(continua da lunedì 11) - Trovò Martine seduta con le braccia incrociate. Vicino a lei c'era Lapointe. Si
scambiarono un'occhiata e l'ispettore uscì lasciandoli soli.
Maigret
l'apostrofò senza preamboli.
-
Lei ha mentito, signorina, quella domenica sapeva bene che Gerard di sarebbe
visto con Pierre. Mi vuole dire se c'era anche lei a quell'appuntamento?
-
Ma io...
-
Martine, me l'ha detto il suo Gerard che si è visto con Pierre... e lei mi
dice di non sapere niente? - azzardò Maigret - Eppure la cosa riguardava
anche lei...
-
Ma di cosa parla... io non davvero sapevo niente.
-
Cosa è successo tra lei e Pierre?
-
Beh se lo devo proprio dire.... ma ormai tanto... Avevo visto Pierre
rubare dei soldi dalla cassa. - la ragazza piagnucolava - L'ho detto a
Gerard. Lui voleva dargli un bella lezione ma non davanti a tutti. E così
ecco l'appuntamento di domenica.
-
E perchè Pierre è andato lì la mattina se Gerard è sarebbe arrivato da Ivry solo il
pomeriggio?
-
Non saprei... davvero...
-
Ma lei era lì... e quando? La mattina sola con Pierre, o il pomeriggio insieme
a Gerard?... E non menta...
Martine
si guardava in giro come si aspettasse di trovare qualcuno in quella stanza
oltre a lei e il commissario, che intanto aveva preso una sedia e si era
piazzato davanti a lei.
-
Sono stata io che ho dato appuntamento al ragazzo la domenica mattina. Mi aveva
promesso di riportare il denaro... non volevo che Gerard fosse troppo duro con
lui, glielo avevo detto io... "restituisci i soldi prima che te li chieda
Gerard..."...
-
E poi?
-
Mi ha dato la borsa con il denaro...
-
Quanto?
-
Beh non ricordo cinque seicento franchi....
-
Sempre di meno...eh?...Mi hanno detto che in quella borsa ce n'erano dieci
volte di più... bah poi vedremo... Adesso vada avanti...
-
Ho preso la borsa e gli ho detto che sarei tornata lì il pomeriggio, quando ci sarebbe
stato anche Gerard. Ma quando verso le cinque mi sono recata alla panetteria ho
trovato solo Gerard. Pierre non si è fatto vedere. Ho dato la borsa a Gerard,
dopodichè abbiamo aspettato circa un 'ora... ma Pierre non si è visto.
Allora
Gerard è tornato a Ivry e io a casa...
Già
anche quasi tutto filava in accordo con le dichiarazioni di Gerard, tranne la
storia dei soldi nella borsa: cinque o seicento franchi, o cinque sei
mila? Nel primo caso era credibile la storia dei soldi rubati dalla
cassa, nel secondo no...poteva essere magari una cifra giusta per un ricatto...
Già ma per che cosa?
Tornò
da Boucher, ormai era stanco di questo rimpallo tra i due... La sua sagoma
sembrava più massiccia e pesante quando rientrò nel suo ufficio. Non si
sedette, ma restò in piedi di fianco al panettiere.
-
Allora, che cos'è questa storia che Pierre rubava dalla cassa... E' vero che è
stata Martine a dirglielo? - lo disse con un tono duro e definitivo come
se volesse chiudere lì quella vicenda.
Il
panettiere lo guardò con occhi socchiusi da sotto in su, forse cercava di capire se
quelle assenze di Maigret significassero che anche Martine era lì a Quai des
Orfevres?
-
Pierre... Rubava? Ma se era lui che mi aveva confidato che era Martine la
colpevole di certi ammanchi di cassa...
-
Cioè si spieghi meglio...
-
Pierre mi disse di averla vista mettere in borsetta una mazzetta di biglietti
da cento franchi, una volta che stava facendo i conti e un'altra volta mentre
io non c'ero e lei stava chiudendo la cassa. E allora mi aveva chiesto di
vederci, ma da soli perché non voleva che Martine venisse a sapere che era
stato lui a scoprirla...
