giovedì 23 giugno 2011

SIMENON E LE DONNE: UNO SPECIALE PER LA PROSSIMA SETTIMANA

Da lunedì 27 giugno a domenica 3 luglio, Simenon Simenon presenta un Speciale dedicato alle donne del romanziere. Le donne della sua vita. Le diecimila donne di cui raccontava a Fellini e le innumerevoli donne dei suoi romanzi, delle inchieste del commissario Maigret. I rapporti, le relazioni e i suoi sentimenti verso l'altro sesso da quando giovane reporter a La Gazette de Liége scorrazzava in moto per la città alla ricerca di notizie e di belle donne, a quando settant'enne si era ormai ritirato conla sua Teresa in una piccola casa rosa. L'arco di una vita che lo porta dalle passionali e focose storie della sua gioventù, come quella con Josephine Baker, alla pace dei sensi dopo una vità di intensa attività sessuale, ma con pochi e specifici rapporti affettivi. Le donne così importanti, nel bene e nel male nella sua vita, ad iniziare dalla madre Henriette, a quelle che erano delle indimenticabili protagoniste dei suoi libri. Un percorso che durerà un'intera settimana e che alla fine c farà conoscre un po'meglio e scrittore e magari apprezzare o almeno capire di più i suoi romanzi.

mercoledì 22 giugno 2011

SIMENON E "L'AFFAIRE PENSIONE"

"Al giorno d'oggi il mondo cambia ... Non c'è quasi più niente di sicuro, è tutto uno scombussolamento ... Ma una cosa non cambia, una sola: la pubblica amministrazione!... E alla fine c'è sempre la pensione, vale a dire la certezza che, qualunque cosa succeda, si potrà concludere decentemente la propria esistenza ...".Questa frase non è stata pronunciata oggi, e non è uscita dalla bocca di qualche compiaciuto impiegato statale alla vigilia della sospirata pensione, oppure da qualche politico in vena di promesse per cercare di aumentare il suo bacino di elettori.
L'ha scritta Simenon nella Francia dell'anteguerra, settantatre anni fa', in un suo romanzo "Touriste de bananes" (Gallimard 1938). Ovviamente Simenon in pensione non ci andò mai... l'ingente patrimonio accumulato, sin da quando aveva circa trent'anni, lo teneva...  al riparo da qualsiasi problema, anche se manteneva, almeno fino ad un certo punto, un tenore di vista decisamente molto sostenuto.
La pensione, quella che in francese si dice retraite (che letteralmente significherebbe ritirata) lo scrittore la intendeva proprio come una ritirata dalla vita che aveva condotto fino a settant'anni, quando iniziò a non trovare più l'état de roman che lo mettva in condizione di creare le sue opere, quando iniziò a non sopportare più le lussuose e principesche abitazioni che aveva sempre abitato (l'ultima faraonica ad Epalinges che si era fatta costruire a misura precisa delle sue esigenze), le diverse macchine costose, tutti i quadri di pittori famosi... Da quel momento ebbe bisogno di semplicità, di essenzialità. E in questo l'assecondava la sua compagnia della tarda età, Teresa, che con lui andò a vivere a Losanna in un appartamento di un gran palazzone, con pochi mobili e lo stretto indispensabile.
"Je suis à la retraite", amava rispondere. sì, insomma si era ritirato dal suo mondo ed ora viveva "A l'abrie de notre arbre" (cioè "al riparo del nostro albero" che poi era un titolo di uno dei suoi Dictées), riferendsi al grande cedro del Libano che troneggiava nel piccolo giardino dell'ultima casa della sua vita, una costruzione piccola, dai muri rosa, su un solo piano, non lontana dal lago di Losanna. Lì si era davvero ritirato Simenon e i titoli dei suoi Dicteès sono eblematici di questo suo stato Tant que je serais vivant (1978), La main dans la main (1979), Au delà de ma porte-fenetre (1978).
E altrettanto significativo è un passo di un'intervista rilasciata a Le Monde nell'81: "...Ormai passa tutto per il mio ufficio, qui non conservo nulla. Neanche una copia di un mio libro. Non ne sopporto nemmeno più la vista. Ho regalato i miei vestiti, i miei cappelli, tutta la mia roba ad una troupe teatrale di Losanna. I miei quadri (Cézanne, Picasso, De Vlamink...) sono ormai in un magazzino..."
Simenon era davvero in pensione.

martedì 21 giugno 2011

SIMENON. A SCUOLA DI POLIZIA

Il commissario Xavier-Guichard
- A proposito, mio piccolo Sim, potreste scrivermi una serie di articoli sulla polizia scientifica?
- Sì, ma con quale taglio?
- Ebbene, ascoltate...servirà a spiegare ai lettori del "Ric et Rac" i complessi ingranaggi della macchina giudiziaria...
- Per quando vi servono?
- Vi dò due-tre settimane, che ne dite? Ma attenzione, mi servono una decina di capitoli, e solidamente documentati!
- Perfetto, perfetto... Sono io il vostro uomo!
Questo breve colloquio ebbe luogo per telefono tra place des Vosges, l'abitazione di Simenon, e lo studio dell'editore Fayard nel febbraio del 1929.
L'abbiamo riportato perché questo è un passaggio nodale in quanto, da lì a un paio d'anni, Simenon  i sarebbe ritrovato a strutturare le inchieste del commissario Maigret.
E' vero che nella sua precedente produzione di romanzi popolari aveva scritto anche dei polizieschi, ma senza il rigore e la esatta conoscenza della macchina investigativa della polizia. Addirittura alcuni protagonisti erano degli investigatori privati o addirittura occasionali, per i quali certo non valevano gli schemi e i rituali della gendarmeria di stato.
Intanto non va scordato che nella sua esperienza giornalistica a La Gazette de Liége,  giovane redattore diciottenne, Simenon aveva pubblicato una serie di articoli proprio intitolati "Polizia scientifica" e che aveva anche seguito tutto il ciclo di conferenze del famoso dottor Locard, direttore del celebre laboratorio di Lione.
Tra le sue fonti di documentazione ci furono poi le memorie dell'allora popolare commissario Macé, ma anche le informazioni la sua amica giornalista, Claire Gonon, di cui lo stesso Simenon aveva sottolineato sulla rivista Détective "... la sola donna che scriva quotidianamente di cronaca giudiziaria e per di più in un grande giornale del mattino".
Tuttavia gli mancava ancora la conoscenza diretta. Tanto che, dopo l'uscita dei primi Maigret, l'allora direttore della Polizia Giudiziaria, il famoso Xavier-Guichard consigliò a Simenon, al fine di non scrivere cose inesatte, di fare un "tour de la Police Judiciaire". E in effetti il segretario del direttore gli fece visitare il grande palazzo, spiegandogli come realmente si svolgevano le inchieste, con quali procedure e quali strumenti venivano utilizzati.
Tutto questo finirà in una delle inchieste di Maigret, Le mémoires de Maigret (1951)
"... Vorrei parlare di Xavier-Guichard, dagli occhi maliziosi e dai lunghi capelli bianchi da poeta.
- Entrate Maigret.
La giornata era nuvolosa e buia e l'abat-jour verde sulla sua scrivania era acceso. Accanto a lui, in una poltrona  vidi un uomo che si alzò per stringermi la mano quando fummo presentati l'un l'altro.
- Il commissario Maigret. Monsieur Georges Sim, giornalista...
- No, non giornalista, romanziere, protestò il giovane uomo sorridendo...".
E così Siemenon a 47 anni fà incontrare un sè stesso giovane con il già maturo commissario Maigret. Magie della letteratura.

