giovedì 27 gennaio 2011

L'IMPORTANZA DI "CHIAMARSI" GALLIMARD... ANCHE PER SIMENON

Gallimard. In Francia negli anni trenta era l'aspirazione di ogni scrittore. Avere un proprio titolo nel suo catalogo significava essere arrivati o perlomeno essere riconosciuti come uno scrittore di un certo futuro. A trent'anni insieme ad altri due soci, André Gide e Jean Schlumberger, aveva fondato un giornale culturale la Nouvelle Révue Francaise, divenuto ben presto con la sigla Nrf, un'icona per la cultura che accompagnerà tutta la vita anche la casa editrice che oggi compie cent'anni e di cui, dopo solo due anni dalla fondazione, rimane il proprietario unico. Gaston Gallimard, nato nel 1881, era un uomo con un gran fiuto per gli affari, ma anche con la cultura e la necessaria lungimiranza per capire quanto valeva o dove poteva arrivare uno scrittore. Gide rimarrà nella sua scuderia, si farà scappare Proust, ma tra alti e bassi la casa editrice inizierà poi a funzionare. Otterrà l'esclusiva per autori come Conrad, Kafka, Pirandello. E in seguito il suo catologo vedrà, tra gli altri, i nomi di  Milan Kundera, Antonin Artaud, Albert Camus, Jean Paul Sartre, Céline, Simone de Beauvoir, la Yourcenar, Jean Genet, André Malraux, Ionesco, Marguerite Duras, Patrick Modiano... E ovviamente anche Simenon, come abbiamo già detto.Ma andiamo a vedere cosa singificò passare da un editore come Fayard  a Gallimard. Intanto Simenon strappò un contratto talmente favorevole al punto tale che "monsieur Gaston" lo tenne segretissimo, per evitare lamentele di altri autori, anche importanti, che scrivevano già da anni per lui.
Simenon forse non lo sapeva, ma Galimard sì. Quelle condizioni non avrebbero fatto guadagnare un franco all'editore, ma gli avrebbero assicurato un autore che per qualità, ma anche per quantità, sarebbe stato un nome di punta della casa editrice. Certo, pur non ancora famosissimo, Simenon costituiva per Gallimard un autore un po' ingombrante cui fare spazio. Sia per quella sua comunicativa o, se vogliamo, per quella sua innata sensibilità alla comunicazione nei confronti del pubblico che lo metteva sovente in prima fila. Sia per la sua prolificità. Simenon voleva "stringere" il rapporto con i propri lettori pubblicando un libro al mese. Un appuntamento fisso che tenesse più legato il pubblico. E questo non andava contro la politica commerciale di Gallimard. Avrebbe imposto un ritmo a quelli del reparto produzione, cui certo non erano abituati. Ma tra i programmi e la realtà di tutti i giorni però c'è sempre una certa differenza. In effetti Simenon esordisce a fine del '34 (il contratto è firmato in ottobre) con il romanzo Le Locataire (che aveva scritto e finito due anni prima)  e poi Le suicidés.
Nel '35 tre titoli, nel '36 quattro e ancora quattro nel '37. Il 1938 centra il suo obiettivo, passando a tredici titoli, più di uno al mese. Poi nel '39 di nuovo tre, nel 40 (è ormai scoppiata la guerra) solo due, ma nel '41 passa a sei, nel '42 arriva a cinque (uno è una raccolta di inchieste di Maigret con tre romanzi brevi).
Qui interrompiamo la sequela dei numeri per far notare che il 1942 è l'anno del ritorno di Maigret. Infatti Simenon aveva scritto l'ultima indagine del commissario, per Fayard, nel 1934 (Maigret). Ben otto anni senza un Maigret. Torniamo a Gallimard: 1943 due raccolte di racconti, nel '44 due racconti/romanzi brevi non solo di inchieste di Maigret più un romanzo. Nel '45 si inizia a sfaldare il rapporto Simenon-Gallimard e lo scrittore sceglie per i futuro Sven Nielsen con la sua Presse de la Cité. Ormai quindi sono solo briciole: un solo titolo nel '45, un paio nel '46, uno nel '47, ancora uno solo nel '48 e poi più nulla. Cinquantadue titoli in quattordici annni.
Gallimard non si capacita. Lui che ha perso soldi pur di avere tra i suoi autori Simenon, lui che lo stima anche come persona, che apprezza i suoi scritti, lui che gli ha concesso quello che non ha dato ad altri scrittori...E soprattuttolo ferisce la mancata pubblicazione di Pedigree che in buona parte nasceva dagli auspici congiunti di Gallimerd e André Gide. Sarà invece Presse de la Cité a farlo e questo sancirà la rottura definitiva

