giovedì 5 luglio 2012

SIMENON. UNA VITA COSTRUITA A TAVOLINO?

Sappiamo bene cosa portò Simenon a lasciare Liegi per Parigi, ad abbandonare il suo lavoro sicuro di redattore alla Gazette de Liège per l'incognita dell'avventura letteraria. Non si trattava solo del fatto di scrivere, ma di cosa e come. Il suo obiettivo era scrivere romanzi che scaturissero dalla sua vena ispiratrice, senza condizionamenti, insomma letteratura vera come la intendeva lui.
Va dato atto al giovanissmo Simenon che, a nemmeno vent'anni, aveva tre doti che lo avrebbero aiutato moltissmo a raggiungere il suo obiettivo, lì dove moltissimi altri giovani come lui avevavano fallito. Intanto era umile. Sapeva perfettamente che lo aspettava un lungo periodo di gavetta e che sarebbe "arrivato" solo dopo un certo numero di tappe. Poi era un lucido e consapevole programmatore. Infatti nella sua testa già vedeva i periodi che lo attendevano: quello dell' apprendistato, in cui avrebbe dovuto accettare qualsiasi lavoro su commissione, avrebbe dovuto scrivere di tutto, ma che sarebbe stato un momento fondamentale per entrare nel meccanismo del mondo editoriale, per sperimentare linguaggi e forme narrative. Poi sarebbe potuto passare alla cosiddetta semi-letteratura, dove, accanto alla libertà di scrivere quello che voleva, dovevano coesistere un determinato complesso di regole (ad esempio quelle del genere poliziesco) che lo guidassero (ma fino ad un certo punto...) e costituissero un punto di riferimento. Solo dopo questa esperienza avrebbe potuto mollare gli ormeggi e navigare nel mare della letteratura tout court. Terza dote, la perserveranza. Simenon non si scoraggiava mai, nemmeno dei ripetuti e celebri dinieghi di Colette, quando lui le portava i racconti che avrebbe voluto vedere pubblicati su Le Matin. Caparbio e perseverante, li modificò, li cambiò, seguì i consigli della scrittrice fin quando riuscì a farsene pubblicare uno.
Certo non fu il solo scrittore a fare questo tipo di gavetta, soprattutto nella fase della letteratura-alimentare (quella che non solo fungeva da apprendistato ma, come diceva lo stesso Simenon, gli serviva per mangiare). La spinta economica ha quasi sempre avuto la sua importanza per moltissimi scrittori. Potremmo citare Faulkner che quando aveva bisogno di denaro andava a lavorare per le major di Hollywood e poi tornava alla sua Oxford (Usa) per dedicarsi alle proprie creazioni artistiche. Oppure Balzac che, agli inizi e sotto pseudonimo, sapeva bene di scrivere, come le definiva senza mezzi termini, "delle vere e proprie porcherie letterarie" e rimpiangeva il tempo sprecato a scriverle. E a differenza di Simenon, che invece era cosciente dei suoi limiti e non si lamentava di dover scrivere su commissione i più triti e stucchevoli romanzetti popolari, l'impaziente Balzac, consapevole del suo valore, soffriva del tempo sprecato a scrivere quella robaccia invece di dedicarlo alla letteratura.
Simenon "quella robaccia" la faceva invece fruttare, sia economicamente, che  come esperienza e non aveva intenzione di bruciare le tappe. Era come se avesse definito a tavolino un ruolino di marcia per raggiungere i suoi obietivi e lo seguisse diligentemente.
Ma anche l'istinto ebbe a sua parte. Cosa altro poteva infatti convincerlo che tra i numerosi personaggi creati, proprio Maigret, che trovava tanta ostilità da parte del suo editore, fosse quello giusto su cui puntare tutto, tanto da uscire allo scoperto con il proprio vero nome? Le regole della letteratura popolare avrebbero dovuto insegnarli tutto il contrario. Il suo commissario e le sue inchieste non avevano le caratteristiche che le regole del "genere" allora pretendevano. Fu un azzardo? Crediamo di no. Razionalmente forse aveva ragione Fayard che quella serie non era destinata al successo. Ma intuitivamente Simenon sentiva il contrario (ricordiamoci che anche il commissario era definito dal suo creatore non intelligente, ma intuitivo). E nei fatti le sensazioni dello scrittore vinsero sui "dati" dell'editore. Così Simenon con il successso di Maigret, era entrato nella semi-letteratura. Il suo commissario gli portò fama e popolarità, ma anche quell'etichtta di autore poliziesco che ci mise non poco a scrollarsi di dosso. Dopo la prima serie di venti inchieste, Simenon considerava chiuso il capitolo Maigret e aveva iniziato con Fayard a pubblicare i romans-durs (ma a questo punto le parti si erano invertite: Fayard voleva che Simenon continuasse a scrivere i Maigret, mentre lo scrittore non voleva più saperne). Qui la sua programmazione accusò un errore. Nonostante avesse scritto già diversi romans durs, la sua consacrazione come romanziere la possiamo far coincidere con l'entrata in Gallimard. Ma questo non cambiò nulla. Anche Gaston Gallimard gli chiedeva di scrivere Maigret. Il romanziere riuscì a reggere un periodo sabbatico di qualche anno, ma poi arrivò il momento del ritorno di Maigret. E fu un ritorno per la vita. Ma, se in un certo senso, nei primi tempi Simenon si era preoccupato di differenziare i romanzi dalle inchieste del commissario, man mano che passavano gli anni le differenze tra le due produzioni andò sempre più riducendosi, tanto da non poter quasi più parlare di produzione letteraria e di produzione commerciale.
Tutto sommato quello che abbiamo chiamato un programma steso a tavolino era stato rispettato e infine aveva funzionato... eccome.

