Questo soggiorno si dimostrerà prolifico perché, al suo ritorno in Francia, ebbe modo di scrivere su quell'isola, sulla popolazione indigena e sugli europei lì trasferiti diversi articoli per quotidiani e settimanali, alcuni racconti e ben cinque romanzi oltre al suddetto: Quartier Nègre (1935), Long Cours (1936), Ceux de la soif (1938), L'Ainé de Ferchaux (1945). In Touriste de bananes ritroviamo diversi elementi classici dell'opera narrativa simenoniana. Intanto il passaggio della linea e, come spesso accade, dalla parte dei fortunati a quella dei disperati. A compiere il passo é Oscar, Oscar Donadieu. Il cognome non può non far venire in mente l'altro romanzo simenoniano Le testament Donadieu, pubblicato sempre nel '37. In effetti il protagonista è presente nei due libri come uno dei personaggi nel primo e invece protagonsita nel secondo.
La molto onorvole, potente e facoltosa famiglia di armatori di La Rochelle è però alla disgregazione per uno di quegli eventi che Simenon ci farà conoscere solo alla fine del libro e che determina questo sfaldamento. E Oscar ne è l'emblematico rappresentante. Passa la linea e invece crede di tagliare i legami con il passato, rifacendosi una vita su basi completamente diverse. Basta denaro, basta obblighi sociali, basta facciate di convenienza. Vivrà a contatto con la natura, con le cose che saprà realizzare e procurarsi con le sue mani. Una vita semplice lontana mille miglia da quella de La Rochelle. Thaiti é la metà, Thaiti sarà la sua rinascita.
Ma già sulla nave arrivano i primi colpi ai suoi sogni, le cose, gli dicono, non sono come lui se le immagina, anche l'isola è ormai corrotta e pure lì gli europei hanno portato vizi, interessi, bassezze che hanno contaminato anche i locali.
E molti di quelli che arrivano dal vecchio continente hanno le sue stesse aspirazioni e poi diventano "turisti da banane". Ed ecco il titolo del libro che poi è la definizione di quegli uomini-relitti della vita tropicale che ondeggiano fra sbronze tristi e donne di facili costumi, tra squallide nottate e improbabili intrallazzi diurni.
Oscar non lo sa (o non ci vuole credere), ma quando mette piede a Thaiti, ha già passato la linea e il romanzo di Simenon lo seguirà nel suo costante degrado che lo porterà dalle migliori intenzioni alla peggiore delle situazioni.
Simenon ben consapevole delle dinamiche di quell'ambiente, mette in evidenza le esistenze meschine ricche di piccole e grandi vigliaccherie, descrive quella frangia di opportunisti guidati da un qualunquismo e da un egoismo che non li porta da nessuna parte.
Ed è inutile dire che, mirabilmente, come ha sempre dichiarato di voler fare (e come poi ha fatto in moltissimi suoi romanzi), Simenon segue Oscar fin alle più estreme conseguenze delle sue scelte, con la bravura che gli è abituale, facendo crescere un senso di ineluttablità e la spasmodica attesa di un evento che verrà.
Ma quali ricordi e quali crimini Oscar avrà voluto espiare isolandosi in paradiso che somiglia più ad un inferno? Anche quando lo svelerà, Simenon non darà giudizi, come mai avviene per i suoi personaggi. Niente moralismi, solo la descrizione del destino umano spesso crudele e cinico.
Del romanzo, drammatico e molto coivolgente, è uscita nel giugno del 2004 (Editions Vertige Graphic) una versione graphic-novel realizzata dall'illustratore Jacques de Loustal, in cui si possono ammirare un ventaglio di colori sgargianti e solari che animano Papeete e che fanno da sfondo alla triste vicenda dei piccoli e miserabili protagonisti.
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