giovedì 9 maggio 2013

SIMENON GAMES: LA SOLUZIONE


 Ecco la souzione del gioco proposto martedì da Murielle Wenger. Confrontate le vostre soluzioni con quelle che sguono qui di seguito e buon divertimento.

• Le retour d'Oswald Oppenheim (Pietr le Letton, capitolo 10)
• L'oreille de Joseph Moers (Monsieur Gallet, décédé, capitolo 7)
• Le collier de Mary (Le charretier de la Procidence, capitolo 3)
• La casquette du Baes (Un crime en Hollande, capitolo 2)
• Le samedi de M. Basso (La guinguette à deux sous, capitolo 1)
• La filleule de William (Liberty Bar, capitolo 3)
• La lettre de Charlotte (Les caves du Majestic, capitolo 6)
• Les petits plats de Didine (La maison du juge, capitolo 10)
• Les deux brochets de M. Blaise (Signé Picpus, capitolo 4)
• L'alibi de Groult-Cotelle (L'inspecteur cadavre, capitolo 6)
• L'enterrement de Jambe-de-Bois (Félicie est là, capitolo 1)
• Le poussin de Mme Maigret (Maigret se fâche, capitolo 7)
•  Les tournées du père Paumelle (La première enquête de Maigret, capitolo 3)
• Les amants d'Arlette (Maigret et la vieille dame, capitolo 3)
• Les fiançailles de Ginette (Mon ami Maigret, capitolo 4)
• L'aventure de Fernande (L'amie de Madame Maigret, capitolo 4)
• Le trésor de Louise (Maigret a peur, capitolo 7)
• Le secret de Monique (Maigret et l'homme du banc, capitolo 8)
• Le fer à cheval de Léonie (Maigret à l'école, capitolo 8)
• Le dîner du père Jules (Maigret s'amuse, capitolo 2)
• La jeune sœur d'Amérique (Les scrupules de Maigret, capitolo 3)
• La trouvaille des frères Naud (Maigret et le corps sans tête, capitolo 1)
Les amours de Marinette (Maigret et le fantôme, capitolo 3)
Les théories du professeur Tissot (Maigret tend un piège, capitolo 2)
Le gâteau de riz de Mme Pardon (Une confidence de Maigret, capitolo 1)

martedì 7 maggio 2013

SIMENON GAMES: MELANGE DI... CAPITOLI

Un piccolo gioco per dei fini conoscitori di Maigret. E non solo, ma anche conoscitori delle edizioni originali. Quest'oggi Murielle Wenger una delle nostre più attive attachée propone un divertissement per veri intenditori.
Sentiamo dalle sue parole come l'ha concepito e realizzato.
" Per prepare questo gico ho preso dei titoli di capitoli delle inchieste di Maigret e li ho mischiati. Per esempio se avessi preso in Félicie est là , il titolo del capitolo 8: "Le café au lait de Félicie" e da La guinguette à deux sous il titolo del capitolo 8: "La maîtresse de James" e li avessi mischiati, avrei ottenuto "Le café au lait de James" e "La maîtresse de Félicie". Lo scopo del gioco
é quindi quello di ricostruire i 25 titoli mischiati che sono elencati qui di seguito e risalire, quindi, al romanzo a cui appartengono
".
Il gioco si fa duro. Murielle ha sparato in alto e i più duri dovranno entrare in campo. Diciamo che i titoli proposti sono 25, ma se siete in grado di scovarne anche solo una dozzina, potrete vantarvi di essere dei conoscitori sopraffini di Maigret. Se ci fosse qualcuno che li indovinase tutti... beh... ci potrebbe nascere il sospetto che possa essere la stessa Murielle... sotto falso nome!
A parte gli scherzi, ecco i titoli... mettetevi di buona lena e in bocca al lupo...
Dopodomani pubblicheremo i risultati e le risposte esatte.
 
• Le poussin de Mary
• Le secret de Joseph Moers
• Les théories d'Oswald Oppenheim
• La casquette de M. Basso
• La filleule de Didine
• La jeune sœur de William
• La lettre de Léonie
• La trouvaille de Charlotte
• L'alibi de M. Blaise
• L'aventure de Jambe-de-Bois
• Le collier de Mme Maigret
• Le dîner du Baes
• Le fer à cheval d'Arlette
• Le gâteau de riz de Ginette
• Le retour de Fernande
• Le samedi de Louise
• Le trésor de Monique
• L'enterrement du père Jules
• Les amants d'Amérique
• Les amours du père Paumelle
• Les deux brochets des frères Naud
• Les fiançailles de Marinette
• Les petits plats de Groult-Cotelle
• Les tournées du professeur Tissot
• L'oreille de Mme Pardon

lunedì 6 maggio 2013

SIMENON, D'ORRICO, LE PAGELLE E UN "10" A VITA

Vogliamo segnalarlo a tutti quelli che se la siano persa. Si tratta della consueta rubrica tenuta da Antonio D'Orrico, "La Pagella" che appare regolarmente sulle pagine del supplemento del Corriere della Sera della domenica, La Lettura. Ogni volta dà un voto ad un libro in classifica. Questa volta il libro votato è La Locanda degi annegati. Il voto assegnato è inconsueto: 10 a vita.
L'articolo s'intitola: Contro i racconti? Leggete Maigret. E si appunta sulla supposta repulsione degli italiani per questo genere letterario. E, se così fosse, per convincerli del contrario, consiglia di leggere questi racconti che Simenon ha scritto con protagonista il suo famoso commissario.
Non staremo qui a riportarvi tutto quello che dice D'Orrico (il link lo trovate qui a fianco nella rassegna stampa).
Ovviamente siamo pienamente d'accordo con lui. Quello che vorremmo far notare ancora una volta é che questi racconti (come anche quelli della prima raccolta "Rue Pigalle") sono stati scritti nel giugno del 1933. Cioè stiamo parlando di ottant'ann fa'. Lo sappiamo che non dobbiamo convincere chi legge Simenon-Simenon della bravura del romanziere. Ciononostante avvertiamo l'esigenza di sottolineare ancora una volta la rarità (e non vogliamo dire l'unicità) di un autore i cui scritti, dopo tanti anni, vanno in classifica anche se come in questo caso è passato quasi un secolo. Potenza del genere poliziesco? Direi di no, visto che mostri sacri, più o meno a lui contemporanei, come Agatha Christie con i suoi pur popolarissimi Poirot e miss Marple, non riesce a far altrettanto. Ma questo vale anche per lo Sherlock Holmes di Conan Doyle, o per il Sam Spade di Hammett o per il Philip Marlowe di Raymond Chandler, i padri del hard boiled. Non sono best-seller e non sono long-seller.
Simenon non solo è tutte e due le cose insieme, ma diremmo ben di più. Era un romanziere con un capacità narrativa capace di andare al nocciolo di problemi umani, gli stessi che ritroviamo assai simili dopo decenni e decenni. E poi il suo stile asciutto, concreto, essenziale, a nostro avviso, ne fà ancora oggi non solo una lettura piacevole, ma un esempio di scrittura tutt'ora molto valida.
Insomma, anche se non ci piace dare pagelle, come non possiamo essere d'accordo con il 10 a vita, di D'Orrico?

domenica 5 maggio 2013

SIMENON. LA LOCANDA ... AI PIANI ALTI

Una raccolta abbinata al settimanale Epoca del '76
Consueto appuntamento con le classifiche che in questo momento, per quel che qui ci interessa, riguardano l'ultima raccolta di racconti uscita delle inchieste maigrettiane, La locanda degli annegati. Ha esordito nelle top ten la scorsa settimana e in questa lo ritroviamo in posizioni decisamente migliori. Su TuttoLibri de La Stampa di sabato occupa il secondo posto della sezione Tascabili. Il supplemento del Corriere della Sera di oggi, La Lettura, invece ce lo presenta in decima posizione nella Letteratura Straniera (in cui i primi dieci posti, vogliamo ricordarlo, sono occupati dalla promozione della Newton & Compton con i suoi titoli a 99 centesimi). Per quanto riguarda le vendite sul web, ritroviamo La locanda degli annegati su I.B.S. nella quarta posizione, mentre su Feltrinelli.it il titolo si piazza al terzo posto. Sulla piattaforma Rizzoli.it occupa invece il secondo posto.
Questa complessiva buona performance nelle vendite tramite internet, significa che Maigret non è solo gradito solamente ad un pubblico "maturo" più incline ad acquistare tramite libreria, ma anche a fasce di lettori più giovani, sicuramente più propensi ad acquistare libri on-line. A conferma che anche alle nuove leve i racconti che Simenon scriveva un'ottantina d'anni fa' sono appetibili.

sabato 4 maggio 2013

SIMENON. IL CASO PER CASO

Continua la nostra rubrica di short-stories del weekend.
Questa volta un'immaginaria indagine del commissario Maigret tra un caso politico e storie di ordinaria criminalità dove il caso infila il suo perfido zampino e fa vedere gli avvenimenti con una falsa luce. 
Ricordiamo che chiunque voglia scrivere un racconto portrà farlo inviandolo all'indirizzo:
simenon.simenon@temateam.com