mercoledì 4 luglio 2012

SIMENON. UN EDITORE PER LA VITA

Gaston Gallimard
Da Gallimard a Presses de La Cité. E' il passaggio di casa editrice che Simenon decise di fare nel 1945. Perchè? Tutto sommato Gallimard l'aveva accolto bene. Certo Gaston, il patron, si lamentava un po' per le vendite dei suoi romanzi e di contro gli chiedeva di scrivere dei Maigret che la gente comprava invece a occhi chiusi. Ma su questo Simenon non volle cedere più di tanto. Non é un caso se nell'epoca della Gallimard possiamo contare oltre trenta romanzi, ma soltanto alcune raccolte di racconti di Maigret. E poi tutti quei nomi... Gide, Proust, Sartre, Camus... non che essere in catalogo con quei mostri sacri gli dispiacesse, anzi, se era stato sdoganato come scrittore di polizieschi, lo doveva anche al fatto di essere entrato in una delle più prestigiose case editrici francesi che editava solo certi autori. Ma, come si sa, Simenon aveva sempre avuto poca simpatia per le congreghe letterarie, anche quelle di alto livello e per i salotti culturali. E poi, quel controllo cui si doveva sottoporre al comitato di redazione... Simenon si considerava un artigiano, fin dai tempi della letteratura popolare, e tale si sentiva ancora adesso, ormai romanziere affermato. Scritto il suo libro, spedito in casa editrice, considerava finito il suo lavoro. Aveva altre idee su come passare il tempo (poco in verità) tra la scrittura di un libro e un altro, che non incontrarsi con altri scrittori, partecipare a pranzi, convegni, ricevimenti, anche quando, di lì a qualche anno, saranno in suo onore.
E, nonostante lasciare un editore come Gallimard potesse costituire un problema d'immagine per lo scrittore, Simenon sentiva un'insofferenza che doveva risolvere. In quel periodo conobbe Sven Nielsen, danese, che con la consorte aveva avviato una società di imballaggio e spedizioni. Poi debuttò nella distribuzione dei libri come Les messageries du livre, per poi iniziare una vera e propria attività editoriale, anche se di piccola entità, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, come Presses de La Cité.
Sven Nielsen
Il loro rapporto iniziò con una prefazione che lo scrittore compilò per Traqué, romanzo poiziesco del norvegese Arthur Omre, cosa che fece gratuitamente, perchè il romanzo gli piacque e perchè gli piaceva anche quel giovane imprenditore coraggioso. Coraggioso e innovativo. Infatti nei suoi libri sostituì all'allestimentimento  "rilegato a filo refe", quello più veloce ed economico all'americana, incollato e cartonato. Ridusse il formato dei suoi libri a quello tascabile, per poter risparmiare sulla carta e permettersi tirature maggiori. Insomma intraprendente, pieno di idee, come poteva non piacere a Simenon? E infatti, chiusa la sua esperienza con Gallimard, il 14 luglio 1945 Nielsen e Simenon firmarono un contratto che li legherà fino alla morte dello scrittore. E l'esordio non poteva essere più adatto visto che si trattò di Pedigree (ottobre 1948) che era stato molto spinto da André Gide e che Gaston Gallimard avrebbe tanto voluto pubblicare.
Ma come in tutti i suoi rapporti di lavoro, Simenon spuntò con Presses de La Cité un contratto più vantaggioso di quello con Gallimard, ma soprattutto Nielsen non era certo tipo di mettere becco su quello che il romanziere scriveva, come succedeva con il comitato di redazione di Gallimard. E in più, essendo entrato anche nell'assetto societario, lo scrittore si sentiva a casa sua, poteva dispensare indicazioni e consigli sulle copertine, sulle uscite e coronare il suo sogno di controllare ogni fase della sua produzione.

