domenica 21 novembre 2010

SE UNA NOTTE SIMENON, MAIGRET E CERVI...

Un'impossibile cena a casa del commissario... i piatti di madame Maigret... una chiamata da 36 Quai des Orfévres... una nottata in commissariato e una colazione alla Brasserie Dauphine, appena aperta, quasi all'alba. Come è possibile che  tre figure legate grazie alla letteratura si possano incontrare incrociando le vie della fantasia a quelle della vita reale, creando un cocktail irreale eppure plausibile? Forse un sogno da cui risvegliarsi? Oppure un gioco cui sarebbe bello partecipare? Eppure il romanziere, il commissario e l'attore, mangiano, chiacchierano, scherzano, fumano  nel più naturale dei modi. E possibile che tutto ciò non sia mai accaduto? Può darsi, eppure si raccontano storie  vere, si scambiano esperienze vissute, si fanno confidenze, parlano della loro vita... Eppure in un vecchio libro di una decina d'anni si narra tutta questa storia. Ma, si sa, alle storie non sempre bisogna crederci, spesso sono frutto di fantasie, sogni, inconsce associalzioni mentali, illusioni...

SIMENON E LE LEGGENDE METROPOLITANE. IL CASO DEL ROMANZO SCRITTO NELLA GABBIA DI VETRO


Cage au verre. Letteralmente "Gabbia di vetro". Siamo nei primi anni '20 e a Parigi c'è un editore che spopola. E' Eugene Merle che, oltre ad aver lanciato il quotidiano Paris Soir, pubblica giornali vari, un settimanale satirco-politico di sinistra, Le Merle Blanc (arriverà a tirare circa ottocentomila copie), poi un periodico femminile il cui nome è tutto un programma, Frou-Frou, e  altri popolari come Le Merle Rose. Un personaggio spregiudicato, furbo, fiuto da commerciante, sa come fare soldi e infatti ne fa a palate. Simenon lavora per lui firmando qualche articolo e producendo un ingente mole di altri pezzi sotto pseudonimi. All'imprevedibile Merle, viene l'idea di sfruttare la popolarità nascente dello scrittore Simenon per lanciare il suo nuovo quotidiano Paris Matin con una trovata pubblicitaria delle sue. Vista la velocità di scrittura e la flessibilità sui temi di Simenon, lancia la proposta di mettere una gabbia di vetro di sei metri per sei sulla terrazza del Moulin-Rouge con dentro lo scrittore che in una settimana dovrà completare un romanzo il cui soggetto e i cui protagonisti verranno determinati da un referendum lanciato da Paris Matin. Simenon non avrà modo di sapere nulla prima di entrare nella gabbia di vetro, sarà lì a scrivere sotto gli occhi di tutti, sotto le indicazioni del pubblico che potrà leggere le pagine del romanzo... in diretta, appena scritte. Più circo che letteratura, certo. Ma per un Simenon che andava cercando soldi e popolarità forse poteva essere una buona occasione. Il contratto prevedeva per lo scrittore un anticipo di 50.000 franchi, altri 50.000 franchi a lavoro fatto e una percentuale di 1,25 franchi per ogni riga del romanzo pubblicata da Paris Matin, per una lunghezza minima stabilita di diecimila righe ( quindi almeno altri 12.500 franchi), più ovviamente il 50% di tutto quello che sarebbe potuto venire dal romanzo: traduzioni, versioni cinematografiche, adattamenti vari e anche pubblicità. Insomma un affare che per Simenon poteva voler dire duecentomila franchi e forse addirittura il doppio. E poi il can can mediatico che Merle avrebbe messo su, gli avrebbe dato una indubbia popolarità . Fu redatto un documento, fu commissionato ad un studio di architetti la gabbia di vetro, iniziarono le prime indiscrezioni sull'impresa, messe in giro ad arte da Merle e poi la campagna pubblicitaria vera e propria. Per un po' di tempo nei settori giornalistici e letterari non si parlava d'altro. Poi iniziarono a piovere critiche da tutte le parti, i giornali lo presero in giro e tutti battevano sull'aspetto ridicolo e addirittura degradante per un scrittore che si presta ad un simle pagliacciata anche se molto redditizia. Le critiche divennero sempre più dure e spietate (addirittura un cronista dichiarò che avrebbe sparato contro il vetro della gabbia per far finire quello scempio che screditava tutta la categoria dei letterati). Tanto rumore per nulla. Infatti non se ne fece più niente. Da una parte le critiche crescenti erano sfociate quasi in uno scandalo, Simenon aveva aumentato le sue pretese economiche, la Prefettura non voleva dare l'approvazione per qualcosa che avrebbe potuto minacciare l'ordine pubblico, la gabbia non sarebbe stata pronta per la data stabilita... insomma tutto  congiurò contro l'avvenimento. Ma nonostante non si fosse mai svolto, nonostante le smentite di Merle e di Simenon, molti giornali ne scrissero come un fatto avvenuto davvero, se ne parlava come un qualcosa accaduto in realtà. A distanza di anni biografie e libri sullo scrittore riportavano il fatto come davvero successo. Era il 1927 e Simenon si portò dietro per un bel po' l'appellativo dello "scrittore nella gabbia di vetro", ma questo accrebbe molto la sua popolarità. Da una parte il Simenon giovane scrittore si gioverà di tutto questo per aumentare il suo successo. Ma quando si dedicherà alla letteratura, ai suoi romans-romans, sarà un peso di cui cercherà di sbarazzarsi, non sempre riuscendoci.

