lunedì 11 agosto 2014

SIMENON SIMENON. IL CASO DEL PICCOLO PIERRE / 3

(continua da domenica 10) - Ma no,... te l'ho già detto siamo ancora lontani dall'averci capito qualcosa. Figurati che il giudice Comelieu dalla sua vacanza in costa Azzurra, mi chiama tutti i giorni... anche lui legge i giornali... Mah... che devo dirti non so davvero quando chiuderò questo caso e potrò raggiungerti. Sentiamoci stasera... sì, sì ... ciao signora Maigret... ciao.
Maigret era appena arrivato in ufficio e prima di telefonare a sua moglie aveva già risposto per l'appunto al giudice che si aspettava sempre che Maigret gli comunicasse che il caso era stato chiuso.
La giornata si presentava particolarmente afosa, un vento caldo arrivava a zaffate. Il commissario preferi chiudere la finestra. Torrence gli aveva fatto il rapporto della notte e nell'ufficio degli ispettori erano già arrivati Lapointe e Janvier.
Maigret aveva dormito male, aveva voglia di bere qualcosa di fresco e di farsi un giro. Prese la giacca e passò dagli ispettori dicendo "Tornerò tra un paio d'ore".
Fece tappa alla brasserie Dauphine e ordinò una birra fredda. Poi, visto il caldo, prese un taxi e si fece lasciare ad un paio di isolati dalla rue des Sardoux dove viveva Martine.
Non voleva farsi riconoscere, l'aveva già interrogata quando aveva ispezionato  il negozio e il forno. Ma forse lei a quell'ora era già alla panetteria. Voleva vedere com'era il posto. C'era in realtà poca gente in giro, molti erano fuori città, in vacanza. Era un quartiere signorile, case di un certo livello, pochi negozi: una profumeria,  un negozio di intimo femminile e un piccolo bistrot che voleva darsi un certo tono. Al 21 il palazzo dove abitava Martine. Una costruzione a tre piani, con ampie finestre, rivestito di marmo, dall'aria solida. Certo non si sarebbe detto il posto tipico di una universitaria che si manteneva agli studi facendo la cassiera.
Forse la lettera anonima diceva la verità... ed era scritta di qualcuno che la conosceva bene.
Entrò nel bistrot e ordinò una birra.
- Caldo, oggi? - disse il camerire al bancone.
- Già, una giornata da stare a casa... con quest'afa... se non fosse per mia nipote, non sarei venuto fin qui..
- Da dove viene?
- Da Meaux...
- Un bel viaggetto, eh...
- Già...poi arrivo e lei non c'è...
- Come si chiama?
- Martine, Martine Fossard... è giovane con i capelli rossi...
- Ah... ma allora la conosco è quella con quei begli occhi verdi... eh... non si può non notarla. Ogni tanto viene a mangiare qui... Complimenti, sua nipote é proprio una bella ragazza...
- Sì, non mi posso lamentare... poi studia e lavora... Ha conosciuto anche il suo fidanzato?
- No... almeno qui è venuta sempre da sola...
- Mai con un'amica.. un amico?
- No, non mi pare proprio... d'altronde deve essere un tipo un po riservato...
- Eh sì... ha preso tutto dalla mamma...
Maigret si godeva il fresco del bistrot, la birra e la pipa appena accesa. Non voleva sembrare troppo curioso, ma doveva saperne di più.
- Sa, io sono il fratello del papà che è mancato alcuni anni fà e la madre mi chiede di venire ogni tanto a darle un'occhiata...
- La capisco... poi una come lei, bella ancora molto giovane, sempre ben vestita può far venire strane idee in testa a molta gente, anche se questo è un quartiere molto tranquillo...
- Eh, sì ha propio ragione...
- Già... ho visto molte ragazze con la bellezza e con i soldi perdere la testa e fare un brutta fine... lei poi deve guadagnare bene...no?
- Beh, noi le mandiamo dei soldi tutti i mesi...
- Lo sospettavo, per una che lavora in una panetteria... insomma non fà una vita da cassiera...
- Lo sapeva?...
- Sì, qualche volta capita che il suo principale l'accompagni a casa in auto e poi si ferma bere un bicchierino qui da noi... E' uno cui piace chiacchierare...
- Lo so... Martine ce ne ha parlato qualche volta... ma credo che in fondo sia un brav'uomo...
- Beh io non lo conosco bene, solo qualche parola... però...
- Però?