martedì 3 luglio 2012

SIMENON SIMENON A K.LIT, PRIMO FESTIVAL DEI BLOG LETTERARI

Sì, ci sarà anche il nostro piccolo Simenon-Simenon, al primo appuntamento di k.Lit - Il Festival dei Blog Letterari. Inventato dal vulcanico spirito di Morgan Palmas (anche blogger con il suo noto "Sul Romanzo", on-line dal 2009), che si svolgerà durante il prossimo weekend (7/8 luglio) a Thiene (Vi).
Una grande manifestazione ricca di appuntamenti che si propone di sviscerare il fenomeno dei blog e in particolare di quelli a tema letterario che, negli ultimi tempi, hanno conosciuto un vero e proprio boom.
Intercettare un trend di questo tipo e pensare ad una manifestazione ad hoc, per Palmas è stato tutt'uno. E se scorrete gli appuntamenti di un programma molto ricco e con nomi di rilievo, capirete come non si tratta di un'iniziativa rivolta agli addetti ai lavori, ma di una due-giorni in cui verranno affrontati temi che coinvolgeranno gli spettatori, così come un vero blog dovrebbe interreagire quanto più possibile con i propri utenti.
Ma lo sguardo di k.Lit è uno di quelli che spazia a 360° e che vede lontano. Infatti la letteratura sarà un perno attorno cui ruoteranno argomenti limitrofi e collegati, da quelli più artistici, a quelli più sociali, da quelli più culturali a quelli più informativi. Insomma niente steccati, nessuna divisione, ma al contrario una analisi di tutte le intersezioni, le contaminazioni, i punti di contatto e i condizionalmenti tra una disciplina e l'altra, tra temi differenti e ambiti diversi dell'espressione e della cultura on-line. 
Come potrete vedere dal programma ci saranno poi momenti musicali, turistici, ludici, che danno un'idea di come la progettazione di questo evento sia stata davvero creativa e la sua organizzazione sia stata curata nei minimi particolari.
Il nostro è un grandissimo "in bocca a lupo" per questo 1° k.Lit, anche se l'idea è talmente buona, originale, tempestiva e il programma così allettante che Morgan Palmas e tutta la sua organizzazione, siamo sicuri, non ne avrebbero certo bisogno.

lunedì 2 luglio 2012

SIMENON. AUNG SAN SUU KYI: L'UMANITA' DI MAIGRET

Moltissimi hanno seguito il ritiro del "suo" Nobel per la Pace assegnatole nel 1991. Aung San Suu Kyi, come é noto, ha potuto ritirarlo solo oggi, dopo un ventennio, perchè detenuta dal regime birmano per le sue idee democratiche e presto divenuta un simbolo mondiale dell'opposizione al regime dittatoriale del paese asiatico. In occasione del suo viaggio in Europa, il giornalista francese Gilles Bouleau ha ottenuto, qualche giorn fa', per TF1 un'intervista in esclusiva in cui Aung San Suu Kyi ha parlato anche della sua lunga esperienza di detenzione e di come passava il tempo. Ha raccontato di aver perfezionato il suo francese e di averne approfondito la conoscenza anche grazie alla lettura di Simenon. Ha infatti dichiarato "... ho imarato ad amare M. e M.me Maigret..." precisando poi che quello che l'attirava era il fatto che i suoi personaggi sono davvero "molto umani"

sabato 30 giugno 2012

SIMENON. LE SUE ULTIME TRE CASE, SUL PICCOLO SCHERMO

Un piccolo evento. Una puntata della serie dedicata dall'emittente France 5 alle dimore di famosi scrittori é inevitabilmente stata anche quella riservata a Simenon. La scelta non era difficile. Come testimoniato da lui direttamente, le sue dimore "stabili" furono trentatre.  Il documentario di Marianne Lamour ha concentrato l'attenzione su quelle in Svizzera, quindi dell'ultimo periodo della sua vita. In 25 minuti di filmato, la produzione trasmessa da France 5 ha scelto il castello di Echandens, simbolo del ritentro definitivo in Europa e della sua stabilizzazione. La Villa di Epalinges, costruita su idea e concezione dello stesso scrittore, affinchè esaudisse anche la sua più particolare esigenza sede dell'ultimo periodo della scrittura. E infine la  piccola "casa rosa" in rue Figuiers, la casa della vecchiaia, ma anche quella dei Dictées e del importante Mémoire intimes. La casa con il giardino, sovrastato dal grande cedro de Libano, giardino su cui furono sparse le ceneri di Marie-Jo, la figlia suicida a 25 anni e nell'89 anche lquelle del romanziere ad opera della sua ultima compagna Teresa. Questo documentario, realizzato un paio di anni fa', ha visto la sua messa in onda la settimana scorsa in Francia, con una replica oggi sabato.

