martedì 16 aprile 2013

SIMENON. ANALISI DELLO STILE LETTERARIO



Quando si parla di Simenon spesso si cita lo stile della sua scrittura come uno dei suoi punti forti. Si tratta di una caratteristica che ormai viene attribuita non solo ai cosiddetti romans-durs, ma anche ad una buona parte dei Maigret. Ma vediamo più da vicino in cosa consiste questo stile di Simenon, partendo dall'analisi realzzata da François Richaudeau, fondatore del Centro Studi di promozione della Lettura e di un laboratorio che analizza i comportamenti dei lettori in funzione delle parole, delle frasi, dello stile del testo e addirittura dei caratteri tirpografici utilizzati.
In una delle sue analisi, dedicate agli scritti di Simenon (Simenon: une écriture pas si simple, qu'on le penserait - 1982) , Richaudeau prende in considerazione oltre venti titoli del romanziere (Maigret, romanzi, scritti autobiografici) e osserva il testo al microscopio.
"...la lunghezza della frase, o della frase corrente, di Simenon è di 12,5 parole per i Maigret e 13,2 per i romanzi. Ora bisogna sapere che la misura della "memoria di lavoro", cioè la sequenza di una frase che il lettore può ritenere varia da 9 a 23 parole. Questo ovviamente dipende dalla natura del soggetto, dal tipo di parole e dalla costruzione della frase...."
Lo studioso è fin troppo analitico e sembra fermarsi all'aspetto tecnico della composizione della frase. Si direbbe che non ne valuti poi l'effetto sul lettore e quindi la sua efficacia e il conseguente valore.
Più avanti nel suo saggio Richaudeau sostiene che "... non esiste un solo tipo di frase o un solo tipo di scrittura per Simenon, certi sono migliori e più efficaci di altri. A voler credere a certe affermazione dell'autore, egli avrebbe messo a punto, dopo un primo periodo, un tipo di scrittura semplice, spoglio, adatto ad un lettore popolare. E nonostante questo nel 1960 giudica certe proprie opere del passato un po' troppo letterarie, asserendo che ora adottava una scrittura molto più essenziale, anche se nelle sue opere di quel periodo utilizza delle frasi piuttosto lunghe...sembra che la frase di Simenon sfugga alla sua volontà cosciente che sorga dalle sue pulsioni istintive...".
Questa analisi sembra sulle prime un po' riduttiva. Sembra non cogliere la capacità rappresentativa delle frasi di Simenon. Con poche essenziali parole riesce a far partecipe il lettore di un certo ambiente di una specifica atmosfera.
E tutto questo usando pochi aggettivi e quelle che lui chiamava mot-matiére che possiamo tradurre come "parole concrete", che indicano cose materiali e tangibili. E poi c'è il raccordo delle frasi che è la parte più importante e qui il nostro Richaudeau va più a fondo "... ma non è, in generale, al livello della frase che Simenon rivela le sue migliori qualità, è nel mettere insieme quelle frasi che ottine quello che lo rende spesso inimitabile: la suggestione di un ambiente, la progressione di un'azione o l'evoluzione di un destino e soprattutto lo spessore psicologico dei personaggi..."-
Sì, ma questo, dirà qualcuno, è contenuto, non è forma, non è stile. 
No. A nostro avviso lo stile di un romanziere non è solo nel come scrive le vicende che narrà, ma si amalgama con le tematiche, le atmosfere, le analisi psicologiche i personaggi...
"...cerco uno stle non soltanto neutro, ma uno stile che aderisca alla mentalità del mio personaggio in quel momento specifico - questo è Simenon che lo afferma nel 1963 in un'intervista con Roger Stéphane - Lo stile lo deve seguire continuamente, cambiare in funzione di quello che pensa il mio protagonista...".
Insomma nonstante la scrittura estremamentre rapida di Simenon, nonostante affermasse di scrivere in una sorta di trance creativa, dietro alla semplicità, a nostro avviso dietro all'essenzialità del testo c'è un lavoro prima negli anni e poi titolo per titolo che non può essere ignorato.
"... di primo acchitto - scrive tra l'altro Richaudeau nella conclusione del suo saggio - le frasi di Simenon sembrano mediamente scritte semplicemente, costruite con delle parole d'uso comune, e in media abbastanza brevi. La loro lunghezza media, 14 parole... come destinate ad un pubblico popolare... Ci si può domandare se egli non fosse prigioniero di un processo incosciente, ma implacabile, di esteriorizzazione attravaerso la scrittura...Che la sua infanzia, la sua esperienza di scrittore popolare dalla produzione prodigiosa abbiano influenzato l'opera di Simenon é certo. ma questo non spiega che una parte di quest'opera, delle sue frasi... Le irregolarità e le distorsioni che io ho riscontrato nella mia analisi sono una delle prove. Ed è meglio così."