Maigret
non aveva mosso un muscolo e stringeva così forte la pipa come se volesse
stritolarla. Sentiva ancora che si trattava di menzogne. Senza dire una parola
si voltò e tornò da Martine.
Quando
lo vide, la ragazza abbozzò un sorriso.
-
La informo che nel mio ufficio, c'è Gerard Boucher che l'accusa formalmente di
furto... contrariamente a quanto lei mi detto, è stato Pierre a smascherarla e
a voler parlare con lui. E dice che si tratta di cinque sei mila franchi... Ma
anche questo non è la verità, no?
Martine
aveva la faccia smarrita.
-
Vorrei che lei mi dicesse la verità prima che la porti nel mio ufficio per fare
un confronto tra quello che dite...
-
Io non ho rubato nulla... - disse con un filo di voce, guardando per terra - e
nemmeno Pierre... il fatto è che un giorno Pierre ha sorpreso me e Gerard...
eravamo usciti da un cinema... quella sera per caso Pierre passava di lì con
la sua bici. Né io, né Gerard ce ne accorgemmo. Lui ci riconobbe e ci seguì
fino a casa mia. E lì vide che salimmo insieme a casa mia...
Ecco
il ricatto, pensò Maigret.
-
Fu lui a chiedermi dei soldi per stare zitto con la signora Giselle... Non avevo scelta. Dovevo chiudergli la bocca pagandolo... rischiavo grosso, se la
storia fosse venuta alla luce, non sarei potuta rimanere a lavorare alla
panetteria, avrei perso l'appartamento e anche i soldi che mi passava il mio
amante... Ma d'altronde se per caso Gerard avesse scoperto che gli nascondevo
una cosa del genere sarebbe andata anche peggio...
Maigret
sentiva che quella era la direzione giusta, forse non ancora la strada che
serviva ad arrivare alla soluzione del caso, ma era direzione era quella: il
ragazzo aveva scoperto la tresca tra padrone e cassiera e voleva guadagnarci
sopra. Pierre non era questo stinco di santo che dipingevano tutti... L'aveva pensato fin dal primo momento: quel quadretto era fin troppo idilliaco.
A
quel punto prese Martine per un braccio la costrinse ad alzarsi e la spinse
verso il suo ufficio.
Quando
entrarono in quel modo, Gerard si alzò in piedi di scatto. Cosa aveva detto la
sua amante, pensò... dovette velocemente decidere cosa dire. Quando tutti
furono seduti Maigret si accese una pipa e si sistemò comodo alla sua
scrivania. Chiamò Janvier e fece un telefonata.
Intanto
i due amanti nemmeno si guardavano.
Chiusa
la comunicazione, il commissario li fissò entrambi e poi, rivolto all'uomo,
chiese
-
Allora il piccolo Pierre sapeva di voi due.
-
Già - fece asciutto Boucher.
-
Questo è ormai assodato, come è chiaro pure che il piccolo Pierre era
intraprendente e malizioso. Vide la possibilità di ricattare qualcuno, ma forse
gli mancò il coraggio di farlo con il padrone. Fece delle richieste a Martine,
sapendo che poi i soldi sarebbero venuti da lei... Gerard...no?
-
Martine insisteva perchè io lo pagassi... diceva che se avesse raccontato tutto
a mia moglie la nostra storia sarebbe finita...
-
Ma come... lei prima mi ha detto che sua moglie non può mettere bocca sui
suoi affari... che lei fà come le pare e la signora Giselle ne deve rimanere
fuori...
Fu
Martine che rispose.
-
Giselle è proprietaria delle mura del negozio e del forno...
-
Ah... ecco la verità... lei Boucher fa il gradasso agli occhi di tutti e poi
sua moglie la tiene al guinzaglio perchè la panetteria è sua...
-
Sì, ma senza di me, senza il forno che ho comprato io e senza il mio lavoro, quelle mura
non valgono niente...
-
Ma diciamo che lei non vuole litigare con sua moglie e magari rischiare di
separarsi, per colpa di Martine... o meglio di Pierre che ha scoperto la vostra
tresca... d'altronde un'altre Martine si trova, no Boucher?... Ci sono tante ragazze a
Parigi, giovani, carine...