 IL CASO PER CASO
di Oreste Bosetti


Il commissario era di cattivo umore. La pipa sbuffava come una ciminiera. Stava per arrivare sul luogo del delitto. Avrebbe incontrato il collega della squadra Politica. Già... l'omicidio era di quelli che fanno clamore. Marguerite Renard era stata uccisa o forse si era suicidata. Soffocamento con un laccio di cuoio... ma difficilmente poteva essere scambiato per un suicidio. Una distinta signora di trentasei anni che, a questo punto non era più un segreto, era l'amante del ministro degli esteri. La prima ipotesi, era ovviamente, che l'obiettivo fosse proprio lui. Forse, ricattato per qualcosa, aveva resistito al ricatto. In questo caso gli avevano ucciso l'amante, contemporaneamente rendendo pubblico anche il suo segreto sentimentale...
L'auto stava facendo una lunga fila per le strade trafficate che portavano alla centrale piazza dove si trovava l'appartamento della vittima.
Quando arrivò, al portone gli sbarrarono la strada.
- Si identifichi.
- Maigret, commissario divisionale della PJ.,
- Oh... prego commissario entri... al secondo piano...
Salì pesantemente le scale, mentre si accendeva la pipa. Un'atmosfera elettrica si respirava sin dall'androne. Un vociare concitato e teso si avvertiva più in alto. Incrociò un paio di funzionari azzimati, che scendevano velocemente le scale.
Arrivato alla porta, altro sbarramento.


