mercoledì 21 marzo 2018

SIMENON SIMENON. LA NASCITA DI MAIGRET E LE BUGIE DI SIMENON

Come e perché il romanziere insisteva ad accreditare una genesi non vera del proprio eroe ?

SIMENON SIMENON. LA NAISSANCE DE MAIGRET ET LES MENSONGES DE SIMENON
Comment et pourquoi le romancier tenait tant à accréditer une genèse non véridique pour son héros ?
SIMENON SIMENON. MAIGRET’S BIRTH AND SIMENON’S LIES
How and why did the novelist stick so much to crediting an untrue genesis for his hero?



Delfzijl. E' l'impronunciabile (almeno per noi italiani) nome di questa cittadina dell'Olanda settentrionale, sul fiume Ems, con un porto abbastanza importante, molti canali e molti mulini a vento. La cittadina è una tappa fondamentale per l'epopea simenoniana e più precisamente maigrettiana. Ci sono due date relative a questa cittadina che non possono essere ignorate: settembre del 1929 e settembre del 1966. 
La prima ci riporta al racconto che Simenon ha fatto innumerevoli volte, accreditando la storia secondo la quale mentre navigava tra i canali olandesi, il suo Ostrogoth ebbe dei problemi e quindi dovette fermarsi al porto di Delfzijl. Lui, la moglie Tigy e Boule, la giovanissima femme de chambre che si tiravano dietro ovunque. Qui, dovendo attendere qualche giorno, si accamparono su un canale, dove tra casse, macchina da scrivere, bottiglie di vino, e grandi pipate, iniziò, racconta sempre Simenon, a nascere  il personaggio del commissario Maigret. Anzi, in un bar dove andava a bere qualcosa (lì sul canale, l'umido entrava nelle ossa e bisognava pur difendersi...), un pomeriggio tra i fumi dell'alcol e lo sbattere delle palpebre da stanchezza post-prandiale, lo scrittore ci assicura che vide passare dietro le tende delle finestre l'ombra di una figura massiccia, con un imponenza che si notava subito. Quella visione arrivò al momento giusto e contribuì a dare corpo, in tutti i sensi, al commissario la cui figura non era ancora ben definita, ma che da quella visione assunse contorni sempre più precisi. 
E' la nascita di Maigret. O no?
Certo questa è la storia che Simenon si (divertiva?) a ripetere a sé e agli altri in vari periodi della sua vita. Ma mentiva sapendo di mentire.
Maigret come molti, se non tutti, sanno, era già presente in diversi romanzi scritti ancora sotto pseudomino, Georges Sim. E vi appare non solo Maigret, magari ancora non commissario, ma solo ispettore, non ancora perfettamente delineato,  ma anche i suoi commissari, il giudice Comelieu. Certo le tessere del puzzle non sono ancora tutte al loro posto, ma ci sono tutte e sono le stesse che comporranno non solo Maigret, ma i suoi ispettori, l'antipatico giudice, Quai des Orfèvres, M.me Maigret, etc...
Il primo a scriverne fu Lacassin, che in La vera nascita di Maigret contava addirittura  diciotto Maigret, precedenti alla serie ufficiale.
Adesso, a parte gli studiosi che hanno accesso a fonti che non tutti possono consultare, ma quei diciotto titoli sono stati stampati, venduti e sono andati in circolazione, sotto gli occhi di qualsiasi lettore. 
Allora come faceva Simenon a raccontare un'altra nascita del commissario e soprattutto perché?
Ce lo siamo chiesti più volte e ci siamo anche chiesti perché la stampa e la pubblicistica abbiano accreditato questa versione fasulla. Simenon era un affabulatore e questa storia, che qualcuno definisce romantica, dà un qualcosa in più alla creazione del personaggio che non le ripetute prove (perché a nostro avviso proprio di questo si tratta)  culminate con La casa dell'inquietudine, dove ormai Maigret è definito, con tutte le sue cose, pipa, chapeau melon, collo di velluto del pesante cappotto, la stufa di ghisa nel suo ufficio a Quai des Orfèvres.... insomma perché negare?
A qualcuno, che ebbe l'ardire di chiederglielo, Simenon se la cavò rispondendo che "...è incompiuto... non è lo stesso, anche se non è del tutto un altro...". 
Un po' deboluccia come spiegazione. E allora si fa largo in noi un dubbio, che una volta fatto il salto dalla "letturatura alimentare" a quella di genre e poi ai romans durs, Simenon, istintivamente o meno, cercava di buttarsi dietro le spalle quella pur corposa produzione ante-Maigret. Tutto quello che veniva prima era narrativa su ordinazione, un tanto al chilo... o meglio a righe, ma non faceva gran differenza. Tutta roba che lui scriveva, commissionata per questo o quel tipo di lettore, ma di cui forse un po' si vergognava. Tanto è vero che non la firmava mai con il suo vero nome. 
"Georges Simenon" uscì solo sulla copertina del primo Maigret. Prima c'erano stati una ventina di pseudonimi che confondevano le acque. Certo Georges Sim era quello utilizzato per le opere più decorose (a suo dire), ma comunque il debutto di Maigret era uno spartiacque per lui forse più importante di quanto si possa credere. 
Ed é da quel punto in poi che lui vuol essere conosciuto e ricordato.
Sul passato deve cadere una spessa coltre d'oblio, che va a coprire anche i proto-Maigret. E allora la storia di Delfzijl calza a pennello. 
A proposito mi sono scordato di parlare di quella seconda data per cui questa cittadina è famosa tra i maigrettiani. Il 3 settembre 1966, in occasione della inaugurazione di una statua che raffigurava Maigret, si riunirono insieme a Simenon, tutti gli attori che avevano indossato i panni del suo celebre commissario in tv. Fu una sorta di ufficializzazione: la statua di Maigret nel luogo in cui il suo autore racconta di averlo fatto nascere e a contorno la tangibile riprova del suo successo: dalle pagine dei libri, agli schermi cinematografici a quelli televisivi, con delle serie che, ancora oggi, vengono prodotte. Ci ritroveremo ancora a Delfzijl? (m.t.)