lunedì 20 giugno 2011

SIMENON. I TITOLI DA UN ROMANZO ALL'ALTRO

Chi ha letto buona parte (o tutta!) l'opera di Simenon, si sarà accorto che non sono solo certi temi ad essere ricorrenti. Questo è normale in moltissimi scrittori. Anzi spesso si dice (ma capita anche con i film per i registi) che scrivano sempre lo stesso libro. Anche in Simenon abbiano temi come il passaggio della famosa linea, le estreme conseguenze del destino, la paura della miseria, la comprensione senza il giudizio, etc. che si ripetono abbastanza spesso.
Qui invece pensiamo a quei soggetti che, in parte trasformati, poi in altri romanzi vengono ripresi appunto les reprises come le chiamava Simenon.
"...Parlo di un tema qualsiasi, ad esempio di un tema sulla medicina che non arrivo a capire del tutto... Mi capita di trattarlo in modo accennato in un Maigret e poi due mesi o due anni dopo di riprenderlo in un altro mio romanzo... - quindi Simenon chiarisce un'altro legame tra i romanzi e i Maigret che non é lo stile o il taglio narrativo, ma i temi - In fondo in Maigret vengono trattate le stesse disgrazie o le stesse tragedie degli altri romanzi, ma in modo più leggero...".
Se volessimo fare un'esempio quello che ci viene subito in mente è Cour d'Assises (1937) e Maigret aux assises (1959).
E questo poi capita, e anche abbastanza spesso, per i titoli, basta pensare alla Folle d'Itteville (1930) e La folle de Maigret (1970), le Crime du Malgracieux (1939) e Maigret et L'Inspecteur Malgracieux (1947)... ma anche le finestre vanno forte: La fenêtre ouverte (1939), La fenêtre des Rouet (1945), Les volets verts (1950), Au delà de ma porte-fenêtre (1977). Non male anche i fantasmi: Maigret et les fantômes (1963), Les Fantômes de Monsieur Marbre (1943), Les fantômes du chapelier (1949), come pure le chiuse sui canali: L'Ecluse n°14 (1932), L'Ecluse n°1 (1933), Le baron de l'ecluse (1954), e poi i fiamminghi con  Les Flamands (1931) e Chez les Flamands (1932). Terminiano questa specie di gioco con i titoli dove compaiono i vecchi: La vieille dame de Bayeux (1944), Maigret et la Vieille Dame (1950), Maigret et les Vieillards (1960), Le Vieillard au port-mine (1943) e Le club des vieilles dames (1943).

domenica 19 giugno 2011

SIMENON. DUE MOGLI E UNA COMPAGNA

Simenon con la prima moglia Régine Renchon, detta Tigy (belga), con la seconda Denyse Ouimet (canadese) e con la compagna Teresa Sburelin (italiana)

sabato 18 giugno 2011

SIMENON. DONNE? MEGLIO SENZA TRUCCO

L'attrice Keira Knightley prima e dopo il trucco, dalla rivista Cosmoplitan
Donne e Simenon. Il pensiero corre alle famose diecimila donne vantate dallo scrittore nella famosa intervista al suo amico Federco Fellini. Ma in realtà cosa piaceva delle donne allo scrittore?
Intanto iniziamo a dire che non apprezzava la bellezza delle attrici o delle dive dello schermo televisivo, che a suo modo di vedere avevano l'handicap di essere artificiali, troppo truccate, con acconciature affatto naturali e un tipo di vestiti  che le trasformavano in una sorta di bambole. Il tipo di donna insomma che gli uomini si girano a guardare sulla spiaggia o ai bar.
Certo queste sono considerazioni che Simenon faceva a settant'anni suonati. Quand'era giovane invece aveva perso la testa per una certa Josephine Baker che quanto ad acconciature, paillettes, lustrini e stravaganti vestiti (come il famoso gonnellino di banane), per quanto ridotti e a volte addirittura invisibili, non lesinava certo in trucco ed altri accessori appositamente pensati per far colpo sugli uomini.
Ma quelli, si dirà, erano costumi di scena, ma nella vita Josephine in che modo si truccava, come vestiva ?
D'altra parte va detto che la scelta delle sue donne, ad esempio delle mogli o delle compagne, da Tigy a Denyse a Teresa, è andata a figure femminili che non erano belle nel senso tradizionale del termine. Evidentemente ognuna di loro aveva qualcosa che colpiva Simenon, ma certo non si può dire che lo scrittore sia mai andato in giro a sfoggiare delle "bellone".
Lo scrittore in uno dei suoi Dictées parlava della bellezza della donna quando dormiva, o appena sveglia al mattino, perchè era naturale e tutte le imperfezioni e le semplicità di quei momenti lo emozionavano.
Ma leggiamo le sue parole:
"....Il viso di una donna addormentata... Ma non di quelle donne addormentate che si vedono sullo schermo del cinema o della televisone, con gli occhi carichi di mascara, con le labbra troppo lucide, la pelle senza imperfezioni grazie al trucco. No, io parlo di un viso reale di un donna com'è quando dorme profondamente. In quel momento è davvero lei stessa...".
Insomma questa propensione alla donna "nature" sembra per altro confermata dal fatto che quando incontrò Denyse, che diventerà la sua seconda moglie, lei si truccava. Simenon però ad un certo punto le impose di non truccarsi più. La voleva più naturale, meno artefatta possibile.
E continua nel suo Dictée:
"...La vera donna senza ritocchi, che magari la rendono più fotogenica, è più attraente ai miei occhi e questo spettacolo, ad esempio la mattina presto, non smette mai di stupirmi....anche se la sua pelle è un po' lucida per il sudore, se i suoi occhi sono turbati, io la trovo più bella così, i caplli arruffati e spettinati, liberi dalle ondulazione articiali del suo parrucchiere... Una donna felice che si sveglia con il viso che la natura le ha donato e che ancora non cerca di far colpo sugli altri, è uno spettacolo inestimabile che mi emozionerà sempre...