ANCHE SIMENON NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA

Oggi 27 gennaio, gionata della Memoria, per non dimenticare il terrificante sterminio di ebrei e di molti altri esseri umani ad opera del regime nazista. Un ricordo che per l'undicesima volta si perpetua affinché nessuno possa dimenticare orrori come la Shoa. In questa giornata si registrano moltissime iniziative del tipo più vario appunto per tener viva questa memoria. Sul versante televisivo vogliamo segnalare che sul canale digitale terrestre Iris è stato trasmesso nella mattinata il film del 1973 Noi due senza domani, tratto dal romanzo di Georges Simenon Le train (1961).Siamo nel maggio del 1940, e Marcel un uomo sposato, una figlia ed un'altra in arrivo, sale su un treno diretto a La Rochelle con la famiglia e, nel momemento in cui lui si trova su un vagone diverso, il treno si divide. Il protagonista si ritrova tra gli ebrei in fuga verso l'ovest. Qui si verifica il passionale e coinvolgente  incontro con Anna, una ventiduenne ebrea di orgine cecoslovacca. L'incontro tra i due é un vero colpo di fulmine che rivela anche una forte attrazione sessuale, ma tutto dura lo spazio del viaggio in treno fino a La Rochelle, anche se i due vivono un'intensa esperienza che sembra loro fuori dal tempo e aldilà di ogni luogo. Qui però si dividono perchè Marcel ha saputo che la moglie sta partorendo in un ospedale nei pressi. Anna lo accompagna fin sulla soglia e poi lo saluta definitivamente. Ma anni dopo si incontrano. Ma questa volta in una stazione della polizia tedesca. Marcel deve identificare Anna da una foto perché é accusata di far parte della resistenza. Lui nega di averla mai conosciuta, cosa che conferma anche nel confronto faccia a faccia. Alla fine se ne va con un peso sulla coscienza e un rimorso che non lo lascerà mai per tutta la vita. Questo il libro.
Nel film invece il finale è diverso. L'uomo non è così meschino e pauroso e quidi alla fine anche se tenta ancora di negare, proprio prima di andar via, dando un'amorevole carezza ad Anna, compromette irrimediabilmente la sua posizione.

lunedì 24 gennaio 2011

MA QUANTI SONO I MAIGRET?

Da un interrogativo suscitato da uno degli amici di questa pagina, siamo andati a controllare e fare un po' di conti su quanti siano i Maigret (tra le inchieste e i racconti).  Premettiamo che abbiamo fatto un confronto solo numerico e non titolo per titolo (ma che faremo con il tempo) e che  siamo partiti da quella che dovrebbe essere la bibliografia ufficiale, cioè l'elenco delle opere inserite nella documentazione del Centre d'études Georges Simenon, presso l'Università di Liegi, ma poi abbiamo consultato quella di vari studiosi e biografi simenoniani, ma anche Wikipedia. Come al solito i conti non tornano mai. Vediamo intanto i numeri:• CENTRE D'ETUDES GEORGES SIMENON 98
• ALAIN BERTRAND 102
• C. MANGUY e P. DELIGNY 96
• PIERRE ASSOULINE 102
• FRANCIS LACASSINE 102
• STANLEY G. ESKIN 103
• PATRICK MARNHAM 76
• WIKIPEDIA 102
Con il beneficio dell'errore (minimo) del mio conto (ripetuto per altro più volte) come si spiegano questi numeri differenti? Come a ventidue anni dalla morte dello scrittore non si concorda in modo preciso sulla qantità dei titoli delle Inchieste del Commissario Maigret?
Una risposta può essere cercata nelle raccolte dei racconti. Qualcuno può averle considerate come un solo  titolo e quindi contata una sola volta. A volte questi racconti non sono stati pubblicati come libri, ma a puntate nei giornali (come accadeva spesso, ma poi seguiva la versione in volume), oppure apparse in pubblicazioni singole e non appartenti alle collane dei tre editori che hanno pubblicato l'intera (o quasi) opera maigrettiana (Fayard, Gallimard, Presse de La Cité). Comunque la cifra che sembra più accreditata è quella di 102. Per quanto riguarda Adelphi, le pubblicazioni nella collana Gli Adelphi - Le inchieste di Maigret corrispondono a tutt'oggi, da quello che risulta dal catalogo, solo a 69 titoli. Quindi siamo ben lontani dalla pubblicazione dell'opera omnia sul commissario. Buon pro per chi ha ancora la fortuna di non averli letti ancora tutti!