lunedì 15 aprile 2013

SIMENON CI RACCONTA GLI INIZI DI MAIGRET

Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.







"... Davanti ad una delle scrivanie il segretario del commissario del quartiere aint-Georges muoveva le labbra come uno scolaro., chino su un piccolo libro di recente pubblicazione: Corso di segnaletica descrittiva ad uso dei funzionari e ispettori di polizia.
Sul risguardo era scritto a penna, in maiuscoletto, "J.Maigret". Già un paio di volte il giovane segretario del commissario aveva dovuto alzarsi per andare ad attizzare la stufa,  e  quella stufa di cui avrebba vuto nostalgia per tutta la vita, era la stessa o quasi, che avrebbe trovato un giorno al Quai des Orfèvres e che più tardi, quando avrebbero installato il riscaldamento centrale nei locaali della Polizia Giudiziaria, il commissario divisionale Maigret avrebbe ottenuto di conservare el suo ufficio.
Era il 15 aprile 1913. La polizia Giudiziaria non si chiamva ancora così,ma si chiamava Sureté.... (Capitolo primo: La deposizione del flautista - pag. 7/8).
"- Ha già fatto progetti per le sue vacanze?
Era su punto di rispondere, ma Le Bret (il suo commissario) lo prevenne.
- So che i funzionari hanno l'abitudine di fissare con molto anticipo il loro periodo di vacanza.Ciononostante, se vuole, può prendersi le vacanze da oggi stesso.  La mia coscienza così sarà tranquilla, specie se non ha intenzione di allontanarsi da Parigi. Un poliziotto in vacanza non è più un poliziotto, e può permettersi cose che altrimenti darebbero subito nell'occhio..." (Capitolo secondo: Richard ha mentito - pag. 41).
"Andarono alla Birrria Dauphine, a due passi dal Quai; c'era ispettri che buttavano giù un bicchiere ignorando i due uomini che bevevano champagne con aria raggiante.
Si sarebbero poi conosciuti, Maigret saebbe stato un collega; sarebbe entrato qui come a casa sua; il cameriere l'avrebbe chiamato per nome e avrebbero saputo in anticipo cosa servirgli.".  (Capitolo ottavo: La colazione in campagna - pag. 191)
Traduzione di Enzo De Michele, per la prima edizione Oscar Mondadori: La prima inchiesta del commissario Maigret - 1976 

SIMENON. MAIGRET INDAGA SUL GRANDE SCHERMO CON LA FACCIA DI JEAN GABIN

Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.


Tre volte Jean Gabin interpreta il commissario Maigret. Un'interpretazione che piaceva talmente a Simenon che una volta ebbe a dire. "... e adesso ogni volta che mi siedo per scrivere un Maigret, me lo immagino con la faccia del mio amico Gabin... non vorrei che prima o poi si presentasse a rivendicare i diritti...d'immagne!..."


 • MAIGRET TEND UN PIEGE (1958)



MAIGRET ET L'AFFAIRE SAINT-FIACRE (1959) (in italiano)




MAIGRET VOIT ROUGE (1963)

SIMENON. DIECI LINK PER CONOSCERE MAIGRET


 Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.


Tra gli oltre 900 post ad oggi pubblicati da Simenon-Simenon, ne abbiamo scelto una decina che si riferiscono alla figura del commissario e al suo mondo. E' un modo per conoscere meglio Maigret, almeno per le sue caratteristiche principali.


