sabato 4 maggio 2013

SIMENON. IL CASO PER CASO

Continua la nostra rubrica di short-stories del weekend.
Questa volta un'immaginaria indagine del commissario Maigret tra un caso politico e storie di ordinaria criminalità dove il caso infila il suo perfido zampino e fa vedere gli avvenimenti con una falsa luce. 
Ricordiamo che chiunque voglia scrivere un racconto portrà farlo inviandolo all'indirizzo:
simenon.simenon@temateam.com






 IL CASO PER CASO
di Oreste Bosetti


Il commissario era di cattivo umore. La pipa sbuffava come una ciminiera. Stava per arrivare sul luogo del delitto. Avrebbe incontrato il collega della squadra Politica. Già... l'omicidio era di quelli che fanno clamore. Marguerite Renard era stata uccisa o forse si era suicidata. Soffocamento con un laccio di cuoio... ma difficilmente poteva essere scambiato per un suicidio. Una distinta signora di trentasei anni che, a questo punto non era più un segreto, era l'amante del ministro degli esteri. La prima ipotesi, era ovviamente, che l'obiettivo fosse proprio lui. Forse, ricattato per qualcosa, aveva resistito al ricatto. In questo caso gli avevano ucciso l'amante, contemporaneamente rendendo pubblico anche il suo segreto sentimentale...
L'auto stava facendo una lunga fila per le strade trafficate che portavano alla centrale piazza dove si trovava l'appartamento della vittima.
Quando arrivò, al portone gli sbarrarono la strada.
- Si identifichi.
- Maigret, commissario divisionale della PJ.,
- Oh... prego commissario entri... al secondo piano...
Salì pesantemente le scale, mentre si accendeva la pipa. Un'atmosfera elettrica si respirava sin dall'androne. Un vociare concitato e teso si avvertiva più in alto. Incrociò un paio di funzionari azzimati, che scendevano velocemente le scale.
Arrivato alla porta, altro sbarramento.


Questi sono i servizi di sicurezza... pensò il commissario. Non gli andava di parlare. Tirò fuori il suo documento. Stessa scena di due piani più sotto.
Entrò nell'appartamento, trovò poliziotti, agenti in borghese, eleganti funzionari del ministero degli esteri, strani tipi che classificò come agenti dei servizi.
- Commissario... finalmente!
Era il suo capo il giudice istruttore che era a braccetto con il commissario François Lazard, capo della polizia politica.
- Giudice... oh... François... - il commissario fece un cenno di saluto.
- Siamo in un bel pasticcio...
- Già... ma giù, sotto, non ho visto la stampa.
- Quella l'abbiamo per fortuna scampata. Pensa la coincidenza, questa donna si chiama Renard, proprio come il ministro. Abbiamo detto che era una cugina, affetta da manie suicide...
- Quanto reggerà?
- I servizi ci stanno lavorando... vecchie catelle di dimissione da case di cura psichiatriche, certificati di psicoterapeuti, il tipo di medicine che diremo di aver trovato in casa... insomma si fà quel che si può...
Era Lazard che aveva spiegato con una smorfia di compiacimento.
- Giudice io allora che posso fare? - disse il commissario con l'aria di dire "allora qui non servo - vedo che ci sono anche i servizi segreti...
- Quelli fanno il loro lavoro. Ma lei con Lazard dovrà trovare l'esecutore materiale e poi vedremo per i mandanti... ma credo che quelle saranno gatte da pelare per i servizi...
Il commissario emise un brontolìo che poteva essere inteso con un segno di assenso o come disapprovazione... Già a lui competeva il lavoro di bassa lega... trovare il killer, motivazioni e mandanti era compito di altri. Ma tutto sommato, non gli dispiaceva. Non gli era congeniale trovarsi nei contorti, fumosi e falsi circoli viziosi della politica, anzi dello spionaggio...
- Allora mettiamoci al lavoro.. Caro François raccontami tutto dall'inizio.
- Antoine Renard, 56 anni, figlio del filosofo Pierre Renard, carriera diplomatica in varie ambasciate in tutto il mondo, poi entra nel partito socialista. Intelligente, colto, grandi esperienze all'estero, non molto compromesso con i giochi della politica, diventa ministro nell'attuale governo. Sposato, con una psichiatra, la dottoressa Michelle Benoit, due figli, vive in una tenuta di campagna appena fuori Parigi. Ha un piccolo appartamento in centro, dove per esigenze di lavoro passa quasi tutta la settimana...
- E la "cugina"?
