venerdì 27 maggio 2016

SIMENON SIMENON. IL COLORE DEI SOLDI PER LO SCRITTORE

Non erano di un solo colore. I soldi gli servivano per vivere bene, ma non ne faceva un feticcio, anzi... 

SIMENON SIMENON. LA COULEUR DE L'ARGENT POUR L'ÉCRIVAIN 
L'argent n'avait pas qu'une seule couleur. Il avait besoin d'argent pour bien vivre,  mais il n'en faisait pas un fétiche, mais plutôt
SIMENON SIMENON. THE COLOR OF MONEY FOR THE WRITER
It wasn't of a unique color. He needed some money to live well, but he didn't make a fetish of it, rather...
Simenon era ricco. Anzi ricchissimo. Questa è un concetto che si legge spesso nelle stringate biografie e che insieme alle donne, alle pipe e a Maigret sembra far parte di un profilo che praticamente  quasi tutti, anche chi non ha letto un solo suo romanzo,  possono riconoscere.
E' un ritratto grossolano, carente, composto da pochi cliché, ma funziona. Funziona quando un quotidiano, a vario titolo deve parlare di Simenon, quando in radio o in tv si affronta un'aspetto della vita del romanziere e quando nelle conferenze magari ci si interroga sull'eterno e logoro quesito ma l'uomo Simenon era Maigret o non era Maigret?
D'altronde i contesti che abbiamo citato sono caratterizzati da uno spazio finito (battute o minuti) e l'autore a questi si deve attenere. Quindi un ritrattino veloce, sintetico e comprensibile a tutti risolve molti problemi, anche se poi non fornisce un'idea esauriente di chi fosse Simenon e sclerotizza alcuni suoi tratti facendoli diventare luoghi comuni, svuotandoli di ogni significato.
Ma torniamo ai soldi. Anche noi abbiamo dei limiti di spazio, ma inizieremo con il dire che "Simenon ricco" è un affermazionne troppo generica anche se parzialmente vera.
Intanto quando Simenon è diventato ricco? Se proprio dobbiamo collocare un crinale che divida la sua vita in un prima e un dopo, possiamo posizionarlo alla fine della prima serie dei Maigret, quelli editi da Fayard. Siamo nel 1934. Simenon è ormai famoso, e  dal 1931 ha iniziato a dedicarsi anche a quei romans durs cui aspirava da sempre (Le Relais d'Alsace, Le Passeger du Polarys, Le Locataire) . Certo ha bruciato le tappe, a quell'epoca ha poco più di trent'anni, già pubblica con Gallimard, non abita più a Parigi, ma vicino a La Rochelle a "La Richardière". E' un piccolo castello della fine de 1400, con una  torre, un grande parco, varie dépendece.... Insomma, se vogliamo, questo è il primo inequivocabile segno che Simenon è ricco. E infatti avrebbe voluto acquistarla, ma il proprietario dell'epoca non intendeva cederla e quindi fini per affittarla.
Fino a quel punto però Simenon non è stato ricco. La famiglia da cui è nato era sulla soglia della povertà. A sedici anni entro a La Gazette de Liège, dove pian piano, come giornalista iniziò a guadagnare  bene. Poi giù un'altra volta quando, trasferitosi a Parigi con il sogno di diventare romanziere, passò un periodo di povertà. Poi le cose andarono meglio quando si affermò come autore di romanzi, racconti e romanzi brevi nella letteratura popolare. Era molto richiesto perchè veloce e fantasioso. Anche in questo caso il segno di un certo benessere lo possiamo identificare in quell'appartamento (prima due camere a pian terreno, ma poi un appartamento al primo piano) a Place des Vosges 21, una residenza in un quartiere di livello.
"....il denaro... ne ho voluto agli inzi per liberarmi da certi fantasmi e soprattuto per non dover più far di conto. Acquistare senza chieder il prezzo. Vivere senza sapere cosa costa la vita  - scrive Simenon ne '61 in Quand j'etais vieux - Questo era il mio sogno fin da bambino, in una casa in cui il denaro si contava dalla mattina alla sera...".
Dunque la sua infanzia economicamente precaria ha lasciato un segno, non solo nei rapporti con i soldi, ma anche in quel timore di poter tornare povero che più volte Simenon ha rivelato e che ritroviamo anche nei  protagonisti dei suoi romanzi.
Nel '73, l'anno seguente alla sua dichiarazione di essersi ritirato dalla letteratura, scriveva in uno dei suoi Dictées "... i soldi non mi interessano. Certo amo le comodità e un certo numero di piaceri che questo permette. Ma mi rifiuto di giocare con il denaro...".
D'altronde come aveva av uto modo più volte di dichiarare, Simenon  non era multimiliardario, affermava di aver spesso sempre moltissimo e comprando case, castelli, rivendendoli perdendoci su ogni volta, e di aver guadagnato molto ma speso delle fortune. Dichiarazione sincera, o interviste perchè il fisco sentisse?
E' indubbio che nella seconda parte della sua vita Simenon sia stato molto ricco, proventi dalla vendita dei libri, dei  diritti cinematografici, dallo sfruttamento del suo nome e della sua immagine... ma. Ma il suo atteggiamento nei confronti di questa ricchezza e dei soldi per procurarsela era molto severo. "... una somma di denaro  rappresenta soprattutto un certo quantitativo di ore di mano d'opera, quindi tante ore, tanti giorni tanti mesi di una vita umana. Rinchiudere in un cassaforte questi simboli che rappresentano la vita .... Mi farebbe orrore...."
E ancora.
"...Considero odioso il fatto che il denaro porti altro denaro..".
Quindi ricco sì, ma con un'avversione netta all'accumulo di soldi ma anche a quei giochi finanziari, dove  il denaro è fonte di altro denaro, che negli anni '60 stavano prendendo il sopravvento sull'economia reale. (m.t)