venerdì 17 giugno 2011

SIMENON. INCROCIO PERVERSO TRA ROMANZO E FILM

A giugno di ottant'anni fa' veniva pubblicata la settima puntata delle inchieste del commissario Maigret, La Nuit de carrefour (edizioni Fayard). Gli altri sei erano stati pubblicati, a ripetizione, tra febbraio e maggio del '31.
Simenon era lanciato in questa sua nuova avventura letteraria e stavolta porta il suo commissario in una landa sperduta, a contatto con un caso non semplice, che parte dall'omicido di un trafficante di diamanti e porterà ad un realtà criminale molto più complessa.
Lo sfondo come abbiamo accennato é di degrado e i personaggi, criminali o tipi oscuri, individui che sembrano essere in un modo e si rivelano tutt'altro. E poi la notte, il momento in cui succedono fatti importanti, in cui si sviluppano torbide relazioni in un'atmosfera da vero noir.
Il romanzo piace soprattutto a Jean Renoir, il regista e infatti non ci pensa due volte tanto che nell'aprile del '32 esce il film. Il primo attore che interpreta il commissario Maigret sul grande schermo è Pierre Renoir, fratello del regista.
Ma a dispetto del successo del  libro il film sembra nascere sotto cattivi auspici. Alla prima visione privata i produttori si dicono sconcertati, il film è confusionario e quasi incomprensibile, insomma tutt'altra cosa rispetto al copione. La verità che le scene da pagina 73 a pagina 90, per un inspiegabile mistero, non sono state girate e nessuno se n'é accorto. L'accaduto ha del grottesco.
Per Simenon e Renoir, la riproduzione della particolare atmosfera del romanzo era così predominante da causare un incidente così grave? Renoir abbozzò una difesa accampando la teoria che la mancanza di un paio di bobine del film avrebbe accresciuto il mistero e il fascino della pellicola.
C'è un terza versione. Che è quella di Simenon, il quale raccontò in seguito che Renoir stava separandosi dalla moglie Catherine Hessling ed era particolarmente depresso, beveva moltissmo ed era quasi sempre ubriaco. Ma probabilmente, disse anche lo scrittore, c'erano anche dei problemi di budget e quindi si era cercato di risparmiare in qualche modo. Ad ogni modo il film usci lo stesso e il pubblico fu conquistato soprattutto dalla sua atmosfera.
A distanza di quarant'anni Simenon commentava tutta la vicenda: "..."La Nuit de carrefour" resta un'esperienza completamente folle, alla quale però non posso che pensare con nostalgia. Ai giorni nostri quando tutto è organizzato nei minimi particolari, non si sarebbe mai potuto lavorare in quel modo...".

giovedì 16 giugno 2011

SIMENON. "LE MONDE" DE SIMENON IN SESSANTA ROMANZI

L'agenzia d'informazione France Press in una nota odierna ci informa di un'iniziativa molto interessante. Il quotidiano parigino Le Monde, infatti, da domani fino al 27 ottobre proporrà, ogni giovedì, ai suoi lettori una collana di venti volumi, che conterranno complessivamente sessanta romanzi di Georges Simenon.
L'iniziativa chiamata fin troppo facilmente "Le Monde de Simenon" è stata data nelle mani di Pierre Assouline, per quanto riguarda la selezione dei titoli, il loro commento, ma anche per la compilazione di una sezione biografica sul romanziere in ogni volume. Scelta più appropriata non poteva essere fatta, dal momento che Assouline é oggi riconosciuto il più autorevole e accreditato studioso/biografo di Simenon. Il primo volume proporrà i romanzi La fuite de Monsieur Monde (1944)  Maigret s'amuse (1956) e Strip tease (1958).
L'abbinamento quotidiano-libro inizierà quindi domani ad un prezzo di lancio che è quello del giornale più 4,90 euro, per poi stabilirsi sul prezzo normale di 9,90 euro. Il libro potrà essere acquistato anche disgiunto dal quotidiano. Particolare strano, mentre ci saranno una dozzina di siti telelvisivi, di giornali e agenzie di stampa francesi che danno questa notizia, sul sito LeMonde.fr, in homepage non abbiamo trovato né una notizia né uno spazio pubblicitario dedicato all'iniziativa che parte domani. Per trovare qualcosa siamo dovuti arrivare alla sezione Le Monde Boutique, all'interno di un box. Qui abbiamo appreso che per i non abbonati è possibile ordinare tutta la serie per 199 euro (185 se foste abbonati). L'indirizzo, per chi fosse intenzionato all'acquisto via internet è:
http://boutique.lemonde.fr/#xtor=AD-9

mercoledì 15 giugno 2011

SIMENON DETTA....DETTA... DETTA...