Questi sono i servizi di sicurezza... pensò il commissario. Non gli andava di parlare. Tirò fuori il suo documento. Stessa scena di due piani più sotto.
Entrò nell'appartamento, trovò poliziotti, agenti in borghese, eleganti funzionari del ministero degli esteri, strani tipi che classificò come agenti dei servizi.
- Commissario... finalmente!
Era il suo capo il giudice istruttore che era a braccetto con il commissario François Lazard, capo della polizia politica.
- Giudice... oh... François... - il commissario fece un cenno di saluto.
- Siamo in un bel pasticcio...
- Già... ma giù, sotto, non ho visto la stampa.
- Quella l'abbiamo per fortuna scampata. Pensa la coincidenza, questa donna si chiama Renard, proprio come il ministro. Abbiamo detto che era una cugina, affetta da manie suicide...
- Quanto reggerà?
- I servizi ci stanno lavorando... vecchie catelle di dimissione da case di cura psichiatriche, certificati di psicoterapeuti, il tipo di medicine che diremo di aver trovato in casa... insomma si fà quel che si può...
Era Lazard che aveva spiegato con una smorfia di compiacimento.
- Giudice io allora che posso fare? - disse il commissario con l'aria di dire "allora qui non servo - vedo che ci sono anche i servizi segreti...
- Quelli fanno il loro lavoro. Ma lei con Lazard dovrà trovare l'esecutore materiale e poi vedremo per i mandanti... ma credo che quelle saranno gatte da pelare per i servizi...
Il commissario emise un brontolìo che poteva essere inteso con un segno di assenso o come disapprovazione... Già a lui competeva il lavoro di bassa lega... trovare il killer, motivazioni e mandanti era compito di altri. Ma tutto sommato, non gli dispiaceva. Non gli era congeniale trovarsi nei contorti, fumosi e falsi circoli viziosi della politica, anzi dello spionaggio...
- Allora mettiamoci al lavoro.. Caro François raccontami tutto dall'inizio.
- Antoine Renard, 56 anni, figlio del filosofo Pierre Renard, carriera diplomatica in varie ambasciate in tutto il mondo, poi entra nel partito socialista. Intelligente, colto, grandi esperienze all'estero, non molto compromesso con i giochi della politica, diventa ministro nell'attuale governo. Sposato, con una psichiatra, la dottoressa Michelle Benoit, due figli, vive in una tenuta di campagna appena fuori Parigi. Ha un piccolo appartamento in centro, dove per esigenze di lavoro passa quasi tutta la settimana...
- E la "cugina"?
- Ah..ah! La "cugina"... beh mademoiselle Marguerite, 36 anni, era la sua amante da quattro, si vedevano spesso in questa casa il cui contratto d'affitto è intestato a lei... ma è lui ovviamente che provvede a pagare tutto...
- Ipotesi sul movente?
- Per ora solo il ricatto... la Marguerite sembra non avesse grandi rapporti sociali, nè amanti precedenti, né strani giri... ma stiamo ancora controllando.
- Magari il ministro porebbe averle detto qualcosa che lei non avrebbe dovuto sapere... non c'è solo il ricatto...
- Il giudice ha parlato con il ministro che, a detta sua, é stato molto collaborativo e niente affatto preoccupato che questa storia extraconiugale diventi pubblica... 
- Torniamo alla vittima... sapete già chi era, cosa faceva fino a quattro anni fa', prima di diventare l'amante del ministro?
- Era segretaria di produzione in una casa cinematografica. Con il ministro si sono ufficialmente conosciuti a Cannes, durante un'edizione del Festival Internazionale del Cinema...
- Perché dici "ufficialmente"?
- Perché è quello che afferma il ministro, ma non abbiamo ancora verificato...
- E questa coincidenza dello stesso cognome?
- Beh... Renard è assai comune e poi all'anagrafe di Montpellier così risulta...
- Ah lei è di Montpellier?
- Sì, si è trasferita a Parigi per fare la scuola di cinematografia a vent'anni...
Maigret aveva ricominciato a fumare. La scientifica aveva completato i suoi rilievi e anche i diplomatici erano spariti. Restavano un paio di uomini in borghese, sicuramente dei servizi che frugavano qua e là e parlottavano tra loro.
- Allora io vado... - disse Lazard ad alta voce. Poi rivolto a Maigret - Ci sentiamo presto...
Il commissario si era piazzato davanti alla finestra da cui si vedeva la bella piazza des Vosges, con il suo giardino, i suoi portici... c'erano un paio di tizi che andavano su e giù con un'aria che voleva essere indifferente. Ma Maigret aveva capito che erano colleghi di quelli che ancora erano nell'appartamento.
Strano... era il primo caso in cui gli capitava di vedere così tanti agenti dei servizi segreti. Aveva già svolto indagini in casi che vedevano coinvolti politici, ma mai uno spiegamento tale da parte del Deuxième Bureau. Certo ora si trattava di un ministro, per di più degli esteri, ma tutta quella agitazione gli sembrava comunque insolita.
Poi i due se ne andarono borbottando un saluto.
Maigret rimase solo nell'appartamento. Si sedette sul divano. C 'erano due o tre cose che gli giravano per la testa.
Innanzitutto quella strana identità di cognomi... Come aveva affermato Lazard era un cognome molto diffuso, ma comunque le probabilità che due amanti avessero lo stesso cognome erano molto poche.
Poi, come aveva detto il commissario della Politica del ministro?... "niente affatto preoccupato che questa storia extraconiugale diventi pubblica..."
Altra cosa strana. Se era sposato, aveva una famiglia... insomma almeno qualche imbarazzo... a meno che... la moglie non sapesse già tutto, che la famiglia felice fosse una rappresentazione per non rovinare l'immagine del ministro...
E poi tanta attenzione da parte dei servizi poteva implicare qualche segreto cui il commissario ben difficilmente avrebbe avuto accesso... eppure quella era un elemento centrale... da considerare o da escludere...
Fece un giro nell'appartamento, ma con la sensazione che lì c'era poco o nulla da  tirar fuori.... Osservò a lungo una fotografia della vittima, Una bella donna, ma non appariscente, signorile, dava l'impressione di una persona molto riservata... forse era davvero una vittima estranea a chissà quali intrighi....
Si avviò giù per le scale convinto che anche questa volta, come in altri casi politici, lui sarebbe rimasto con un pugno di mosche in mano.
Passò in ufficio. Non parlò del caso con i suoi ispettori. Fece un paio di telefonate a dei suoi informatori. Poi salutò tutti e tornò a casa.
Appena infilate le chiavi nella toppa M.me Maigret gli aprì la porta.
Gli prese il cappotto e il cappello, mentre lui andava in cucina a vedere cosa era in cottura per la cena.
- Sei tu che ti occupi dell'omicidio di quella donna?... E' vero che era un cugina del ministro degli esteri... Quel bell'uomo...
- No... cioè dovrei...  ma c'è di mezzo la sezione Politica, i servizi segreti... un politico, una donna del cinema e chissà quale segreto... no... ho intenzione di tenermene alla larga... sì, farò vedere che mi muovo... Sono quei casi in cui alla fine non si approda mai a nulla o ti mettono il bavaglio con il pretesto del segreto di stato... No, non mi va proprio di averci a che fare...
Si mise in poltrona a sfogliare il giornale, mentre la moglie apparecchiava. Poi fece onore alla soupe d'oignons, al piatto di formaggi e alla crema alla vaniglia. Andò a letto presto e la mattina seguente si alzò altrettanto presto.
Arrivò ad un ora in cui Quai des Orfévres era ancora deserta.
Si era seduto da qualche minuto alla sua scrivania quando suonò il telefono.
Era uno degli informatori chiamati la sera prima.
- Commissario...
- Lapin...
- Posso parlare?
- Vai tranquillo.
- Il mio contatto alla Cine Star Production, mi ha detto che la Renard vi ha lavorato solo per sei mesi, poi fu licenziata per una storia di droga...
- Ma in  quell'ambiente non mi pare che sia un problema...
- Certo che no, commissario... ma questa Marguerite aveva coinvolto il figlio del produttore, Charles Sollier, che poi finì in un clinica...
- E non ci fu una denuncia?
- No. Vollero evitare lo scandalo e forse anche che la polizia mettesse il naso negli affari di famiglia...
- ... e allora che faceva per vivere la Renard?
- La mantenuta... prima con un vecchio barone che finanziava qualche film, poi con un deputato della commissione cultura e quindi con il ministro... ma...
- Ma?
- Ma quando ancora non era ministro.
- Quindi ben più di quattro anni fa'...
- Eh sì, almeno dieci...
- Più che un'amante, una seconda moglie....
- Ma i suoi colleghi tutte queste cose non le hanno scoperte?
- Forse sì, forse no... ma di sicuro nessuno mi ha detto nulla.
- Io non so dirle altro...
- ... Lapin sei stato prezioso come al solito. Vanti un bel credito a questo punto... eh?
- Commissario, al suo buon cuore...
- Tanto prima o poi ne avrai bisogno, caro Lapin... come vanno i tuoi traffici con le vecchie monete rare...
- Beh... ne parliamo magari un'altra volta... ad un tavolino con due bicchieri di calvados...
- Alla prossima allora
- Alla prossima, commissario.
Aveva appena chiuso la comunicazione che bussarono.
Era il piantone.
- Commissario, hanno portato questa per lei... c'è scritto "urgente".
- Chi l'ha portata?
- Un ragazzino...
- Grazie.
Capì che gliela mandava il "Consigliere". Era l'altro suo informatore, tuttofare di un sottosegretario agli interni. Riusciva a cavare informazioni anche dai marmi del suo ministero. L'aprì. Era telegrafica.
"Il ministro Renard non risulta sposato, con la dottoressa Benoit. I figli sono adottivi. E' una copertura per la psichiatra che è in realtà è un agente in forza ai servizi segreti fedeli al Presidente. Renard doveva rimanere un semplice deputato. Ma spalleggiato dal primo ministro, che era sotto il mirino dei servizi e aveva voluto tutelarsi, l'aveva nominato agli esteri. Sembra sia in collegamento con altre potenze straniere amiche del primo ministro, nemiche del Presidente. Questo ha creato problemi tra il dottor Renard e la dottoressa Benoit. Ma la messa in scena deve continuare. Marguerite Renard non era coinvolta. Voci dicono che senza la copertura che obbliga il ministro, i due si sarebbero anche sposati. L'uccisione della Renard non rientra nella guerra sotterranea tra Presidente e primo ministro. Firmato: il Consigliere".
Doveva pensare. Decise di scendere giù alla Brasserie Dauphine per prendere un caffé. Nel corridoio incontro i suoi ispettori che arrivavano.
- Buongiorno capo... Così presto... Problemi?
- No... solo qualche grattacapo. Tra mezz'ora riunione nel mio ufficio.
Seduto alla brassserie cercò di mettere insieme le informazioni ricevute. Un amore vero, almeno così sembrava, tra il ministro e la vittima. Una famiglia finta a scopi politici. Una guerra sotterranea tra Presidente e il primo ministro, di cui però non conosceva i motivi e mai li avrebbe conosciuti.
Ma perchè l'assassinio della Marguerite che sembrava estranea al tutto? Sembrava proprio un avvertimento ad Antoine Renard. Colpivano l'amante e non la finta moglie. Era un omicidio mirato di gente che sapeva.
Rientrò in ufficio. Fece la riunione con i suoi ispettori cui affidò compiti di ordinaria amministrazione. Poi come preso da una strana sensazione, decise di tornare alla casa di Marguerite Renard.
Arrivò al portone e si fermò. Iniziò a far su e giù per place des Vosges. Iniziò ad osservare i palazzi. Alcuni di essi si somigliavano... Poi la sua attenzione si spostò sui portoni. Sotto i portici, anche i portoni non erano poi così diversi. Piano piano si fece un'idea. Iniziò a guardare i campanelli dei citofoni e i relativi nomi. Ad un certo punto fece un salto.
Marcelline Renard.
Senza nemmeno pensare suonò.
Nessuno rispose.
Suonò ancora. Ancora niente.
Si avviò a passo spedito verso il caffé più vicino. Entrò come un treno. Davanti al bancone tirò fuori il tesserino
- Commissario Maigret della polizia giudiziaria. Mi serve subito il telefono.
Il banchista, senza dire una parola, si asciugò le mani sul grambiule e gli fece strada verso un corridoio buio, con un lampadina fioca proprio sopra un apparecchio telefonico.
- E' Maigret che parla, passatemi Lucas.
Dopo qualche secondo la voce del suo ispettore.
- Capo...
- No. Stammi bene a sentire. Tu vieni subito qui a places des Vosges, al n° 163. Invece Torrence e Janvier devono fare ricerche su Marcelline Renard, residente all'indirizzo che ti ho detto....
- No... non so altro... Tra mezz'ora richiamo per sapere informazioni. E tu sbrigati.
Tornò davanti al portone. Civico 163, Marcelline Renard. Civico 136, Marguerite Renard. Palazzi molto simili. Portoni di legno massiccio, marroni, targhette dei nomi incorniciate dello stesso luccicante ottone.
Dopo una ventina di minuti arrivò Lucas su una piccola vettura nera che gommava sull'asfalto.
- Eccomi capo.
- Allora dobbiamo entrare in casa di questa Marcelline Renard. Suono da mezz'ora ma non risponde nessuno...
- Crede sia morta?
- Ma no...  Non lo so... non credo a niente. Voglio solo vedere.
- Lucas suonò ad un campanello a caso.
- Chi è?
- Polizia giudiziaria... Aprite!
La serratura del portone scattò e i due si gettarono sulle scale.
- Qualcosa mi dice che è al secondo piano.
All'interno 4 trovarono infatti la targhetta con scritto Marcelline Renard.
Suonarono, ma nel contempo Lucas si mise ad armeggiare con dei passpartout. Dopo qualche minuto la serratura si sbloccò.
Entrarono in un'appartamento arredato lussuosamente. Fin troppo. Broccati, argenterie, specchi, mobili lucidi, tappeti morbidi. Lucas accese le luci e la casa apparve in tutto il suo splendore. Dopo il vasto ingresso, un grande salone con diversi divani, una vetrata a parete e una vista su un giardino interno. Dall'altra parte della casa un lungo corridoio portava ad una sorta di appartamento. una stanza da letto, un bagno, una cucina con sgabuzzino e una sorta di studio.
- Sembra una  casa di rappresentanza... pensata per ricevere... - mormorò Lucas un po' frastornato - certo qui è tutto in disordine mentre all'entrata regna un'ordine...
- Già hai detto bene.... una casa per ricevere... per appuntamenti...
- Una prostituta?
Magret aveva adocchiato un telefono. Alzò la cornetta... funzionava. Si fece passare Janvier.
- Salve capo...
- Cosa hai scoperto?
- La Renard riceve in casa. Non è una prostituta da strada, solo una volta per caso è incappata in una retata, era in un bistrot con un amico e fu presa insieme alle altre...
- Ha un protettore?
- Sì e no. Diciamo che per le notizie racolte dal commissariato di quartiere, prima era la mantenuta di un ricco industriale. Questo poi è caduto in disgrazia ed è diventato il suo protettore che ora riceve in un appartamento a Place des Vosges.
- Nessuno ne ha denunciato la scomparsa... no?
- No, non risulta...
- Hai altre informazioni?
- Solo che gli inquilini hanno protestato più volte con il commissariato di quartiere per il viavai di uomini e poi ultimamente sono stati chiamati per un violento litigio, urla, rumori....
- E che hanno trovato?
- Erano la Renard e il suo protettore che litigavano furiosamente... sono stati portati in commissariato, identificati e poi rilasciati.
- E lui come si chiama?
- Rocard, Philp Rocard, quello della ex-fabbrica di lucidi da scarpe Rocard...
- Bene, cercatelo e, appena trovato, portatelo nel mio ufficio.
Lucas lo guardava con curiosità. Erano tanti anni che lavorava con Maigret e aveva imparato a seguire i ragionamenti del suo capo, anche quando questi li teneva per sè. Ma adesso non si raccapezzava.
I due finirono in un bistrot a bere una birra e poi tornarono in taxi a Quai des Orfèvres.
Maigret non dovette attendere a lungo. Poco più di un'ora. Nel frattempo era arrivato il referto del medico legale.
Rocard era stato trovato a giocare in una bisca clandestina, o meglio l'aveva beccato una retata. La polizia teneva d'occhio da tempo quel retrobottega e  aspettava solo il momento giusto. E in quel momento anche Rocard era lì a tentare, invano, la fortuna.
Quando fu portato nell'uffcio di Maigret ancora protestava, si divincolava. Lo misero seduto davanti al commissario.
- Silenzio! Lucas, manette!
Quell'inizio calmò i suoi ardenti spiriti.
- Allora da quanto tempo sei il protettore di Marcelline?
- Ma quale protettore... io sono il suo benefattore... L'ho mantenuta...
- Sì lo sappiamo, ma ora è lei che mantiene te, con il mestiere più antico del mondo...
- Ma cosa ha capito, signor commissario... il nostro è un rapporto tutto particolare io e Marcelline...
- Perchè litigavate? Se non sbaglio siete finiti in commissariato?
- Ma era una sciocchezza...
- Qui c'è la deposizione di Marcelline, dice che la volevi uccidere...
- Ma che stupidaggini... Le pare che potrei... la mia amata Marcelline...
- Già ma da questo rapporto risulta che la sua amata Marcelline aveva trovato un'altra persona... un ricco comerciante di stoffe...
Rocard finse di cadee dalle nuvole.
- Non è vero che la tua "amata" voleva smettere di fare la prostituta?
- Prostituta... ma che dice? Riceveva di tanto in tanto qualche amico...
- Rocard non ho tempo da perdere e non mi va di essere preso in giro da uno come te...
- Ma le posso spiegare...
- No, sono io che te lo spiego. Tu eri il protettore e Marcelline faceva la prostituta. Adesso lei aveva conosciuto questo ricco signore e voleva tornare a fare la mantenuta come ai vecchi tempi, quando tu eri ricco e titolare della fabbrica. Insomma ti voleva lasciare e tu non ci stavi a rinunciare alla tua gallina dalle uova d'oro...
- Ma io, commissario...
- Taci. Tu, Rocard, l'hai minacciata di ucciderla se si fosse messa con quel commerciante di stoffe. E vero o non è vero? Pensaci bene prima di rispondere perchè abbiamo delle prove...
- Ma quando si litiga si dicono delle cose che non si pensano, come avrei potuto...
- Con un killer, Rocard... non mi dirai che non avresti saputo dove trovarlo?
Rocard tacque.
- E infatti sono un po' di giorni che ti fai vedere in case da gioco clandestine, alle corse dei cavalli, nelle balere... come se avessi deciso di metterti in bella vista...
- Ma cosa c'entra questo?
- C'entra, c'entra. Perché hai assoldato qualcuno per uccidere Marcelline, ma preoccupandoti del tuo alibi. Ci sarebbe sempre stato qualcuno che avrebbe testimoniato a tuo favore...
- Ma lei non ha le prove...
- E invece sì... Abbiamo preso il killer perchè tu ti sei affidato a un poveraccio come te e non un ad professionista. E quell'imbecille invece di andare al 163 di place des Vosges, è andato al 136. Per una coincidenza c'era una Renard, che abitava pure al secondo piano e il suo nome iniziava per M, ma non poteva essere Marcelline, infatti era Marguerite.
Ma il tuo killer era troppo dilettante e troppo agitato per rendersi conto delle differenze, figuriamoci con quella coincidenza... Un tipo così cosa ci vuole a prenderlo...
- Allora Richou ha ammazzato un'altra persona... Marcelline è viva?... L'avete preso... ha fatto il mio nome.... e così?
Maigret lo guardava imperturbabile. Una pesante cappa era calata sulla stanza.
Rocard si guardava in giro. Maigret, Torrence, Janvier... si sentiva ormai in trappola....
Maigret gli mise sotto il naso un foglio e una penna.
- Scrivi tutto, come è successo, i nomi, i giorni... non ti scordare nulla... chissà che il giudice non creda che tua abbia collaborato.
Maigret si alzò e uscì dall'ufficio, mentre Rocard già stava scrivendo alacremente la sua confessione.
Mentre tornava a casa Maigret pensò, con un risolino malizioso, a come avrebbe smontato davanti al giudice il complesso caso politico. Un poco di buono, una banale coincidenza di cognomi e la fatalità di un destino da cui non c'è quasi mai scampo.