CUFFARO IN CARCERE CON LA GIUMENTA DI SIMENON

Ancora cronaca. E per di più cronaca giudiziaria. No, non c'entra il commissario Maigret, ma la condanna a sette anni per per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. La pena è stata inflitta dalla Cassazione all'ex-governatore della Regione Sicilia, Totò Cuffaro (ex-Democrazia Cristiana, ex- Parito Popolare Italiano, ex-CDU, ex-UDEUR, ex-UDC, infine con il PID (Popolari Italia Domani) nella maggioranza di Berlusconi. Il tutto in neanche 20 anni, tra il 1991 e il 2010). Insomma sette anni come presidente della regione e sette anni di condanna. (chi ama la numerologia si diverta). Non parliamo dell'accaduto per la sua importanza (ormai scandali sentenze simili sono all'ordine del giorno), ma per quanto riportato su Il Corriere della Sera dal giornalista Fabrizio Roncone. Questi descrive infatti l'entrata in caracere dell'ex-politico siciliano e racconta che,  tra le altre cose, Cuffaro si sarebbe portanto "dentro" un paio di libri. Uno è La fattoria degli animali» di George Orwell e l'altro Il ranch della giumenta perduta (La Jument Perdue - Arizona 1947) di Simenon.Entrambe i romanzi hanno un valore simbolico. Quello di Orwell è fin troppo chiaro. Da sempre viene citato come previsione e monito di una società autoritara e oligarchica e delle sue degenerazioni. Ma il romanzo di Simenon non è certo un romanzo politico. Quale quindi la connessione con la vicenda Cuffaro?
Ambientato nell'Arizona, la storia vede un certo Curly John al centro di vicende alterne con un suo amico-rivale, una specie di scontro tra il bene e il male, il quale si risolverà con un evento particolare che costringerà il protagonista a rivedere faticosamente tutte le sue convinzioni e rimettersi duramente in discussione per poter iniziare una nuova esistenza, una specie di rinascita ad una vita del tutta diversa. E' lo stesso cui starà penserando Cuffaro in queste ore?  Comunque la scelta, a nostro parere, ci pare davvero "azzeccata", per rimanere nel gergo di un famoso politico.

domenica 23 gennaio 2011

SIMENON IN GIRO PER IL MONDO CON I SUOI ROMANZI

Mobilità compulsiva. Forse così avrebbero definito gli analisti l'irrefrenabile pulsione di Simenon a cambiare posto, nazione, abitazione... Insomma a non mettere radici in nessun posto. In un precedente post abbiamo annotato i suoi spostamenti: una trentina di domicili diversi, sei nazioni, oltre quindici città e/o località. Insomma un tour de force che imponeva anche alle sue mogli, ai suoi figli e che in seguito avevano un frequente riscontro anche nei suoi scritti.Ci siamo presi la briga di andare a controllare in quanti titoli dei suoi libri (tra Maigret e romanzi) sono citati luoghi, città, strade, nazioni. Ne abbiamo trovati una ventina. Non abbiamo preso in considerazione i titoli dei racconti e dei romanzi popolari (quelli firmati con pseudonimi)  su cui non sempre c'è certezza del titolo. Dove non sia esplicitamente indicato nel titolo, abbiamo apposto una (M) per indicare le inchieste di Maigret.

Saint Pholien  • Le Pendu de...   (M)
scritto nell'estate del 1930, a Morsang, a bordo dell'Ostrogth, sui canali che portano al nord Europa. La vicenda si svolge a Liegi, in Belgio, di cui Saint-Pholien è una famosa chiesa.