- Ah..ah! La "cugina"... beh mademoiselle Marguerite, 36 anni, era la sua amante da quattro, si vedevano spesso in questa casa il cui contratto d'affitto è intestato a lei... ma è lui ovviamente che provvede a pagare tutto...
- Ipotesi sul movente?
- Per ora solo il ricatto... la Marguerite sembra non avesse grandi rapporti sociali, nè amanti precedenti, né strani giri... ma stiamo ancora controllando.
- Magari il ministro porebbe averle detto qualcosa che lei non avrebbe dovuto sapere... non c'è solo il ricatto...
- Il giudice ha parlato con il ministro che, a detta sua, é stato molto collaborativo e niente affatto preoccupato che questa storia extraconiugale diventi pubblica... 
- Torniamo alla vittima... sapete già chi era, cosa faceva fino a quattro anni fa', prima di diventare l'amante del ministro?
- Era segretaria di produzione in una casa cinematografica. Con il ministro si sono ufficialmente conosciuti a Cannes, durante un'edizione del Festival Internazionale del Cinema...
- Perché dici "ufficialmente"?
- Perché è quello che afferma il ministro, ma non abbiamo ancora verificato...
- E questa coincidenza dello stesso cognome?
- Beh... Renard è assai comune e poi all'anagrafe di Montpellier così risulta...
- Ah lei è di Montpellier?
- Sì, si è trasferita a Parigi per fare la scuola di cinematografia a vent'anni...
Maigret aveva ricominciato a fumare. La scientifica aveva completato i suoi rilievi e anche i diplomatici erano spariti. Restavano un paio di uomini in borghese, sicuramente dei servizi che frugavano qua e là e parlottavano tra loro.
- Allora io vado... - disse Lazard ad alta voce. Poi rivolto a Maigret - Ci sentiamo presto...
Il commissario si era piazzato davanti alla finestra da cui si vedeva la bella piazza des Vosges, con il suo giardino, i suoi portici... c'erano un paio di tizi che andavano su e giù con un'aria che voleva essere indifferente. Ma Maigret aveva capito che erano colleghi di quelli che ancora erano nell'appartamento.
Strano... era il primo caso in cui gli capitava di vedere così tanti agenti dei servizi segreti. Aveva già svolto indagini in casi che vedevano coinvolti politici, ma mai uno spiegamento tale da parte del Deuxième Bureau. Certo ora si trattava di un ministro, per di più degli esteri, ma tutta quella agitazione gli sembrava comunque insolita.
Poi i due se ne andarono borbottando un saluto.
Maigret rimase solo nell'appartamento. Si sedette sul divano. C 'erano due o tre cose che gli giravano per la testa.
Innanzitutto quella strana identità di cognomi... Come aveva affermato Lazard era un cognome molto diffuso, ma comunque le probabilità che due amanti avessero lo stesso cognome erano molto poche.
Poi, come aveva detto il commissario della Politica del ministro?... "niente affatto preoccupato che questa storia extraconiugale diventi pubblica..."
Altra cosa strana. Se era sposato, aveva una famiglia... insomma almeno qualche imbarazzo... a meno che... la moglie non sapesse già tutto, che la famiglia felice fosse una rappresentazione per non rovinare l'immagine del ministro...
E poi tanta attenzione da parte dei servizi poteva implicare qualche segreto cui il commissario ben difficilmente avrebbe avuto accesso... eppure quella era un elemento centrale... da considerare o da escludere...
Fece un giro nell'appartamento, ma con la sensazione che lì c'era poco o nulla da  tirar fuori.... Osservò a lungo una fotografia della vittima, Una bella donna, ma non appariscente, signorile, dava l'impressione di una persona molto riservata... forse era davvero una vittima estranea a chissà quali intrighi....
Si avviò giù per le scale convinto che anche questa volta, come in altri casi politici, lui sarebbe rimasto con un pugno di mosche in mano.
Passò in ufficio. Non parlò del caso con i suoi ispettori. Fece un paio di telefonate a dei suoi informatori. Poi salutò tutti e tornò a casa.
Appena infilate le chiavi nella toppa M.me Maigret gli aprì la porta.
Gli prese il cappotto e il cappello, mentre lui andava in cucina a vedere cosa era in cottura per la cena.
- Sei tu che ti occupi dell'omicidio di quella donna?... E' vero che era un cugina del ministro degli esteri... Quel bell'uomo...
- No... cioè dovrei...  ma c'è di mezzo la sezione Politica, i servizi segreti... un politico, una donna del cinema e chissà quale segreto... no... ho intenzione di tenermene alla larga... sì, farò vedere che mi muovo... Sono quei casi in cui alla fine non si approda mai a nulla o ti mettono il bavaglio con il pretesto del segreto di stato... No, non mi va proprio di averci a che fare...