Come si dice, Simenon smise di scrivere nel 1972 quando, pubblicato quello che sarebbe stato l'ultimo Maigret (Maigret et monsieur Charles), si mise al lavoro sul suo nuovo romanzo, che si sarebbe dovuto chiamare Victor, ma, come forse mai nella sua vita, non cadde in état de roman, non ebbe alcuna ispirazione, non riusci a "mettersi nella pelle" di Victor... E quindi da qui la decisione che non avrebbe più scritto. Ma non scrivere non voleva dire interrompere la sua attività letteraria. Certo non era più un romanziere, ma poteva ancora essere uno scrittore. Scoprì quasi casualmente l'uso del registratore. "...a rue de Bourg comprai il modello più semplice di registratore - racconta Simenon appunto in uno dei suoi Dictées del '77 - Per me era una specie di giocattolo, una sorta di passatempo, come fare per esempio delle parole crociate...". Ma poi capì che quello poteva essere lo strumento per continuare. Certo non si trattava di narrare delle storie, di ragionare sul mondo e compiere analisi psicologiche, ma c'erano tante cose di sé che a settant'anni Simenon aveva ancora voglia di raccontare, voleva ancora esprimere certe sue opinioni, le riflessioni sulla sua vita e sulle sue esperienze. Insomma possiamo dire che iniziò una nuova fase, quella dei libri autobiografici, che somigliavano un po' ad un diaro quotidiano, un giornale intimo.
Iniziò nel 1973 e per sei anni andò avanti per un totale di ventuno Dictées (nel '74 dettò anche il famoso "Lettre à ma mère", che non rientra però nei titoli classificati Dictées). Anche in questa fase quindi un bel ritmo, ben più di tre all'anno.
L'intenzione era quella di intitolarli Mon magnétophone et moi, ma poi prevalse la sceltà più semplice ed  essenziale, come d'altronde era diventata semplice ed essenziale la vita di Simenon nella sua casetta al 12 di avenue de Figuiers.
Le parole dello scrittore sono chiare: "... Non è letteratura. Insomma si tratta solatanto di pensieri che passano nella testa di un vecchio uomo, più o meno giorno per giorno, e anche il resoconto di come impiego il tempo. In altre parole, niente di che, poiché tutto questo non appartiene a nessun genere..."
Eppure la sua foga, il suo ritmo con cui in quei sei anni si buttò su questa particolare forma di scrittura dimostra come in qualche modo non volesse comporre per i posteri, non ambiva ad una serie di titoli da far publicare postumi.
Erano, quelli che metteva nei Dictées, gli ultimi sprazzi di energia, la residua voglia di raccontarsi e l'estrema volontà di tenere ancora tirato il filo con i propri lettori. Ma andiamo a leggere come la vedeva Simenon:
"...Se ho scritto circa duecentoventi romanzi e se una volta ritiratomi dalla scrittura, ho continuato a dettare con tanto accanimento, significa che per me è un bisogno. Bisogno di che? Forse di cacciare i miei fantasmi..."

martedì 14 giugno 2011

SIMENON. MAIGRET E IL COMMISSARIO...RICHARD!

Jean Richard. Commissario? Sì, ma nella finzione dei telefilm trasmessi in Francia tra il 1967 e il 1990.
E' infatti stato il primo Maigret televisivo dei francesi...un attore particolare, diplomato al conseravatorio di arti drammatiche, aveva esordito nel cinema, riuscendo a recitare in un film diretto da Jean Renoir, ma poi il suo insopprimibile amore per gli animali ebbe la meglio e, dopo averlo portato ad essere il creatore del primo parco di divertimenti a tema in Francia (la Mer de sable), lo portò a creare uno zoo. Sempre il suo amore per gli animali lo portò ad avvicinarsi al mondo circense e a diventare addirittura direttore di un circo. Dopodiché tornò a calcare le tavole del palcoscenico in commedie musicali (una delle quali con Charles Aznavour). Ma il vero successo arrivò a cinquantun'anni. Gli venne offerta la parte  del commissario Maigret nella prima serie televisiva che la tv francese realizzò sul personaggio simenoniano.
Per oltre vent'anni e in 92 episodi Richard sarà la faccia di Maigret per milioni di spettatori francesi. La sua imponenza, la sua bonaria tranquillità e l'essere un accanito fumatore di pipa lo fecero scegliere tra altri attori, anche di livello, in lizza per quella parte.
A raccontare in parte questa storia, in Francia è uscito da poco un libro di Pierre Fenouillette, Jean Richard il rischia-tutto dello spettacolo (Éditions du Bastinguage - collana Arts et Société). Il libro viene pubblicato in occasione del decimo anniversario della sua morte ed è un modo per ricordare un volto tanto noto ai francesi, una biografia di un visionario, come recita una frase in copertina.
In Italia Gino Cervi aveva iniziato un paio d'anni prima ad interpretare Maigret alla tv, con sedici sceneggiati tra il '64 e il '72, già famoso, ma acquisendo una popolarità che forse nemmeno la serie cinematografica di "Don Camillo e Peppone" recitata insieme a Fernandel gli aveva procurato.
In Francia Richard continuò fino al '90, dopo gli successe Bruno Cremer, che lo interpretò "solo" in 54 episodi, tra il 1991 e il 2005.


 