• SIMENON. MAIGRET PRIMA DI MAIGRET… A MARSIGLIA

http://www.simenon-simenon.com/2011/09/simenon-maigret-prima-di-maigret.html

• SIMENON, MAIGRET... DAL PRIMO ALL'ULTIMO

http://www.simenon-simenon.com/2013/03/simenon-maigret-dal-primo-allultimo.html

• SIMENON. QUESTO COMMISSARIO NON E' INTELLIGENTE

http://www.simenon-simenon.com/2011/11/simenon-questo-commissario-non-e.html


• NASCE MAIGRET. LA VERSIONE DI GEORGES

http://www.simenon-simenon.com/2011/03/nasce-maigret-la-versione-di-georges.html



• NASCE MAIGRET. COME E' ANDATA DAVVERO

http://www.simenon-simenon.com/2011/03/nasce-maigret-come-e-andata-davvero.html

 

• I VIZI MAIGRET: UN BICCHIERE DI CALVADOS E UNA PIPATA DI GRIS

www.simenon-simenon.com/2010/12/i-vizi-maigret-un-bicchiere-di-calvados.html


• SIMENON RACCONTA COME NASCE (Video)

http://www.simenon-simenon.com/2011/04/simenon-racconta-come-nasce-maigret.html

 

• SIMENON E IL SUO POLIZIESCO FUORI REGOLA
http://www.simenon-simenon.com/2011/01/simenon-e-il-suo-poliziesco-fuori.html 

  • SIMENON: L'ADIEU A MAIGRET

http://www.simenon-simenon.com/2012/06/simenon-ladieu-maigret.html


• LETTERA A MONSIEUR E MADAME MAIGRET

http://www.simenon-simenon.com/2010/11/lettera-monsieur-e-madame-maigret.html




SIMENON. 100 ANNI DI INCHIESTE DEL COMMISSARIO MAIGRET

Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.






LA PRIMA INCHIESTA DEL COMMISSARIO MAIGRET - 13 aprile 1913


La prima edizione di Presses de La Cité
Era in America, per la precisione a Tumacaori, in Arizona, quando Simenon scrisse questo esordio di Maigret in un'indagine condotta da lui e sotto la sua autonoma responsabilità. Allora, nell'aprile del 1913, non solo non lavorava ancora a Quai des Orfèvres, ma era un semplice segretario di un commissario del quartiere Saint.Georges. E' lui che gli permette di condurre un'inchesta anche di una certa delicatezza. Si tratta infatti di un presnuto omicidio avvenuto nella casa dei Gendreau-Balthazar, una potente famiglia di industriali, con amicizie altolocate e di grande influenza. Insomma il "giovane" funzionario di polizia ce la deve mettere tutta per arrivare alla soluzione del caso. E questo gli varrà infatti un salto di carriera. Perchè, grazie ad una promozione, riuscirà ad essere trasferito al tanto agognato sancta-sanctorum della polizia parigina, appunto il Quai des Orfèvres. 
Oggi quindi Simenon-Simenon festeggia l'anniversario, con una serie di post che andranno on-line durante la giornata. Non perdeteli e... auguri Maigret! 

domenica 14 aprile 2013

SIMENON. IL COMMISSARIO E LA "CHANSONNETTE" A CANNES

La short-story di questa  domenica per la rubrica "...magari come Simenon!" ci viene proposta da Giovanni Desideri. Un commissario a Cannes alle prese con un omicidio maturato tra gente di cinema
Ricordiamo a tutti che chi volesse pubblicare un racconto breve su Simenon, Maigret, o sugli altri personaggi dell'universo simenoniano, basterà che scriva all'indirizzo simenon.simenon@temateam.com










