martedì 12 agosto 2014

SIMENON SIMENON. IL CASO DEL PICCOLO PIERRE / 4


(continua da lunedì 11) - Trovò Martine seduta con le braccia incrociate. Vicino a lei c'era Lapointe. Si scambiarono un'occhiata e l'ispettore uscì lasciandoli soli.
Maigret l'apostrofò senza preamboli.
- Lei ha mentito, signorina, quella domenica sapeva bene che Gerard di sarebbe visto con Pierre. Mi vuole dire se c'era anche lei a quell'appuntamento?
- Ma io...
- Martine, me l'ha detto il suo Gerard che si è visto con Pierre... e lei mi dice  di non sapere niente? - azzardò Maigret - Eppure la cosa riguardava anche lei...
- Ma di cosa parla... io non davvero sapevo niente.
- Cosa è successo tra lei e Pierre?
- Beh se lo devo proprio dire.... ma ormai tanto... Avevo visto Pierre  rubare dei soldi dalla cassa. - la ragazza piagnucolava  - L'ho detto a Gerard. Lui voleva dargli un bella lezione  ma non davanti a tutti. E così ecco l'appuntamento di domenica. 
- E perchè Pierre è andato lì la mattina se Gerard è sarebbe arrivato da Ivry solo il pomeriggio?
- Non saprei... davvero...
- Ma lei era lì... e quando? La mattina sola con Pierre, o il pomeriggio insieme a Gerard?...  E non menta...
Martine si guardava in giro come si aspettasse di trovare qualcuno in quella stanza oltre a lei e il commissario, che intanto aveva preso una sedia e si era piazzato davanti a lei.
- Sono stata io che ho dato appuntamento al ragazzo la domenica mattina. Mi aveva promesso di riportare il denaro... non volevo che Gerard fosse troppo duro con lui, glielo avevo detto io... "restituisci i soldi prima che te li chieda Gerard..."...
- E poi?
- Mi ha dato la borsa con il denaro...
- Quanto?
- Beh non ricordo cinque seicento franchi....
- Sempre di meno...eh?...Mi hanno detto che in quella borsa ce n'erano dieci volte di più... bah poi vedremo... Adesso vada avanti...
- Ho preso la borsa e gli ho detto che sarei tornata lì il pomeriggio, quando ci sarebbe stato anche Gerard. Ma quando verso le cinque mi sono recata alla panetteria ho trovato solo Gerard. Pierre non si è fatto vedere. Ho dato la borsa a Gerard, dopodichè abbiamo aspettato circa un 'ora... ma Pierre non si è visto.
Allora Gerard è tornato a Ivry e io a casa... 
Già anche quasi tutto filava in accordo con le dichiarazioni di Gerard, tranne la storia dei soldi nella borsa: cinque o seicento franchi, o cinque sei mila?  Nel primo caso era credibile la storia dei soldi rubati dalla cassa, nel secondo no...poteva essere magari una cifra giusta per un ricatto... Già ma per che cosa?
 Tornò da Boucher, ormai era stanco di questo rimpallo tra i due... La sua sagoma sembrava più massiccia e pesante quando rientrò nel suo ufficio. Non si sedette, ma restò in piedi di fianco al panettiere.
- Allora, che cos'è questa storia che Pierre rubava dalla cassa... E' vero che è stata Martine a dirglielo? - lo disse con un tono duro e  definitivo come se volesse chiudere lì quella vicenda.
Il panettiere lo guardò con occhi socchiusi da sotto in su, forse cercava di capire se quelle assenze di Maigret significassero che anche Martine era lì a Quai des Orfevres?
- Pierre... Rubava? Ma se era lui che mi aveva confidato che era Martine la colpevole di certi ammanchi di cassa...
- Cioè si spieghi meglio...
- Pierre mi disse di averla vista mettere in borsetta una mazzetta di biglietti da cento franchi, una volta che stava facendo i conti e un'altra volta mentre io non c'ero e lei stava chiudendo la cassa. E allora mi aveva chiesto di vederci, ma da soli perché non voleva che Martine venisse a sapere che era stato lui a scoprirla...