Si mise in poltrona a sfogliare il giornale, mentre la moglie apparecchiava. Poi fece onore alla soupe d'oignons, al piatto di formaggi e alla crema alla vaniglia. Andò a letto presto e la mattina seguente si alzò altrettanto presto.
Arrivò ad un ora in cui Quai des Orfévres era ancora deserta.
Si era seduto da qualche minuto alla sua scrivania quando suonò il telefono.
Era uno degli informatori chiamati la sera prima.
- Commissario...
- Lapin...
- Posso parlare?
- Vai tranquillo.
- Il mio contatto alla Cine Star Production, mi ha detto che la Renard vi ha lavorato solo per sei mesi, poi fu licenziata per una storia di droga...
- Ma in  quell'ambiente non mi pare che sia un problema...
- Certo che no, commissario... ma questa Marguerite aveva coinvolto il figlio del produttore, Charles Sollier, che poi finì in un clinica...
- E non ci fu una denuncia?
- No. Vollero evitare lo scandalo e forse anche che la polizia mettesse il naso negli affari di famiglia...
- ... e allora che faceva per vivere la Renard?
- La mantenuta... prima con un vecchio barone che finanziava qualche film, poi con un deputato della commissione cultura e quindi con il ministro... ma...
- Ma?
- Ma quando ancora non era ministro.
- Quindi ben più di quattro anni fa'...
- Eh sì, almeno dieci...
- Più che un'amante, una seconda moglie....
- Ma i suoi colleghi tutte queste cose non le hanno scoperte?
- Forse sì, forse no... ma di sicuro nessuno mi ha detto nulla.
- Io non so dirle altro...
- ... Lapin sei stato prezioso come al solito. Vanti un bel credito a questo punto... eh?
- Commissario, al suo buon cuore...
- Tanto prima o poi ne avrai bisogno, caro Lapin... come vanno i tuoi traffici con le vecchie monete rare...
- Beh... ne parliamo magari un'altra volta... ad un tavolino con due bicchieri di calvados...
- Alla prossima allora
- Alla prossima, commissario.
Aveva appena chiuso la comunicazione che bussarono.
Era il piantone.
- Commissario, hanno portato questa per lei... c'è scritto "urgente".
- Chi l'ha portata?
- Un ragazzino...
- Grazie.
Capì che gliela mandava il "Consigliere". Era l'altro suo informatore, tuttofare di un sottosegretario agli interni. Riusciva a cavare informazioni anche dai marmi del suo ministero. L'aprì. Era telegrafica.
"Il ministro Renard non risulta sposato, con la dottoressa Benoit. I figli sono adottivi. E' una copertura per la psichiatra che è in realtà è un agente in forza ai servizi segreti fedeli al Presidente. Renard doveva rimanere un semplice deputato. Ma spalleggiato dal primo ministro, che era sotto il mirino dei servizi e aveva voluto tutelarsi, l'aveva nominato agli esteri. Sembra sia in collegamento con altre potenze straniere amiche del primo ministro, nemiche del Presidente. Questo ha creato problemi tra il dottor Renard e la dottoressa Benoit. Ma la messa in scena deve continuare. Marguerite Renard non era coinvolta. Voci dicono che senza la copertura che obbliga il ministro, i due si sarebbero anche sposati. L'uccisione della Renard non rientra nella guerra sotterranea tra Presidente e primo ministro. Firmato: il Consigliere".
Doveva pensare. Decise di scendere giù alla Brasserie Dauphine per prendere un caffé. Nel corridoio incontro i suoi ispettori che arrivavano.
- Buongiorno capo... Così presto... Problemi?
- No... solo qualche grattacapo. Tra mezz'ora riunione nel mio ufficio.
Seduto alla brassserie cercò di mettere insieme le informazioni ricevute. Un amore vero, almeno così sembrava, tra il ministro e la vittima. Una famiglia finta a scopi politici. Una guerra sotterranea tra Presidente e il primo ministro, di cui però non conosceva i motivi e mai li avrebbe conosciuti.
Ma perchè l'assassinio della Marguerite che sembrava estranea al tutto? Sembrava proprio un avvertimento ad Antoine Renard. Colpivano l'amante e non la finta moglie. Era un omicidio mirato di gente che sapeva.
Rientrò in ufficio. Fece la riunione con i suoi ispettori cui affidò compiti di ordinaria amministrazione. Poi come preso da una strana sensazione, decise di tornare alla casa di Marguerite Renard.