IL COMMISSARIO E LA CHANSONNETTE A CANNES
di Giovanni Desideri

Il commissario era in quella stanza da un paio d'ore. Negi ultimi minuti era rimasto seduto in silenzio. Era domenica. Le ombre della sera erano già scese compatte.
Ad un tratto battè un pugno sul tavolo. Si alzò di scatto, facendo rovesciare la sedia. Guardò fisso negli occhi il produttore.
- Adesso basta!
Si avviò verso la porta.
- Allora adesso si cambia metodo!
Aprì, sbattè la porta e sparì dall'ufficio.
Il produttore seduto, interdetto dal quel cambio di registro, si arrovellava. Prima così gentile, curioso, apparentemente solo interessato ad alcune informazioni... il caffè... l'acqua.. la sigaretta... e adesso...
Stette lì solo nell'ufficio più di una decina di minuti. Poi entrarono due ispettori. Uno lo tenne fermo, l'altro gli mise le manette senza riguardo per il suo vestito di lino chiaro ben stirato, né per la levigata e abbronzata pelle dei suoi polsi.
Poi di nuovo solo. Non ebbe tempo e spirito per protestare.
Il commissario e i due ispettori erano in un altro ufficio,  panini e birra, qualcuno fumava la pipa, qualche risata, atmosfera distesa, dalla finestra aperta entrava la brezza fresca della sera.
Ronald Hataway, produttore cinematografico americano, era lì a Cannes per un spralluogo. Cercava la location di un film da girare in Costa Azzurra. L'avevano accompagnato Russel Byrne e Elizabeth Cooper, gli interpreti, e Tony Ridley il regista. Arrivati da una settimana avevano scorazzato su e giù per le località della costa. Poi si erano fermati al Carlton di Cannes.
Base lì, si erano presi due giorni per una pausa e dedicarsi ognuno alle proprie faccende. Quando si rivedero il terzo giorno per riprendere il lavoro, Elizabeth era scomparsa. O meglio era comparsa poco dopo, morta strangolata, in una stanza di un altro albergo di Cannes: l'Olivier.
Un quartetto unito da odio e amore. La vittima era stata l'amante del produttore, ma la cosa risaliva a molto tempo prima e non aveva avuto complicazioni né sentimentali né economiche. Tony Ridley invece ce l'aveva a morte con lei perchè aveva soffiato la parte a quella che a lui sembrava la candidata ideale, Sarah James attrice quotata e sua recente fiamma. Russel Byrne invece era invaghito di Elizabeth e da lei corrisposto. Ma era una storia da tenere per loro, tante volte avesse dovuto risvegliare sopite gelosie del produttore, con il rischio di perdere entrambe la parte...
- Allora commissario qui non è come a Parigi? -  domandò un ispettore.
- Bah... sempre le stesse cose... - bofonchiò  a voce bassa - le solite menzogne... e poi la gente ricca é uguale dappertutto...
- Forse, ma a Parigi...
- Parigi... Parigi... ma che vi credete che ci sia in questa Parigi...? - il tono era stizzito. Non gli piaceva parlare di quella città. Lui, capo della brigata criminale parigina a Quai des Orfèvres, aveva fatto saltare la pazienza al suo giudice per l'ennesima iniziativa presa senza consultarlo. Per questo il magistrato aveva chiesto e ottenuto il suo trasferimento in altra sede. 
Una lettera gli aveva comunicato la sua nuova destinazione: commissariato centrale di Nizza. 
Nel giro di due settimane aveva dovuto passare le consegne al suo collega Blissard e sistemarsi a Nizza. La moglie era rimasta a Parigi, almeno in attesa di capire se quel trasferimento era davvero permanente o sarebbe durato solo qualche mese.
Il commissario si alzò, accese la pipa e si infilò un leggero soprabito.
- Vado a fare due passi sul lungomare. Hataway lasciatelo lì un paio d'ore da solo. Poi uno di voi tornerà dentro, gli toglierà le manette, gli darà dell'acqua, una sigaretta e ricomincerà a farsi raccontare tutta la storia dall'inizio. Mi raccomando tutto dall'inizio, tutti i particolari...
Salutò e uscì.
Mentre camminava lungo la spiaggia, pensava ai suoi due nuovi ispettori... non conoscevano il metodo della chansonette. Prima si trattava bene il sospettato, tanto da non dargli nemmeno la sensazione di essere sotto interrogatorio. Dopo il tono cambiava. Urli, minacce, atmosfera tesa. Poi lunghe ore da solo ad aspettare chissà che. In seguito un nuovo funzionario lo interrogava con calma, ma facendolo ripartire dall'inizio come se non ne sapesse nulla di quella storia. A questo punto era il turno del cattivo che tra urla e parolacce gli faceva intuire come avessero trovato qualcosa di gravissimo a suo carico. E ancora altre ore da solo. Poi ritornava il commissario che ricominciava l'interrogatorio tutto daccapo. A quel punto il sospettato era stremato psicologicamente, a volte ormai senza difese: il più delle volte crollava e confessava.