Tour EiffelL'homme de la...   (M)
scritta nel 1930 a Parigi, in un soggiorno all'Hotel Aiglon, l'inchiesta é conosciuta anche con il titolo La tete d'un homme. La "Tour" del titolo, con i suoi oltre 320 metri, è il simbolo di Parigi, edificata in occasione dell'Esposizione Universale del 1889, su progetto dell'ingegnere Gustave Eiffel.

HollandeUn crime en...  (M)
Scritto anche questo sull'Ostrogoth, ancora a Morsang, sempre nel 1930, si svolge a Delfzijl cittadina dove tradizione vuole Simenon abbia concepito il personaggio di Maigret e dove è stata edificata una statua. in ricordo del famoso commissario.

Saint-Fiacre - L'affaire...    (M)
Scritto ad Antibes, nel 1932, ambientato in una cittadina immaginaria. In Francia esistono tre Saint-Fiacre, ma nessuna nel dipartimento dell'Allier, vicino alla cittadina di Moulins, come invece è situata quella del romanzo.

Bergerarc - Le fou de...   (M)
Scritto  all'Hotel de France a La Rochelle (Charente Maritime) nel 1932, si svolge nella cittadina capoluogo (Aquitania/Dordogna) non lontano da dove è stato composto..

Boulevard BeaumarchaisL'affaire du...    (M)
Strada del quartiere Arsenal di Parigi, vicina a Place des Vosges, dove Simenon abitò a lungo (al n° 21); anche questa inchiesta fu scritta a La Rochelle ma nel 1938 e fa parte della raccolta Les nouvelles énquetes de Maigret

Rue Pigalle    (M)
Strada parigina dell'omonimo quartiere famoso per il Moulin Rouge, per aver ospitato abitazioni o studi di artisti come Toulouse-Lautrec e Pablo Picasso e per essere un quartiere a luci rosse; anche questa inchiesta fa parte de Les nouvelles énquetes de Maigret (1938)

Bayeux La Vieille dame de....    (M)
Facendo sempre parte dei diciannove racconti de Les nouvelles énquetes de Maigret (1938), è stato scritto anche questo a La Rochelle. L' ambientazione è nella cittadina di Bayeux della Normandia (Calvados).

La MancheTempête sur.... (M)
Penultima inchiesta della stessa antologia che si svolge sul famoso stretto che separa la Francia dalla Gran Bretagna

ChateneufLe notaire de...   (M) 
Ultimo racconto della raccolta scritta nel 1938, scritto a La Rochelle e pubbilcata da Fayard ambientata a Châteauneuf-sur-Loire (Orléans) 


New YorkMaigret à....
Questo è stato scritto in Canada nel 1946, nel Quebec (Sainte-Marguerite du Lac Masson), si svolge nella Grande Mela ed è il secondo Maigret che esce per i tipi di Presse de la Cité

VichyMaigret à..
Scritto in Svizzera ad Epalinges alla fine del 1996, si svolge nella città dell'Allier, famosa per le sue acque minerali
.
ConcarneauLes Demoiselles de....
Questa inchiesta ha luogo nella cittadina della Bretagna, ed è stata scritta nel '34 a Porquerolles, l'isola maggiore dell'arcipelago di Hyères, (praticamente davanti alla Costa Azzurra)

TahitiLes dimanches de... (noto anche come Touriste de bananes)
Si svolge nel famoso arcipelago nell'oceano Pacifico, la Polinesia francese, dove lo scrittore ha soggiornato qualche tempo un paio d'anni prima di scrivere il romanzo, nel 1937, in Francia, sempre sull'isola di Porquerolles,

FurnesLe Bourgmestre de...
Scritto nel 1938,  a Nieul-sur-Mer (vicino a La Rochelle), il romanzo é ambientato in Belgio, nelle Fiandre occidentali (regione fiamminga) 

ManhattanTrois chambres à...
Il romanzo si svolge nella celeberrima circoscrizione di New York ed è stato scritto da Siemenon quando era in Quebec, Canada (Sainte-Marguerite du Lac Masson), nel 1946.

