mercoledì 3 agosto 2011

SIMENON. PROVE DI ROMANS DUR NEI ROMANZI POPOLARI

Quante volte abbiamo detto che agli inizi Simenon scriveva letteratura popolare per mantenersi, ma anche perché questo era un'esercizio imprescindibile per poter poi iniziare a scrivere dei veri romanzi? La gavetta, la cosiddetta letteratura-alimentare (lui la chiamava così perchè era la sua unica forma di sostentamento). Certo tutto questo è vero. Ma se scaviamo un po'di più, troveremo qualcosa di interessante.
Innazitutto è chiaro che i passaggi tra la letteratura popolare e il romanzo poliziesco e poi tra i Maigret e i romans-durs, non avvennero dalla sera alla mattina. Simenon stesso disse e scrisse più di una volta che, soprattutto nel periodo dei romanzi e dei racconti popolari, riservava una parte della sua quotidiana seduta di scrittura a comporre dei brani che nessuno mai avrebbe pubblicato. Lo faceva per sperimentare e prendere la mano con un linguaggio che certo non era quello della letteratura commerciale o, come diceva lui un po' polemicamente, letteratura su ordinazione.
In un'intervista rilasciata nel '56 a Carver Collins, per The Humanitis, Simenon racconta di aver inserito nei suoi romanzi più commerciali alcuni brani o interi capitoli che invece sembrano presi, così come sono, da uno dei suoi romans-durs. Vediamo come la spiega Simenon:
".... era per allenarmi. Invece di scrivere semplicemente la storia, in quel capitolo, cercavo di dare un terza dimensione, non necessariamente a tutto il capitolo, forse ad una stanza, ad un sedia, a un certo oggetto...Sarebbe più facile esprimersi in termini pittorici...".
Simenon amava le similitudini con la pittura e non era certo la prima e l'utima volta che per spiegare, l'ispirazione, lo stile, le atmosfere delle sue opere ricorreva a delle immagini mutuate dal mondo dell'arte figurativa.
"....  E una questione di peso. Volevo dare peso alle mie parole...Un pittore commerciale dipinge senza rilievo, si può affondare il dito attraverso il suo quadro. Ma una mela dipinta da Cézanne, ad esempio, ha peso. Bastano tre pennellate ...Cercavo di dare alle mie parole lo stesso peso che Cézanne dava a una mela. Perciò utilizzo quasi sempre le  "mots-matière". Cerco di evitare le parole astratte e poetiche, "crepuscolo" ad esempio. E' molto bella, ma non dà nulla...Evito ogni un'ulteriore penellata che non porti a questa terza dimensione...". (in merito allo stile e alle mots-matière vedi il post del 23 maggio scorso Simenon. Lo stile che cambia e le mots-matière)
E d'altronde Simenon sosteneva che le famose atmosfere, di cui tanto parlavano i critici a proposito delle sue opere, altro non era che l'impressionismo dei pittori adattato alla letteratura. E gli elementi di quella scuola, raccontava lo scrittore, li aveva assorbiti fin da bambino, a Liegi, quando lo portavano a visitare mostre e musei.

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