai convinto di amarla e si era prefisso di toglierla da quella spirale di sensi di colpa, di paure e di arroganza. Queste erano le buone intenzioni del principio. Ma questa vena di tensioni e di violenza caratterizzerà come un fiume carsico attraversando la loro storia, le nozze, i tre figli e per riemergere prepotentemente portando alla fine del rapporto tra Denyse e Georges.

venerdì 6 settembre 2013

SIMENON - SIMENON REPLAY - PUDORE O SPUDORATEZZA?

Ingenuo o calcolatore? Uno dei quesiti che ricorrono negli scritti di chi ha cercato di capire a fondo Simenon e nelle domande poste da mille intervistatori. E non è un interrogativo da poco.
Certo, chiederlo all'interessato non é un po' da sprovveduti? Lo scrittore, l'abbiamo detto più volte, aveva una speciale sensibilità per la comunicazione, exploit, confessioni, il mettersi a nudo o il non chiarire ai a fondo certi lati oscuri della sua vita... far crescere il "mistero Simenon". Ma niente di nuovo, come  d'altronde per moltissimi personaggi pubblici.
"...quando si è trattato di concordare questa trasmissione (Portrait Souvenir - Roger Stephane per RTF - novembre 1963) volevo domandarvi di iniziare con una prefazione. Avrei voluto dirle: mi chiedo perché mi vengono poste tutte queste domande, perché non c'è motivo che io sia qui a scoprirmi, mentre lei non si scopre e gli spettatori nemmeno si scoprono. Perché devo raccontare in modo sincero la mia giovinezza, quello che penso, etc... quando gli altri non lo fanno? Questo potrebbe sembrare una specie d'istrionismo, cosa che non fa certo parte del mio carattere...".
Simenon gioca con l'intervistatore? Ormai è uno scrittore navigato, è uno che, avendolo fatto di mestiere, sa come lavorano i giornalisti, sa quello che dire, come e quando dirlo e invece ad un certo punto dell'intervista tira fuori un elemento che non ci si aspetterebbe.
"... dal momento che uno ha accettato un lavoro in qualche modo pubblico... essere scrittori non è per caso un lavoro pubblico?...  occorre accettare le conseguenze. Ma nonostante tutto, ho il pudore, il pudore dei Simenon. Che cos'è il pudore dei Simenon? Ecco un esempio: dopo vent'anni di matrimonio ho sentito mia madre dire a mio padre: "Ascolta Desiré sono vent'anni che siamo sposati e tu non mi hai mai detto: "Mia cara ti amo". Mio padre l'ha guardata, molto teneramente, e le ha risposto con la più grande semplicità "Ma tu sei qui!". Fu tutto. E' il modo di manifestare le nostre emozioni ...".
I Simenon, schivi, introversi, poco espansivi, pudici? Almeno Desiré, ma Georges?
Come sa chi ha seguito questo blog,  non solo lo scrittore è stato prodigo di interviste, ma si è impegnato in diverse opere autobiografiche, alcune molto aperte, senza l'apparente intento di nascondere nulla. Pensiamo a Mémoires  intimes con le parti dedicate alla moglie Denyse e alla figlia Marie-Jo. Pagine a volte crude, abbacinanti, come un 'istantanea di cronaca dove il flash illumina impietoso ogni paricolare. Qui di pudore non ne avvertiamo.
Quindi il quesito si fa importante per conoscere meglio lo scrittore. La risposta in tasca crediamo non l'abbia avuta nemmeno il più profondo consocitore di Simenon. Potremmo cavarcela con il semplice escamotage della doppia faccia di ogni individuo, il Simenon aperto e indifeso intervistato dai psicoanalisti di Mèdicine et Hygiène (1968) oppure quello che non spiegò mai fino in fondo la sua ansia di se deplacer, di cambiare, abitazione, paese, continente, una sindrome della fuga di cui abbiamo fin troppe versioni e troppe interpretazioni per districarci e trovare quella o quelle vere.

giovedì 5 settembre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY - RICCO SNOB O "UN COMME LES AUTRES" ?