Maigret non aveva mosso un muscolo e stringeva così forte la pipa come se volesse stritolarla. Sentiva ancora che si trattava di menzogne. Senza dire una parola si voltò e tornò da Martine.
Quando lo vide, la ragazza abbozzò un sorriso.
- La informo che nel mio ufficio, c'è Gerard Boucher che l'accusa formalmente di furto... contrariamente a quanto lei mi detto, è stato Pierre a smascherarla e a voler parlare con lui. E dice che si tratta di cinque sei mila franchi... Ma anche questo non è la verità, no?
Martine aveva la faccia smarrita.
- Vorrei che lei mi dicesse la verità prima che la porti nel mio ufficio per fare un confronto tra quello che dite...
- Io non ho rubato nulla... - disse con un filo di voce, guardando per terra - e nemmeno Pierre... il fatto è che un giorno Pierre ha sorpreso me e Gerard... eravamo usciti da un cinema... quella sera per caso Pierre passava di lì con la sua bici. Né io, né Gerard ce ne accorgemmo. Lui ci riconobbe e ci seguì fino a casa mia. E lì vide che salimmo insieme a casa mia...
Ecco il ricatto, pensò Maigret.
- Fu lui a chiedermi dei soldi per stare zitto con la signora Giselle... Non avevo scelta. Dovevo chiudergli la bocca pagandolo... rischiavo grosso, se la storia fosse venuta alla luce, non sarei potuta rimanere a lavorare alla panetteria, avrei perso l'appartamento e anche i soldi che mi passava il mio amante... Ma d'altronde se per caso Gerard avesse scoperto che gli nascondevo una cosa del genere sarebbe andata anche peggio...
Maigret sentiva che quella era la direzione giusta, forse non ancora la strada che serviva ad arrivare alla soluzione del caso, ma era direzione era quella: il ragazzo aveva scoperto la tresca tra padrone e cassiera e voleva guadagnarci sopra. Pierre non era questo stinco di santo che dipingevano tutti... L'aveva pensato fin dal primo momento: quel quadretto era fin troppo idilliaco.
A quel punto prese Martine per un braccio la costrinse ad alzarsi e la spinse verso il suo ufficio.
Quando entrarono in quel modo, Gerard si alzò in piedi di scatto. Cosa aveva detto la sua amante, pensò... dovette velocemente decidere cosa dire. Quando tutti furono seduti Maigret si accese una pipa e si sistemò comodo alla sua scrivania. Chiamò Janvier e fece un telefonata.
Intanto i due amanti nemmeno si guardavano.
Chiusa la comunicazione, il commissario li fissò entrambi e poi, rivolto all'uomo, chiese
- Allora il piccolo Pierre sapeva di voi due. 
- Già - fece asciutto Boucher.
- Questo è ormai assodato, come è chiaro pure che il piccolo Pierre era intraprendente e malizioso. Vide la possibilità di ricattare qualcuno, ma forse gli mancò il coraggio di farlo con il padrone. Fece delle richieste a Martine, sapendo che poi i soldi sarebbero venuti da lei... Gerard...no? 
- Martine insisteva perchè io lo pagassi... diceva che se avesse raccontato tutto a mia moglie la nostra storia sarebbe finita...
- Ma come... lei prima mi ha detto che sua moglie non può  mettere bocca sui suoi affari... che lei fà come le pare e la signora Giselle ne deve rimanere fuori...
Fu Martine che rispose.
- Giselle è proprietaria delle mura del negozio e del forno...
- Ah... ecco la verità... lei Boucher fa il gradasso agli occhi di tutti e poi sua moglie la tiene al guinzaglio perchè la panetteria è sua...
- Sì, ma senza di me, senza il forno che ho comprato io e senza il mio lavoro, quelle mura non valgono niente...
- Ma diciamo che lei non vuole litigare con sua moglie e magari rischiare di separarsi, per colpa di Martine... o meglio di Pierre che ha scoperto la vostra tresca... d'altronde  un'altre Martine si trova, no Boucher?... Ci sono tante ragazze a Parigi, giovani, carine...