giovedì 26 maggio 2016

SIMENON SIMENON. ON HUNTING FOR HIS HARD TO FIND BOOKS.

Some suggestions for navigating the bookseller and library worlds.

SIMENON SIMENON. A LA RECHERCHE DE SES LIVRES DIFFICILES A TROUVER
Quelques suggestions pour la navigation dans le monde des libraires et des bibliothèques. 
SIMENON SIMENON. ALLA RICERCA DEI TITOLI DIFFICILI DA TROVARE
Qualche riflessione sulla navigazione nel mondo delle librerire e delle biblioteche

A mixture of recent frustrations and successes in locating Simenon works gave me the idea of sharing some search techniques with other fans of the author. Be it in English or French, whenever I go after a book, I want it in hand quickly and economically. Problems in acquisition arise for many reasons: Simenon publications have been appearing for almost 100 years. There are many books and short stories. They come in both single editions and collections. Some are out of print. Used books may be more reasonable in cost, but their condition may be problematical. Thus, locating and obtaining a particular, suitable book can be easier said than done. Amazon.com (http://www.amazon.com/) gets my first look primarily because it’s by far the biggest bookseller in the world. Going to the other international Amazon sites may be necessary. Using its third-party sellers has been reliable. Sometimes a judicious key word or two will work, but using both the title and author names narrows the search and using the ISBN number improves its accuracy.
Strikeouts and long counts of foul balls on Amazon drive me elsewhere on the Internet. My preferred second search tool is BookFinder.com: (http://www.bookfinder.com/?src=google-bf&gclid=CJL8iNmpnKYCFQQ65Qodh3R_pA) This site touts its ability to search “150 million books” and “100,000 booksellers worldwide.” New and used books are automatically generated on two side-by-side listings. Links to the various sellers are provided. The prices and cost of delivery are stated. Its multilingual capability is a bonus for polyglots.
Some may prefer or be forced to borrow books from a library. In fact, for some out-of-print editions, a library may be the only hope. For this exploration, my go-to option is the Online Computer Library Center’s WorldCat. (https://www.worldcat.org/) You enter the title and/or the author first and then, in a simple second step, your postal code. Both print and eBooks are included. Libraries holding your choice are presented in order of their proximity to you. There are many interlibrary loan programs that make it quite easy to bridge the distance gap.
Having digital books on your reader in seconds certainly makes them tempting, and being generally cheaper than printed books makes them attractive. Be careful! ‘Free’ versions might seem great, but it’s often hard, if not impossible, to tell if a source is legitimate or not. For Simenon’s works, the chances are great you’ll be dealing with pirated texts. Some are in the public domain since he published his first book way back in 1920, but most of his works are still ‘protected’ by copyright law. Be aware that the later English translations fall under the 70-year copyright rule, too. Keep in mind such downloads won’t have been ‘free’ if you get caught, fined, and imprisoned. In addition, even if you’re lucky in using such sources and you escape without infecting your computer, you may still be vulnerable to unwanted solicitations forever. So, I’m not listing any of those sites. 