"...sono stato forse un po' snob, in qualche periodo della mia vita? Mi sono compiaciuto di gettare fumo negli occhi, di assumere certi atteggiamenti, di frequentare certi ambienti? Me la sono posta questa domanda, credo di poter rispondere in tutta sincerità: no..."
E' una frase tratta dalle prime pagine di Mémoires intimes. Già perché, da un certo momento in poi, Simenon visse indiscutibilmente nel lusso e, con lui, quelli che gli erano intorno, mogli, figli, femmes de chambre... Insomma se le frequentazioni erano spesso (ma non sempre) quelle della crema della società, ricchi magnati, artisti famosi, uomini di potere, individui di successo o famosi proprio come lui, resta un mistero del perché nei suoi romanzi trattasse di uomini e donne della condizione sociale più bassa, dei diseredati, di quelli caduti in disgrazia, dei senza speranza.
Questa era una delle domande ricorrenti che gli ponevano nelle innumerevoli interviste che gli furono fatte durante la sua vita
Simenon non aveva difficoltà ad ammettere il suo status e le sue frequentazioni, ma... Ma leggiamo quello che scriveva lui stesso "...Guidavo la mia Chrysler, fatta venire appositamente dagli Stati Uniti, che a quel tempo era oggetto di attenzioni e di stupore, o anche la Delage decappottabile con il suo cofano lungo e aerodinamico. Avevo un tavolo riservato sia da Maxim che da Fouquet e facevo parte di non so quante associazioni di gastronomi.... nonostante questo, senza sapere né perché né per come, riuscivo a scrivere un romanzo dopo l'altro.... ma quando volevo farmi venire idee per un nuovo romanzo, mi facevo un giretto attraversando il ponte lì nei pressi e mi infilavo nelle vie piene di folla e di vita come Puteaux o Billiancourt... andavo a bere al banco, nelle autentiche osterie,  insieme agli operai che lavoravano nelle fabbriche della Renault o in altri stabilimenti e mi trovavo meglio con loro che con i miei amici..." .

Insomma un vero uomo double-face in grado di pranzare con banchieri, grandi editori, produttori cinematografici, ma di giocare a carte e scolarsi una birra con operai e barboni. Tutto vero o solo per sembrare un homme comme les autres? Negli anni del suo decollo della sua carriera di scrittore, decollavano anche le sue finanze e una certa rivalsa rispetto alla vita grama che aveva dovuto fare nei primi anni, sconosciuto e povero, è anche comprensibile. Poi però questo trend di vita continuò anche in America, dove magari diradò le frequentazioni mondane, ma anche abitando in piccole cittadine di provincia, il suo standard di vita rimase alto. E, se possibile, ancora più alto fu quando tornò in Europa, e decise di stabilirsi in Svizzera, paese tranquilo quanto si vuole, con un sistema fiscale e bancario molto congeniale a chi possedeva ingenti patrimoni, ma non si può dire che fosse una della nazioni più economiche d'Europa. Poi come prima residenza scelse una sorta di castello a Echandens, in seguito si fece costruire la famosa villa di Epalinges. Poi il gran rifiuto. Quando si trovò solo, con i figli ognuno per la sua strada, le mogli ormai lontane, solo Teresa a prendersi cura di lui, allora lasciò tutto. La grande villa, i libri, le auto, i quadri, tutti i simboli della ricchezza e della popolarità. Si rinchiuse con poche cose essenziali, prima in un appartamentino all'ottavo piano di un palazzone di Losanna e poi in una casetta ad un piano con un piccolo giardino. Basta viaggi o incontri mondani, ridotti all'osso quelli professionali....allora e solo allora iniziò a vivere una vita come gli altri.
Ma a quel punto aveva settant'anni. Tutta la sua vita era trascorsa in ben altro modo, anche se Simenon aveva più e più volte affermato di sentirsi vicino alla piccola gente, proprio quella da cui proveniva lui, una famiglia anche se non povera, ma certamente molto modesta.
E in un Dictée del '76 rivendica di aver ben presto disprezzato la ricca borghesia .  "... fin dall'adolescenza ho odiato la borghesia che non è altro che la perpetrazione delle abitudini, dei modi di vedere, di pensare di tempi che considero ormai passati...  E' curioso invece che, quando ho avuto dei figli a mia volta, abbia voluto educarli non necessariamente come anti-borghesi, cosa che non mi riguardava, ma come degli uomini, semplicemente indifferenti alle classi sociali. Ora i miei quattro figli, malgrado le brevi rivolte ispirate dalle mode, sono tutti e quattro dei bravi borghesi. Non gliene voglio. Non è colpa loro. La colpa è dovuta al successo inaspettato dei miei primi romanzi che mi hanno, per così dire, obbligato a condurre per un certo numero di anni un tipo di vita che non corrispondeva all'educazione che avrei voluto impartire loro..."

