Avvenire - 17/12/2020 - Maurizio Cecchetti - Inviato nel 1933 da una rivista a sondare che cosa pensano i popoli del Continente della Francia, il papà di Maigret scrive resoconti che sono lo specchio di una falsa idea di unità. Adelphi sta ripescando dall’opera di Georges Simenon i reportage. L’anno scorso ha pubblicato le sue cronache raccolte durante un viaggio a bordo di una goletta in lungo e in largo nel Mediterraneo. Era l’estate del 1934 e Simenon aveva trascorso già sei mesi percorrendo l’Europa continentale fino ai confini russi e traendone resoconti illuminanti sulle condizioni (e le ragioni) che prepararono il secondo grande conflitto del Novecento. Perché comincia a scrivere i suoi reportage, Simenon? Forse per conoscere meglio la natura umana, e perché deve anche mettere insieme abbastanza di che vivere. Allora qui si deve ricordare che Georges Sim, questo il nome con cui firmò alcuni dei primi romanzi che fecero da incubatrice al ciclo di Maigret, era una sorta di scrittore antropologo o psicologo, che sembra quasi sempre astenersi dal giudicare (perché la vita è un misto di bene e di male, spesso inestricabile e inspiegabile per gli stessi attori del dramma...>>>
Era l’estate del 1934 e Simenon?
RispondiEliminaIl piacere che si prova nella violenza inflitta a un personaggio dello schermo si trasforma in violenza contro lo spettatore. E i film https://cineblog01.rest/western/ sono ottimi per aggiungere più interesse.
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