EvertonL'horologer de...
Scritto nella sua fattoria nel Connecticut, Shadow Rock Farm, a Lakeville, questo romanzo del 1954, è di ambientazione statunitense, nella cittadina del Missouri

ArkangelskLe Petit Homme d'...
Questo romanzo di Simenon si svolge nella località nel nord-est della Russia (vicino alla Scandinavia), scritto nel 1955 a Cannes, al rientro in Europa dai suoi dieci anni americani

BicêtreLes anneaux de...
Scritto a Enchandens, vicino Losanna (Svizzera), nel 1962, il romanzo è ambientato nella cittadina della regione dell'Ile de France

VeniseLe train de...
Venezia, Veneto (Italia); è qui che inizia il romanzo scritto da Simenon nell'estate del 1965, nella sua grande villa di Epalinges (Svizzera

ANCHE SIMENON CITATO DA SGARBI PER GIUSTIFICARE B.

Sgarbi, per l'anagrafe Vittorio Umberto Antonio Maria Sgarbi, quest'anno cinquantacinquenne, sempre più noto per le sue intemperanze televisive e mediatiche, che per le sue competenze di storico/critico d'arte, oggi firma nelle pagine degli interni de Il Giornale non proprio un articolo... diciamo uno scritto titolato Mister Gomorra fa il guardone. Se la prende con Saviano che ieri, insiginto della laurea Honoris causa in Giuriprudenza dall'Università di Genova (attribuitagli, per moda e per compiacenza, secondo l'autore dello "scritto"), Saviano che ha poi voluto dedicare questo riconoscimento ai magistrati che indagano in questi tempi sul premier B. per sfruttamento della prostituzione minorile e altri reati.Nella sua caotica e verbosa estensione dello scritto, lo Sgarbi, con l'intento di difendere dalle accuse di sfruttamento minorile il Cavaliere, tira in ballo sul tema una serie di personaggi mischiando epoche, ambiti e situazioni che nulla hanno a che vedere gli uni con gli altri. Parte dagli uomini politici di oggi (tanto per citarne qualcuno da Andreotti a Vendola, da Oscar Luigi Sclalaro a Fassino...). Le chiamate per così dire in correo, man man che lo scritto procede, aumentano e toccano la poetessa greca Saffo, passando poi per il nostro Macchiavelli, l'immancabile marchese De Sade,  il poeta "maledetto" Rimbaud, per arrivare a Georges Siemenon.
Come farsi scappare la dichiarazione di aver posseduto diecimila donne, tra cui circa ottomila prostitute, rilasciata nella famosa intervista a Federico Fellini su L'Express nel febbraio del 1977? Poi lo scritto continua con una serie di sempre meno comprensibili accuse e asserzioni. E' un puot-pourri di affermazioni "Forse sarebbe meglio darle (le lauree Honoris causa) a chi conosce il diritto e la letteratura e non trasforma istinti e desideri in crimini ", accuse "...Saviano, grande dilettante di giurisprudenza e grande ignorante di letteratura, che pratica con ineguagliabile vittimismo". "...Ilda Boccassini e a quei magistrati di Milano hanno aperto la più straordinaria inchiesta contro la libertà sessuale..." ed altre confuse e poco decifrabili asserzioni del genere.
Ma quello che in questa sede ci interessa è il coinvolgimento di Simenon. E non perché ci interessi farne una difesa, o men che meno una giustificazione. Simenon non ne ha avuto bisogno e non ne ha certo oggi.
Quello che qui ci preme sottolineare è l'infelice scelta di tirarlo in ballo. Infatti imbastire un parallelo tra le vicende di B. e la condotta sessuale di Simenon é come confrontare il comportamento di un vigile del fuoco che accende una torcia per appiccare un incendio e uno che accende un fiammifero per accendersi una pipa.
Nel caso di B. si tratta di un uomo che accentra in sè una grande ricchezza personale (la maggiore in Italia?), un imprenditore che opera in molti settori (in diversi dei quali in regime di quasi monopolio), la carica di capo del più grande partito politico italiano, quella del presidente del consiglio, insomma uno che dovrebbe assumersi responsabilità altissime a livello politico, ma anche a livello sociale e che non può usare il privato quando gli aggrada e rivendicarlo come inviolabile privacy, quando magari viene accusato dalla magistrtaura.
Simenon era certamente molto ricco, e molto famoso (anche se all'epoca il concetto di fama era molto diverso da quello di oggi), ma era un privato cittadino, che non ha mai ricoperto cariche sociali o politiche (come d'altronde gli altri letterati citati nello "scritto"). Il suo privato diventava pubblico solo se lui voleva. Ma lui, come ad esempio Rimbaud, non aveva il compito di servire lo Stato (cioè tutti i cittadini), non aveva l'obbligo di una morale e di un comportamento etico al disopra di ogni sospetto, perchè  di esempio a tutta la comunità . Non vogliamo qui difendere nemmeno Saviano o i giudici di Milano in merito all'accusa di "sostegno alla battaglia contro la libertà sessuale" lanciata nello scritto. Lo faranno benissimo da soli nelle sedi più appropriate. Vorremmo solo riconoscere che privati cittadini, letterati o no, sono liberi nei loro comportamenti sessuali dei quali rispondono solo davanti alla propria coscienza, a meno che non si configurino come reati.
Lo Sgarbi in definitiva incespica e inciampa tra le parole del suo scritto, cadendo rovinosamente sulle proprie tesi, infrangendosi in ragionamenti contradittori e incongrui.
Simenon nella sua intervista a Fellini commentava, a proposito della ricerca delle tante esperienze sessuali: "...Ma per il fatto che uno cerca dei contatti umani, non è detto che poi li trovi. Si trova soprattutto il vuoto, non è così?..."