venerdì 29 giugno 2012

SIMENON: L'ADIEU A MAIGRET


Continuano i "rendez vous" con Maigret e Simenon, della nostra attachèe al Bureau-Simenon, Murielle Wenger, esperta ed assidua firma per Maigret su Trussel.com e autrice dell'autorevole Les enquetes du commissaire Maigret



6 bis) Adieu Maigret, compagno di tutta la vita... letteraria

1972 – A febbraio Simenon finisce Maigret e monsieur Charles. Non immagina probabilmente che si tratterà del suo ultimo Maigret, e anche del suo ultimo romanzo in assoluto. Ma all’inizio del libro aleggia una sorta di premonizione: Maigret rifiuta la promozione a Direttore della P.J., preferisce a rimanere nella sua brigata e continuare a percorrere le strade di Parigi con i loro piccoli bistrot, i loro palazzi con le portinerie, in una parola essere per sempre il commissario di cui si rileggeranno all’infinito le inchieste. Quanto a Simenon poserà la penna e impugnerà il microfono e inizierà a raccontare i suoi ricordi, le sue impressioni sul nastro dl un registratore.  Più di una vota evocherà i suoi più classici personaggi con i quali, con il passare degli anni, troverà maggiori affinità, analogie e con i quali a volte si confronterà.

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1973 – In Un homme comme les autres, il primo dei suoi dictées, Simenon evoca un sogno che ha fatto a proposito di Maigret: “ Era più grande, più largo di spalle, più corpulento di me. Anche se lo vedevo di spalle, percepivo il suo essere placido che invidiavo. Vestito con pantaloni di tela blu, un grembiule da giardiniere e portava un cappello di paglia sgualcito. Si trovava in un giardino (...) Era Maigret nel suo giardino di Meung-sur-Loire, un Maigret in pensione pure lui, ma di diversi anni più giovane di me (…) Trovava il modo di impiegare ciascun’ora della sua giornata. E gli capitava, braccio sotto baraccio, di fare delle lunghe passeggiate con sua moglie (…) Queste immagini si sono cancellate. Le conservo nella mia mente e questo sarà per me la pensione di Maigret”.
Nel dictée successivo, Des traces de pas,  Simenon dice, il 2 ottobre :” Ho dei rimorsi per aver lasciato completamente lasciato andare Maigret dopo il mio ultimo romanzo: "Maigret et monsieur Charles" . E‘ un po’ come se uno lasciasse un amico senza nemmeno stringergli la mano. Si creano, tra l’autore e i suoi personaggi, dei legami affettivi, a maggior ragione se la loro collaborazione è durata cinquant’anni (…) Gli auguro una felice pensione, così come è felice la mia. Abbiamo lavorato parecchio insieme, abbastanza perché io gli dica addio un po’ emozionato”.

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29 settembre 1979 – In occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Maigret, Simenon gli scrive una lettera che viene pubblicata sul settimanale svizzero L’Illustré:
Sarete probabilmente meravigliato di ricevere una mia lettera, da quando ci siamo lasciati circa sette anni fa’. Quest’anno è il cinquantesimo anniversario del giorno in cui, a Delfzijl, abbiamo fatto conoscenza. Voi avevate circa quarantacinque anni. Io venticinque. Ma avete avuto la fortuna in seguito di trascorrere un certo numero di anni senza invecchiare. E’ stato soltanto alla fine delle "nostre" avventure che avete raggiunto l’età di cinquantatre anni (…) Che età avrete quindi oggi? Non ne ho idea, essendovi concesso questo privilegio di cui voi avete approfittato per un lungo periodo. Di contro io sono invecchiato molto più in fretta di voi, come i comuni mortali ed ora ho abbondantemente passato i miei settantasei anni (…) Eccoci, tutti e due pensionati, e, spero che così sia anche per voi, assaporando entrambe le più piccole gioie della vita, respirando l’aria del mattino, osservando con curiosità la natura, e gli esseri intorno a noi. Ci tengo ad augurarvi un buon anniversario, a voi e a M.me Maigret.”.

giovedì 28 giugno 2012

SIMENON. ANCHE MAIGRET TORNA IN EUROPA.