Arrivò al portone e si fermò. Iniziò a far su e giù per place des Vosges. Iniziò ad osservare i palazzi. Alcuni di essi si somigliavano... Poi la sua attenzione si spostò sui portoni. Sotto i portici, anche i portoni non erano poi così diversi. Piano piano si fece un'idea. Iniziò a guardare i campanelli dei citofoni e i relativi nomi. Ad un certo punto fece un salto.
Marcelline Renard.
Senza nemmeno pensare suonò.
Nessuno rispose.
Suonò ancora. Ancora niente.
Si avviò a passo spedito verso il caffé più vicino. Entrò come un treno. Davanti al bancone tirò fuori il tesserino
- Commissario Maigret della polizia giudiziaria. Mi serve subito il telefono.
Il banchista, senza dire una parola, si asciugò le mani sul grambiule e gli fece strada verso un corridoio buio, con un lampadina fioca proprio sopra un apparecchio telefonico.
- E' Maigret che parla, passatemi Lucas.
Dopo qualche secondo la voce del suo ispettore.
- Capo...
- No. Stammi bene a sentire. Tu vieni subito qui a places des Vosges, al n° 163. Invece Torrence e Janvier devono fare ricerche su Marcelline Renard, residente all'indirizzo che ti ho detto....
- No... non so altro... Tra mezz'ora richiamo per sapere informazioni. E tu sbrigati.
Tornò davanti al portone. Civico 163, Marcelline Renard. Civico 136, Marguerite Renard. Palazzi molto simili. Portoni di legno massiccio, marroni, targhette dei nomi incorniciate dello stesso luccicante ottone.
Dopo una ventina di minuti arrivò Lucas su una piccola vettura nera che gommava sull'asfalto.
- Eccomi capo.
- Allora dobbiamo entrare in casa di questa Marcelline Renard. Suono da mezz'ora ma non risponde nessuno...
- Crede sia morta?
- Ma no...  Non lo so... non credo a niente. Voglio solo vedere.
- Lucas suonò ad un campanello a caso.
- Chi è?
- Polizia giudiziaria... Aprite!
La serratura del portone scattò e i due si gettarono sulle scale.
- Qualcosa mi dice che è al secondo piano.
All'interno 4 trovarono infatti la targhetta con scritto Marcelline Renard.
Suonarono, ma nel contempo Lucas si mise ad armeggiare con dei passpartout. Dopo qualche minuto la serratura si sbloccò.
Entrarono in un'appartamento arredato lussuosamente. Fin troppo. Broccati, argenterie, specchi, mobili lucidi, tappeti morbidi. Lucas accese le luci e la casa apparve in tutto il suo splendore. Dopo il vasto ingresso, un grande salone con diversi divani, una vetrata a parete e una vista su un giardino interno. Dall'altra parte della casa un lungo corridoio portava ad una sorta di appartamento. una stanza da letto, un bagno, una cucina con sgabuzzino e una sorta di studio.
- Sembra una  casa di rappresentanza... pensata per ricevere... - mormorò Lucas un po' frastornato - certo qui è tutto in disordine mentre all'entrata regna un'ordine...
- Già hai detto bene.... una casa per ricevere... per appuntamenti...
- Una prostituta?
Magret aveva adocchiato un telefono. Alzò la cornetta... funzionava. Si fece passare Janvier.
- Salve capo...
- Cosa hai scoperto?
- La Renard riceve in casa. Non è una prostituta da strada, solo una volta per caso è incappata in una retata, era in un bistrot con un amico e fu presa insieme alle altre...
- Ha un protettore?
- Sì e no. Diciamo che per le notizie racolte dal commissariato di quartiere, prima era la mantenuta di un ricco industriale. Questo poi è caduto in disgrazia ed è diventato il suo protettore che ora riceve in un appartamento a Place des Vosges.
- Nessuno ne ha denunciato la scomparsa... no?
- No, non risulta...
- Hai altre informazioni?
- Solo che gli inquilini hanno protestato più volte con il commissariato di quartiere per il viavai di uomini e poi ultimamente sono stati chiamati per un violento litigio, urla, rumori....
- E che hanno trovato?
- Erano la Renard e il suo protettore che litigavano furiosamente... sono stati portati in commissariato, identificati e poi rilasciati.
- E lui come si chiama?
- Rocard, Philp Rocard, quello della ex-fabbrica di lucidi da scarpe Rocard...
- Bene, cercatelo e, appena trovato, portatelo nel mio ufficio.
Lucas lo guardava con curiosità. Erano tanti anni che lavorava con Maigret e aveva imparato a seguire i ragionamenti del suo capo, anche quando questi li teneva per sè. Ma adesso non si raccapezzava.