mercoledì 4 settembre 2013

SIMENON SIMENON REPLAY - UN RICCO SPENDACCIONE PER... NON ESSERE RICCO

Siamo nel 1931. L'era Maigret è appena iniziata, come pure quella della trasposizione delle sue storie sul grande schermo. Simenon continua a pubblicare ancora dei romanzi popolari, articoli per i quotidiani, racconti per i settimanali. Scrive tanto e guadagna tanto. In quell'anno, ad appena 28 anni, a dar fede alle cifre che giravano, lo scrittore avrebbe guadagnato circa 300.000 franchi. A sentire invece le sue dichiarazioni ai giornali, i suoi guadagni sarebbero stati addirittura il doppio.
Tre o seicentomila franchi fà certo la differenza, ma si tratta comunque di cifre decisamente ragguardevoli per chi, appena nove anni prima, era uno sconosciuto, arrivato a Parigi senza un soldo e solo con tante speranze.
D'altronde non si può dire che in quegli anni sia stato con le mani in mano. Sentiamo quello che dice lui stesso in proposito "... ho 28 anni. Fino all'anno scorso ho fatto un mestiere assai strano, nel senso che ho 'fabbricato' (é il termine letteralmente usato da Simenon) romanzi alla media di uno ogni tre giorni. Ovviamante si trattava di romanzi popolari, romanzi d'amore, d'avventura, racconti di tutti i tipi, pubblicati con una quindicina di pseudonimi differenti...".
Già, ovviamente era letteratura popolare, ma siamo comunque nell'ambito di una situazione più unica che rara. Era inevitabile che si parlasse già del fenomeno Simenon, dove il termine fenomeno non aveva sempre un'accezione positiva.
"... non ho fatto tutto questo per piacere. Non l'ho fatto nemmeno per necessità, volevo soltanto, prima di mettermi a scrivere più seriamente - spiega Simenon - guadagnare abbastanza per girare e conoscere il mondo in condizioni soddisfacenti...".
Insomma il denaro al servizio della sua priorità assoluta: la scrittura. Però va ricordato che già in questo periodo il suo trend di vita era già molto alto e dispendioso. Le cifre prima citate quindi non sono affatto improbabili. D'altronde il rapporto di Simenon con il denaro é sempre stato vario.
"... fin da quando ho iniziato ho voluto guadagnare denaro per liberarmi di certe inquietudini e soprattutto per non doverlo contare. Comprare senza sapere il prezzo. Vivere senza sapere quanto costa la vita. Era, già da bambino, il mio sogno, in una famiglia in cui invece lo si contava sempre dalla mattina alla sera...". In un primo tempo quindi lauti guadagni come antidoto a quella paura di tornare povero, quella sorta di sindrome del clochard che, per motivi diversi, ritroveremo poi nei suoi romanzi.
"... dicevo sempre che il denaro non é altro che l'uomo in conserva, perchè quel denaro rappresenta soprattutto tante ore di lavoro.. dei giorni, dei mesi di vite umane. E si dovrebbe rinchiudere in una cassaforte tutto questo che in fondo rappresenta la vita... Questo mi avrebbe fatto orrore. Al punto tale che spesso mi é successo di fare degli acquisti folli per ritrovarmi senza soldi ed essere costretto a lavorare. Mi fa orrore il sistema capitalistco. Credo sia odioso che il denaro frutti altro denaro...".
Simenon quindi anche anti-capitalista, ma ricco. La verità é che con tutta la sua attività, il suo talento e i suoi successi, tra vendite dei libri, cessioni di diritti al cinema, percentuali sulle traduzioni in tutto il mondo, c'era fiume di soldi prendeva la direzione di casa Simenon con una facilità impressionante.
Ma come abbiamo sentito, come facilmente entrava, altrettanto facilmente usciva.