E Hataway era il sospettato. Aveva telefonato alla vittima e l'aveva incontrata in un bistrot. Un giorno prima della morte. Incontro prima negato, poi amesso con spiegazioni reticenti, e quindi con dei motivi niente affatto convincenti. Era venuta fuori la storia del prestito... roba di un anno prima. Soldi che Elizabeth non era stata in grado di restituire... Si parlava di circa un milione di dollari. Girava voce che Hataway avesse voluto la Cooper come protagonista del film a patto che il suo caché di circa un milione di dollari, fosse la soluzione del problema.
Ma anche il regista che aveva visto preferire la Cooper alla sua cara Sarah, non l'aveva mandata giù e non sopportava né l'attrice né il produttore. anche lui avrebbe potuto far fuori Elizabeth...? Certo in un momento di follia, perchè non era credibile che a quel punto la produzione avrebbe ripreso in considerazione un'attrice scartata. L'unico che era davvero distrutto dal dolore e tutto sommato senza moventi era il suo amante segreto.
Queste cose frullavano nella testa del commissario, che aveva alzato il bavero visto che la brezza s'era rinforzata. Certo, era come al solito scuro che se non fosse riuscito a ragionare come quella gente del cinema americano, non avrebbe capito i meccanismi che avevano portato al delitto.
Accese di nuovo la pipa e si avviò verso una brasserie, dove consumò una fricandeau all'acetosella con del buon bordeaux. Poi  raggiunse di nuovo il commissariato di Cannes.
Da fuori con quelle pareti bianche e celesti, più che una centrale di polizia sembrava una specie di stabilimento baleneare. Poi quel pratino ben rasato con quelle due palme nane completava il quadro.
Non c'erano scale da salire, per entrare bastava aprire una porta tutta di vetro.
Entrò nella camera degli ispettori. Uno al telefono, l'altro leggeva il giornale.
Tirata giù la cornetta, disse:
- Capo era la polizia scientifica di Nizza. Quelle lettere trovate in camera di Hataway sono di Russel Byrne. La perizia calligrafica certifica che è la stessa scrittura e lo stesso inchiostro di quelle scritte da Byrne alla Cooper.
- Io, invece ho finito l'interrogatorio... tutto come da copione, via le manette acqua fresca, sigaretta e ancora una volta domande su tutta la storia, ricominciando dalla sera in cui vide la Cooper al bistrot...
- Bene... bene... e come sta?
- Inizia ad essere un po' provato.
- Ecco, adesso tocca a te. Entra già nervoso, dì che ti sei stufato di questo interrogatorio.. poi in crescendo ti arrabbi sempre di più e ti fai scappare che c'è una novità che lo inchioderà definitivamente.
- Farò del mio meglio...
L'ispettore uscì dalla stanza. Il commissario guardò dalla finestra. Invece di vedere le luci della Senna, vide quelle delle barche che si preparavano a salpare per la pesca notturna.
E la sua pesca come sarebbe andata? Non aveva  avuto nemmeno bisogno di telefonare alla moglie per avvertirla che non avrebbe cenato a casa e avrebbe fatto tardi, molto tardi... forse mattina.
 - Questo Hataway che tipo è, secondo lei commissario... è un omosessuale?
- Mica perchè è vestito come un damerino, tutto curato deve essere per forza omosessuale....
- Sì, certo... ma l'hanno visto bazzicare in quella zona vicino al porto dove  questi tipi si danno apuntamento...
Il commissario prese in considerazione l'ipotesi. Non c'era nulla di impossibile. Nell'ambiente del cinema americano non sarebbe certo stato né il primo né l'ultimo. Ma come si collegava con l'omicidio?.... Le lettere nella stanza di Hataway... scritte da Byrne. Forse non gli aveva dato la giusta importanza.
- Telefona a Nizza e fatti mandare qualcuno con le lettere scritte da Byrne - ordinò perentorio all'ispettore.
- Ma commissario è domenica sera... non avranno nessuno disponibile a muoversi.
- Non mi interessa - protestò il commissario - entro un'ora queste lettere devono essere qui.... Chiaro? Altrimenti quando torno a Nizza qualcuno avrà di che pentirsene. Sbrigati!
E si avviò per entrare nel suo ufficio.
Già prima di entrare  sentì le urla dell'ispettore che forse aveva preso un po' troppo sul serio la sua parte.
- Va bene... va bene... adesso ci penso io... - disse entrando - Ora puoi andare.
- Agli ordini commissario.
Si tolse il soprabito. Si mise a sedere. Accese lentamente la pipa. Esauriti questi preliminari guardò il suo interocutore.
Capelli lisci, biondo cenere con delle frezze bianche. Camcia candida. Un cravattino beige come il completo di lino. Tutto faceva risaltare un abbronzatura non eccessiva, bronzata. Magro, cinquanta anni o sessant'anni ben portati... doveva ricordarsi di guardare nella sua scheda. Il suo atteggiamento non era granché cambiato. Tranne un po' di sudore che imperlava le tempie. Non si era allentato nemmeno il nodo della cravatta.