David P Simmons

mercoledì 25 maggio 2016

SIMENON–SIMENON. PER UNA VOLTA IL PROTAGONISTA E' UN MAGISTRATO

Le inchieste del giudice Froget: analisi del personaggio

SIMENON SIMENON. POUR UNE FOIS, LE PROTAGONISTE EST UN MAGISTRAT
Les enquêtes du juge Froget: analyse du personnage
SIMENON-SIMENON. FOR ONCE, THE PROTAGONIST IS A MAGISTRATE
Judge Froget's inquiries: character analysis 

Il giudice Froget è il protagonista della serie di racconti Les treize coupables, pubblicati nel 1930 sul periodico Detective con lo pseudonimo Georges Sim (apparsi in volume nel 1932) e pubblicata da Mondadori l'anno seguente in Italia (nella gloriosa e collezionata serie dei Gialli Economici formato album: il titolo è "I tredici colpevoli", ristampato nel 1949 nella stessa collana); lo troviamo anche nel racconto La nuit du Pont-Marie (uscito il 10 Giugno 1933 su "L'Intrasigeant" ed inedito nel nostro paese).
Eccezionalmente per questa serie Simenon scelse un giudice, a differenza di tutti gli altri suoi investigatori i quali di solito non hanno molta simpatia per i magistrati. In queste novelle l'indagine si è già svolta e la scena si svolge nell'ufficio del giudice il quale snocciola davanti alla persona con lui presente i motivi per cui è arrivato alla decisione di incarcerarli, il colpevole dà il titolo ai racconti (Ziliouk, M. Rodrigues, Mme Smitt, Les « Flamands », Nouchi, Arnold Schuttringer, Waldemar Strvzeski, Philippe, Nicolas, Les Timmermans,pubblicato anche con il titolo "Il caso dei tre ciclisti" nella raccolta inverno giallo '91-'92, Le Pacha, Otto Müller, Bus). Froget, a differenza degli altri investigatori simenoniani, non è un giovane, fisicamente presenta una spalla più alta dell'altra, ha i capelli bianchi e veste sempre un rigido completo nero.Ci si domanda come mai non è ancora in pensione dato che da lustri dimostra sessant'anni. Froget tratta con molta freddezza i criminali che sfilano davanti a lui, scrive molto sul suo taccuino e parla poco. Mentre il sospettato tenta di scusarsi lui scrive molti appunti e alla fine mostra i capi d'accusa che ha individuato, tutta la scena del crimine vi è descritta, senza alcuna ombra di dubbio, alla fine del racconto al colpevole non resta che prendere la via della prigione.Tuttavia questo anziano signore risulta simpatico alla maggior parte dei lettori, cerca di comprendere i motivi di un crimine anche quando si trova ad analizzare il caso di un omicidio avvenuto con 33 coltellate e nella già citata La nuit du Pont-Marie dimostra di avere anche un animo sensibile sotto la sua scorza di impassibile uomo di legge. 
Andrea Franco