martedì 3 settembre 2013

SIMENON, IL ROMANZIERE CHE STRESSAVA I SUOI PERSONAGGI


" ... mi sarà sufficiente, affinchè diventino personaggi di un romanzo, metterli in una situazione tale da costringerli ad andare fino in fondo a sè stessi..."
"...perché un personaggio è chiunque si trovi in strada, è un uomo o una donna qualunque... Il personaggio del romanzo andrà fino al limite di sè stesso e il mio ruolo di romanziere è di metterlo in una situazione tale che vi sia costretto...".
Queste parole le ha scritte Simenon nel suo L'age du roman, un saggio apparso in un numero speciale della rivista Confluence nel 1943.
E, secondo noi, é un po' tutto qui il fulcro della letteraura di Simenon.
Da una parte ci propone delle persone normali, quelle in cui ognuno dei suoi lettori si può identificare. Qualcuno che non ha qualità eccezionali, che non vive situazioni straordinarie, che non conduce una vita esclusiva. E' una persona né ricca, né povera, non particolarmente intelligente, non ha un'istruzione di altissimo livello, ma non è nemmeno un ignorante, di solito é sposato (o sposata), ha dei figli, gode di un certo rispetto e occupa una ben definita casella nell'organizzazione sociale cui appartiene.
Dall'altra parte questo indivuduo è sottoposto ad un evento stressante, che scaturisce indipendentemente da lui, ma che lo coinvolge suo malgrado. Un evento che di per sé può anche essere insignificante, ma che mette in moto un meccanismo che finisce per coinvolgere il protagonista.
A questo punto l'evento cambia i fondamentali del personaggio che, dopo, non sarà più lo stesso di prima. Avrà, come diceva Simenon, passato la linea, quella linea che divide le esistenze normali e rispettabili, da quelle disperate e senza via di scampo. Tutto per un evento inizialmente senza importanza.
"...è quello che io chiamo déclic, che di solito è il fulcro del primo capitolo... può essere qualsiasi cosa, un imprevisto, un quiproquo... una lettera inaspettata che rivoluziona la routine della vita cui si era rassegnato..." ci spiega sempre Simenon in un'intervista del '55 con André Parinaud.
Ecco quindi l'importanza di questo evento che stressa, rivoluziona, rovescia la vita di un qualsasi individuo, la vita del quale non avrebbe di per sé nessun interesse, se non fosse messa a nudo da questo evento.
In questa situazione stressata viene quindi fuori il cosiddetto "uomo nudo", quello che reagisce alle avversità del destino, non più condizionato dai valori, dalle consuetudini, dalle influenze che la società, l'educazione e la religione hanno giorno dopo giorno stratificato dentro di lui.
Ed è a nostro avviso la genialità dei temi messi sul piatto dal Simenon romanziere. Esistenze banali che vengono ribaltate da un altrettanto banale "déclic" che però può mettere in moto un tragico concatenarsi di avvenimenti che scatenano le forze del destino.

lunedì 2 settembre 2013

SIMENON. RICORDI DI SETTEMBRE...

Dalla nostra attachée Murielle Wenger - La vita di un uomo è segnata da date. Ce ne sono di molto felici che costituiscono una pietra miliare, e ce ne sono altre che si preferirebbe dimenticare, ma che sono ugualmente importanti nel cors di una vita ... Ecco, come ho compilato questo post all'inzio del mese, alla scoperta di qualche pietra miliare della vita di Simenon per il mese di settembre.