I due finirono in un bistrot a bere una birra e poi tornarono in taxi a Quai des Orfèvres.
Maigret non dovette attendere a lungo. Poco più di un'ora. Nel frattempo era arrivato il referto del medico legale.
Rocard era stato trovato a giocare in una bisca clandestina, o meglio l'aveva beccato una retata. La polizia teneva d'occhio da tempo quel retrobottega e  aspettava solo il momento giusto. E in quel momento anche Rocard era lì a tentare, invano, la fortuna.
Quando fu portato nell'uffcio di Maigret ancora protestava, si divincolava. Lo misero seduto davanti al commissario.
- Silenzio! Lucas, manette!
Quell'inizio calmò i suoi ardenti spiriti.
- Allora da quanto tempo sei il protettore di Marcelline?
- Ma quale protettore... io sono il suo benefattore... L'ho mantenuta...
- Sì lo sappiamo, ma ora è lei che mantiene te, con il mestiere più antico del mondo...
- Ma cosa ha capito, signor commissario... il nostro è un rapporto tutto particolare io e Marcelline...
- Perchè litigavate? Se non sbaglio siete finiti in commissariato?
- Ma era una sciocchezza...
- Qui c'è la deposizione di Marcelline, dice che la volevi uccidere...
- Ma che stupidaggini... Le pare che potrei... la mia amata Marcelline...
- Già ma da questo rapporto risulta che la sua amata Marcelline aveva trovato un'altra persona... un ricco comerciante di stoffe...
Rocard finse di cadee dalle nuvole.
- Non è vero che la tua "amata" voleva smettere di fare la prostituta?
- Prostituta... ma che dice? Riceveva di tanto in tanto qualche amico...
- Rocard non ho tempo da perdere e non mi va di essere preso in giro da uno come te...
- Ma le posso spiegare...
- No, sono io che te lo spiego. Tu eri il protettore e Marcelline faceva la prostituta. Adesso lei aveva conosciuto questo ricco signore e voleva tornare a fare la mantenuta come ai vecchi tempi, quando tu eri ricco e titolare della fabbrica. Insomma ti voleva lasciare e tu non ci stavi a rinunciare alla tua gallina dalle uova d'oro...
- Ma io, commissario...
- Taci. Tu, Rocard, l'hai minacciata di ucciderla se si fosse messa con quel commerciante di stoffe. E vero o non è vero? Pensaci bene prima di rispondere perchè abbiamo delle prove...
- Ma quando si litiga si dicono delle cose che non si pensano, come avrei potuto...
- Con un killer, Rocard... non mi dirai che non avresti saputo dove trovarlo?
Rocard tacque.
- E infatti sono un po' di giorni che ti fai vedere in case da gioco clandestine, alle corse dei cavalli, nelle balere... come se avessi deciso di metterti in bella vista...
- Ma cosa c'entra questo?
- C'entra, c'entra. Perché hai assoldato qualcuno per uccidere Marcelline, ma preoccupandoti del tuo alibi. Ci sarebbe sempre stato qualcuno che avrebbe testimoniato a tuo favore...
- Ma lei non ha le prove...
- E invece sì... Abbiamo preso il killer perchè tu ti sei affidato a un poveraccio come te e non un ad professionista. E quell'imbecille invece di andare al 163 di place des Vosges, è andato al 136. Per una coincidenza c'era una Renard, che abitava pure al secondo piano e il suo nome iniziava per M, ma non poteva essere Marcelline, infatti era Marguerite.
Ma il tuo killer era troppo dilettante e troppo agitato per rendersi conto delle differenze, figuriamoci con quella coincidenza... Un tipo così cosa ci vuole a prenderlo...
- Allora Richou ha ammazzato un'altra persona... Marcelline è viva?... L'avete preso... ha fatto il mio nome.... e così?
Maigret lo guardava imperturbabile. Una pesante cappa era calata sulla stanza.
Rocard si guardava in giro. Maigret, Torrence, Janvier... si sentiva ormai in trappola....
Maigret gli mise sotto il naso un foglio e una penna.
- Scrivi tutto, come è successo, i nomi, i giorni... non ti scordare nulla... chissà che il giudice non creda che tua abbia collaborato.
Maigret si alzò e uscì dall'ufficio, mentre Rocard già stava scrivendo alacremente la sua confessione.
Mentre tornava a casa Maigret pensò, con un risolino malizioso, a come avrebbe smontato davanti al giudice il complesso caso politico. Un poco di buono, una banale coincidenza di cognomi e la fatalità di un destino da cui non c'è quasi mai scampo.

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