martedì 24 maggio 2016

SIMENON-SIMENON. SIMENON, D'UN FESTIVAL A L'AUTRE

Comment Simenon est devenu président du festival du film de Cannes en 1960

SIMENON-SIMENON. SIMENON, DA UN FESTIVAL ALL'ALTRO
Come Simenon è diventato presidente del festival del film di Cannes nel 1960 
SIMENON-SIMENON. SIMENON, FROM ONE FESTIVAL TO ANOTHER
How Simenon became the president of the Cannes film festival in 1960 
Le festival du film de Cannes s'est clos dimanche, avec le palmarès que l'on sait. Il est bon de se souvenir aujourd'hui que Simenon, en son temps, a aussi été de la fête. Si chacun sait à présent qu'il en fut le président du jury en 1960, et que c'est grâce à lui que fut primé le film de Fellini, La dolce vita (il en a été question sur ce blog à plusieurs reprises), tout le monde n'est peut-être pas au courant des circonstances dans lesquelles il fut appelé à occuper cette présidence… C'est ce que nous allons rappeler dans ce billet d'aujourd'hui.
En mai 1957, Simenon, de retour en Europe après un long séjour américain d'une dizaine d'années, est installé – provisoirement, mais depuis bientôt deux ans – sur la Côte d'Azur (nous en avons parlé il y a quelques semaines), et il ne va pas manquer de se rendre au festival de Cannes, dont le côté glamour n'était pas, quoi qu'il ait pu en dire, pour lui déplaire… En janvier de cette année 1957, il est venu prospecter en Suisse pour y trouver un endroit où s'installer, loin des fastes de la Côte, et il va trouver un château à louer, à Echandens, dans le canton de Vaud. Au festival de Cannes, il était de tradition de donner des réceptions, et les Simenon font de même, comme le relève à l'époque un correspondant du journal "La Suisse": "Une des réceptions les plus réussies fut celle que M. et Mme Georges Simenon ont offerte en leur villa de Cannes, qu'ils doivent quitter dans quelques mois pour la Suisse. On y rencontrait Curd Jurgens, les peintres Vlaminck et Buffet, Jean Cocteau, André Maurois, Jules Romains, Maurice Genevoix, Maurice Lehmann, d'autres encore."
Et c'est au cours de ce festival qu'ont eu lieu les prémices de la future présidence de Simenon… Laissons-le raconter lui-même la chose, comme il l'évoque dans ses Mémoires intimes: "lors du festival de Cannes, cette année-là, dont nous avions été les spectateurs assidus, Fabre-Lebret [le directeur du festival, ndlr] m'avait demandé d'être président du jury l'année suivante. Je lui ai répondu que je […] n'étais membre ou président d'aucune société. Vers la fin de l'année, je devais être, presque par force, infidèle à ma ligne de conduite. Un ministre belge, fort sympathique malgré ça, m'annonçait qu'au cours de 1958, à l'occasion de l'Exposition universelle de Bruxelles, un grand festival du film aurait lieu." Et le ministre de lui dire que le jury, composé uniquement de Belges, doit être présidé par un Belge connu à l'étranger. Simenon tente de refuser, arguant de son récent refus pour Cannes. Le ministre insiste, et Simenon finit par accepter, et c'est ainsi qu'il se retrouve à Bruxelles en mai 1958: "dès la première réunion du jury, j'ai été ébloui, sinon humilié, par les connaissances cinématographiques des jurés que j'étais censé présider; ils avaient tout vu, tout décortiqué, connaissant sur le bout des doigts l'histoire du cinéma, le pedigree des metteurs en scène ainsi que des acteurs." Mais le romancier joue tant bien que mal son rôle de meneur d'un "jury conformiste par essence et par nécessité, bien qu'il soit présidé par Georges Simenon", comme l'écrit un journaliste de l'époque, et que le travail de ce jury ait été, comme le dit un critique, "pas facile à cause de la banalité généralisées des œuvres présentées, et il faut le féliciter d'avoir distribué les prix à bon escient"… Pour la petite histoire, le prix du meilleur scénario fut attribué à l'équipe de scénaristes du film "Fortunella", d'Eduardo de Filippo, et de cette équipe faisait partie un certain Fellini…
Fellini, que Simenon allait retrouver deux ans plus tard à Cannes. Car Simenon, cette fois, n'a pas pu se dérober devant Fabre-Lebret, venu le trouver à Echandens: "c'est un homme aimable, raconte Simenon dans ses Mémoires intimes, fin diplomate de surcroît." Fabre-Lebret rappelle au romancier sa réponse lorsqu'il lui avait demandé d'être président du jury de Cannes. Depuis, lui dit-il, il a présidé le festival de Bruxelles… Simenon répond: " - Je ne pouvais pas refuser, car la Belgique est mon pays
Et la France ?" demande Fabre-Lebret. Simenon ne sait que dire, et son interlocuteur rétorque alors: "- N'est-ce pas la France qui a connu vos débuts et le pays où vous avez fait votre carrière ? N'êtes-vous pas considéré comme écrivain français ?" Que répondre à cela… Simenon est donc pris dans l'engrenage, et c'est ainsi qu'il se retrouvera à Cannes en mai 1960, président d'un jury qui attribuera, en dépit de tout, la Palme d'Or à La dolce vita… 