- Beh non vorrei dire cose non vere, ma ho avuto la sensazione che parli di Martine come se avesse con lei una certa confidenza... sì insomma...
- Lei pensa che tra i due ci sia qualcosa?
Domanda  fatta a bruciapelo, più da commissario che da zio premuroso.
Il cameriere stette per un po' in silenzio.
- Guardi, io non sono voluto andare a fondo, ma qualche volta, vista l'ora in cui lui si ferma qui, non credo proprio che sia quella in cui chiudono le panetterie.
- Ah... Insomma tra i due forse c'è qualcosa...
- Non mi sento di escluderlo...
- Beh, sono le ragazze giovani... qualche volta  possono accettare la corte di qualcuno... ad ogni buon conto le farò un discorsetto...
- Non le dica che io....
- Assolutamente... stia tranquillo.
Pagò, ringraziò e uscì contento, finalmente qualche cosa prendeva forma. Se Martine era l'amante di Gerard, si aprivano parecchie ipotesi verosimili... Adesso era il momento di parlare con Martine e con Gerard.
Li convocò la sera, dopo l'orario di chiusura della panetteria. A distanza di mezz'ora uno dall'altro in modo che nessuno sapesse dell'altro e li sistemò in uffici diversi.
Gerard ostentava sicurezza e aveva acceso un sigaro seduto davanti alla scrivania di Maigret. Martine aveva gli occhi che sembrava fossero diventati più grandi e si tormentava i capelli riccioluti seduta nella stanza degli ispettori.
Il commissario iniziò dalla ragazza, facendo cuocere a fuoco lento il panettiere.
- Allora Martine... lo sa che si dice di lei?
- Cosa?
- Che vive al disopra delle sue possibilità...
- Ma questo che c'entra con l'omicidio di Pierre. Voi invece a che punto siete... cosa avete...
- Signorina, per favore, risponda alle mie domande.
Martine si morse un labbro.
- Allora? - la incalzò Maigret.
- Beh lo stipendio da Boucher è buono, poi dò qualche ripetizione, faccio qualche econonomia... qualche cosa riesco a metterlo da parte...
- Mi dica... quanto le costa d'affitto l'appartemento al 21 di rue des Sardoux?
- Beh... è di un amico... mi ha fatto un prezzo di favore...
- Ah... e come si chiamerebbe quest'amico?
- Joseph... Joseph... non ricordo il congome...
- E' sicura di ricordare bene?... Non si chiama forse Gerard...Gerard Boucher...
Martine ebbe un sussulto, ma si riprese subito.
- Ma che dice! Quello è il mio datore di lavoro...
- Ed è quello l'accompagna a casa in macchina a notte fonda.
Martine accusò il colpo. Stavolta chinò la testa per non incrociare lo sguardo di Maigret.
Il commissario riaccese la pipa, fece un sospiro, si alzò e si mise dietro Martine
in modo che lei non fosse costretta a guardarlo.
- Allora Martine quali sono i suoi rapporti con Gerard?
La ragazza taceva.
-  Sa qualche cosa sulla morte di Pierre?
Ancora silenzio.
- Martine, la prego non mi faccia perdere la pazienza... Certe cose è meglio per lei se le vengo a sapere dalla sua voce che non le vada a scoprire altrove.
- Io... di Pierre non so nulla... sì, Gerard mi ha fatto la corte, era una situazione complicata con la moglie lì in negozio... e poi sì insomma Pierre era bravo, ma pur sempre ragazzino... voleva sempre impicciarsi di tutto...
- Ma lei così giovane... accettare la corte di un uomo di mezz'età, sposato, suo datore di lavoro...
- E' proprio per quello, a me servono i soldi di quello stipendio... e non ho potuto rifiutare il corteggiamente di Gerard...
- E per questo si faceva dare dei soldi extra da lui?
- No!
Martine si era voltata e ora fissava la figura massiccia del commissario dritto dietro di lei.
- Non ho chiesto una lira. E' stato lui che mi ha affittato quell'appartamento... io non sapevo nulla...
- E magari aggiunge anche qualche generoso supplemento al suo stipendio... senza che gli altri lo sappiano, s'intende...
Martine strinse i pugni intorno alla impalpabile stoffa del suo tailleur .
- Guardi non è come pensa lei... sì ho bisogno di soldi per mantenermi agli studi, i libri, le tasse universitarie...
- ... i bei vestiti, i parrucchieri, un'abitazione signorile... - fece ironico Maigret.