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• 12 Settembre 1906 : Nascita di Henriette Liberge , chiamata " Boule"
• 21 settembre 1906 : Nascita di Christian Simenon , fratello di Georges
• 21 Settembre 1908 : George inizia la sua educazione primaria presso l'Istituto Saint-André dei fratelli delle scuole cristiane
• 27 settembre 1923 : Simenon pubblica il suo primo racconto sul giornale Le Matin
• Settembre 1929 : Simenon è a Delfzijl. Mentre aggiustano la sua imbarcazione, l' Ostrogoth, il romanziere si sistema in un barcone abbandonato e scrive Train de nuit, un romanzo popolare con uno pseudonimo, un "proto-Maigret" in qualche modo anticipa quello che sarà il primo Maigret ufficiale Pietr le Letton
• Settembre 1931 : a bordo dell' Ostrogoth, ormeggiata a Ouistreham, Simenon scrive La Danseuse de Gay Moulin
• Settembre 1938 : Simenon e Tigy si stabiliscono a Nieul-sur-Mer, dove l'autore scrive in questo mese Les Inconnus de la maison
• 7 Settembre 1940 : Simenon completa La vérité sur Bébé Donge
• Settembre 1944: Simenon viene a Les Sables d'Olonne
• 16 Settembre 1946 : Simenon ha iniziato la sua traversata degli Stati Uniti in auto, il quale deriverà un reportage : L'Amérique en auto
• 22-30 settembre 1948 : Simenon scrive La première enquête de Maigret
• 29 Settembre 1949 : Nascita di John Simenon , figlio di George a Tucson
• 19-27 Settembre 1950 : Simenon scrive Les mémoires de Maigret
• 11-19 Settembre 1952 : Simenon scrive Maigret et l'homme du banc
• 06-13 Settembre 1955 : Simenon scrive Les complices
• 06-13 Settembre 1956 : Simenon scrive Maigret s'amuse
• 17 Settembre 1958 : uscita del film En cas de malheur, con Brigitte Bardot e Jean Gabin
• 2 Settembre 1959 : uscita del film Maigret et l'affaire Saint-Fiacre, con Jean Gabin
• 5-11 Settembre 1961: Simenon scrive Maigret et les braves gens
• 18 Settembre 1963 : uscita del film di Maigret voit rouge , con Jean Gabin
• 3 Settembre 1966 : inaugurazione, a Delfzijl, della statua di Maigret
• 5-11 Settembre 1967:  Simenon scrive Maigret à Vichy
• 23-29 Settembre 1969: Simenon scrive Maigret et le marchand de vin
• 9 Settembre 1971 : fuga da Parigi della figlia Marie- Jo
• 18 Settembre 1972 : Simenon inizia su una busta gialla l'abbozzo di un nuovo romanzo, Victor, poi si arrende e decide di smettere di scrivere
• 4 set 1989 : morte di Simenon nella sua " casetta rosa " a Losanna

sabato 31 agosto 2013

SIMENON. QUANTI MAIGRET IN TV? FRANCIA... GRAN BRETAGNA...ITALIA...

Uno dei mezzi di comunicazione che ha sfruttato maggiormente il personaggio del commissario Maigret è stata la televisione. Come si sa, produzioni se ne sono avute da parte di moltissimi enti televisivi, fino a quelli russi e quelli giapponesi. Oggi però vogliamo prendere in considerazione quelle dei paesi che hanno prodotto o il maggior numero di serie televisive con Maigret o quelle che hanno avuto il miglior successo.
1960
La prima ad arrivare al pubblico è la BBC con una serie-Maigret messa in onda nel 1960. Il commissario era interpretato dall'attore Rupert Davies e andò avanti per quattro stagioni (fino al 1963), per un totale di 52 episodi.
1964
Seconda arriva la RAI che nel 1964 trasmette la serie con Gino Cervi nei panni di Maigret per un totale di 4 stagioni e 16 episodi fino al '72, con punte di 18 milioni e mezzo di spettatori.
1967
Terzo posto per la Francia (prima con ORTF e poi con Antenne 2) che nel 1967 mette in onda il Maigret interpretato da Jean Richard. Una serie con ben 88 episodi che va avanti fino al 1990.
1988
Poi ancora gli anglofoni questa volta però con un film per la tv, prodotto dalla HTV, con protagonista l'attore irlandese Richard Harris nel ruolo del commissario, siamo nel 1988.
1991
Nel '91 torna in campo una produzione francofona, più precisamente franco-svizzero-belga (Antenne 2, TSR, RTBF) con la partecipazione di Bruno Crémer nei panni del commissario. Saranno in tutto 54 episodi che verranno trasmessi fino al 2005.
1992 - Tornano ancora gli inglesi, questa volta con la Granada Television, che produce una serie di 12 episodi che andrà in onda tra il '92 e il '93 e in cui Maigret è interpretato da Michel Gambon
2004  - Chiude l'Italia, ma non in bellezza. Infatti dobbiamo registrare una serie Mediaset appena nata e subito chiusa (in onda solo due puntate nel novembre del 2004) per il troppo esiguo gradimento del pubblico. La colpa non va ascritta al pur bravo e versatile attore Sergio Castellitto nel ruolo di Maigret, ma ad alcune scelte sbagliate della produzione.
Il record di episodi spetta quindi a Jean Richard che con 88 episodi è il Maigret televisivo più longevo. Ma ogni Maigret è bello al paese suo...! Qui in Italia, pur essendo passati quasi cinquant'anni dalla trasmissione dela prima puntata, Gino Cervi rimane il migliore per gli italiani, come i francesi, almeno così ci dicono, pendono decisamente per Bruno Crémer.
Una volta Simenon-Simenon ha publicato un post Ma non sarebbe ora di un nuovo Maigret? che, con una sorta di piccolo gioco, proponeva il riconoscimento di un'attore truccato da Maigret e chiedeva di fare il nome di un attore che ad
avviso dei lettori sarebbe stato idoneo ad interpretare il commissario. Ci vogliamo riprovare?
Quale attore (italiano o straniero), secondo voi, sarebbe adatto per portare, sul grande o sul piccolo schermo, il commissario nato dalla penna di Simenon?