venerdì 3 maggio 2013

SIMENON E IL CASO CENTRAL HOTEL


Isola di Porquerolles. Maggio del 1933. Simenon di ritorno dal suo tour africano inizia a scrivere. Primo romanzo  Le coup de lune (Fayard) tratto dalle esperienze di quel viaggio. Seguiranno, 45° à l'ombre (1936) e Le Blanc à lunettes (1937).
Ma torniamo alla primavera del '33, quando nella sua amata isola, Simenon completa la stesura del romanzo in cui racconta tra l'altro la sua sosta nel Gabon, a Libreville, durante la quale alloggiò al Central Hotel.
Nel romanzo la parte che riguarda questa esperienza è quasi un diario. Simenon non é solo ricco di particolari, ma utilizza gli stessi nomi e anche quello dell'albergo che chiama appunto Central.
Ma il problema è che questa descrizione è abbastanza sferzante. Di certo in linea con il suo parere sui coloni europei in Africa, di cui non perdeva occasione di stigmatizzarne i comportamenti, per ridicolizzarne le abitudini e per condannarne la mentalità. E anche in questo caso non ci andò certo leggero: nel romanzo se la prende un po' con tutta la comunità, parlando di gente senza scrupoli, di dubbia moralità, che per i propri scopi non si sarebbe fermata  di fronte a nulla, gentaglia di facili costumi...
Quando il romanzo iniziò a uscire sul settimanale di casa Fayard, Le Candide, creò un certo scompiglio nella comunità di Libreville, sfociando in un'azione legale per diffamazione, che fu capeggiata dalla vedova Mercier, proprietaria del Central Holtel, dove appunto Simenon aveva soggiornato.
Gli elementi c'erano tutti. Il romanziere, come abbiamo detto, non solo era andato giù persante, ma era stato dettagliato al punto di non cambiare nemmeno certi nomi. Questo rendeva facile l'azione legale con cui si reclamavano 200.000 franchi tra danni e interessi e anche il sequestro del manoscritto.
Il processo andò un po' per le lunghe tra l'accusa che spingeva sulla diffamazione data l'indubbia riconoscibilità delle persona e dei luoghi nel romanzo di Simenon, la difesa che batteva sul tasto del diritto di cronaca, cioè la libertà dello scrittore di descrivere quello che aveva realmente visto, i magistrati che non avevano avuto tempo e voglia di leggere il libro e l'assenza per un periodo del Presidente.
Insomma la suspense c'era tutta. Simenon per la prima volta si trovava a trattare con la giustizia in veste di imputato. Alla fine arrivò la sentenza.
La signora Mercier non era stata diffamata dato che il suo nome  non appariva mai nel libro. Simenon era prosciolto e la querelante condannata a pagare le spese processuali.
Un po' di fortuna, la bravura del suo avvocato, Maurice Garçon, la benevolenza della corte... insomma tutto concorse alla migliore conclusione del processo. Ma lasciò un segno su Simenon che divenne molto più prudente e accorto nel nominare posti e persone e iniziò ad esplicitare sempre che si trattava di vicende e personaggi di pura fantasia.


martedì 30 aprile 2013

SIMENON. IL METODO MAIGRET E' IL METODO DEI ROMANZI?