... E LA BIOGRAFIA DI JULES MAIGRET?

Non ci riferiamo alla genesi del personaggio letterario, ma alla sua biografia desunta qua e la dalle inchieste scritte da Simenon, da qualche dichiarazione dello stesso e da qualche deduzione... magari un po' discrezionale, ma ecco quello che ne viene fuori.
Jules Maigret nasce nel 1887 a Saint Fiacre, nella regione dell'Ile de France.  Si conosce il nome del padre, Evariste, gestore e contabile di un fondo agricolo, ma non quello della madre, probabilmente casalinga. A scuola dopo aver superato il liceo, si iscrive all'Università, facoltà d'Agricoltura. A 24 anni, nel 1911 entra nella polizia giudiziaria come gendarme ciclista di pattuglia. L'anno sucessivo sposa Luoise Léonard, di origine alsaziane, che nell'ottobre del 1912 diventerà dunque l'altrettanto famosa "madame Maigret". Due anni più tardi viene promosso per aver risolto un'indagine importante, il caso Gendreau-Balthazar. Il giovanotto ha stoffa e nel 1917 entra nella Brigata Speciale e gli viene assegnato un ufficio tutto suo. Ma la sua carriera ha uno stop a causa di un superiore con cui ha dei dissidi e per i quali nel 1921 viene traferito in una sede di provincia. Dopo tre anni torna a Parigie si installa al celeberrimo 36 Quai Des Orfèvres come commissario della brigata omicidi. Nel 1931 viene promosso commissiario divisionario e diventa titolare del famoso ufficio con le finestre che danno sulla Senna. Ormai, nel 1935 è un personaggio pubblico, famoso e spesso compare sulla stampa, nelle prime pagine dei quotidiani parigini. Ma inizia ad essere stanco di quella vita e inizia a sognare la pensione. Nel 1940, va in prepensionamento (tre anni prima della scadenza)  e si trasferisce nella sua casa di campagna di Meung-sur-Loire. Qualche volta torna a Parigi, dove ha conservato la sua vechia abitazione, ad esempio nel '46 per togliere dai pasticci il nipote, anche lui entrato in polizia. Forse infuenzato dal suo...creatore, nel 1950 si decide a scrivere "Le memorie di Maigret". Dopo il 1951 se ne perdono le tracce. E' un mistero, come lo è quella della figlia che sembra esser morta appena nata o comunque in tenerissima età, come è un mistero la data della morte del commissario.