venerdì 30 agosto 2013

SIMENON. "LA PETITE IDOLE", L'INIZIO CON COLETTE

La Petite idole. E' il titolo del primo racconto che Simenon riuscì a far accettare a Colette, la famosa scrittrice allora responsabile della pagina culturale del quotidiano Le Matin, che allora ospitava ogni giorno un racconto. La sua anticamera era sempre affollata di giovani che proponevano i loro racconti. Il più delle volte uscivano dall'ufficio di Colette con una faccia mesta e il dattiloscritto in mano. Rifiutato.
E questo successe anche a Simenon. Come è noto, lei gli consigliava uno stile più semplice, senza ridonadanza e con... meno letteratura. Più volte Simenon tornò indietro e si mise a lavorare con quel "meno letteratura" davanti agli occhi. (vedi il post Simenon. Colette, poca o tanta "letteratura").
Alla fine sappiamo che ce la fece. La Petite Idole fu quindi accettato e poi pubblicato il 29 settembre del 1923. Non solo, ma fu l'inizio di una lunga collaborazione Simenon-Le Matin che durò fino al 1929, per un totale di circa ottanta racconti.
Ma di cosa parla e com'è questa breve composizione?
La scena ci presenta due coniugi, M. e M.me Arnal, che trascorrono la villeggiatura in una località di mare. Ma mentre il marito sembra godersi la vacanza, divertirsi a fare nuove conoscenze, ma anche ad ammirare le giovani donne che al mare espongono di più il proprio corpo, la moglie entra in una sorta di crisi depressiva. Fà un continuo confronto tra lei, il suo corpo e quello delle giovani villeggianti su cui ogni tanto il marito lancia un'occhiata.
Lei è ancora bella, anche non più giovanissima, ed è preoccupata dei paragoni che il marito possa fare tra lei e le loro giovani compagne di villeggiatura. In hotel, al ristorante, sulla spiaggia, é un timore continuo. E quindi pretende dal coniuge una serie di rassicurazioni, che però non bastano mai: dal farle dichiarazioni d'amore come quando erano ancora fidanzati, chiamandola appunto "Petite Idole", fino alla richiesta finale di andare via da quel posto, fuggire quasi, anche senza meta, senza desideri, ma lontano da quel posto.
Dalla risposta del marito (ovviamante non citiamo il finale)  si capisce che quella della donna è una paura che la seguirà ovunque vada, è la paura della giovinezza che sfugge e non tornerà più, la paura di perdere appeal per il suo uomo. Ma si intuisce che questo è un'eluttabile destino cui la protagonista non potrà certo sottrarsi.
Il racconto è più un flash su una situazione che non una vicenda. Ma già rivela l'interesse del ventenne Simenon per il coté psicologico dei suoi personaggi, anche in un testo breve come questo. Poche parole, ma la situazione è espressa compiutamente e con efficacia. Fà la sua comparsa anche il tema del destino che, come è noto, sarà una delle caratteristiche di tutta la letteratura simenoniana.