venerdì 21 gennaio 2011

MA PERCHE' SIMENON INIZIO' A SCRIVERE POLIZIESCHI?

Ne abbiamo parlato altre volte in post precedenti. Aldilà della sua programmazione, dall'apprendistato degli scritti alimentari, alla serialità di quelli semi-alimentari e all'approdo della letteratura romanzesca, ma perchè Simenon ha scelto proprio il romanzo poliziesco? Certo non poteva prevedere che sarebbe stato il genere che, in popolarità e in vendite gli avrebbe dato anche più dei romanzi. Una prima risposta possiamo trovarla esternamente, nel mercato.  Il pubblico francese era molto appassionato a quello che ancora non era chiamato polar, e per questo sia editori di alto livello come Gallimard, che quelli molto più popolari come Ferenczi, avevano le loro collane dedicate al genere.E' chiaro che, abituato com'era a confezionare racconti e romanzi su commissione, (nella sua fase alimentare aveva molte richieste di quel genere) e sviluppare il filone poliziesco era per certi versi conseguenziale Ma avrebbe anche potuto scrivere romanzi sentimentali, o d'avventura che pure avevano un loro mercato. Perchè scelse proprio il poliziesco?
A Roger Stephane durante un'intervista  del '63 Simenon spiegò tra l'altro "... In realtà il romanzo poliziesco è il più facile da scrivere dal punto di vista tecnico. Prima di tutto avete a disposizione un protagonista che tira tutte le fila, che può interrogare chiunque entrare dovunque ...In secondo luogo, avendo stabilito che c'è qualcosa da risolvere fin dal primo capitolo, se una parte è più debole, non è grave.  In un romanzo normale la gente può smettere di leggere; con un poliziesco continua lo stesso perché vuole conoscere la soluzione. Quindi io ho scritto dei romanzi polizieschi detti anche i Maigret".
A complemento spiegava a Bernard Pivot (1981) che " il romanzo poiziesco ha delle regole ; queste sono come delle rampe di scale, prima c'è un morto, poi uno o più inquirenti, quindi un assassino ed infine un mistero. dunque ,  non si deve far altro che seguire delle regole ben precise..."
Ma questo non era in realtà vero per i Maigret. Basta ricordare che proprio Fayard, il primo editore di Maigret, ne aveva a lungo rifiutato la pubblicazione proprio perchè non rispettavano i canoni comunemente utilizzati, cosa che a suo avviso li avrebbe resi invendibili. Ma lo stesso Simenon era consapevole di questa sua particolarità e questo suo non procedere nei binari stabiliti dal poliziesco classico. Lo afferma anche durante Le Romancier , una conferenza tenuta nel '45 all'Istituto Francese di New York. "...I miei romanzi polizieschi sono i più malfatti del mondo... e poi per me non sono che una tappa. In un quadro dove ci sono molti aspetti convenzionali, ho cercato di far vivere degli uomini".
Ma la storia, la sua storia, si prenderà cura di smentire questa definizione riduttiva. Infatti non è solo per le pressioni degli editori di turno o per la quantità di denaro che gli consentono di incassare che lui continuerà a scrivere le Inchieste di Maigret fino al 1972 (Maigret e Monsieur Charles), anche quando i romans durs gli avevano già dato fama e riconoscimenti a livello mondiale. Certo c'è anche dell'affezione nei confronti del personaggio che gli ha dato tanto, ma c'è anche un gusto per queste piccole storie dove la scrittura in parte scorre liscia sui binari predeterminati della serialità e dall'altra la creatività può lavorare su personaggi e atmosfere, senza lo stress che gli impongono i romans durs, ma con risultati, a nostro avviso, dello stesso livello e anzi riuscendo in poche pagine e con meno tratti a rendere storie ugualmente profonde e personaggi altrettanto compiuti e mai banali.