HANNO DETTO DI SIMENON


Charlie Chaplin • Siamo tutti degli psicopatici, ma noi tre (Simenon, H. Miller e Chaplin) abbiamo una fortuna inaudita, quando siamo in crisi, non dobbiamo andare a spendere soldi dallo psicanalista, voi due iniziate a scrivere un romanzo e io giro un film, così, per il momento, guariamo. E per di più, siamo anche pagati.

Henry Miller • E' uno scrittore assolutamente fuoriserie. E' un monarca dela notte. Ha sotto di sé milioni di sudditi, di lettori che ogni notte vengono dominati da lui e non possono dormire finchè non hanno finito un suo libro... Un grande scrittore, un uomo dai mille interessi...

Gino Cervi • ...Nella mia lunga carriera non mi sono mai innamorato di un personaggio come questo. Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret è un oriundo emiliano.

Thorton Wilder • Georges ci fa soffrire, ma mai inutilmente. Non è affatto sadico. Le sofferenze che ci propone sono liberatrici. Ecco la definizione di tragedia.

Colette • Mio piccolo Sim non è così, é  quasi così, ma non è ancora così. Lei è troppo letterario. Troppa letteratura! Sopprima la letteratura e allora potrà andare. (a proposito del primo racconto da pubblicare sul quotidiano Le Matin)

Josephine Baker • Sim era un giovane giornalista, molto gentile, adorabile. Però dal'atteggiamento che aveva con me non si sarebbe detto che fosse... il mio segretario (sulla paura di Simenon di diventare "solo" il signor Baker)

Paul Morand • Esiste quindi uno stile Simenon, come c'é uno stile Impero. Esiste anche un impero Simenon, molto più vasto dell'impero di Napoleone...

André Gide • Ritengo Simenon un grande romanziere:  il più grande, credo, e il più vero che abbiamo avuto nella letteratura francese fino ad oggi.

Louis Ferdinand Céline • Per esempio, del Simenon di "Les Pitard" bisognerebbe parlarne tutti i giorni.

Max jacob • Quello che mi piace in lui è l'uomo della folla, questo modo originale di vedere l'individuo nel fomicaio umano.

Patricia Highsmith • C'é un'eleganza e un equilibrio particolari nella produzione letteraria di Simenon, un intreccio affascinante di personaggi e situazioni, e dei momenti di sentimentalismo che si fermano giusto prima di diventare molodrammatici...

Giampaolo Rugarli • Il commissario Maigret non é solo in cerca del colpevole. Maigret cerca spiegazioni ben altamente cruciali e, nel corso delle sue indagini, si piega ad "auscultare" passioni, vizi, miserie...

Bertrand Tavernier • Uno scrittore straordinario, molto profondo, che ha regalato dei capolavori al cinema francese.

Anais Nin • E' il mio romanziere preferito. Le storie sono sempre valide e l'analisi dei caratteri rivela sottigliezze straordinarie...E' il migliore degli scrittori realisti, migliore anche di Zola o di Balzac.

Marcel Pagnol • ...Un grande forgiatore di caratteri e, alle volte, riesce ad esserlo in una dozzina di righe.

Bernard de Fallois • L'erotismo assume un'importanza capitale per Simenon, perché egli non lo vede come un  esercizio di intelligenza e di forza di volontà, ma come un tentativo disperato per entrare in contatto con la vita e le origini stesse dell'esistenza.

Leo Malet • Non l'ho mai conosciuto in carne ed ossa, nonostante il nostro scambio epistolare, ma posso dire che era un genio e un lavoratore eccezionale... Simenon non ha uno stile vero e proprio. Ma c'è una grazia, un'atmosfera nei suoi libri che non mi spiego, forse sarà proprio lo stile, qualcosa di molto particolare.