Link     

• SIMENON. MAIGRET PRIMA DI MAIGRET… A MARSIGLIA
http://www.simenon-simenon.com/2011/09/simenon-maigret-prima-di-maigret.html

• SIMENON, MAIGRET... DAL PRIMO ALL'ULTIMO
http://www.simenon-simenon.com/2013/03/simenon-maigret-dal-primo-allultimo.html


• SIMENON. QUESTO COMMISSARIO NON E' INTELLIGENTE
http://www.simenon-simenon.com/2011/11/simenon-questo-commissario-non-e.html

• NASCE MAIGRET. LA VERSIONE DI GEORGES 
http://www.simenon-simenon.com/2011/03/nasce-maigret-la-versione-di-georges.html


• NASCE MAIGRET. COME E' ANDATA DAVVERO 
http://www.simenon-simenon.com/2011/03/nasce-maigret-come-e-andata-davvero.html

lunedì 19 marzo 2018

SIMENON SIMENON. LA CONFIANCE DES MERES

A propos de quelques personnages maternels dans les romans Maigret 

SIMENON SIMENON. LA FIDUCIA DELLE MADRI 
A proposito di alcune figure materne nei romanzi di Maigret 
SIMENON SIMENON. MOTHERS' CONFIDENCE 
About some maternal characters in the Maigret novels 