"Non c'é nulla che assomigli ad un romanzo quanto un'inchiesta di polizia".
Questa frase detta a Roger Stephan nel '63 è forse la chiave per capire perchè, per passare dalla letteratura popolare al romanzo, Simenon scelse come fase intermedia proprio ll romanzo poliziesco. Visto che nella produzione che va circa dal '22/'23  fino al '30/31 lo scrittore scriveva su commissione e aveva dovuto cimentarsi praticamente con tutti i generi letterari, la sua scelta poteva cadere sui romanzi sentimentali. Anche lì avrebbe potuto approfondire lo spessore psicologico dei personaggi e narrare vicende di passioni umane come poi avrebbe fatto nei romanzi.
Quindi perchè il poliziesco, anche se estremamente sui generis?
Ma poteva optare anche per i racconti di viaggio che prima scriveva con l'atlante Larousse davanti agli occhi, mentre poi sarebbero stati supportati dall'esperienze di viaggio in tutto il mondo che avrebbe fatto negli anni successivi. Anche lì avrebbe potuto sviluppare una galleria di personaggi diversi da tutti gli angoli del mondo ... una sorta di preparazione alla famosa "ricerca dell'uomo nudo".
E invece no, il poliziesco.
La frase che abbiamo riportato all'inizio è una buona spiegazione. Soprattutto riferita al poliziesco di Simenon.
Diciamo forse meglio che le inchieste come ce le racconta lui sembrano lo specchio di come lui stesso scriverà i propri romanzi. Il suo Maigret non ha un metodo ben preciso, anzi il suo metodo e di non averne affatto. E' come quando Simenon si metterà a scrivere con una vaga idea di partenza e alcuni appunti fissati sulle  famose buste gialle. Non saprà mai dove lo porterà la vicenda e il suo protagonista e non immaginerà quale sarà il finale.
Simenon vivra ogni volta una sua trance creativa, del tutto inconscia, entrando nel famoso état de roman
Il commissario, quando giunge sul luogo del delitto, non fà nulla. Si guarda in giro, osserva la gente, presta distrattamente ascolto alle fasi degli altri poliziotti e se qualcuno gli chiede cosa pensa, risponde "Nulla." E a chi gi chiede di chi sospetta risponde "Di tutti.". Un modo come un altro per non farsi disturbare perché in realtà in quella fase Maigret non è che non faccia proprio nulla ma, come dice il suo stesso creatore, si sta impregnando... Della mentalità del posto, del modo di vivere dei locali, delle dinamiche che intercorrono tra familiari, amici e colleghi della vittima. Non deve capire nulla. Deve arrivare a pensare come loro e quindi poi come il colpevole. Lo stesso procedimento che lo scrittore userà entrando nella pelle del protagonista del suo romanzo.
Altri tratti comuni. Il famoso "capire e non giudicare" del commissario Maigret, viene dalle profonde convinzioni di Simenon che l'uomo non è poi così responsabile delle sue azioni, vincolato da un destino ineluttabile. Che i giudici non sono i migliori "giudicanti", giungendo alcune volte a sostenere addirittura  che a suo avviso a presiedere i tribunali dovrebbero essere degli pischiatri o gli psicaoterapeuti e non i magistrati. E Maigret non a caso è soprannominato "l'aggiustatore dei destini", perché quando crede che la giustizia, con i suoi strumenti, non potrà  capire e non potrà quindi essere "giusta", quando può mette le sue mani al posto giusto e le vicende prendono un'altra piega.
Insomma il poliziesco alla Maigret sembra procedere proprio come Simenon procederà nella stesura dei suoi romanzi futuri. Una preparazione non solo letteraria quindi quella "semi-letteratura" dei Maigret, ma un vero e proprio
paradigma del futuro metodo per scrivere i propri romans-durs
Sono aperte le confutazioni a questa teoria!

lunedì 29 aprile 2013

SIMENON. NOVITA': UN FILM DA "LA CHAMBRE BLEUE"

Poche notizie al riguardo. Un annuncio fatto dal settimanale francese Les Inrockuptibles. Nessuna traccia sulla bibbia on line del cinema mondiale, www.imdb.com, e nemmeno sul nostrano MYovies. Insomma la notizia è confermata solo dalla presenza della produzione del film sul sito della Alfama Films.
Stiamo parlando della trasposizione cinematografica de La chambre bleue, scritto da Simenon nel 1963, uno dei romans-durs che lo scrittore portò a termine ad Epalinges (Losanna).
Secondo le scarse notizie raccolte, la coppia impegnata in questa produzione sarebbe composta dal produttore Paulo Branco e l'attore e regista Mathieu Alamric (produzione la già citata Alfama Films). Nulla si sa del cast, della location e delle date (forse le riprese avranno inizio ai primi di luglio). L'unico elemento  trapelato riguarda il fatto che dovrebbe essere un film low-budget, da girare in pochi giorni (il romanzo fu scritto in tredici giorni) senza nemmeno attendere i finanziamenti statali, svincolando la produzione da tutte le regole e le pastoie burocratiche, secondo le intenzione di produttore e regista.
Il romanzo è una storia nera di due "amanti sfrenati", come li definisce il romanziere, persi nel piacere totale "... senza retro-pensieri, al quale non segue né il disgusto, né imbarazzo, nè stanchezza..." che si dipana tra le morti dei ripettivi mariti e moglie, e si conslude con l'inevitabile epilogo giudiziario.
Questa è una breve anticipazione e seguiremo con attenzione gli sviluppi, per un film che dovrebbe riportare le storie di Simenon sul grande schermo dopo una quindicina d'anni.

domenica 28 aprile 2013

SIMENON. LOCANDA CON VISTA SULLE... CLASSIFICHE

E' il più recente Maigret, uscito circa un paio di settimane fa'. Come al solito le classifiche iniziano a registrarlo.
Lo troviamo infatti sul TuttoLibri de La Stampa di ieri, dove nella sezione Tascabili, occupava il nono posto. Altro debutto su La Lettura del Corriere della Sera odierno, stavolta alla decima posizione nella Narrativa Straniera.
Se passiamo ai libri venduti sul web troviamo che nella classifica I.B.S. La Locanda degli annegati occupa il secondo posto della Top Ten. Su Amazon, invece è ben più indietro e occorre arrivare sino al 22° posto. Buona invece la quarta posizione occupata sulla classifica di Feltrinelli.it. Appuntamento al prossimo weekend, per un aggiornamento.

venerdì 26 aprile 2013

SIMENON... NE HO SEMPRE UNO SUL COMODINO

Siamo su un terreno che ben poco ci compete e nemmeno tanto congeniale. Ma un breve post abbiamo deciso di scriverlo lo stesso. Ebbene sì, si tratta di politica. E per di più di un tema che in questi giorni gode, come si dice, di una sovraesposizione mediatica. Lui é Enrico Letta. Il motivo per cui si parla di lui (lo sanno tutti) è perchè riveste la funzione di Presidente del Consiglio incaricato di formare un nuovo governo, tema in cui non vogliamo addentrarci, soprattutto qui, in questa sede.
Citiamo il forse-futuro premier perchè, tra i vari profili che giornali, radio e tv hanno tracciato di lui, abbiamo scorto anche un paio di righe sul suo coté personale in un articolo che ieri gli ha dedicato Il Mattino di Napoli, a firma Gigi di Fiore.
"... l’autore che ha sempre sul comodino è Georges Simenon. Non solo per Maigret, ma anche per i suoi romanzi non gialli...".
Insomma Enrico è uno di noi. Prima di prendere sonno, prende un... Simenon. Non suoni questo come un endorsement, come è di moda dire oggi in politica, è solo una semplice constatazione. D'altronde abbiamo sentito e letto di altri politici che, nel bene e nel male, per un verso sono anche persone normali, con preferenze e passioni, culinarie, calcistiche, musicali e letterarie e anche appassionati simenoniani. E visto la popolarità di Simenon, la cosa non ci sorprende più di tanto.
Girano delle voci. Anzi occorrerebbe specifiare delle malelingue. Sembra, ma non c'è nessuna conferma, che in questi giorni il libro di Simenon che è sul comodino di Letta, sia un romanzo, scritto  nel novembre del '55, a Cannes, En cas de malheur, che in italiano suona In caso di disgrazia.

giovedì 25 aprile 2013

SIMENON, DURRENMATT... LA PROMESSA DEL DESTINO


Simenon e Dürrenmatt, ne abbiamo già parlato tempo fa' in un post intitolato Simenon, il polar e Dürrenmatt. Oggi vorremo occuparci di un'analogia di fondo che ci si è riproposta rivedendo la versione cinematografica de La promessa dell'attore-regista Sean Penn che nel 2001 portò sul grande schermo una seconda versione dell'omonimo romanzo. La prima in realtà era stata un film tedesco del regista Ladislao Vajda Il mostro di Mägendorf del '58, per cui lo scrittore drammaturgo svizzero aveva scritto la sceneggiatura. Da quella poi  nascerà il romanzo Das Versprechen che è uno dei più significativi titoli dello scrittore e drammaturgo svizzero. Dürrenmatt mette in campo l'assoluta preminenza del caso, o del caos, rispetto alla razionalità con cui l'uomo vorrebbe spiegare e alla quale vorrebbe ridurre le vicende umane.
Nel romanzo infatti una giusta intuizione di un ex-poliziotto, contro le convinzioni dei suoi ex-colleghi, porterebbe alla cattura di un pedofilo, stupratore e omicida seriale. La sua intuizione è corretta. Ha dei riscontri che la rendono valida. E la sua sensazione, la sua esperienza gli dicono che è sulla pista giusta.
Riesce anche a convincere i colleghi a fare un appostamento per catturare quel mostro, ma... ma ecco che il caso vanifica tutto. Il pedofilo che effettivamente stava recandosi all'appuntamento con una bambina, ha un'incidente sulla strada, la sua auto brucia completamente e lui stesso arde nel rogo. L'appostamento dura più del previsto e quindi i poliziotti, convinti che il loro ex-collega sia ormai fuori di testa, abbandonano l'operazione e tornando indietro incrociano l'incidente in cui il pedofilo è morto, senza accorgersi di essere passati così vicini alla verità. Il caso quindi sovrano. E in questo rientra anche la follia in cui pian piano il protagonista scivola, prigioniero di una razionalità che il caso vanifica e scombina, facendo sembrare errate e senza senso le pur giuste convinzioni dell'ex-poliziotto e portandolo fuori di senno.
Se alla parola caso, sostituiamo "destino", ci ritroviamo subito in territorio simenoniano, dove una gran parte delle vicende dei suoi romanzi vedono i protagonisti nelle mani del destino, senza che possano far valere la propria volontà e spesso vittime di un meccanismo che li travolge e che si mette in moto per una stupida coincidenza, o in conseguenza di un fatto senza valore.
Ma a fare da denominatore comune tra Simenon e Dürrenmatt c'è anche la considerazione della giustizia che per entrambe spesso non riesce a cogliere il vero senso delle vicende umane, le motivazioni psicologiche del reato, troppo spesso indipendente dalla volontà dell'accusato, il quale non di rado diventa vittima prima del destino e poi di un giustizia, perlomeno miope. Simenon mette in campo il suo commissario Maigret che viene soprannominato "aggiustatore dei destini" che quando può, per quello che può, cerca di raddrizzare le cose secondo una sua idea di giustizia nata dalla conoscenza dell'accusato, spesso grazie alla sua identificazione con questo. Dürrenmatt è più pessimista: "il caso", scompagina ogni pretesa di logica e di razionalità.
D'altronde Simenon ebbe parole d'elogio per lo scrittore svizzero, soprattutto dopo la lettura de Il giudice e il suo boia (Der Richter und sein Henker
- 1950), prevendo per lui un interessante futuro. Sia pure in modo diverso, i due sono due giallisti sui generis e, come abbiamo visto, con diversi punti in comune, non ultima la vicinanza geografica visto che vivano entrambe in Svizzera, Dürrenmatt per lungo tempo a Neuchatel fino alla sua morte (1990) e Simenon a nemmeno 100 chilometri più a sud, Losanna e dintorni, dal 1957 fino alla sua scomparsa (1989).