lunedì 13 giugno 2011

SIMENON SIMENON SLIDESHOW

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domenica 12 giugno 2011

SIMENON. MAIGRET E I CRIMINALI

"In fondo non c'è nulla che somigli ad un romanzo come un'inchiesta di polizia".
Simenon ancora una volta sintetizza questo suo pensiero nel corso di un incorntro con Roger Stephane.
Ma questo perchè il suo Maigret conduce le inchieste in un modo del tutto particolare, motivo per cui lo stesso Simenon, artefice dietro le quinte, lo fa spesso redarguire dal suo diretto superiore, il giudice Comelieu, il quale farebbe invece molto spesso retate, setacciamenti di massa, azioni insomma in qualche modo visibili e anche rassicuranti nei confronti dei cittadini. Questo perché nella concezione di Simenon il giudice è già un po' politico e deve anche preoccuparsi dell'apparenza e del consenso. Invece Maigret è un tecnico delle attività criminali, ha un solido background, ormai sa come vanno le cose.
"E poi lui non é lì per giudicare". Altra frase ricorente ed emblematica di come il commissario concepiva il suo lavoro, o meglio come voleva Simenon che lo concepisse.
Certe volte viene da pensare che, specialmente quando uno scrittore crea un personaggio seriale, con un suo ambiente, con una sua mentalità, con i suoi personaggi più o meno comprimari, lo faccia in parte anche perchè vuole ricostruire un mondo che proceda secondo le proprie convinzioni e i propri "desiderata".
Che Simenon volesse fare lo scrittore non c'è ombra di dubbio, ma sappiamo che non gli sarebbe dispiaciuto fare il medico e lo ha detto in più occasione, dimostrando peraltro una certa confidenza con la classe medica e frequentando i convegni medici (mentre disertava le manifestazioni letterarie) e, per tornare a Maigret, dando a lui e consorte come più cari amici un medico, il dottor Pardon e moglie.
E poi se è vero che il metodo del romanziere e quello del poliziotto erano simili (la caduta en "état de roman" per lo scrittore e quella "en trance" per il commissario, la condizione per cui nessuno dei due all'inizio aveva la minima idea di come andasse a finire il romanzo per l'uno e l'inchiesta per l'altro, l'istintività  con cui entrambe procedevano...) è anche vero che l'attegiamento di Simenon per i suoi personaggi e di Maigret per i suoi indagati assomiglia un po' anche a quello del medico per il malato. Non deve giudicare deve guarirlo. E non è quello che diceva Simenon per Maigret? Non è lì per giudicare, ma spesso per aggiustare i destini.
Ma chi erano i criminali per lo scrittore? "...un uomo di quarantacinque anni; oggi, domenica, è un uomo come tanti, fa parte della società. Dopo cinque minuti questo signore per un motivo qualsiasi, meno importante di una goccia d'acqua, commette un crimine e di colpo non apprtiene più alla comunità umana, diventa un mostro. Ha vissuto per quarantacinque anni come un uomo accettato dalla società e cinque minuti dopo lo si guarda con disgusto... - afferma Simenon durante la famosa intervista con Médicine et Hygiène (1968) -  Non so se avete mai assistito a dei processi...ma è impressionante la solitudine di quest'uomo in mezzo ai due gendarmi, sa che nessuno lo capisce più, nessuno parla più il suo stesso linguaggio...".
E tutto questo finisce dritto dritto nella mentalità di Maigret.

SIMENON-SIMENON SU LA REPUBBLICA... GRAZIE A LOREDANA

Consentiteci uno stringato post autoreferenziale. Ieri Loredana Lipperini ha citato questo sito/blog nella sua rubrica "Internet Club" su La Repubblica, nella sezione R2Cult. Un grazie doveroso a Loredana e a tutti coloro che in questi mesi hanno fatto crescere in fretta questa inizativa un po' particolare. Non possiamo fare a meno di ricordare a tutti il blog sulla letteratura che Loredana tiene da qualche anno, ormai indiscutibile punto di riferimento sul tema per autorevolezza e completezza: http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/

sabato 11 giugno 2011

SIMENON. COLETTE, POCA O TANTA "LETTERATURA"

E' un classico della biografia simenonia. Era fine settembre del 1932, Simenon era arrivato a Parigi da poco più di nove mesi e, dopo una serie di lavori e lavoretti per sbarcare il lunario, dopo aver iniziato a scrivere racconti e a cercare chi glieli pubblicasse, approdò anche al quotidiano Le Matin. Qui la famosa scrittrice Colette era responsabile della pagina letteraria. Simenon portava a lei i suoi racconti, nella speranza che li accettasse e li publicasse. Allora lui firmava con lo pseudonimo, Georges Sim, aveva appena vent'anni e si confrontava con una Colette che al tempo ne aveva una cinquantina, costituiva un punto di riferimento della cultura e dell'arte parigina, nominata Cavaliere della Repubblica Francese, nonché insignita della Legion d'Onore per meriti letterari.
E' normale che la scrittrice si rivolgesse a quel ragazzo con un ormai famoso "mon petit Sim". Infatti ogni volta che portava un racconto la scrittrice lei lo criticava, dicendogli che era una scrittura ancora troppa intrisa di letteratura. Intendendo che si trattava di una scrittura troppo ridondante, aulica e che non funzionava. "Meno letteratura - ripeteva Colette ogni volta che Simenon tornava con una nuova versione del racconto - Meno letteratura...". E di questo il futuro romanziere fece tesoro, asciugando la propria scrittura riuscendo per l'intanto a pubblicare il suo primo racconto La petite idole, e poi facendo una cifra della sua opera la progressiva semplificazione dello stile e la sempre maggiore essenziaità del linguaggio. Fino alla famosa affermazione di non utilizzare più di duemila vocaboli per scrivere i suoi romanzi, dando quindi la sua preferenza alle parole semplici, di sgnificato univoco e di universale comprensione, quelle che lui stesso definiva "les mots matière". Insomma Simenon non ha mai fatto segreto della sua riconoscenza nei confronti di Colette per avergli insegnato un principio che fu una caratteristica principale del suo successo. 
A questo proposito è interessante andare a vedere quello che raccontava Simenon cinquant'anni dopo:
"...I suoi consigli mi sono stato molto utili, quello che invece trovavo sorprendente era che lei stessa scrivesse in un modo così impreziosito e ridondante . Non dimenticate che a quell'epoca Anatole France era considerato una sorta di Papa degli scrittori francesi; tutti parteggiavano per lui. Personalmente  ne avevo orrore, consideravo le sue opere come il pizzo elaborato, con la frase per la frase, la parola per la parola, l'aggettivo ricercato, insomma quello che chiamano lo stile. E io invece, al contrario, già cercavo di sbarazzarmi di questi elementi, pur non essendo allora andanto troppo avanti su questa strada. Avevo portato i miei due primi racconti a Colette - racconta Simenon nel 1983 in un'intervista - e me li restituì la settimana successiva dicendomi: 'Diffidate, mon petit Sim, c'è troppa letteratura, è troppo letterario, evitate di fare letteratura...'
Ed é quello che ho fatto.Ho subito cercato di semplificare la mia scrittura. Preferisco rischiare delle scorrettezze, cosa che mi accade anche adesso, piuttosto che raffinare il mio stile. Quando eseguo la revisione di un mio scritto, non aggiungo mai nulla, io taglio, tolgo gli aggettivi, levo gli avverbi, escludo le frasi che filano troppo bene, quelle che io chiamo i 'versi bianchi'...".