Boucher emise una specie di grugnito, quasi a significare che quello che stava sentendo forse non gli piaceva, ma non era in grado di negarlo. E ancora non aveva dato un'occhiata a Martine.
- Sì, era lui che aveva paura che la moglie lo venisse a sapere - protesto Martine -  e diceva pure che pagare non sarebbe servito... bisognava eliminarlo...
Boucher le si rivoltò come una bestia.
- Ma che dici! Eri tu ad avere paura di perdere tutto... Eri tu che dicevi che quel ragazzo era un pericolo per noi... ma quella che aveva da perdere di più eri tu... Pierre temeva me, non te... 
- Insomma come è andata questa storia del ricatto?
- Glielo dico io - disse con voce roca Boucher che era diventato loquace - Pierre ricattò Martine perchè aveva paura di me... paura fisica. Diceva sempre a Martine che io non avrei dovuto sapere nulla. Era lei che avrebbe dovuto tirare fuori i soldi... dalla cassa, da quelli che le davo io... dallo stipendio...
Maigret alzò il palmo della mano.
- Fermi tutti. Fin qui è chiaro che Pierre vi ha ricattati, ma quello che voglio sapere è chi l'ha ucciso. Non credo che la signorina da sola nei sia stata capace...
- Già non è buona nemmeno a fare quello. E' lei che mi ha suggerito di farlo fuori... ormai era troppo pericoloso per tutti e due...
- E vero Martine?
La ragazza aveva il volto coperto dalle mani e non rispondeva, ma quel silenzio era assai eleoquente.
- Allora è vero. Era lei che spinsgeva Gerard ad ucciderlo piuttosto che pagarlo?
Ma come attirarlo in trappola?... Adesso vedo chiaro... - Maigret ora aveva imboccato la strda giusta - E' stata lei a convocare il ragazzo la domenica mattina, con la scusa di pagarlo. E poi, è vero, di lei non aveva paura... Solo che lei doveva trattenerlo fino all'arrivo di Gerard... Siete rimasti chiusi nella panetteria? L'ha portato a casa sua? Magari l'ha intrettenuto con qualche moina... quel ragazzo doveva essere sensibile al suo fascino... Non lo so... ma poco importa. Il fatto è che lei trattiene in qualche modo il ragazzo finchè arriva il suo amante... è così?
Martine fece sì con la testa... ora aveva un fazzoletto davanti alla bocca per nascondere i singhiozzi. Lo sguardo di Boucher si era fatto duro.
- Lei Boucher deve essere arrivato di sorpresa... già armato di coltello... mentre Martine... intratteneva il ragazzo, lei lo colpiva alla schiena...
- Era un verme... un verme ingrato... - disse il panettiere con voce ormai bassa e roca - aveva avuto tutto da me, un lavoro, soldi... e non ha avuto il coraggio di affrontarmi da uomo a uomo...
- Ma era un ragazzo - la voce spezzata di Maritne si era finalmente fatta sentire - era un piccolo ragazzo...
- Zitta sgualdrina.. non lo difendere era una piccola serpe...
Era il momento che Maigret aspettava. la rottura definitiva tra i due. Lei che difendeva il ragazzo e lui che la chiamava "sgualdrina".
Ormai i due si sarebbero accusati e insultati a vicenda. Janvier avrebbe verbalizzato tutto e poi i due sarebbero finiti in cella.
All'improvviso  Maigret avvertì un senso di nausea. Si alzò di scatto, prese la giacca... nemmeno li guardò. 
- Janvier... i verbali e poi in cella. E telefona subito al giudice Comelieu, prima che i giornali escano con la notizia.
Quando scese i 148 scalini di Quai des Orfevres si sentiva più leggero. Chiamò un taxi... doveva andare a casa prepare la valigia per raggiungere a Meung-sur-Loire M.me Maigret.
(fine

Questo apocrifo è stato scritto da Maurizio Testa, sempre nell'ambito e nello spirito della rubrica "Magari come Simenon...". Simenon-Simenon invita i suoi lettori ad inviare racconti e divertissement a simenon.simenon@temateam.com

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