"Le portrait de la mère abusive, dans les romans de Simenon, relève du règlements de comptes", écrit à juste titre Denise Brahimi dans son ouvrage A la découverte de Simenon romancier. Il n'est plus besoin d'évoquer ici en détails, tant le fait est maintenant connu des simenophiles, les relations conflictuelles que le romancier entretint avec sa mère, Henriette, dont il fit un portrait assez corrosif en l'Elise de Pedigree. Ce n'est que bien plus tard, au soir de sa vie, qu'il parvint à exprimer tout ce que cette relation contenait de non-dit, de sentiments refoulés, dans sa Lettre à ma mère. Qu'Henriette lui ait toujours préféré son cadet est un fait avéré, mais ce qui compte n'est pas tellement de savoir si réellement sa mère a été proche du personnage d'Elise ou non, et si elle s'est vraiment comportée avec son fils comme celui-ci le laisse entendre. Ce qui est important, en réalité, c'est ce que le petit Georges a ressenti et éprouvé, même si son point de vue ne reflétait peut-être pas complètement la réalité. Le motif d'un chagrin d'enfant peut parfois sembler puéril aux yeux d'un adulte, il n'en reste pas moins que le chagrin, lui, est bien réel… 
Ce qui intéresse surtout les lecteurs de Simenon dans cette affaire, c'est ce que le romancier a fait de cette relation conflictuelle mère-fils, comment il l'a utilisée dans sa création littéraire. C'est vrai que l'on trouve beaucoup de ces "mères abusives" dans ses romans, et que les personnages maternels sont plutôt rarement présentés sous un jour positif.  
Dans ce billet d'aujourd'hui, nous allons évoquer quelques-uns de ces portraits de mères dans la saga maigretienne. On en trouve un certain nombre au fil des romans. Parfois leur statut de mère n'est pas de première importance dans l'intrigue, et nous ne parlerons pas de ces personnages-là. Par contre, il faut relever un certain nombre de ces "mères abusives", décrites au vitriol par le romancier, des personnages sur lesquels plane sans aucun doute le fantôme d'Henriette…  
On peut d'abord évoquer Mme Martin dans L'ombre chinoise, avec sa peur de manquer et sa hantise d'assurer ses vieux jours. La relation entre mère et fils ne fait pas l'objet central du récit, mais le seul fait que ce soit les agissements de Mme Martin qui provoquent le suicide de son propre fils en dit long sur le sujet… Un autre personnage de mère qui pense d'abord à sa fortune plutôt qu'à ses sentiments maternels, c'est Mme Serre dans Maigret et la Grande Perche. Une vieille dame "bien sous tous les rapports", apparemment, digne et aux allures de mère supérieure (ce n'est sans doute pas un hasard si Simenon fait cette comparaison empruntée au monde de la religion…), mais en réalité une empoisonneuse, et qui poussera l'avarice jusqu'à tenter de tuer son propre fils. Terrible portrait de l'égoïsme poussé au paroxysme…  
Et puis vient Mme Moncin dans Maigret tend un piège, sans doute l'une des charges les plus lourdes que Simenon ait portée contre les mères abusives… Sous prétexte d'amour maternel, Mme Moncin a surprotégé son Marcel, jusqu'à l'enfoncer dans son enfance, l'empêcher de grandir et de devenir un homme, ayant tenté d'en "faire sa chose", finissant par provoquer, à force de surprotection, un traumatisme chez lui, qui va le pousser à l'aliénation, à la folie meurtrière… 
Au milieu de cette pléthore de "mauvaises mères", apparaissent cependant, mais moins souvent (et on ne s'en étonnera guère…), quelques portraits de mères dessinées d'une plume positive. On pourrait dire que la comtesse de Saint-Fiacre est une image de mère idéale, mais c'est davantage une sorte d'icône immatérielle qui passe dans les souvenirs de Maigret. Rappelons à ce sujet que Simenon a fait de Maigret un orphelin de mère - et ce n'est sans soute pas davantage un hasard -, et que Mme Maigret va en quelque sorte jouer le rôle de substitut maternel (même si, comme nous l'avons déjà souvent écrit, elle est bien davantage que cela…). On pourrait ajouter à Mme Maigret deux personnages qui ont des traits de ressemblance avec elle (embonpoint agréable, blondeur des cheveux, douceur et jovialité d'humeur): d'abord la marinière Hortense Canelle, dans Le charretier de la Providence, puis Mlle Clément, dans Maigret en meublé, qui, toutes deux, comme Mme Maigret, n'ont pas d'enfants mais un comportement maternel et maternant envers leurs proches… 
Enfin, le dernier portrait positif de mère est celui de Justine, la vieille Vaudoise installée rue Mouffetard, la mère d'Honoré Cuendet dans Maigret et le voleur paresseuxSi elle n'est pas le personnage central de l'intrigue, elle y tient néanmoins un rôle important, à cause des liens qu'elle a tissés avec son fils, et que Maigret se plaît à relever comme autant d'éléments qui lui rendent Honoré encore plus sympathique. Justine est simple, compréhensive, elle ne s'est jamais opposée aux activités illicites de son fils, en qui elle a placé – avec raison, tient à souligner l'auteur ! - toute sa confiance. Maigret, d'ailleurs, en bon "raccommodeur de destinées" qu'il est, fera tout pour que Justine ait la récompense de cette confiance, en faisant connaître son existence à la maîtresse d'Honoré. Et une des phrases finales du roman, dite par Justine: "Je connais mon fils… Je suis sûre qu'il ne me laissera pas sans rien…" fait écho, mais a contrario, aux prétentions de la Mme Martin de L'ombre chinoise Et ainsi la boucle est bouclée, depuis le portrait effrayant de la mère abusive jusqu'au portrait réconciliateur de la mère qui "fait confiance", cette confiance dont le manque, de la part de sa mère, a tellement affecté Georges Simenon… 

