martedì 5 agosto 2014
SIMENON SIMENON. MAIGRET E UNA DROGA CHIAMATA...
La pipa sempre tra i denti. Simenon ce lo presenta così assai spesso. Che sia nel suo ufficio a interrogare qualche sospettato o in una delle brasserie della provincia francese, che stia passeggiando lungo la Senna o viaggiando in treno verso il prossimo caso, il commissario Maigret non smette mai di fumare.
In Una testa in gioco (La tête d'un homme - 1931), ad esempio, Maigret è di guardia alla finestra di una stanza d'abergo e tiene sotto controllo un bistrot proprio di fronte. L'attesa è lunga e le fumate si susseguono. Ad un certo punto il tabacco finisce e, burbero e sbrigativo, chiama la reception per farsi portare del trinciato forte. Alla risposta che, lì in albergo, non avevano tabacco, Maigret risponde quasi dando un'ordine: "che lo vadano a comprare!" Dopo poco arriva uno dei suoi ispettori che entrando nella stanza, letteralmente satura di fumo, inizia addirittura a tossire.
Cosa significa per Simenon questo accanimento del commissario a fumare la pipa ? E perché la pipa?
La risposta alla seconda domanda sembra facile e scontata, visto che Simenon stesso era un gran fumatore di pipa, a suo dire fin da tredici anni, quando acquistò la prima pipa. E non solo, aveva anche cura, quando lo fotografavano, di avere una pipa tra i denti, in mano, sul tavolo e comunque sempre con lui nell'inquadratura. Non può essere un caso che tra centinaia di foto si fatichi non poco a trovarne una senza pipa. E appunto, come se non bastasse, il suo protagonista letterario fuma come una ciminiera sbuffando pipe grosse e tozze, bruciando per altro il tabacco "gris", una miscela semplice a decisamente forte.
Questa pipa è un simbolo? Si potrebbe rispondere in vari modi. La pipa brucia il tabacco e lo manda in fumo come le sigarette. Ma queste spariscono, lasciando traccia di sé solo in un mozzicone annerito. La pipa resta per anni, per decenni, è un simbolo di stabilità, di abitudini radicate, ma anche di compagnia. Perdona gli errori del padrone quando la fà spegnere. Si lascia docilmente riaccendere, vuotare, riaccendere... Simboleggia bene il personaggio del commissario simenoniano, non è soltanto un complemento e ormai un'icona di Maigret, ma un oggetto che sintetizza le caratteristiche del suo padrone.
Certo Simenon, istintivo com'era, non avrà pensato ai simbolismi che potevano scaturire dagli elementi che concorrevano a costruire il suo protagonista.
E lo scrittore stesso lo affermava quando, in un riflessione dei suoi Dictées, diceva "... la pipa è un vero oggetto, un oggetto personale, che finisce per far corpo con voi stessi..."
Ma perchè Maigret è un fumatore per così dire a ciclo continuo? Avrebbe potuto avere l'abitudine di fumare, dopo mangiato, oppure quando aveva bisogno di concentrarsi e di riflettere, o ancora per sbollire un'arrabbiatura. E invece no. Fuma la mattina appena sveglio, magari riaccendendo la pipa lasciata sul comodino la sera prima, fuma sulla piattaforma degli autobus parigini, fuma in ufficio, qualche rara volta anche in quello del giudice Comelieu. Fuma bevendo una birra o un calvados, fuma sul luogo del delitto, fuma durante i lunghi appostamenti notturni... insomma non smette mai.
E' una dipendenza? La pipa forse è come una droga, ma é anche una sorta di "coperta di Linus", un'abitudine irrinunciabile, ma al tempo stesso un compagna che non tradisce, che ti scalda anche quando sei solo e che ti aiuta ad andare avanti.
D'altronde anche Simenon quando era solo, chiuso nel suo studio a scrivere in preda a l'état de roman, aveva sulla scrivania una decina di pipe già caricate e pronte per essere fumate, una dopo l'altra... a ripetizione.
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Credo che la vera e unica "droga", o per meglio dire fissazione, di Georges Simenon sia stata la scrittura. Le altre sotto droghe, o bisogni primari e secondari, a cui Simenon si dedicava erano vissute ed espletate come funzioni autonome e distaccate, sempre in funzione della scrittura in qualità di romanziere.
RispondiEliminaArmando T