SIMENON. IL PRIMO ROMANZO, QUELLO DI UNA DATTILOGRAFA

Dicembre 1924. Per i tipi di Ferenczi viene pubblicato il primo romanzo di Georges Simenon. Titolo: Le Roman d'une dactylo. Lo pseudonimo utilizzato è Jean du Perry. Lunghezza duemila righe, insomma un romanzo breve o, se vogliamo, un racconto lungo. La storia è quella di due giovani innamorati, non poveri, ma certamente nemmeno ricchi. Lei appunto è una dattilografa, lui invece un impiegato di banca. Per regalare una fede alla sua amata, il nostro eroe, fa sparire del denaro dalla banca. Il propietario se ne accorge e lungi dal denunciarlo, pretende in cambio i favori della sua fidanzata. Come al solito anche all'epoca del giovane  Simenon i ricchi e potenti approfittavano a mani basse di qualsiasi situazione. E così la povera giovine deve sottostare ai desideri del banchiere, lasciando il fidanzato con una scusa fasulla per salvarlo dalla prigione. Va così a vivere con il banchiere che prima la coccola e la vizia, ma poi, quando le serve (per salvare la sua banca dal fallimento), perché deve ricattare un miliardario vecchio e libidinoso, non esita a ordinarle di concedersi a quel degenerato. Lei ancora una volta lo accontenta, ma il piano del banchiere fallisce e così decide di uccidere il miiardario. Ma nemmeno questo riesce, anzi è proprio lui a rimanere vittima e morire. La ragazza a questo punto è libera. Torna da suo "moroso" gli spiega come si sia sacrificata per evitargli la prigione. Lui la capisce, l'accoglie di nuovo e la loro storia d'amore può ricominciare. Happy end  da manuale, per un romanzo popolare di genere sentimentale. A detta di Simenon non gli portò via certo molto tempo, dal momento che lo scrisse, così almeno sostiene, in un lunga mattinata, sulla terrazza di un café, mentre aspettava la moglie che era andata al mercato a fare spese.Ed era il primo di una montagna di romanzi.

mercoledì 19 gennaio 2011

SIMENON. E I COLLEGHI APPLAUDONO

Da sinstra a destra, dall'alto al basso, Carl Gustav Jung, Henry Miller, William Faulkner, Somerset Maugham, Federico Fellini e Anais Nin