mercoledì 24 aprile 2013

SIMENON... ADIEU A L' ETAT DE ROMAN....

Simenon è prossimo ai settant'anni. Oramai vive con la sua ultima compagna Teresa, nella grande villa di Epalinges. La sua attività letteraria procede con il solito ritmo. Un Maigret e un roman dur, diverse interviste, qualche  conferenza... A febbraio del '72 è uscito il suo romanzo Les Innocents, come al solito con Presses de La Cité e a luglio l'inchiesta del commissario Maigret et M. Charles. Passata l'estate, lo scrittore si accinge a iniziare il suo prossimo romanzo. Era la mattina del 18 settembre quando entrò nel suo studio e si mise  a lavorare sul personaggio che avrebbe potuto chiamarsi Oscar o Hector... ma he alla fine divenne Victor, che sarebbe potuto essere anche il titolo del romanzo, ma queste erano questioni che avrebbe deciso a stesura conclusa. D'altronde si trattava di un nome che gli piaceva. Già l'aveva utilizzato per altri personaggi dei suoi romanzi, anche se mai per un protagonista. 
Evidentemente non era ancora il momento dell'état de roman. Siamo nella fase di preparazione, il nome, le indicazioni principali dei legami familiari, alcune caratteristche, l'ambiente della vicenda... Tutte appuntate come al solito in quelle buste gialle, con rimandi, sottolineature, frecce, cancellature...
Abbiamo qualche indicazione di quegli appunti. C'è un Gabriel Cavelli, figlio di un'ispettore di polizia e sua moglie Nerthe Chandolin. Il loro figlio (1908) Raymond  a 27 anni sposa Martine de Brass. La vicenda si svolge a Parigi e l'ambiente è quello di una famiglia di legali. C'é di mezzo un omicidio, una moglie che quindi sconta dieci anni di prigione per aver ucciso il marito...
Ma Simenon aspetta il famoso declic, quello che fà scattare l'état de roman e iniziare la stesura della storia. Non solo non arriva il declic, ma giunge la telefonata di Denyse che lo irrita e lo indispone. Simenon in un primo momento arriva a spiegare che proprio questo è il motivo per cui la storia non riesce a partire. Ma poi ammette che ci sono altri motivi. Ad esempio, una stanchezza accumulata in quarant'anni di scrittura, in quarant'anni in cui entrava nella pelle dei suoi personaggi, quarant'anni di sedute di scrittura tirata che duravano dai sette ai dieci giorni, in cui dimagriva sette/otto chilogrammi. Una stanchezza che forse già si era manifestata, ma che ora esplodeva in tutta la sua pesantezza e che non lo rendeva più capace di sostenere quegli sforzi. Insomma dopo un paio d'ore c'era ancora soltanto un nome "Victor", per il resto nulla.
Quel giorno andò così. In quello successivo le cose non cambiarono e Simenon pensò che era ora di smettere. Non sarebbe stato più un romanziere. Fu una decisione rapida, soprattutto rispetto alla sua attività inziate nel 1922 cioè mezzo secolo prima. Come sarebbe stata la sua vita? Simenon si pose questa domanda? Non lo sappiamo. Certo è che un periodo della sua vita, anzi potremmo dire che tutta la sua vita di scrittore finiva lì. Simenon non sapeva che sarebbe morto dopo diciassette anni. Doveva superare ancora prove terribili come il suicidio di sua figlia Marie-Jo nel '78, ma avrebbe scritto ancora due libri importanti. Non romanzi, ma opere autobiografiche che ci dicono molto di lui e della sua vita: Lettre à ma mére (1974) e Mémoires intimes (1981).

martedì 23 aprile 2013

SIMENON SIMENON E LA GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO

Buon libro a tutti! Simenon-Simenon non poteva mancare di ricordare la giornata mondiale del libro, parlando tutti i giorni di un signore che di libri ne ha scritti e ne ha fatti stampare in moltissimi paesi del mondo e ne ha fatti leggere a centinaia di milioni di persone.
Già per secoli i libri sono stati più o meno gli stessi. Sono cambiati i sistemi per stamparli, è cambiata la carta di cui sono fatte le loro pagine, si sono sperimentati nuovi materiali per le copertine, nuovi sistemi per la rilegatura. Ma l'oggetto finale è rimasto più o meno lo stesso o quasi lo stesso. Poi nei primi degli anni '90 la rivoluzione. Il libro si è smaterializzato o forse meglio si è dematerializzato, passando dallo stato cartaceo a quello digitale. Nasce l' ebook, cioè il libro digitale, fruibile da ereader, pc, notebook, tablet, smartphone... Meglio? Peggio? Nè meglio nè peggio, solo un'inevitabile evoluzione?
Gli schieramenti sono sostanzialmente questi.
Noi pensiamo che l'ebook sia un libro a tutti gli effetti. Capiamo la nostalgia per la carta, il suo odore, la sensazione tattile di sfogliare le pagine... ma la fruizione (magari attraverso lo strumento più adatto, cioè l'ereader) è uguale, anzi migliorata.
Si legge tenendolo in mano come un libro, in più si possono "conservare" un migliaio di ebook in un stesso ereader. E ognuno di questi lettori elettronici è dotato di vocabolari, dizionari, vi offre la possibilità si annotare tutto come desiderate... insomma se non conoscete già l'ereader, informatevi...
Daltronde anche Simenon era un innovatore in fatto di editoria.
Pensate al lancio dei Maigret. Una sfrenata festa notturna per lanciare un personaggio che di sfrenato e mondano non aveva propio nulla. Ma la novià della cosa contribuì alla visibilità e quindi anche al successo. E poi quelle copertine interamente fotografiche (stessa foto dalla copertina alla costa fino alla quarta di copertina) fu un'innovazione assoluta voluta proprio da Simenon.
E oggi le inchieste del commissario Maigret sono state proposte anche in formato ebook ed hanno avuto un immediato successo.
Poi, a nostro avviso, non significa che i libri spariranno. Oggi moltissimi di noi per scrivere qualcosa ad un amico o alla fidanzata utilizzano il computer e l'e-mail, ma nessuno vieta di andarsi a comparare busta e foglio di carta (magari anche pergamenata) di caricare una vecchia penna stilografica e di vergare il proprio messaggio. Chiudere tutto, compilare l'indirizzo sulla busta, poi andare alla posta e spedirla. 
Crediamo davvero che lo stesso succederà con i libri.