venerdì 10 giugno 2011

SIMENON. INSABBIATO... A SABLES-D'OLONNE

Oggi il quotidiano francese Ouest-France, in prossimità del Festival Simenon a Sables-d'Olonne, riporta alcune dichiarazioni di un prolifico scrittore-studioso di Simenon, Michel Carly, autore, tra gli altri, di Simenon, les années secrètes: Vendée, 1940-1945 (Éditions d'Orbestier - 2005) che spiega come il romanziere "si fosse insabbiato a Sables-d'Olonne dal settembre 44 all'aprile '44".
Infatti da parte di Simenon c'era un attaccamento viscerale nei confronti di questa zona, nonostante il periodo critico che visse in quegli anni. « Simenon era di orgine fiamminghe gli piacievano i paesi pianeggianti - spiega Michel Carly - quelli piatti dove il mare e la terra sono alla stessa altezza, là dove il cielo, di un blu argentato somiglia all'interno di una conchiglia".
Simenon, che di quel posto amava l'odore del porto e anche del pesce appena pescato, conobbe Sables-d'Olonne, nel 1927, durante un periodo di vacanze in compagnia della moglie Tigy.
"Simenon annusò la città e quel suo odore gli divennne subito familiare". Infatti quante volte si è detto che  Simenon era un olfattivo, andava a naso, definito come ci ricorda Carly un "romancier-nez ». Insomma l'atmosfera, gli odori e i paesaggi lo colpirono e li ritroviamo poi in diversi romanzi come soprattutto ne Le fils Cardinaud (1941) che scrisse a Fontenay-le-Comte, ma anche ne Les vacances de Maigret (1948) e ne La chambre bleue (1963)
"Simenon aveva un memoria molto sviluppata e siccome aveva bisogno di conoscere l'ambiente dei suoi personaggi per renderli credibili - sono ancora le parole di Michel Carly -  memorizzava i luoghi che frequentava, li archiviava nella sua memoria e riusciva a ripescarli anche dopo molto tempo ed era in grado così di riprodurli. A Sables-d'Olonne gli piacevano particolarmente gli argini, l'hotel de Roche Noires dove soggiornava spesso, il porto, la pescheria..
L'articolo di Ouest-France  si conclude ricordando che proprio domani, sabato 11 inizierà in città la tredicesima edizione del Festival Simenon.

giovedì 9 giugno 2011

SIMENON. MAIGRET ALLA TV ITALIANA DOMENICA A CASERTA

"Notturno festival" é il primo Festival del Giallo e del Giornalismo d'inchiesta che si terrà a Caserta l'11 e il 12 giugno prossimi, organizzato dalla associazione marcianisana Majeutica presso l'hotel Crowne Plaza. Tra le numerose iniziative, qui vogliamo segnalare l'intervento di Ugo Mazzotta, giallista e autore televisivo, che traccerà domenica (ore 18.30 - Sala Conferenze) la storia del giallo alla televisione italiana, dal commissario Maigret a Montalbano.
Per maggiori informazione potrete visitare il sito del festival all'indirizzo http://www.notturnofestival.it

mercoledì 8 giugno 2011

SIMENON. QUANDO IL TURISTA DI BANANE PASSA LA LINEA

Proprio oggi, l'8 giugno del 1937, Simenon finiva di scrivere, nell'isola di Porquerolles, Touriste de bananes, un romanzo poi pubblicato da Gallimard nel luglio dell'anno successivo. Il libro aveva anche un sottotitolo (o secondo titolo) Les dimanches de Thaiti.  Nella cosiddetta Isola del Vento della Polinesia francese, Simenon c'era stato nel '35, durante un viaggio ai tropici, e lì si era fermato un paio di mesi.
Questo soggiorno si dimostrerà prolifico perché, al suo ritorno in Francia, ebbe modo di scrivere su quell'isola, sulla popolazione indigena e sugli europei lì trasferiti diversi articoli per quotidiani e settimanali, alcuni racconti e ben cinque romanzi oltre al suddetto: Quartier Nègre (1935), Long Cours (1936), Ceux de la soif (1938), L'Ainé de Ferchaux (1945). In Touriste de bananes ritroviamo diversi elementi classici dell'opera narrativa simenoniana. Intanto il passaggio della linea e, come spesso accade, dalla parte dei fortunati a quella dei disperati. A compiere il passo é Oscar, Oscar Donadieu. Il cognome non può non far venire in mente l'altro romanzo simenoniano Le testament Donadieu, pubblicato sempre nel '37. In effetti il protagonista è presente nei due libri come uno dei personaggi nel primo e invece protagonsita nel secondo.
La molto onorvole, potente e facoltosa famiglia di armatori di La Rochelle è però alla disgregazione per uno di quegli eventi che Simenon ci farà conoscere solo alla fine del libro e che determina questo sfaldamento. E Oscar ne è l'emblematico rappresentante. Passa la linea e invece crede di tagliare i legami con il passato, rifacendosi una vita su basi completamente diverse. Basta denaro, basta obblighi sociali, basta facciate di convenienza. Vivrà a contatto con la natura, con le cose che saprà realizzare e procurarsi con le sue mani. Una vita semplice lontana mille miglia da quella de La Rochelle. Thaiti é la metà, Thaiti sarà la sua rinascita.
Ma già sulla nave arrivano i primi colpi ai suoi sogni, le cose, gli dicono, non sono come lui se le immagina, anche l'isola è ormai corrotta e pure lì gli europei hanno portato vizi, interessi, bassezze che hanno contaminato anche i locali.
E molti di quelli che arrivano dal vecchio continente hanno le sue stesse aspirazioni e poi diventano "turisti da banane". Ed ecco il titolo del libro che poi è la definizione di quegli uomini-relitti della vita tropicale che ondeggiano fra sbronze tristi e donne di facili costumi, tra squallide nottate e improbabili intrallazzi diurni.
Oscar non lo sa (o non ci vuole credere), ma quando mette piede a Thaiti, ha già passato la linea e il romanzo di Simenon lo seguirà nel suo costante degrado che lo porterà dalle migliori intenzioni alla peggiore delle situazioni.
Simenon ben consapevole delle dinamiche di quell'ambiente, mette in evidenza le esistenze meschine ricche di piccole e grandi vigliaccherie, descrive quella frangia di opportunisti guidati da un qualunquismo e da un egoismo che non li porta da nessuna parte.
Ed è inutile dire che, mirabilmente, come ha sempre dichiarato di voler fare (e come poi ha fatto in moltissimi suoi romanzi), Simenon segue Oscar fin alle più estreme conseguenze delle sue scelte, con la bravura che gli è abituale, facendo crescere un senso di ineluttablità e la spasmodica attesa di un evento che verrà.
Ma quali ricordi e quali crimini Oscar avrà voluto espiare isolandosi in paradiso che somiglia più ad un inferno? Anche quando lo svelerà, Simenon non darà giudizi, come mai avviene per i suoi personaggi. Niente moralismi, solo la descrizione del destino umano spesso crudele e cinico.
Del romanzo, drammatico e molto coivolgente, è uscita nel giugno del 2004 (Editions Vertige Graphic)  una versione graphic-novel realizzata dall'illustratore Jacques de Loustal, in cui si possono ammirare un ventaglio di colori sgargianti e solari che animano Papeete e che fanno da sfondo alla triste vicenda dei piccoli e miserabili protagonisti.

martedì 7 giugno 2011

SIMENON. LETTERATURA ALTA O BASSA ?