Murielle Wenger 

Link

SIMENON, LE TENSIONI CON LA MADRE E LA MORTE DEL FRATELLO
http://www.simenon-simenon.com/2011/03/simenon-le-tensioni-con-la-madre-e-la.html

SIMENON, ELLROY E LO SPETTRO MATERNO 

http://www.simenon-simenon.com/2012/02/simenon-ellroy-e-lo-spettro-materno-1.html


SIMENON SIMENON. MOTHER HENRIETTE DEAD
http://www.simenon-simenon.com/2017/09/simenon-simenon-mother-henriette-dead-1.html

SIMENON SIMENON. WORDS FROM HIS “LETTER TO MY MOTHER”
http://www.simenon-simenon.com/2017/10/simenon-simenon-words-from-his-letter.html

SIMENON SIMENON. UNE DOULOUREUSE LETTRE A SA MERE
http://www.simenon-simenon.com/2017/04/simenon-simenon-une-douloureuse-lettre.html


SIMENON SIMENON. “MR. HIRE’S ENGAGEMENT” / 2

Everybody is a voyeur. The primary woman returns the look.

SIMENON SIMENON. “LES FIANCAILLES DE MR. HIRE” / 2 
Chacun est un voyeur. Le principal personnage féminin renvoie le regard.
SIMENON SIMENON. "LE FIDANZATE DI MR.HIRE" / 2
Ognuno è un voyer. Il principale personaggio femminile risponde allo sguardo 


Voyeurism is widespread in the novel. For instance, the commonest French verb meaning to ‘look’ appears 140 times. Yet, the type of ‘looking’ varies: Hire’s is vicarious and Alice’s is opportunistic. Both happen to use a two-way street, in alternation, with Hire staring at Alice from his dark den and her observing him from her darkened bedroom. Alice “saw Mr. Hire’s lighted window. […] She had not lit her lamp.” Another difference is that Hire believes she is unaware, but Alice knows he is watching. “Her look […] reached the window. […] What was she looking at? […] He clearly saw the girl’s fleshy lips half-open in a smile. But for whom? Why?” She knows he is spying on her. “She knew Mr. Hire was there.” 
What is more, her window exchanges gradually evolve in a different way than Hire’s do. At first, hers is a prideful exhibitionism. She is simply showing off: “She pushed the sheets away a bit and stretched while sticking out breasts that ballooned the white silk of her nightgown. He did not move, so she got up, exposing her pink thighs for an instant.” When he is tailing her outside, as he stares, she toys with him. “She was playing her role. She pretended to not see him, to be relaxed, unconcerned. Twice, she powdered her nose and put on lipstick. Twice too, she tugged her skirt down as if she was surprised that Mr. Hire was looking at her knees.” 
But her demonstrations advance into predatory manipulation. Brazen Alice goes to his door in provocation, but timid Hire does not yet dare open it. “She looked down. A moment before, the outline of the keyhole stood lit up, then something intervened between the door and the light. She sensed his eye, pulled back a step to get within his line of sight, and proudly thrust out her exuberant bosom.” Suddenly, “the eye disappeared” because Hire also stepped back, expecting a crisis, holding his breath, staring at the door. “Was he also seeing an eye behind the keyhole?” 
Later on, Alice watches as Hire watches. “From the obscurity of her bedroom, up on her knees on her bed to see better,” Alice observes him “walk up to the keyhole and glue his eye there” before accepting the inevitable police summons. She delivers hers: “She stuck her paper on her windowpane” and “he squinted under his bushy brown eyebrows to read: I absolutely have to talk to you.” A few more window signals precede direct physical seduction. “She pulled him to her. […] Her entire body was writhing, seeming to take possession of the man while she glued her mouth to his.” “He gently disengaged himself but has taken her baitHe proposes they run off together, asking her to “think about it until tomorrow….” Hire heads on, all alone, for he only sees her once again. After “he looked into her empty bedroom with warm nostalgia,” he catches a glimpse of her at work. “He could see, next to the counter, Alice’s pink face, her white apron, her bare arms.” Hurtling down a tragic path, he is always looking for her, but his last vision is purely imaginary: “without daring to look at the dairy bar,” this “did not prevent him from imagining Alice’s bent-over silhouette walking her rag over its threshold.” Alice, however, does see him again: dead! 

David P Simmons