mercoledì 28 agosto 2013

SIMENON: IL GIOCO CONTINUA... MA QUANTO SCRIVEVA DOVE SCRIVEVA? / 2


DALLA NOSTRA ATTACHEE MURIELLE WENGER • Simenon-Simenon, nel post di ieri, s'interroga sulla relazione tra i paesi di residenza di Simenon e la sua produttività. Come è stato detto, questa questione è una specie di gioco... ma che suscita un suo interesse. E allora, divertiamoci con questo gioco...
Innanzitutto c'è una piccola osservazione da fare sulle cifre date ieri a proposito dei paesi di scrittura dei Maigret: i testi di Assouline e di Lacassin, per quanto autorevoli siano, hanno sulle spalle qualche anno e nel frattempo la ricerca simenoniana ha continuato a svilupparsi... per quello che riguarda Maigret il riferimento più aggiornato si può trovare nei lavori di Michel Carly, e in particolare nell'edizione Tout Maigret - Omibus - 2007-2008 -  dove si trovano informazioni più recenti in merito. E' quindi su questa edizione che  baserò la mia analisi.

<> Dunque per quanto riguarda i romanzi si trovano:
• 29 romanzi scritti in Francia: 19 nel periodo Fayard, 6 del periodo Gallimard, più
Maigret se fâche, scritto prima di partire per l'America, e Maigret tend un piège, Un échec de Maigret e Maigret s'amuse, tutti e tre scritti al ritorno dagli Usa
• 21 romanzi del "periodo americano" 
• 25 romanzi scritti in Svizzera
<> Per i racconti invece:
• 23 scritti in Francia di cui 19 prima della guerra (tra cui 8 sono stati pubblicati nel giornale Paris-Soir-Dimanche e 10 in Police-film/Police-roman e 17 che sono stati raggruppati nel volume "Les nouvelles enquêtes de Maigret" per i tipi di Gallimard); più L'homme dans la rue e Vente à la bougie raccolti in Maigret et les petits cochons sans queue da Presses de la Cité; più Menaces de mort; più La pipe de Maigret edito nel volume omonimo che inaugura la collezione del commissario edita da Presses de La Cité
•  5 scritti in America, i quattro che compongono la raccolta Maigret et l'inspecteur malgracieux, più Un Noël de Maigret che dà il titolo ad una raccolta di racconti. Queste due raccolte sono entrambe pubblicate da Presses de La Cité.

Adesso ritorniamo al "gioco" proposto ieri e che ho repicato a mia volta in tre diverse tappe:

a)  innanzitutto ho contato il numero delle pagine di cui è costituito ogni romanzo, rifacendomi alla suddetta edizione di  Tout Maigret, che offre una veste grafica-editoriale tipograficamente identica per tutti i testi. Dunque, oltre alla "produttività" come numero di romanzi secondo il paese di residenza, questo permette di fare una stima sulla lunghezza relativa di ogni romanzo e così di arricchire questo "indice di produttività". Possiamo dunque dire che
 • per i romanzi scritti in Francia si arriva ad una media di 107 pagine a romanzo (108 per il periodo Fayard e 106 per gli altri due) 
• per i quelli scritti in America si tocca una media di 120 pagine per romanzo
• per la produzione svizzera, la media si attesta sulle 109 pagine per romanzo.

b) In seguito, ho contato con lo stesso metodo, il numero medio di capitoli per romanzo ed ecco quello che risulta:
• per i romanzi scritti in Francia: in media 10 capitoli per romanzo (12 per il periodo Fayard, 10 per Gallimard,  e 8 per Presses de La Cité) 
• per quelli americani, in media 9 capitoli a romanzo
• per i romanzi scritti in Svizzera,  8 capitoli in media ogni romanzo

c) Infine ho calcolato il numero medio di pagine per capitolo di ogni romanzo:
• per quelli francesi risulta una media di 11 pagine per capitolo (9 per Fayard, 11 per Gallimard e 13 per Presses de La Citè)
• per i romanzi americani si trova una media di 13 pagine a capitolo
• per quelli scritti in Svizzera, una media di 13 pagine ogni capitolo