HENRIETTE LIBERGE, DETTA LA BOULE, LA "FEMME DE CHAMBRE" E DI LETTO DI SIMENON


Henriette Liberge era una ragazza di provincia. Veniva da una famiglia di pescatori di Bénouville, un paesino della Normandia, ma aveva una sola aspirazione... andar via da quel villaggio. Era il 1927 e Simenon con la prima moglie, Tigy, fecero una breve vacanza presso dei loro amici e lì conobbero la giovane che allora aveva vent'anni. Accettò molto volentieri di seguirli a Parigi, non solo per approdare alla città dei sogni, ma anche perché Simenon, che lei chiamava "mon petit monsieur joli" (allora aveva 24 anni), le ispirava un sentimento di fiducia e di attrazione. Lo stesso si può dire per lo scrittore che la trovava "bionda, fisicamente dotata e semplice". Questa intesa doveva esser chiara anche alla consorte che mise in guardia Simenon, minacciando il suicidio se fosse venuta a conoscenza di un tradimento. A casa Simenon Henriette fu subito ribattezzata Boule. Entrò pian piano nel menage coniugale prendendo in mano le redini della casa. Ma l'intesa tra lo scrittore e la femme de chambre si fece più intima e come racconta Henriette stessa: "Vivevamo in tre in due stanze e la nostra attrazione era difficile da nascondere. Ma Georges iniziò a tradire Tigy prima a metà, poi a tre quarti, quindi quasi del tutto e infine totalmente". Il significato di questa singolare affermazione va spiegata con il fatto che la Boule era vergine e Simenon, a suo dire, esitava a togliere quella dote che un futuro marito avrebbe apprezzato. Ma poi una volta superata questa perplessità iniziarono a fare l'amore sempre più spesso, finchè divenne una consuetudine quotidiana. Come ebbe più volte a dire Simenon "Io non sono un vizioso, ho solo bisogno di soddisfare un'esigenza fisiologica e più volte al giorno". E infatti il turno de la Boule era quello del dopo pranzo, quando lui si ritirava per il riposo pomeridiano.  Lei lo raggiungeva, consumavano senza fretta, ma nemmeno senza tante smancerie l'atto sessuale, poi lei tornava alle sue occupazioni casalinghe e lui a dormire. Per Simenon era un donna ideale: aveva dell'ammirazione sincera per lui,ci andava a letto senza  complessi o complicazioni sentimentali, e tutto questo non influiva minimamente sul loro rapporto. Anzi. Simenon non solo le era molto affezionato, ma la considerava al punto di farle leggere, all'epoca, dei brani di quello che scriveva. E se a lei non piacevano, buttava tutto e ricominciava da capo.
Questo loro rapporto durò per anni. E quando Simenon nel '45 partì per gli Stat Uniti e lei, per un problema di passaporto, non potè partire con loro  e li raggiunse dopo quasi un anno, per lui fu un dispiacere sincero. E il patatrac d'altronde era già successo. Fu durante il loro soggiorno in Vandea, nel 1942 a Saint Mesmin, quando Tigy sorprese nella siesta pomeridiana suo marito e la Boule a letto insieme. Simenon fu franco. Le spiegò che era un'abitudine, che durava da una ventina d'anni e non solo con la Boule. Non aveva coinvolgimenti sentimentali con nessuna di queste donne, che erano solo uno strumento per soddisfare i suoi bisogni fisiologici (l'intesa sessuale tra moglie e marito aveva dei seri problemi). Secondo la Boule però Tigy sapeva tutto e da un bel po', ma faceva finta di niente. Alla fine Tigy e Georges decisero che per il bene dei loro figli, avrebbero continuato a vivere come marito e moglie, ma con una libera e indipendente vita sentimentale e sessuale.
La Boule rimase con con Tigy anche dopo il divorzio da Simenon, nel 1950, quando lui sposò Denyse, la sua segretaria-amante che viveva in casa loro dal '45, anno dell'arrivo in America. Poi Henriette lo seguirà al ritorno in Europa nel '55, anche quando alla villa di Epalinges, entrerà Teresa Sburelin (che diventerà la sua ultima compagna, dopo il fallimento del matrimonio con la seconda moglie Denyse). Questa nuova arrivata iniziò come cameriera, era veneta e personalmente raccomandatagli da Arnoldo Mondadori. La Boule capisce di essere di troppo e se ne torna da un'altro Simenon, Marc, il figlio primogenito e la sua famiglia.
Insomma quasi trent'anni di vita insieme al romanziere, trent'anni di intimità e di affetto, come si fa a dire che non fu una donna fondamentale per Simenon?
Ma facciamo finire questo "tranche de vie" proprio dalle parole de la Boule.
"Quando ero giovane, credevo che gli scrittori fossero della gente che passeggiava in un grande parco portandosi dietro una grande cappa in testa. Poi ho capito. Senza Simenon, avrei sposato un idiota come me a Bénouville. Avrei avuto molti figli come tutti gli altri. E poi? Io e Georges siamo simili, io e lui, come degli animali. Noi non pensavamo. Ci siamo molto amati... Le sue qualità? E essere sè stesso, ed essere umano. Quello che caratterizzava il nostro rapporto era infatti l'umanità. Non basta? Era un uomo normale con i pregi e i difetti di un uomo normale".