- Allora mister Hataway, siamo alla fine...
Quello fece un gesto impercettibile con le sopracciglia tra il rassegnato e l'indifferente.
- Che mi dice di mister Byrne?... Questa relazione con la Cooper... lei sapeva?
- Dicevano...
- E lei questo Byrne lo conosce bene... da quanti anni?...
- Tre o quattro. Abbiamo fatto tre film...
- E' un bravo attore?
- Piace.
Hataway rispondeva a monosillabi con la voce ridotta ad un soffio.
- E a lei piace?
Hataway non rispose o non ebbe tempo per farlo. Bussarono.
- Avanti
- Commissario sono arrivati da Nizza quei documenti che aveva chiesto...
- Già qui...
- ... è venuto un agente motociclista.
Il commissario inizio a sfogliare le lettere erano una decina. Il contenuto era vago... "... quella storia continua... tutti sono convinti...". "... dobbiamo lavorare meglio sui dialoghi... vorrei parlarne con lei... il regista non mi capisce...." . "... lei è entrata troppo nel personaggio, rischia di andare sopra le righe... bisogna controllarla meglio...". "...deve riprendere le redini del film, questo regista mi pare incerto, vorrei anche qualche consiglio in più da lei..."... lei mi ha insegnato molte cose, vorrei mostrarle la mia gratitudine... ho letto la sua lettera, mi ha fatto molto piacere.... davvero molto piacere....".
Mise quelle lettere in un cartella.
L'espressione di Hataway era di curiosità i suoi occhi interrogavano quelli del commissario.
- Allora vogliamo mettere le carte in tavola? Lei non c'entra con il delitto della Cooper... almeno nel senso che non l'ha strangolata lei...
- No, sì... l'avevo detto...
- Si ma sempre con l'aria che non fosse vero... lei forse stava coprendo qualcuno o cercando di sviare i sospetti...
- Ma io veramente...
- Mi dica veramente quali sono i rapporti tra lei e mister Byrne...
- Gliel'ho detto é un bravo attore...
- Mi riferisco a quelli personali... 
Hataway fece scena muta.
- Qualcuno la ricattava o ricattava mister Byrne?
- Ma no. Che dice! Io... noi..
- Già voi... voi due... lei e mister Byrne... e Elizabeth era una copertura? La pagavate.... C'entra il suo vecchio debito?
Il produttore si guardava intorno, spaesato, come se dovesse guardare tutti gli elementi cui il commissario aveva accennato. 
Prese il telefono.
- Si sono il commissario, rintracciatemi un po' mister Russel Byrne... portatelo subito nel mio ufficio - poi rivolto al produttore - Allora mister Hataway, cosa vogliamo fare? Aspettiamo buoni buoni mister Byrne, o cominciamo a dirci la verità?
- Ma io non so nulla...
- Già lei non  sa nulla... allora le racconto io una storia. Ci sono un regista e un attore che sono entrambe omosessuali. Ma non vogliono si sappia,  il pubblico, la reputazione, gli studios... Anche se come voi due ce ne sono tanti altri...
Hataway lo guardava allibito.
- Lei e Byrne legate subito... lei gli fà fare un film, poi un'altro, poi un terzo. Il vostro è un legame stabile e prima o poi qualcuno se ne doveva accorgere. E chi la conosceva meglio di miss Cooper? Quella vostra storia tanto celebrata dai rotocalchi? Anche quella una copertura, no? E poi quella storia del prestito...
Il produttore sembrava confuso...
- Quella aveva capito tutto e... che so... con i soldi, con le parti nei film, con i prestiti... lei comprava il suo silenzio... non era così...
- E quell'incontro che avete avuto nel bistrot?.. Ancora ricatti... Vero?
Il commissario ebbe l'impressione che il produttore stesse per cedere... si aggiustava di continuo la giacca che non ne aveva nessun bisogno. Il sudore dalle tempie era passato anche alla fronte. 