 Da tutto questo si può arrivare alla conclusione che questo "indice di produttività" è relativamente stabile, quale che sia il paese di residenza dell'autore: in effetti c'è un più alto numero di romanzi scritti in Francia e in Svizzera che in America, questi ultimi, relativamente meno numerosi, sono al contrario quelli con il maggior numero di pagine. 
Non vi basta? Ne volete ancora?
Si possono anche contare gli anni passati in ciascuna delle tre aree georgrafiche e correlarli con il numero di romanzi scritti (ancora un'altro modo di calcolare "l'indice di produttività"):
• Contando il numero di anni passati in Francia, dopo le prime opere firmate a suo nome, fino alla partenza per l'America, si contano 16 anni durante i quali Simenon ha scritto 26 Maigret e 57 non-Maigret (senza contare le numerose raccolte di racconti, i primi libri autobiografici e i diversi reportage) una media di 2 Maigret all'anno e di 4 non-Maigret 
• I 10 anni passati in America hanno visto la redazione di 21 Maigret e 26 non-Maigret, cioè una media rispettivamente di 2 e 3 romanzi all'anno.
• gli anni di scrittura in Svizzera sono complessivamente 16, con 25 Maigret e 29 non-Maigret, quindi una media di meno di 2 romanzi all'anno per entrambe le categorie.
E' quindi confermata una produttività relativamente stabile, quale che si il paese di residenza e anche un altrettanta stabilità nella produzione annuale. Una volta superati i primi anni in cui Simenon ha dovuto "produrre" i Maigret per onorare il contratto firmato con Fayard, in seguito ha proseguito ad un ritmo sostenuto con i romanzi scritti per Gallimard. Si è così è stabilizzata una certa "velocità di crociera" e l'autore scriverà secondo un 'alternanza assai consolidata tra Maigret e non-Maigret, redigendo, a seconda degli anni, dai 5/6 romanzi del periodo americano ai 3/4 all'anno, quando si stabilisce in Svizzera.

SIMENON: IL GIOCO CONTINUA... MA QUANTO SCRIVEVA DOVE SCRIVEVA? / 1

 
DAL NOSTRO ATTACHE' ANDREA FRANCO • Riallacciandomi al post di ieri, 27 agosto, sulle nazioni in cui sono stati scritti i Maigret ho provato, per gioco, a fare un po' di calcoli.
Prendendo una media tra quando conteggiato da  Lacassin e da  Assouline, i 2 studiosi di Simenon piu' autorevoli, possiamo arrivare a 47 titoli scritti in Francia, quindi la media di titoli maigrettiani è di quasi due all'anno (1,88 per l' esattezza). Va considerato che molti sono i racconti piu brevi dell'intero corpus maigrettiano, quelli  scritti nella seconda metà degli anni '30 (vedi ad esempio: "Les larmes de bougie" e "La péniche aux deux pendus").
Ne uscirebbe quindi che nel periodo americano i 26 Maigret scritti in 10 anni, tra Usa e Canada, portano a piu di 2 titoli e mezzo (2,6 esatti per entrambi i biografi) per ogni  12 mesi (anche qui vi sono racconti ma sono piu' lunghi di quelli redatti in precedenza, come "La pipe de Maigret").
In Svizzera, Simenon  fece il romanziere per 15 anni quindi la media è non molto dissimile dalle precedenti ma un po' piu bassa, siamo sull'1,66, ma in questo caso non ci sono più racconti
Quindi, secondo un ipotetico "indice di produttività", la classifica sarebbe dunque:
1) America (Canada + Usa)
2) Francia
3) Svizzera
Già una volta mi ero stupito che alcuni Maigret prettamente parigini, in cui la topografia della capitale francese è particolarmente presente, fossero in realtà stati scritti negli Stati Uniti tra la metà dei '40 e dei '50. Chissà se Simenon si affidava solo alla sua prodigiosa memoria o si aiutava anche con dettagliate piantine..
Se andassimo  a contare il numero di pagine scritte  effettivamente credo che le tre  aree geografiche non avrebbero grandi differenze tra loro, anzi sarebbero tutte molto vicine...
(chiaramente questo conteggio è passibile di obiezioni e va preso come un gioco statistico).