Boucher
emise una specie di grugnito, quasi a significare che quello che stava sentendo
forse non gli piaceva, ma non era in grado di negarlo. E ancora non aveva
dato un'occhiata a Martine.
-
Sì, era lui che aveva paura che la moglie lo venisse a sapere - protesto Martine - e diceva pure che pagare
non sarebbe servito... bisognava eliminarlo...
Boucher
le si rivoltò come una bestia.
-
Ma che dici! Eri tu ad avere paura di perdere tutto... Eri tu che dicevi che
quel ragazzo era un pericolo per noi... ma quella che aveva da perdere di più
eri tu... Pierre temeva me, non te...
-
Insomma come è andata questa storia del ricatto?
-
Glielo dico io - disse con voce roca Boucher che era diventato loquace - Pierre
ricattò Martine perchè aveva paura di me... paura fisica. Diceva sempre a
Martine che io non avrei dovuto sapere nulla. Era lei che avrebbe dovuto tirare
fuori i soldi... dalla cassa, da quelli che le davo io... dallo stipendio...
Maigret
alzò il palmo della mano.
-
Fermi tutti. Fin qui è chiaro che Pierre vi ha ricattati, ma quello che voglio
sapere è chi l'ha ucciso. Non credo che la signorina da sola nei sia stata
capace...
-
Già non è buona nemmeno a fare quello. E' lei che mi ha suggerito di farlo
fuori... ormai era troppo pericoloso per tutti e due...
-
E vero Martine?
La
ragazza aveva il volto coperto dalle mani e non rispondeva, ma quel silenzio era
assai eleoquente.
-
Allora è vero. Era lei che spinsgeva Gerard ad ucciderlo piuttosto che pagarlo?
Ma
come attirarlo in trappola?... Adesso vedo chiaro... - Maigret ora aveva
imboccato la strda giusta - E' stata lei a convocare il ragazzo la domenica
mattina, con la scusa di pagarlo. E poi, è vero, di lei non aveva paura... Solo
che lei doveva trattenerlo fino all'arrivo di Gerard... Siete rimasti chiusi
nella panetteria? L'ha portato a casa sua? Magari l'ha intrettenuto con qualche
moina... quel ragazzo doveva essere sensibile al suo fascino... Non lo so... ma
poco importa. Il fatto è che lei trattiene in qualche modo il ragazzo finchè arriva il suo
amante... è così?
Martine
fece sì con la testa... ora aveva un fazzoletto davanti alla bocca per
nascondere i singhiozzi. Lo sguardo di Boucher si era fatto duro.
-
Lei Boucher deve essere arrivato di sorpresa... già armato di coltello...
mentre Martine... intratteneva il ragazzo, lei lo colpiva alla schiena...
-
Era un verme... un verme ingrato... - disse il panettiere con voce ormai bassa
e roca - aveva avuto tutto da me, un lavoro, soldi... e non ha avuto il
coraggio di affrontarmi da uomo a uomo...
-
Ma era un ragazzo - la voce spezzata di Maritne si era finalmente fatta sentire
- era un piccolo ragazzo...
-
Zitta sgualdrina.. non lo difendere era una piccola serpe...
Era
il momento che Maigret aspettava. la rottura definitiva tra i due. Lei che
difendeva il ragazzo e lui che la chiamava "sgualdrina".
Ormai
i due si sarebbero accusati e insultati a vicenda. Janvier avrebbe verbalizzato
tutto e poi i due sarebbero finiti in cella.
All'improvviso
Maigret avvertì un senso di nausea. Si alzò di scatto, prese la giacca...
nemmeno li guardò.
-
Janvier... i verbali e poi in cella. E telefona subito al giudice Comelieu,
prima che i giornali escano con la notizia.
Quando
scese i 148 scalini di Quai des Orfevres si sentiva più leggero. Chiamò un
taxi... doveva andare a casa prepare la valigia per raggiungere a
Meung-sur-Loire M.me Maigret.
(fine)
• Questo apocrifo è stato scritto da Maurizio Testa, sempre nell'ambito e nello spirito della rubrica "Magari come Simenon...". Simenon-Simenon invita i suoi lettori ad inviare racconti e divertissement a simenon.simenon@temateam.com