Tra i critici letterari c'è ancora chi sostiene che esista un Simenon capace di creare dei romanzi di alto livello, ma anche uno che si perde ancora dietro ad una letteratura minore, più semplice e più popolare come quella dei Maigret.
Una tesi che abbiamo confutato più volte, anche se lo stesso Simenon prestò il fianco a questa interpretazione, avendo definito le inchieste del commissario letteratura semi-alimentare e la sua successiva produzione roman-durs, cioè i veri romanzi. Ma come abbiamo avuto più volte modo di affermare in questi post, crediamo invece che la matrice, il modo di scrivere, la creazione dei personaggi e delle atmosfere sia la stessa. Anche perchè uno scrittore istintivo e velocissimo nella stesura come Simenon, non poteva mettersi a tavolino e scientemente usare solo un po' della sua ispirazione, imporsi di scrivere in un modo diverso e decidere di non usare le sue capacità intuitive e creative o di usarne solo una certa percentuale. Anche perchè il suo livello dai primi racconti popolari commissionati ai migliori romanzi che ha creato nella maturità é progressivamente cambiato, evolvendosi in una forma sempre migliore sia nella scrittura, che nello stile narrativo, come pure nell'approfondimento psicologico dei personaggi.
E questo vale sia per i Maigret che per i romanzi. Poi non neghiamo, anche vista una produzione così vasta, che alcuni romanzi siano dei capolavori ed altri siano molto meno riusciti, così come vale per i Maigret. Ma Simenon stesso, nonostante la divisione che aveva costruito, ammise che verso la fine tra un romanzo e un'inchiesta del commissario non c'era quasi nessuna differenza.
Su quel quasi siamo d'accordo. Infatti quello che non va dimenticato è la struttura seriale dei Maigret che pone una serie di limitazioni (o se volete, di regole) allo scrittore in fatto di lunghezza, a causa a della ripetitività di alcune situazioni o contesti, perché lavora con un protagonista che, con il tempo può cambiare un po', ma è sempre lo stesso, come sempre gli stessi sono gli altri personaggi fissi.
Piuttosto la capacità di Simenon e stata quella di usare dei temi, degli schemi narrativi ed un linguaggio che hanno saputo affascinare, letterati, uomini di grande cultura, ma pure la gente comune che si ritrova nelle sue storie e che le legge con facilità, grazie ad uno stile essenziale, scorrevole, universale. E a proposito di questo argomento vogliamo citare un intervento di Gilbert Sigaux, studioso e storico di Simenon.
"...Se comunica con i lettori di ogni livello, se tocca l'uomo qualunque e Gide, o Henry Miller, o Jung, è perché sa suscitare in ciascuno una stessa paura, un identico stupore di fronte alla vita, un medesimo terrore e un'eguale pietà. Non c'è posto per nessuna convenzione morale in questa ricerca e in questo lento cammino. Il romanziere  si mette all'interno dell'uomo e ci fà sentire il rumore della sua vita, ci fà seguire il suo destino, e quindi lo accompagna fino alle conseguenze estreme...".

lunedì 6 giugno 2011

SIMENON. CRONACA...NOIR

Simenon giornalista. Quando era adolescente a Liegi, poi a Parigi prima quando pubblicava sui quotidiani ogni cosa che gli riuscisse di piazzare, poi quando la sua fama di scrittore gli apriva molte porte e i giornali facevano a gara per avere la firma di Simenon sulle loro pagine.
Siamo nel 1937, ha trentaquattro anni, vive a Marsilly, vicino a La Rochelle in una casa nobiliare di campagna, La Richardière, insieme alla moglie Tigy e la femme de chambre Boule. Come scrittore è ormai lanciato. Ha terminato di pubblicare le prime diciannove inchieste del commissario Maigret (che lui allora pensava fossero anche le ultime), aveva firmato il contratto con la prestigiosa Gallimard  (con cui dal '34 aveva già pubblicato ben venti romanzi), stava passando i famosi cinque anni senza scrivere nemmeno un Maigret. Ma soprattutto era passato alla terza fase che si era a suo tempo prefissata, quella di romanziere. Superato il periodo della letteratura alimentare (i romanzi popolari commissionati), quella semi-alimentare (i Maigret), adesso era nella fase dei romans romans, l'apprendistato era finito e ormai si sentiva davvero maturo per definirsi "romanziere".
Ma tutto ciò non gli impediva di continuare a scrivere per i giornali. Questa volta si tratta di un'inchiesta a puntate sulla criminalità parigina. Il committente è Paris-Soir, che con Simenon aveva avuto una brutta esperienza, nel '34, in occasione del famoso affaire Stavisky, scandalo finanziario con dubbio suicidio del protagonista. Anche lì Paris-Soir, visto che gli inquirenti non facevano progressi, lo aveva ingaggiato grazie alla fama che si era fatto con Maigret. Infatti, affidando l'incarico allo scrittore, era come, soprattutto agli occhi dei lettori, se avessero consegnato un mandato al commissario Maigret. Simenon indagò, fece ipotesi anche azzardate, spese un discreto budget, la tirò un po' per le lunghe, ma alla fine si ritrovò su una pista del tutto sbagliata, dimostrando quanto un buon scrittore di gialli fosse lontano da un bravo investigatore.
Ma nel '37 lo stesso Paris-Soir gli commissiona un lavoro molto più consono alle sue qualità. Infatti questa inchiesta sulla malavita di Parigi, che si intitolerà Police-secours ou les Nouveaux Mystère de Paris, è una serie di dieci articoli che appariranno dal 6 al 10 settembre, i quali saranno poi raccolti con lo stesso titolo nell'85 (editore Mille Et Une Nuits - Petite Collection). In questi articoli...romanzati Simenon passa in rassegna casi criminali che nelle sue mani diventano quasi dei racconti, dove la sua capacità di osservazione e la sua creatività di scrittore li trasformano in brevi noir, dove l'ambiente, l'atmosfera e i personaggi sono quasi più importanti dei crimini.
Stile stringato, a volte secco, quello dei pezzi di cornaca nera da venti righe, geografia della criminalità parigina con i luoghi dei boss e le bettole malfamate, insomma un affresco in noir di una Parigi anni '30 che, fascinosa già di per sè, diventa ancor più intrigante attraverso le parole di Simenon.