- D'accordo sono diventata l'amante di Gerard... sono affari miei, e poi questo cosa a che fare con l'omicidio di Pierre?
Glielo dico tra un po', signorina - disse Maigret lasciando l'ufficio degli ispettori per recarsi nel proprio - deve solo aspettare un po'.
La stanza era piena di fumo. Fumo di sigaro e non di pipa, al commissario fece uno strano effetto. Ma, come se non fosse contento, accese la sua pipa.
Si sedette davanti a Boucher che aveva un'aria sicura di sè, nonostante l'attesa di solito mettesse un po' tutti sulle spine.
- Allora mio carissimo Boucher - attaccò cordiale Maigret - come la capisco. Quella rossa deve succhiarle il sangue... deve essere tremenda, sotto quell'aria candida...
Il panettiere fissava ora il vuoto, combattutto se negare tutto o fare il galletto tutto tronfio della sua giovane e bella amante.
La sua indole prevalse.
- Visto che bella figliola. Si girano tutti e anche in negozio tutti fanno la fila per...pagare eh!... eh!...eh!... Beh, qualche soldo mi costa... ma che vuole che sia, per uno come me...
- Ma in negozio c'è anche sua moglie... no?
- In negozio nessuno sospetta nulla e poi mia moglie sa che non si può mettere sindacare dove, vado, quello che faccio e con chi... sono fatti miei...
- E lei è proprio sicuro che in negozio nessuno sappia nulla?... O che Martine non l'abbia detto a qualcuno?... o che nessuno vi abbia visti...
- Commissario non sono un ragazzino... modestamente so barcamenarmi bene in queste situazioni - disse con espressione compiaciuta - anzi direi alla grande... Ma questo che c'entra con l'omicidio di Pierre?
Tutti la stessa domanda, pensò Maigret, che non aveva ben chiara dove fosse la strada per arrivare alla soluzione, ma la sentiva. Sentiva che era lì da qualche parte, tra i legami che andavano e venivano tra Martine e Gerard.
- A proposito - continuò distrattamente Maigret - la domenica dell'assassinio che ci faceva a Parigi nel pomeriggio? 
- Ma se ero a Ivry alla sagra...
- A giocare a carte? Per tre ore... senza mai vedere sua moglie...
Boucher si fece serio per un attimo.
- Ma certo... eravamo lì a un centinaio di metri uno dall'altra.
- No, così non va bene, caro Boucher, lei mi sta simpatico , ma non mi prenda in giro. So benissimo che quel pomeriggio lei era a Parigi. Su... a chi aveva dato appuntamento?
- A nessuno...le dico che non sono stato a Parigi
- Pierre era in panetteria sin dalla mattina. Cosa ce lo aveva mandato a fare?
- Pierre? Ma se era in gita con Louis e Bernanrd...
- No. Pierre e la sua bicicletta sono stati visti in tarda mattinata davanti alla sua panetteria... Glielo chiedo di nuovo: perché lo aveva fatto andare lì?
Maigret ostentava sicurezza e Boucher si faceva scuro in volto.
- Doveva prendere una cosa... per me...
- E lei nel pomeriggio è arrivato in auto da Ivry per prenderla?.... Cosa!
- Era un borsa con del denaro...
- Quanto?
- Cinque, seimila franchi, non ricordo di preciso...
- E lei fà maneggiare tutto quel denaro a un ragazzino? E perché aveva tanta urgenza di avere quei soldi... doveva consegnarli a qualcuno? E da dove venivano?
Boucher tacque.
 - Magari andavano a Martine?..
- Senta io e lei siamo amanti, io le passo soldi tutti i giorni, il denaro non c'entra. Quella maledetta domenica Pierre doveva dirmi qualcosa proprio su Martine. Io sono arrivato da Ivry, ho aspettato un'ora, ma Pierre non si è visto e così  sono tornato indietro...
- E lei mi vorrebbe far credere che lei vede il suo garzone tutti i giorni e ha bisogno di correre di nascosto ad un appuntamento cper di più fissato da lui... ma chi è il padrone? 
Boucher era lì con l'aria imbrazzata, il sigaro spento appeso alle labbra e iniziava a sudare.
- Smetta di dire balle - disse Maigret, alzandosi di scatto - mi sono stufato di perdere tempo! Torno tra un po' e voglio che mi dica la verità, le dò una mezz'oretta per pensarci bene.
Maigret si sentiva vicino ad un svolta, forse un crollo del panettiere? Ma ora era il momento di tornare da Martine. (continua domani martedi 12)  

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