Murielle Wenger

lunedì 23 maggio 2016

SIMENON-SIMENON. CONSIDER “THE OUTLAW”

On a little known work recommended to first-timers and fans as well.

SIMENON-SIMENON. ETUDIONS “L’OUTLAW”
Lecture d'un ouvrage peu connu, mais à conseiller aussi bien aux débutants qu'aux fans.
SIMENON SIMENON. RICONSIDERIAMO "L'OUTLAW" 
Lettura di un opera poco conosciuta, ma da consigliare sia ai neofiti che agli appassionati
 
The more Simenon works I read, the more his skills as a writer become apparent. Working through the Maigret series opened my eyes, and sequencing now through the romans durs is enhancing this observation. Although not mentioned often in citing the author’s works, the grim tale in The Outlaw (1987 and L’outlaw 1941) is a good example of how he lures readers on. Hopelessness and inevitability are basic themes—one knows the ending will be bad, just not what it will be—but one will want to quickly get that answer.
Right off the bat, protagonist Stan is recognizable as a loser, but equally true, it’s not all his fault. He clearly is a victim, but at the same time someone who fails in most everything he does. To his eye, the deck always seems to be stacked against him.
With pervasive spatters of retellings and recollections (sometimes brief and disjointed enough to confuse), Simenon paints a portrait of a nasty, unlikeable character. We learn how, in his short life, Stan botches everything. As a contributor, he deteriorates from medical student to dental assistant to bellboy to beet puller. As a criminal, he escalates from petty thief to blackmailer to mugger to informer.
An illegal alien without papers, Stan wanders through Paris, penniless and homeless, until he dreams up a harebrained scheme to steal some money. That job bungled, he can’t find his girlfriend Nouchi, and so, in desperation, he latches on to a gang of brutal criminals. While they terrify him into doing their evil biddings, he conspires to cash in by exposing them. Suspecting he’s a traitor, they come after him until Nouchi rescues and protects him. Yet, this too is a no-win situation that propels him into even crazier actions.
In despair, Stan searches for ways out. He considers jumping into the Seine. “And if he threw himself into the water? Someone would save him! Someone would send him to the hospital. Unless they didn’t pay attention to him or arrived to late…” He contemplates killing somebody—anybody—just to get into prison with its rewards of warmth, food, sleep, and protection from the gang. He even ponders making Nouchi his target. Because she was a woman, he could plead a crime of passion. (At this point in time, the French looked upon a crime passionnel with great leniency.) Even if he doesn’t get acquitted of the homicide, at least he would be safe while being tried.
Despite all the atrocious things contemptible Stan does, Simenon is deft in making it impossible for us not to feel sorry for him. For instance, towards the end, pathetic Stan pitifully explains: “You [must] understand, Nouchi… I didn’t have parents, a community, any friends… I didn’t have a childhood... I had nothing…” In the end, he knows (and we know) “he was going to do something stupid, however he was incapable of not doing it!” He and Simenon do not let us down.
Enjoy! 