SIMENON. IL GRANDE INCROCIO TRA NOIR E ROMANZO

La nuit du Carrefour (tradotto in italiano con "Il mistero del crocevia" 1934 e "La casa delle tre vedove" 1961 da Mondadori e poi con "Il crocevia delle Tre vedove" nel 1996 da Adelphi) è uno dei primissimi Maigret, quelli, per intenderci, della serie Fayard, scritta ottantadue anni fa', nell'aprile del '31 da un Simenon, fresco fresco del lancio dei Maigret e del loro iniziale successo. Lo scrittore si trovava nello Chateau de Minaudiére a Guigneville (presso le Ferté Alais) e una volta tanto non su un canale a bordo di una delle sue imbarcazioni.
L'atmosfera che Simenon ricostruisce in questo incrocio di strade nei pressi di Arpajon, nella Seine-et-Oise meridionale, è surreale e spettrale.
Come se quei due nastri di asfalto che si incrociano fossero stati messi lì apposta per separare pompa di benzina con annesso garage-officina, la spettrale villa di fratello e sorella nobili decaduti e stravaganti quanto misteriosi, e l'abitazione borghese di un coppia borghese, con un lui borghesissimo agente assicuratore.
Poi il nulla. Nel senso che oltre un filare di alberi e una serie di pali della luce no ci sono altri elementi nello scenario di questa inchiesta, in cui Maigret di trova allo scoperto, anche fisicamente in questa landa desolata, facendo la spola tra il benzinaio, i due nobili decaduti e la coppia di borghesi. Mondi lontanissimi che costituisono un triangolo che Simenon è bravissimo a rendere, squallido, ma anche pericoloso... Siamo quasi nel noir, dove si muovono personaggi ambivalenti, atmosfere cupe, donne intriganti e indecifrabili, follie che prendono corpo e, ovviamente, omicidi.
Personalmente troviamo La nuit du Carrefour una delle inchieste del commissario Maigret, più riuscite, più spettrali e scarne nelle descrizioni, nella costruzione del paesaggio, ma con una profondità di descrizione nella psicologia a volte complessa e addirittura paranoica di certi protagonisti. Insomma un prova magistrale di Simenon che già a 29 anni dà la misura dello suo spessore di romanziere.
La vicenda è poi così intrigante che Simenon racconta questo fatto.
"... un giorno a giugno, mentre ero sul mio Ostrogoth a scrivere, vidi scendere da una Bugatti un signore. Questi senza tanti cerimoniali mi chiese se i diritti cinematografici de "La nuit du Carrefour" fossero ancora liberi. Nessuno mai mi aveva proposto un adattamento cinematografico... Mi batteva forte il cuore.
Ovviamente gli dissi di sì. Quel signore era il famoso regista Jean Renoir, di cui poi sarei diventato grande amico e che già allora, prima di conoscerlo, ammiravo più di tanti altri registi... gli avrei dato i diritti anche per nulla....".
Il film uscì nell'aprile del '32. Fu il primo adattamento cinematografico di un romanzo di Simenon. Maigret fu interpretato dal fratello di Jean, Pierre Renoir, affiancato da Winna Winfried, Georges Koudria, Lucie Vallat, Jean Gehret e Jane Pinson.
E non a caso anche la critica segnalò che questo poteva essere considerato un po' il precursore dei film noir... ma questa è un'altra storia e sarà un altro post.

domenica 21 aprile 2013

SIMENON. L'UOMO INVISIBILE

Una short story di Cristina De Rossi 
che ci propone una storia centrata sul famoso 
"passaggio della linea" simenoniano, 
ma qui questa linea viene passata più volte... 
Ricordiamo che chiunque volesse scrivere 
una short-story  per questa rubrica 
può inviarcela al nostro indirizzo