SIMENON, NON ERA UN PERSONAGGIO SEMPLICE

"... Uno scrittore, ma prima ancora un uomo, molto compicato, pieno di contraddizioni, che sulle prime mi era abbastanza antipatico. Non sopportavo che facesse una serie di cose esorbitante: lo ritenevo un atteggiamento. Da piccolo invece di leggere qualche libro, come fanno tutti i bambini, ne divorava decine alla settimana. Da adulto ha iniziato a scrivere producendo con un ritmo impressionante: un libro al mese e avrebbe voluto fare ancora di più. Si vanta di aver posseduto diecimila donne. Insomma un tipo a prima vista insopportabile. Cambiava casa come io e te cambiamo vestito e ogni tanto ...via! Si cambia anche paese: Belgio, Francia, Stati Uniti, Canada, Svizzera e nel frattempo viaggi in Polinesia, in Africa, in Oriente... (il commissario Maigret scopre Simenon e la sua vita da "Maigret e il caso Simenon" BdV-Robin • Roma 1998)
http://books.google.it/books?id=UGy7lBhgWaMC&printsec=frontcover&dq=maigret+e+il+caso+simenon%2C+maurizio+testa&source=bl&ots=kIlrvmxnrZ&sig=ar0_XFwcK761qlxaZNpwjELuPBQ&hl=it&ei=ZRTZTI34KI32sgaJ28HyBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBkQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false

LO STILE, LA SCRITTURA, LE PAROLE DI SIMENON


Si è sempre parlato dello stile di Simenon, della sua capacità di creare delle atmosfere o di delineare dei personaggi con pochi tratti.  Lo stesso romanziere ha più volte affermato che utilizzava un vocabolario di non più di duemila ternimi (forse memore di Colette che agli inizi lo bacchettava: "Meno letteratura, basta letteratura, mio piccolo Sim..."). Andiamo quindi direttamente a sentire quello che Simenon dichiava sul tema a metà degli anni '60 in un'intervista apparsa sul quotidiano "Le Monde".
"In fondo non sono uno scrittore. Se lo fossi, costruirei delle frasi e non sarei forse riuscito a rendere la vita di quest'uomo (Simenon si riferisce a Loius , protagonista del romanzo uscito in quell'anno "Le Petit Saint") che aspirava a mettere dei cololori sulla tela, sulla carta, su qualsiasi cosa. Quando le prime volte va a vedere il negozio del commerciante di colori Louis non sa dintinquere tra gli acquarellie e la tempera. Quello che desidera sono dei colori puri.Io stesso cerco di realizzare frasi più semplici possibile con le parole più semplici. Io scrivo con delle parole-materia, la parola vento, la parola caldo, la parola freddo. Le parole-materia sono l'equivalente dei colori puri.... La parola amore la utilizzo assai poco. Ha talmente tanti significati che non si sa mai quale scegliere. Cerco una verità più semplice, più naturale, una verità materiale, biologica. Prendete ad esempio la parola concime. E' una formidabile parola-materia. C'è nell'odore del concime  tutta la fermentazione della materia animale che è la base della biologia. Qui odora con piacere il concime, non ha paura della morte... Con una parola-materia abbiamo completato un percorso biologico e filosofico".
Simenon afferma all'inizio che lui non è uno scrittore. Dovremmo dire non più uno scrittore. Ora sente di aver raggiunto lo stato di romanziere. Ma questa è un'altra storia e l'approfondiremo tra qualche tempo.

