Una veloce disamina della passione del romanziere fumatore per la pipa. Come, ma in modo diverso, quella del suo commissario
SIMENON SIMENON. BEAUCOUP DE FUMÉE ET SEULEMENT DE PIPE
Un rapide examen du romancier passionné fumeur de pipe. Comme, mais d'une manière différente, de celle de son commissaire
SIMENON SIMENON. A LOT OF SMOKE AND OF PIPE ONLY
A quick examination of the passionate novelist smoker of pipe. Like, but in a different way, that of his Chief Inspector
Lo sa anche chi non
ha mai letto un romanzo di Simenon o un’inchiesta del commissario Maigret.
Tutti li conoscono infatti come entrambe accaniti fumatori di pipa. Quasi tutti sanno che il
poliziotto fuma proprio perché é il suo creatore che ha voluto trasmettergli
questa propria caratteristica passione.
Meno sono però quelli che conoscono la differenza della tipologia di pipe tra autore e
personaggio. Il primo vantava una collezione di circa 300 pipe (almeno
a quanto afferma il sito “Nonsolopipa”) e quindi è lecito supporre che la
foggia e i modelli fossero estremamente vari. C’era un suo certo debole per le
pipe inglesi, che allora passavano per essere le migliori in assoluto. E il
modello “billiard” era quello preferito (pipa classica, snella, cannello dritto,
nessuna inclinazione, fornello regolare nella forme e nelle dimensioni) realizzato
in radica. Queste preferenze si concretizzavano in una predilezione speciale: la Dunhill modello Root Briar 3013. E anche per il tabacco sceglieva quello
prodotto dalla famosa casa britannica: il Royal Yacht o l’Elisabethan Mixture.
Ma c’è un terzo “tabacco speciale”, quello che la stessa Dunhill confezionava
appositamente per lui, con un nome, non solo scontato, ma sicuramente anche un
po’ ovvio: il “Maigret’s Cut”.
E a proposito di
Maigret, va sottolineato che la scelta del commissario va invece al Gris, una
mistura semplice, non aromatica, prodotta dalla Caporal, taglio grosso, insomma un tabacco forte per palati abituati. E della
stessa linea sono anche le pipe che sceglie. Di grossa taglia, con una radica
né liscia, né lucidata, grossi fornelli, pipe rigorosamente dritte, in ogni modo in
linea con la sua stazza e il suo burbero carattere.
Di Maigret sappiamo che fuma dopo cena e prima di
andare a letto. Nella notte la pipa risposa sul comodino, spenta ma non finita.
E non è insolito che la mattina, alzandosi, il commissario per prima cosa, messe
giù le gambe dal letto, riaccenda la stessa pipa, magari solo per poche
boccate. Poi sappiamo che in ufficio fuma, soprattutto in occasione degli
interrogatori più tesi, quelli che magari si protraggono anche nella notte. Poi
fuma nelle sue passeggiate lungo la Senna, sulla piattaforma esterna di certi
bus, quando ha motivo di concentrarsi, ma anche dopo un lauto pasto o dopo
aver bevuto un bel boccale di birra. E
la sera, quando era finalmente a casa, si metteva sulla sua poltrona preferita,
davanti alla finestra aperta e si gustava una delle ultime pipate della giornata.
E Simenon?
A vedere le sue foto, non c’era scatto in cui comparisse lui e non una sua pipa.
Ma il rapporto dello scrittore con il fumo com’era?
Ce lo racconta nel 1967 Jacques Lanzmann in un intervista per la rivista “Lui”.
Per certi versi, vedremo, che non è poi così dissimile
da quello della sua creatura letteraria“…Il mattino, ad
esempio, quando mi alzo la prima cosa che faccio è lavarmi i denti e poi carico
una pipa – spiega Simenon – E, quando inizio a bere i primi sorsi di the,
aspiro le prime boccate di fumo. Il fatto di mettere la pipa fra i denti, fin
dal mattino, significa che la giornata comincia, che sono sveglio e sono attivo…”.
Insomma una
convivenza che anche per lo scrittore inizia con un appuntamento mattutino e che
acquisisce una valenza nella cadenza giornaliera.
Ma anche quello serale, era un rendez-vous
irrinunciabile. “…la sera, al momento di
coricarmi, mi attardo un po’ per finire la pipa che ho fra i denti. Riesco
sempre a trovare un modo per “imbrogliare” e mi dico: «Toh, ho dimenticato di
ricaricare l’orologio» oppure «Non ho chiuso le persiane» e mi guadagno cinque
minuti per finire la mia pipa…”.
La sua
abitudine, come abbiamo detto, la passa pari pari al suo commissario, un
personaggio con cui, indubbiamente, ha un rapporto speciale. Però il disordine
delle pipe del commissario, gli sfrizzoli sulla sua scrivania a Quai des Orfèvres (e una M.me Maigret
che in casa trova tabacco dappertutto) a prima vista cozza con l’ordine
meticoloso che vediamo nelle foto dello scrittore, pipe allineate, ben pulite, nessuna
traccia di tabacco… ma vediamo cosa ha da dire Simenon sulle sue pipe.
“…ho pipe ovunque... Ne tengo su quasi tutte
le mie scrivanie e tendo la mano automaticamente verso la pipa come verso il
mio vizio. Credo proprio di fumare da quando mi alzo fino al momento di
coricarmi,… salvo a tavola! Ho cominciato a fumare molto presto, verso i
tredici anni. Fu a causa di una certa timidezza, di un bisogno di credermi
uomo? Molto probabilmente sì, ma ne sono contento!...”
E’ proprio il caso di dire “in fumo veritas”…
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