David P Simmons

domenica 22 maggio 2016

SIMENON SIMENON. PICCOLI VIZI E PICCOLE VIRTU’ DEI PERSONAGGI SIMENONIANI


Dove nascono le piccole e le grandi tragedie nei romanzi di Simenon

SIMENON SIMENON. SMALL VICES AND MINOR VIRTUES IN SIMENON'S CHARACTERS
From where the
small and great tragedies arise in Simenon's novels

SIMENON SIMENON. PETITS DEFAUTS ET VERTUS MINEURES DES CARACTERES SIMENONIENS
D'ou naissent petites et grandes tragédies dans les romans de Simenon
Una gran parte dei protagonisti e dei personaggi che troviamo nei romanzi di Simenon é presa dalla vita reale, gente comune alle prese con i problemi quotidiani. Simenon la chiama “la piccola gente”, riferendosi a quelle persone tutte comprese nella loro vita, concentrate sul proprio lavoro, dedite alla preoccupazione di andare avanti, prese dai loro egoismi, ma anche dai loro piccoli slanci di generosità. Gente comune, ma anche della borghesia, che vive le stesse piccole follie, talvolta preda della gelosia, spesso dell’amore, di solito coinvolti dai rapporti con il coniuge, con i figli, con il proprio datore di lavoro e qualche volta con un eventuale amante.
Ognuno di loro ha dei vizi e delle virtù che ce li rendono molto vicini.

Ma quali sono? C’è una tipologia riconoscibile?

Qualche caratteristica comune c’è. Ad esempio una certa fragilità nei confronti del destino. Non troviamo quasi mai un protagonista che prende in mano la propria vita e la piega alle proprie ambizioni. Il destino è padrone e sovrano. Ed è lui che mette in moto quell’evento, a volte addirittura insignificante, che scatena una serie di vicende concatenate le quali operano una rivoluzione nella vita del protagonista, ribaltandone i valori, spingendolo a comportamenti inusuali e pressandolo finché non supera  la  famosa linea del destino.

Tra i personaggi dei romanzi di Simenon abbiamo tutte le sfaccettature delle miserie e delle grandezze umane. Dalla divorante gelosia che fa perdere il lume della ragione, alla depressione di personaggi un tempo importanti, ricchi e potenti, dall’invidia per un status sociale più elevato, alle vite sacrificate per i figli… insomma dalle piccolezze di tutti i giorni, ai drammi di una vita disgraziata.

Ma sotto la lente di Simenon, e poi agli occhi di noi lettori, c’è sempre, anche nei romans durs, una tensione verso la comprensione e una ritrosia ad emettere giudizi, soprattutto perché c’è sempre quel destino imperante che fa dei personaggi quasi dei predestinati, ma c’è in più una particolare  valutazione delle cause delle tragedie umane.

Le origini di questi drammi sono, molto di frequente, situazioni trascurabili, cui all’inizio non di da un gran peso. Oppure comportamenti e modi di essere che non fanno presagire le tragedie che  scateneranno.  E’ come se la vita umana fosse fatta di piccole cose senza un gran peso, ma che ogni tanto subiscono una mutazione, quasi genetica, che ingigantisce i problemi e fa sfociare la vicenda in un dramma.
Insomma tutto è all'inizio trascurabile, senza importanza, annegato in quel mare di piccoli problemi, contrattempi e imprevisti che costituiscono l'essenza della vita umana. Tra questi però Simenon individua quelli che avranno un rilevanza personale, che scateneranno la riprovazione sociale  e che travolgeranno la vita del protagonista spingendolo oltre quella linea che mai avrebbe pensato di oltrepassare. (m.t.