simenon.simenon@temateam.com










L'UOMO INVISIBILE
di Cristina De Rossi



Sonnecchiava sulla poltrona del suo ufficio. Erano quasi le sette, l'ufficio era oramai quasi vuoto. Lo animavano solo i rumori e le voci degli addetti alle pulizie.
Lo stordimento che lo attanagliava non impediva al suo cervello a girare senza sosta intorno a quell'unico pensiero. Quella maledetta telefonata...
- Ciao!... Oh, allegro! E' fatta... Chaubert è fuori gioco. Domani la sua "storia" con Eveline arriverà alle orecchie del presidente...
- Ma.. cosa...
- ...e fammi parlare. Non capisci che il vecchio pende dalle labbra di quella sciaquetta... Figurati come si  infurierà quando saprà della tresca con Chaubert... Ormai è, furori, fuori ti dico... il posto di Direttore è tuo...
- Rimbambito, sono io Chaubert.
L'altro aveva immediatamente interrotto la comunicazione.
Gli era sembrata la voce di Julliard, il consulente legale antipatico a tutti e che Morin era ruscito a far entrare nelle grazie del President Dumont.
Ma non ne era del tutto sicuro... Julliard non era uno stupido... Uno sbaglio così! Una telefonata del genere... Strano, molto strano... Oppure era stato fatto apposta? A che scopo? Quei due tramavano sempre qualcosa... Era stato ore a rimuginare quella cosa...Era tutta una macchinazione? L'auto di Eveline rotta... il passaggio che lei gli aveva  chiesto, non per andare a casa sua, ma da un'amica che, guarda caso, abitava proprio vicino casa di Chaubert. Poi la sosta in quel bar-pasticceria con la scusa che doveva prendere una torta... dove alla fine si erano seduti per bere un aperitivo...  E quell'abbraccio inaspettato... Eveline non era mai stata così espansiva con lui...
Cosa dimostrava questo?... Forse gli avevano fatto delle foto e poi volevano farle avere al Presidente?...
Quella sera l'aveva anche rimproverato la moglie. Era arrivato tardi a cena e aveva dimenticato di comprare quelle due o tre cose che gli aveva commissionato.
Lui come al solito aveva brontolato qualche parola e poi si era chuso nel suo solito mutismo... Pensava a quello che gli era successo... Eveline era sicuramente attraente e desiderabile, ma era conscio di non essere fatto per lei... gli anni che li separavano, la mentalità, il fatto che lei faceva la smorfiosa con tutti, ma con lui aveva solo un corretto rapporto di lavoro... cortese, ma fredda. Lui quindi si era costruito una serie di autoconvinzioni su du lei... una un po' stupida, una che, se non fosse stata così attraente, sarebbe finita a fare la commessa in un negozio polveroso e non la segretaria del presidente in una grande società.
Poi doveva anche essere antipatica...e poi era troppo magra... Insomma la aveva impacchettata in un" incartamento" di giudizi negativi e l'aveva messa da parte.
Poi al suo primo richiamo, era scomparso tutto e aveva ceduto su tutta la linea.
La mattina dopo, fredda e cortese, l'aveva salutato:
- Dottore la volevo ringraziare per il passaggio che mi ha offerto ieri.. è stato molto gentile. Ecco queste sono le sue relazioni che il presidente ha letto.
Detto questo, aveva girato i tacchi e era sparita per tutta la giornata.
Squillò il telefono.
- Ma sei ancora lì? Sta diventando un'abitudine fare tardi? - era la moglie, acidula comme sapeva esserlo lei - Si può sapere a che ora arriverai?
- Michelle, sto finendo una relazione per il Presidente... non so, forse tra  un'oretta..
- Sbrigati, non sto ai tuoi comodi... Tu stai lì a lavorare per lui anche la notte...
- ... macchè la notte... solo un paio di volte e poi sono appena le nove...
- Tu sfacchini per lui e voglio vedere "il tuo presidente" chi farà Direttore. Ci mancherebbe che nominasse quel Morin... Sbrigati...
E attaccò.
Provò ad alzarsi... le ossa gli facevano male... era stato troppo seduto in quella posizione contorta. Fece qualche passo. anche la testa gli doleva... Ma quello che lo infastiva di più era quel sordo risentimento per essersi fatto incastrare in quel modo... Già... se fosse stata vera l'ipotesi delle fotografie, avrebbero anche potute spedirle a sua moglie, magari se avesse accennato a qualche reazione per smascherarli...
Pensò un attimo a sua moglie con quelle foto in mano. Smise subito.
Si sentiva all'angolo. Impossibilitato a muoversi.
Uscì traballante e confuso dalla sua stanza. Il corridoio era in penombra ormai la squadra delle pulizie era al piano di sopra e i rumori arrivavano attutiti.
Una fessura di luce tagliava il buio del corridoio di traverso. Veniva dalla stanza di Morin. Si avvicinò... la porta socchiusa... stava al telefono... Ma la voce era un soffio... per un attimo ebbe la sensazione che non fosse quella di Morin...
Non capiva le parole, ma gli sembrava di cogliere un tono conclusivo.
Pensò che sarebbe presto uscito dalla sua stanza e decise di aspettarlo nell'atrio, al pian terreno dietro una delle grandi colonne e lì affrontarlo.
Scese giù, si appostò e aspettò. La guardia giurata sonnecchiava nel suo bugigattolo. Da fuori giungeva il rumore di un traffico sempre meno intenso.
Era circa mezz'ora che si trovava lì e non era successo nulla. Allora risalì le scale... piano senza fare un rumore.
Ma c'era qualcuno che scendeva anche lui senza fare rumore. O quasi.
Solo un piccolo colpo attutito e ripetuto. Continuò a salire ancora più furtivamente. La scala svoltava. I piccoli colpi continuavano regolari...
Ancora qualche gradino... Scorse appena la sagoma nel nel buio delle scale.
Quel profumo, quel bastone... urlò.
- Julliard!
Quello per lo spaventò fece un salto, perse il bastone che finì tra le mani di Chaubert. Questi istintivamente lo parò davanti a sè, per ripararsi dal corpo di Julliard che perso l'equilibrio e perso il suo bastone stava rotolando giù per le scale. Il suo corpo incontrò il bastone che si spezzò, ma che complicò la caduta di Julliard che fini scivolando giù fino alla svolta delle scale.
Immobili. Chaubert era pietrficato incapace di fiatare. Julliard scompostamente sdraiato sulle scale a testa in giù.
Passarono secondi, minuti, decine di minuti. Chaubret non avrebbe saputo dire.
Nel suo stordimento.... scese le scale... passò vicino a Julliard, immobile e molle. Continuò a scendere. Gli scalini erano bagnati. Gli ci volle un po' per capire che era sangue. Lasciò le sue orme fino alle porte. Si diresse verso la sua auto. Mise in moto. Si diresse, verso la periferia...
Arrivò ai primi lembi della campagna... Abbandonò la vettura e iniziò a camminare.
Era scappato! La peggior scelta che potesse fare. Lì in ufficio c'era un uomo a terra... Avrebbero fatto un'inchiesta, la polizia, Morin sotto pressione avrebbe sicuramente confessato tutto... l'inganno per incastrarlo, i meccanismi... anche le foto, certo. Avrebbe certamente tirato fuori quelle foto... sua moglie le avrebbe viste e chissà cosa avrebbe detto... avrebbe preteso subito la separazione e poi il divorzio.
Ma lui era innnocente! Era stato solo un banale, stupido incidente, su una scala al buio. Uno che sale, l'altro che scende con il bastone, zoppicante, malfermo... tutto doveva concorrere a dar corpo alla versione dell'incidente.
Ma lui era scappato. Gli inquirenti si sarebbero chiesti perché lui fosse scomparso. Morin avrebbe mentito giurando sui figli, la moglie e perfino sulla testa della vecchia madre. Una menzogna dietro l'altra... ognuna mezza menzogna mezza verità ma tutte che indicavano la colpevolezza del suo collega Chaubret.
Chi sparisce ha sempre torto, ha qualcosa da nascondere, avrebbero creduto a Morin e non a lui.
Anche se fosse tornato ad urlare la verità.... Ma ormai era tardi... Camminava, camminava, andava avanti fino a stordirsi, passavano campi,  qualche piccolo borgo, passò un ponte... avrebbe voluto buttarsi giù, ma era troppo basso. Superò il ponte, e superò anche l'idea di suicidarsi. Camminò ancora, le case erano sempre di più... la strada iniziò a presentare ai suoi lati due marciapiedi, le case erano attaccate una all'altra. C'erano botteghe, negozi, persone che camminavano in fretta, anche sulla strada si vedano macchine, camioncini, qualche autobus... Scorse l'insegna di un bistrot. Si sedette e ordinò una birra.
Allora si rese conto che era quasi il tramonto e che aveva camminato tutto il giorno... Tutt'a un tratto sentì una stanchezza incredibile. Anche la testa gli pulsava. Star seduto non gli dava conforto. La birra non lo dissetava. Il pensiero sempre lì su quelle scale, quel corpo immobile. Era la fine della sua vita... il lavoro, il matrimonio, la sua carriera... Non aveva figli. Per un istante questa mancanza che sempre l'aveva angustiato, gli dava un gran sollievo. Pian piano una stanchezza s'impadronì di lui e non solo quella fisica. Era stanco di quella vita... ad un certo punto credette di aver tutto ben chiaro. Basta con quell'ufficio, non voleva più vedere la moglie, non ne poteva neppure più di quella città gretta, provinciale, inospitale... sì, inospitale. Ad un certo punto pensò al carcere come ad un oasi... non avrebbe avuto le cosidette libertà... ma lui era davvero un uomo libero? Regole e capi in ufficio, regole e rampogne a casa, nessun ideale, nessuna aspirazione... una vita che valeva la pena di vivere all'ombra di tutti, sepolto in prigione... E poi ci sarebbe stato un processo. Lì avrebbe potuto dire tutto quello che voleva, alla moglie, a Morin... anche al Presidente....
Con un sforzo sovrumano finì la birra, pagò, uscì. Cercò un taxi e si fece riportare in città. Lo scaricò dove aveva lasciato la sua macchina... Entrò, la mise in moto, e si diresse dritto in ufficio. Lì avrebbe chiamato la polizia  e avrebbe fatto una scenata memeorabile.
Parcheggiò davanti allo scalone che saliva al portone. Salì si trovò nell'androne
era sera, ma c'era un insolito vivavai, a quell'ora c'era ancora il portiere al suo bancone.
Lo salutò come sempre.
Salì su al suo ufficio, le scale erano sbarrate, prese l'ascensore.
Arrivato al piano ufficio, incontrò Eveline. Lei lo guardò come se non lo vedesse da dieci minuti.
- Ha saputo dottore, vero?...
- Beh sì... povero Morin...
- Morin?
- Sì l'incidente...
Rispose meccanicamente.
- Già... ora pensavo a Julliard...
- Incredibile due incidenti in un giorno. Uno che scivola per le scale, batte la testa... con quella gamba, quel  bastone... ma perchè non ha preso l'ascensore? Ah... certe volte per una stupidaggine.... invece Morin era appena sceso dalla macchina e quel motociclista l'ha preso come un fuscello e l'ha sbalzato di venti metri!... Incredibile... in un momento, morti tutti e due...
Chabret non sapeva che dire. Ma Eveline non si fermava...
- Senta oggi con questa confusione ho scordato di dirle che ha chiamato sua moglie, ma le ho raccontato quello che era sccesso e lo scompiglio conseguente e che in quella confusione non si trovava nessuno...
- Sì, mia moglie...
- Ah e poi il presidente mi ha detto che domani mattina dovrebbe parlarle... prima delle dieci...
- Grazie, Eveline.
Lo lasciò lì... sulla porta del suo studio.
Entrò e compose il numero di casa.
- Ah, sei tu... siete ancora tutti sottosopra lì, c'è ancora la polizia?... Mi ha raccontato tutto Eveline... - per la prima volta nella voce acidula della moglie gli parve cogliere una sfumatura di ansia - Tu... tutto bene? Devi aver passato una nottataccia...
- Beh sì... capirai con queste tragedie... siamo tutti sottosopra - poi gli venne un'idea e chiese -  E' poi venuto a casa quel commissario di polizia... sì, come si chiama... eh no, ora non me lo ricordo...
- No, qui non si è visto nessuno...
- Va bene, tanto se non ci sono altre complicazioni...tra un po' torno a casa.
Poi uscì dal suo ufficio, andò su e giù per i corridoi, andò al piano di sopra. Incontrò colleghi segretarie, incrociò un paio di poliziotti... Nulla. Tutti si comportavano in modo assolutamente, normale... come se lui fosse sempre stato lì... Possibile che nessuno si fosse accorto della sua assenza? E le sue impronte di sangue lasciate nell'atrio?
Avrebbe saputo poi che il commissario che conduceva l'inchiesta si era arrabbiato moltissimo con il portiere. Questi quando aveva preso servizio la mattina non aveva notato nulla sulle scale. Ma aveva invece visto quelle macchie nell'atrio. Aveva dichiarato che un po' c'era poca luce, un po' perchè il sangue si era coagulato e a lui era sembrato fango o terriccio... Aveva pensato in quella squadra delle pulizie sono tutti sfaticati... E così, per non prendersi una lavata di capo da qualche dirigente, aveva afferrato un secchio di acqua saponata, spazzolone e straccio e aveva pulito tutto. Poi aveva lavato lo spazzolone e buttato via lo straccio, portato chissà in qualche discarica dal camion della mondeza che era passato poco dopo a raccogliere i rifiuti della giornata prima. Così quando erano arrivati impiegati e dirigenti tutti trovarono pulito, come al solito.
Insomma l'inchiesta andava confermando l'incidente mortale dello zoppicante Julliard, quanto a Morin era morto non avrebbe potuto più essergli di nessun nocumento. La moglie non si era nemmeno inquietata. E il direttore voleva parlargli... Si trattava della promozione a direttore?... Non voleva pensarci, come non voleva pensare a tutta quella storia, a tutte le idee che si era fatto...
Arrivò a casa. La moglie lo aspettava nell'ingresso.
- Come stai? Che brutta cera hai... devi essere stanchissimo, ti ho preparato un bagno caldo...poi, immagino, vorrai andare a dormire, no?
- Hai proprio ragione... sono distrutto sorpreso dall'atteggiamento della consorte.
Immerso nella vasca, era preso da strani pensieri... si sentiva come in una realtà irreale... Poi meccanicamente, uscì dalla vasca, si asciugò, infilò il pigiama e andò dritto a letto. Era stanchissimo di una stanchezza mai provata, si buttò pesantemente sul letto, ma non cadde in un sonno profondo. Era come se avesse paura che quello fosse tutto un sogno e aveva il terrore di svegliarsi in una realtà diversa...

venerdì 19 aprile 2013

SIMENON. I TRE ENIGMI...

Oggi poniamo ai nostri lettori tre enigmi che si riferiscono alle fotografie sulla destra, che ritraggono Georges Simenon con altri personaggi. A tale proposito vi facciamo una domanda... anzi tre. Saprete svelare gli enigmi?

1) Di questi tre personaggi uno solo non è un editore. Qual é il suo nome?

2)  Quale di questi signori è stato l'editore italiano di Simenon? Nome e cognome.

3) Di quale nazionalità è l'editore non italiano che è a fianco di Simenon?

Rispondete come volete, nei commenti, mandando un messaggio oppure una mail a simenon.simenon@temateam.com.

Dopodomani pubblicheremo i nomi di coloro che avranno indovinato tutti e tre gli enigmi.