SIMENON, UNA VITA DA IMMIGRATO...


Certo immigrato quasi sempre di lusso, ma errante tra una terra e un'altra... alla ricerca di cosa? Forse di quell' "homme nu"... o di stimoli, personaggi, mentalità, abitudini, atmosfere diverse? Aveva una fame insaziabile che doveva alimentare la sua fantasia che poi sfornava romanzi a... getto continuo.
Vogliamo scorrere la lista dei paesi in cui ha vissuto?
1) Iniziamo dal Belgio dove nacque a Liegi il 13/02/1903.
2) E' la volta della Francia dove il 10 dicembre 1922 arriva a Parigi, avendo nemmeno vent'anni, avendo lasciato un buon posto da giornalista a "La Gazette De Liège" per tentare l'avventura di diventare uno scrittore e poi forse chissà... un romanziere. In Francia oltre che a Parigi abita per periodi più o meno lunghi in una decina di località sparse in tutto il Paese dal sud al nord, dal mare alla campagna.
3) Nel 1945 lascia Parigi per un breve soggiorno in Gran Bretagna (Londra) poco più di due mesi.
4) Arriva a New York il 15 ottobre 1945, ma si traferisce subito in Canada dove rimarrà un anno circa
5) A novembre del 1946 passa negli Stati Uniti d'America dove resterà per circa dieci anni (fino al marzo del 1955).
6) 1955, ritorna in Francia dove si ferma per un paio di anni
7)  Nel 1957 decide di trasferirsi a vivere in Svizzera, secondo i più maligni per una questione di vantaggi fiscali (che viste le entrate di Simenon all'epoca non erano certo di poco conto). Altri prendono per buona la sua dichiarazione: aveva bisogno di un Paese, ordinato, pulito e tranquillo e la Svizzera soddisfaceva quelle esigenze. Anche qui cambiò  quattro diversi domicili. Ma vi rimarrà fino alla sua morte nel 1989.
Ecco quindi la classifica delle nazioni:
1° Svizzera per 32 anni
2° Francia per 25 anni
3° Belgio per 19 anni
4° Usa per 10 anni.
5° Canada per 1 anno
6° Gran Bretagna per 2 mesi

COME PREPARAVA I ROMANZI: LE FAMOSE BUSTE GIALLE


Pur essendo uno scrittore istintivo che creava intanto che stendeva il romanzo, pur dovendo cadere in "éat de roman" come dice lui stesso, cioè in una specie di trance letteraria, anche Simenon aveva bisogno di qualche appunto che di solito prendeva su delle buste gialle (retaggio di quando era povero e non poteva permettersi di sprecare dei fogli bianchi... ma forse anche una sorta di rituale scaramantico). Ma sentiamo cosa dice in proposito al giornalista Carver Collins che lo intervistò sul tema."Sulla busta scrivo soltanto i nomi dei personaggi, la loro età e la composizione della loro famiglia. Non conosco assolutamente nulla degli avvenimenti che si succederanno procedendo nel racconto. Altrimenti, tutto questo non mi interesserebbe affatto".
A Roger Stéphane (scrittore e giornalista di sinistra, partigiano fondatore del quotidiano "L'Observateur")  confermava che lui lì annotava soltanto i dettagli genealogici. "Tutto questo su una busta gialla, non saprei perché. E' una sorta di superstizione. Ho iniziato con un busta gialla e così continuo..."

GEORGES SIMENON, ROMANZI II

E' nelle librerie la seconda raccolta di romanzi di Simenon ( la prima, Romanzi I, era stata edita nel 2004) nella collana La Nave Argo dell'Aldelphi. L'opera comprende i cosiddetti romanzi-romanzi e alcune inchieste del commissario Maigret: La neve era sporca • Le memorie di Maigret • La morte di Belle • Maigret e l'uomo della panchina • L'orologio di Everton • Il Presidente • Il treno • Maigret e le persone perbene• Le campane di Bicetre •L'angioletto • Il gatto • I romanzi e i Maigret non seguono un ordine cronologico.