Quello era il momento che cercava da sempre. Forse era riuscito a entrare nel cervello di Hataway e forse anche in quello di Byrne... anche se non era ancora arrivato. 
- No... non deve essere facile fare questa vita nascosta... sempre esposti ai ricatti... sempre nel timore di essere scoperti...
Il produttore non proferiva parola, ma i suoi occhi parlavano, davano ragione al commissario...stupiti che un commissario di un piccolo centro francese come Cannes fosse così aperto e sensibile... un poliziotto!
Bussarono ancora. stavolta erano i due ispettori con Russel Byrne.
- Grazie ragazzi. Mister Byrne, si accomodi... stavamo dicendo con il suo... amico come è difficile la vostra situazione...
L'attore spalancò gli occhi per la sorpresa, guardò Hataway e con voce strozzata
- Gli hai detto tutto?
- Non ci voleva molto a capirlo... nonostante tutte le sceneggiate e le coperture, i soldi... già perché è qui il punto, vero? Elizabeth voleva più soldi... aldilà del problema del debito...
- Ma io non sapevo nulla....
- Certo Elizabeth li aveva chiesti a chi aveva sempre pagato... a mister Hataway... Lei lo seppe da lui e forse fu lei che decise che era l'ora di farla finita con quella donna. O forse lo avete deciso insieme.... Questo adesso poco importa. Ciò che conta è che l'ingordigia della donna ha decretato la sua morte...
- Guardi che lui non c'entra - disse in un soffio Hataway - era con me che....
- Sì lo immagino era lei che prendeva di punta. Ma forse lei avrebbe ancora pagato, ma mister Byrne no. Forse è stata sua l'idea di eliminare Elizabeth...
Hataway cercò di protestare, ma dalla sua bocca non uscì che un soffio.
Byrne era agitato e si muoveva sulla sedia.
Il commissario, si alzò, accese la pipa e andò ad aprire la finistra. Quella notte era calda in tutti i sensi.
Quando si rimise a sedere vide i due che si guardavano con una sorta di tristezza...
- Commissario, l'idea è venuta a me, dopo che Ronald mi ha confidato dell'ennesimo ricatto. Con la scusa che stava poco bene Ronald le ha telefonato dicendole che le avrei portato io i soldi...
Byrne era ormai un fiume in piena.
- ... lei era così sicura di sè che non prese alcuna precauzione. L'appuntamento era per le undici nella sua camera all'hotel Olivier. Avrebbe lasciato la porta aperta. Io entrai dall'ingresso di servizio... fui fortunato, nessuno mi vide.
arrivai al secondo piano. Vidi la porta aperta, uno spiraglio di luce si stagliava sul corridoio buio. Entrai con la valigetta che doveva contenere i soldi. Elizabeth mi venne incontro con un sorriso di soddisfazione. Poi si girò, avviandosi verso il divano. Feci un balzò, le misi una mano sulla bocca e poi subito le strinsi il collo. Esile com'era ci volle pochissimo perchè cadesse inerte a terra...
Hataway ascoltava ad occhi chiusi come se volesse essere lontano da quel posto e dal suo amante che diceva quelle cose...
Non c'era più bisogno di altre parole. ll commissario, chiamò gli ispettori.
- Verbalizzate le dichiarazioni di mister Byrne e di mister Hataway... Signori...
Salutò tutti, s'infilò il soprabito, accese la pipa. Percorse il corridoio con passi pesanti. Apri la porta di vetro. Una zaffata d'aria di mare l'accolse e lo stupì. Era aria calda, densa di salsedine. Si avviò a piedi al suo albergo. Ripensò alla condizione di quei due omosessuali, all'attricetta che li ricattava, a quei pregiudizi che causavano morti e tragedie... A che pro poi?  Anche stavolta come al solito aveva avuto tutto chiaro una volta messosi dalla parte degli omosessuali. Ma stavolta la chansonnette non aveva funzionato. Forse a Cannes non suonava come a Parigi...