domenica 5 giugno 2011

SIMENON. SE MAIGRET INDAGA SU...SIMENON

Josephine Baker - "...Era arrivato a rue Poissoniére, davanti al Café Brebant, un vecchio locale. Entrò e non trovò nessuno che potesse somigliare alla Baker. Si sedette e ordinò un vieux calvados.
Appena lei entrò la riconobbe subito.  Il corpo ancora dritto, avvolto in leggero soprabito color crema, un cappello che le nascondva i capelli. I tratti del viso erano un po' spenti rispetto a quelli che Maigret ricordava di aver visto a suo tempo nelle foto o nei manfesti.
Si alzò, levando la pipa di bocca. A piccoli passi la Baker si avvicinò al tavolino e salutò il commissario con un filo di voce....
- Veniamo al motivo di questo incontro.Vede, madame Baker, sto raccogliendo testimonianze su Simenon e siccome so che tra voi c'è stata una certa amicizia, anzi più di un rapporto amichevole, volevo chiederle di aggiungere un tassello al mosaico che sto costruendo.
- Ma quale tassello desidera? Vuole che le parli della nostra storia? Sa, commissario, c'é poco da dire. Eravamo felici insieme, molto felici, tra me e Georges esistevano diversi punti in comune. Avevamo entrambe una gran voglia di vivere, di esplorare sia la vita che i rapporti umani fino in fondo, senza pregiudizi né remore. Amavamo tutti e due il sesso senza tabù e condizionamenti. E poi eravamo due spiriti liberi, molto liberi...
Maigret ripensava a quando era scoppiato il fenomeno Baker. C'era stato un periodo in cui sembrava che Parigi fosse letteralmente impazzita per questa mulatta d Saint Louis, che aveva debuttato al teatro degli Champs Elysées..."

Henry Miller - "...La prima cosa che fece fu mostrargli il premio.
- Ecco guardi qui... - era al Legion d'Onore al merito letterario - dopo tanti anni di ostracismo quei fottuti hano dovuto piegare la testa. Ah ah! Qui li volevo. Quei bastardi delle accademie, quelli che mi accusavano di essere un pornografo. Ecco qui la Legion d'onore della Repubblica Francese. Lo sa che farei se avessi tempo? L'andrei a sbattere in faccia a quelli che mi hanno processato e condannato per oscenità
Lo sfogo di Miller non era cattivo. Maigret  non lo conosceva, ma lo cassificò tra il sarcastico e il canzonatorio. "Questo Miller - pensò tra sé e sé  - deve essere un bel soggetto!".
Appena gli parlò di Simenon, gli occhi dello scrittore americano si illuminarono.
- Simenon? Fantastico, è uno scrittore assolutamente fuoriserie. E' un monarca. Un vero monarca!
- Nel senso che era un dispotico?
- Nel senso che ha ancora sotto di sé milioni di sudditi, di lettori che ogni notte vengono dominati da lui e che non possono dormire se non hanno finito un suo libro....".

Tigy Simenon - "...Aspettò l'ora dell'appuntamento con madame Rénchon, passeggiando pigramente  e godendosi il sole decisamente caldo.
Rue de Tresor, non lontana dalla brasserie, era un piccola via senza uscita e molto tranquilla. Maigret chiese alla portiera qual era l'appartamento. Salì fino al terzo piano. Ripose la pipa e suonò. Gli aprì una giovane dal grembiule azzurro.
- Chi devo dire?
- Il commissario Maigret.
Un po' stupita lo fece accomodare in un salottino verde letteralemente tappezzato da quadri. Il commissario ebbe il tempo di osservare i quadri, tutti firmati Tigy tra cui gli parve di riconscere un ritratto di Simenon.
- Commissario buongiorno.
- Buongiorno. Mi scuso per questa visita, ma vorrei prima di tutto tranquillizarla. Non sono qui in veste di commissario di polizia...
- Conosceva Georges?
- No. Cioè sì, l'ho conosciuto a Quai des Orfévres, ma è stata poco più di una conoscenza occasionale. Suo marito... o meglio il suo ex-marito si accingeva a scrivere una serie di romanzi con il mio nome... cioè con un personaggio che mi...  - Maigret era imbarazzato. Nel dire quelle cose alla persona che forse più di ogni altra era stata vicina a Simenon, si sentiva a disagio. Forse lei e Simenon avevano parlato anche di lui. Probabilmente avevano anche riso...
- Si ricordo quegli anni. Sono stati forse i più belli...
...Madame Tigy era molto magra, i lineamenti un po' mascolini, ma ancora intatti nonostante l'età. Parlava con voce chiara e decisa.
- Ma mi dica commissario, a cosa devo questa sua visita?
- E' una storia un po' lunga, ma cercherò di spiegarle - Maigret chiarì  per l'ennesima volta perchè un commissario di polizia si interessasse a Simenon - Per me è estremamente difficile capire la persona e forse solo lei o gli amici come Paul Lazareff, mi potranno aiutare davvero.
- Ma lei sa che Georges non amava i riconoscimenti? Detestava tutti gli aspetti accademici della letteratura, non si sentiva a sua agio....Non so quanto sarebbe stato contento di questa operazione (farne da parte del governo una sorta di simbolo mondiale della letteratura contemporanea di lingua francese). Ebbe una grade delusione dalla Francia quando, dopo la guerra, fu accusato di collaborazionismo. E pensare che quando partì da Liegi per trasferirsi a Parigi, era al settimo cielo..."(Maigret e il caso Simenon - BdV- 1994).