venerdì 17 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. MOLTO FUMO E SOLO DI PIPA

Una veloce disamina della passione del romanziere fumatore per la pipa. Come, ma in modo diverso, quella del suo commissario 

SIMENON SIMENON. BEAUCOUP DE FUMÉE ET SEULEMENT DE PIPE
Un rapide examen du romancier passionné fumeur de pipe. Comme, mais d'une manière différente, de celle de son commissaire
SIMENON SIMENON. A LOT OF SMOKE AND OF PIPE ONLY
A quick examination of the passionate novelist smoker of pipe. Like, but in a different way, that of his Chief Inspector




Lo sa anche chi non ha mai letto un romanzo di Simenon o un’inchiesta del commissario Maigret. Tutti li conoscono infatti come entrambe accaniti fumatori di pipa. Quasi tutti sanno che il poliziotto fuma proprio perché é il suo creatore che ha voluto trasmettergli questa propria caratteristica passione.
Meno sono però quelli che conoscono la differenza della tipologia di pipe tra autore e personaggio. Il primo vantava una collezione di circa 300 pipe (almeno a quanto afferma il sito “Nonsolopipa”) e quindi è lecito supporre che la foggia e i modelli fossero estremamente vari. C’era un suo certo debole per le pipe inglesi, che allora passavano per essere le migliori in assoluto. E il modello “billiard” era quello preferito (pipa classica, snella, cannello dritto, nessuna inclinazione, fornello regolare nella forme e nelle dimensioni) realizzato in radica. Queste preferenze si concretizzavano in una predilezione speciale: la Dunhill modello Root Briar 3013. E anche per il tabacco sceglieva quello prodotto dalla famosa casa britannica: il Royal Yacht o l’Elisabethan Mixture. Ma c’è un terzo “tabacco speciale”, quello che la stessa Dunhill confezionava appositamente per lui, con un nome, non solo scontato, ma sicuramente anche un po’ ovvio: il “Maigret’s Cut”.
E a proposito di Maigret, va sottolineato che la scelta del commissario va invece al Gris, una mistura semplice, non aromatica, prodotta dalla Caporal, taglio grosso, insomma un tabacco forte per palati abituati. E della stessa linea sono anche le pipe che sceglie. Di grossa taglia, con una radica né liscia, né lucidata, grossi fornelli, pipe rigorosamente dritte, in ogni modo in linea con la sua stazza e il suo burbero carattere.
Di Maigret sappiamo che fuma dopo cena e prima di andare a letto. Nella notte la pipa risposa sul comodino, spenta ma non finita. E non è insolito che la mattina, alzandosi, il commissario per prima cosa, messe giù le gambe dal letto, riaccenda la stessa pipa, magari solo per poche boccate. Poi sappiamo che in ufficio fuma, soprattutto in occasione degli interrogatori più tesi, quelli che magari si protraggono anche nella notte. Poi fuma nelle sue passeggiate lungo la Senna, sulla piattaforma esterna di certi bus, quando ha motivo di concentrarsi, ma anche dopo un lauto pasto o dopo aver bevuto un bel boccale di birra.  E la sera,  quando era finalmente a casa, si metteva sulla sua poltrona preferita, davanti alla finestra aperta e si gustava una delle ultime pipate della giornata.
E Simenon?
A vedere le sue foto, non c’era scatto in cui comparisse lui  e non una sua pipa.
Ma il rapporto dello scrittore con il fumo com’era? Ce lo racconta nel 1967 Jacques Lanzmann in un intervista per la rivista “Lui”.
Per certi versi, vedremo, che non è poi così dissimile da quello della sua creatura letteraria“…Il mattino, ad esempio, quando mi alzo la prima cosa che faccio è lavarmi i denti e poi carico una pipa – spiega  Simenon – E, quando inizio a bere i primi sorsi di the, aspiro le prime boccate di fumo. Il fatto di mettere la pipa fra i denti, fin dal mattino, significa che la giornata comincia, che sono sveglio e sono attivo…”.
Insomma una convivenza che anche per lo scrittore inizia con un appuntamento mattutino e che acquisisce una valenza nella cadenza giornaliera.
Ma anche quello serale, era un rendez-vous irrinunciabile. “…la sera, al momento di coricarmi, mi attardo un po’ per finire la pipa che ho fra i denti. Riesco sempre a trovare un modo per “imbrogliare” e mi dico: «Toh, ho dimenticato di ricaricare l’orologio» oppure «Non ho chiuso le persiane» e mi guadagno cinque minuti per finire la mia pipa…”.
La sua abitudine, come abbiamo detto, la passa pari pari al suo commissario, un personaggio con cui, indubbiamente, ha un rapporto speciale. Però il disordine delle pipe del commissario, gli sfrizzoli sulla sua scrivania a Quai des Orfèvres (e una M.me Maigret che in casa trova tabacco dappertutto) a prima vista cozza con l’ordine meticoloso che vediamo nelle foto dello scrittore, pipe allineate, ben pulite, nessuna traccia di tabacco… ma vediamo cosa ha da dire Simenon sulle sue pipe.
“…ho pipe ovunque... Ne tengo su quasi tutte le mie scrivanie e tendo la mano automaticamente verso la pipa come verso il mio vizio. Credo proprio di fumare da quando mi alzo fino al momento di coricarmi,… salvo a tavola! Ho cominciato a fumare molto presto, verso i tredici anni. Fu a causa di una certa timidezza, di un bisogno di credermi uomo? Molto probabilmente sì, ma ne sono contento!...”
E’ proprio il caso di dire “in fumo veritas”…

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