Vogliamo fare una incompleta e variegata panoranica delle personalità della cultura appassionate ai romanzi di Simenon ?Iniziamo come Anais Nin, la scrittrice statunitense nata in Francia, che, pur non avendolo mai incontrato, nel suo Diary non nasconde la sua ammirazione per l'opera del romanziere. Anche Thornton Wilder, che conosce Simenon in un incontro all'Università di Yale si dichiara suo grande estimatore definendolo "dispensatore di gioia". Aggiungiamo anche Henry Miller che poi diverrà amico di Simenon si spertica in elogi arrivando a scrivergli: "Caro Simenon, La prego di voler fare aggiungere il mio nome alla ormai lunga lista dei Suoi fedeli ammiratori in tutto il mondo". Abbiamo già accennato a Charlie Chaplin che oltre che a suo amico divenne anche vicino di casa nel periodo svizzero. Anche Somerset Maugham, scrittore e drammaturgo britannico si vantava di essere un appassionato lettore di Simenon. E ancora anche il Nobel T.S Eliot, poeta e drammaturgo americano poi naturalizato inglese. Di Federico Fellini, del loro rapporto e del loro fitto epistolario già abbiamo detto. E poi, ricordiamolo ancora una volta, la passione del suo nume tutelare André Gide. E ancora nel cinema il regista Jean Renoir, figlio del grandissimo pittore,  che oltre ad essere stato il primo a portare sullo schermo un romanzo di Simenon (La nuit du Carrefour - Maigret - 1932)  avrebbe voluto trarre un film da un romanzo che l'aveva entusiasmato La neige était sale (1948). Anche William Faulkner, il drammaturgo americano era un suo "fan" e dichiarava "Leggo Simenon perché mi ricorda Cechov". Anche Brendam Gill, critico e saggista del New Yorker, subiva il fascino di Simenon, scrivendo " L'espressione che definisce Simenon nel modo migliore è la sua triste allegria". La Simenon-mania contagiò anche scienziati come Gustav Jung, che pure non riuscì mai ad incontrare Simenon, e che aveva in biblioteca moltissimi titoli del romanziere

SIMENON E L'ACQUA DEI CANALI

Una soffice nebbia all'imbrunire o e all'alba, lo sciabordio sommesso dello scafo nell'acqua, quelle terre verdi che scorrono lentamente ai lati e in lontananza le guglie delle chiese di piccoli paesi nell'entroterra. Questo è quello che vedeva Simenon nei suoi viaggi sui canali di Francia. E' una sua passione, sprattutto alla fine degli anni venti. E infatti  ai primi del '28 acquista una barca di cinque metri, con un piccolo motore ausiliario da 3 cavalli. Questa sarà battezzata Ginette e gi servirà per le sue scorribande che dureranno circa sei mesi attraverso canali e fiumi del sud della Francia. L'equipaggio è costituito oltre che dal "comandante", da Tigy, dall'inseparabile femme de chambre Boule, e da Olaf, il loro cane. Viaggiano di pomeriggio, ormegginao al tramonto. Lui e la moglie dormono in una cabina arrangiata sulla barca, mentre Boule con il cane in una tenda che, di volta in volta, viene montata sulla riva. La mattina Georges lavora.  Si sveglia presto (o meglio, lo sveglia la Boule) e alle cinque del mattino generalmente è pronto davanti alla sua macchina da scrivere. Una tazza di caffé su una cassa, la macchina da scrivere pure e anche lui e seduto su una  cassa, il tutto in barca sotto un telone. Verso mezzogiorno circa mollano gli ormeggi e ricomincia la navigazione. Incontrano chiatte che trasportavano di tutto.L'anno dopo, grazie anche al fatto che Simenon guadagnava di più si permette un 'imbarcazione più confortevole. Si tratta di uno scafo a vela di dieci metri, adatto anche per il mare. Una volta finita la fa "battezzare" in pompa magna a Parigi, al Pont-Neuf. Il nome questa volta è meno lezioso, anzi... Ostogoth. E per due anni sarà la barca che li porteràa più riprese in tutta la Francia, ma anche fuori. La vita a bordo è tutt'altra cosa. La barca è riscaldata, Boule ha una cucina in una cabina dove Simenon scrive. E i viaggi iniziano d'inverno e li portano questa volta verso nord, fino al Belgio, poi Amsterdam e poi su fin al Mar del Nord. Uno scalo, per così dire tecnico li fa fermare qualche tempo a Delfzijl nei Paesi Bassi. Una sosta importante, almeno secondo la versione di Simenon. Una volta rimessa in sesto la barca, ripartono ancora una volta.
La sosta a Delfzijl è significativa perché, come narra lo scrittore, sarebbe proprio qui tra una pipata e qualche bicchierino di ginepro, in una mattina passata in un bar, che qualcosa gli dà la sensazione di aver concluso quella fase di apprendistato e proprio lì prende forma la figura del commissario Maigret.