"Il Presidente", Clemenceau, nel film Augustin, sembra una traccia per "Hammamet", sul premier Craxi, uscito da poco nelle sale italiane
"Le Président", Clemenceau, Augustin dans le film, et dans le livre de Simenon, est-il une piste pour "Hammamet", un film sur Craxi, qui est sorti récemment en salle en Italie
SIMENON SIMENON. CRAXI LIKE SIMENON'S "THE PREMIER"?
Is "The Premier", Clemenceau, Augustin in the movie, and in Simenon's novel, a track for "Hammamet", a film about Craxi, newly released in Italy?
Is "The Premier", Clemenceau, Augustin in the movie, and in Simenon's novel, a track for "Hammamet", a film about Craxi, newly released in Italy?
Qualche giorno fa', un articolo sul "Corriere della Sera" di Roberto Iasoni, adombrava alcune analogie tra il recente film "Hammamet" sull' ex-premier socialista Bettino Craxi, diretto da Gianni D'Amelio e "Il presidente" film del '61 di Herny Verneuil che racconta invece gli ultimi giorni di Émile Beaufort ex-presidente del Consiglio dei ministri francese che richiama un po' la figura di Georges Clemenceau. Questi in sintesi gli elementi che fanno collegare all'articolista le due pellicole: la figura del leader francese, ex primo ministro si è ritirato come Craxi, ma mentre il primo è solo andato in provincia, il secondo è fuggito all'estero in Tunisia, avendo subito due condanne ed essendo in attesa di altri processi. Entrambe vivono la fine della loro vita isolati dal loro vecchio partito e dai compagni di militanza l'unica cosa che li rende entrambe ancora considerati è il possesso di carte o di informazioni che potrebbero interessare al momento i politici al potere.
Da un parte quindi un calvario umano di chi da potente diventa irrilevante, dimenticato e vive in solitudine, sia pure in un'isolamento dorato. Dall'altra due personaggi che aprono e chiudono un secolo: Clemenceau già primo ministro dal 1906 prima delle due guerre mondiali, Craxi arrivato a quella carica nel 1983 a conflitti conclusi da quasi quarant'anni. Due mondi politicamente e socialmente poco comparabili eppure, secondo Iasoni, contano diverse analogie: "... il tramonto di una formidabile carriera politica, l’esilio, la malattia, l’imbarazzo generato dai due monumenti viventi… A saldare il destino dei due protagonisti è la tragica presa di coscienza della propria sconfitta....".
Se da una parte questo è vero, bisogna tener presente che il film di Verneuil, magistralmente interpretato tra l'altro da un strepitoso Jean Gabin, è la trasposizione di un romanzo di Simenon che, a sua volta, è una libera ispirazione alla vicenda Clemenceau, presa ad esempio dei giochi di potere della politica, della corruzione e del peggior lato del potere nelle istituzioni.
Il film su Craxi è invece un'opera prima, sceneggiata e diretta dallo stesso D'Amelio, su un personaggio di cui la storia ha già dato alcuni giudizi, ma, sembra, non il verdetto definitivo.
Insomma sono due pellicole che non hanno una genesi comparabile.
E poi Émile Beaufort, che rappresenta Clemenceau, è un politico integerrimo (definizione che oggi sembra quasi un ossimoro), non ha corrotto e non ha rubato. Craxi invece è stato processato proprio per questione legate al finanziamento illecito del suo partito, storie di tangenti e corruzioni su cui la giustizia ha sospeso il suo corso per la morte dell'accusato. Beaufort-Clemenceau sembra essere un politico vecchio stampo, ligio alle regole, con una severa morale politica, mentre Craxi appare come il simbolo della politica fine secolo, che dice di guardare lontano a traguardi di grande livello e che non può occuparsi degli intrallazzi di denaro che avvengono sottobanco e sotto il suo naso.
Insomma forse la comparazione dei due film e dei loro protagonisti è un po' problematica, anche perché, mentre Le Président si affida alla superba interpretazione di Jean Gabin, Hammamet si basa su un pur bravissimo Pierfrancesco Favino, ma soprattutto su un trucco che ne trasforma le fattezze in un incredibile replica dei lineamenti di Craxi.
E questa può essere la chiave per cogliere la lontananza dei due film. Quella moderna tecnologia che, spinta ogni oltre limite, riesce, sia pure nella fiction, a trasformare un uomo in un altro e a fondare parte della valenza dell'opera sull'apparire. Il film del '60 invece cercava non certo il perfezionismo formale, ma la forza del simbolo affinché l'evocazione del personaggio e della vicenda fossero più coinvolgenti possibile.
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