L'llustrazione è di Ferenc Pintér
Continuano i "rendez vous" con Maigret e Simenon, della nostra attachèe al Bureau-Simenon, Murielle Wenger, esperta ed assidua firma per Maigret su Trussel.com e autrice dell'autorevole Les enquetes du commissaire Maigret




6) Finisce il periodo americano. Ritorno trionfale in Europa: 1955 - 1967

1955 - Dopo aver terminato il suo ultimo romanzo americano, Maigret et le corps sans tête, Simenon con la sua famiglia lascia definitivamente l’America.  Si stabilisce provvisoriamente a Mougins, dove scrive in luglio il suo primo romanzo di Maigret dopo la rentrée europea: Maigret tend une piège.

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1957 – Simenon e la sua famiglia si sistemano nella loro prima residenza in Svizzera, nel castello d’Enchandens. Il primo Maigret che sarà scritto qui s’intitola Maigret voyage, come fosse un’eco delle sue precedenti peregrinazioni. Questo romanzo inaugura anche una nuova veste editoriale. La copertina fotografica è sostituita da un disegno raffigurante il profilo di Simenon – o di Maigret? – con una pipa i cui sbuffi di fumo contornano il nome dell’autore e il titolo del romanzo.
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29 gennaio 1958 – Esce i film Maigret tend un piège, primo dei tre dattamenti cinematografici in cui il ruolo di Maigret viene interpretato da Jean Gabin.
                
                
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1960 -  A marzo Simenon è a Londra per firmare con la BBC il contratto dell’adattamento televisivo per cinquantadue Maigret. Il ruolo del commissario toccherà a Rupert Davies. Dopo il Festival del Cinema di Cannes, che lo scrittore presiede nel mese di maggio, scrive in giugno Maigret et les Veillards, il cui titolo riecheggia curiosamente quello del tacquino di note che inizierà qualche giorno dopo e cha sarà poi pubblicato con il titolo Quand j’ètais vieux.


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1962 – Dopo aver presieduto in marzo a Londra il ballo annuale dei fabbricanti di pipe, Simenon scrive a maggio Maigret et le clochard.


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1964 – I Simenon abitano ormai nella casa che l’autore ha fatto costruire a Epalinges. In luglio scrive Maigret se défend, che avrà un seguito ne La patience de Maigret, finito nel marzo dell’anno successivo. E’ il solo caso, in tutta la serie dei Maigret in cui un romanzo è il seguito di un altro. Questo stesso anno vede la messa in onda del primo episodio della serie televisiva italiana, dove Maigret è interpretato da Gino Cervi.


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3 settembre 1966 – Simenon inaugura a Delfzijl una statua di Maigret in presenza di alcuni attori che hanno interpretato la sua parte.

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1967 – In marzo debutta la pubblicazione delle “Œuvres complete” di Georges Simenon per le edizioni Rencontre, sotto la direzione di Gilbert Sigaux. Per scelta editoriale, verrano pubblicate due collezioni in parallelo: da un parte i romans-durs i cui volumi saranno contraddistinti da cifre arabe, e dall’altra parte i romanzi di Maigret numerati con cifre romane. Il tomo "I" si apre con una prefazione firmata da Simenon, nella quale l’autore racconta la nascita di Maigret, secondo la leggenda di Delfzijl. In questo stesso anno la famiglia Simenon va in vacanza a Vichy e naturalmente l’autore ne approfitta per far venire anche… Maigret che condurrà un’inchiesta, Maigret a Vichy, scritta a settembre. In questo romanzo il commissario inizia ad avvertire, probabilmente come anche il suo autore, i primi problemi di salute che derivano dall’età. Su consiglio del suo amico, dottor Pardon, Maigret prova, non senza qualche resistenza da parte del proprio fisico, a moderare un po’ il consumo di alcolici. 
 
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1967 - Il 14 ottobre va in onda sull’emittente ORTF (il primo canale della tv d'oltralpe) il primo episodio televisivo francese delle inchieste del commissario Maigret. Si tratta di una lunga serie dove il ruolo di Maigret verrà interpretato dall'attore Jean Richard e che debutta con un episodio tratto dall'inchiesta Cècile est morte (1942). (Murielle Wenger)

SIMENON SIMENON. OCCHIO AI COMMENTI!

Volevamo  richiamare l'attenzione di tutti sui commenti che, come per il post di ieri, sono di un'interesse e di una consistenza tale, da poter essere equiparati a veri e propri contributi.
Vi invitiamo quindi a leggerli e, nello specifico, quelli di ieri di Murielle Wenger e di Andrea Franco

mercoledì 27 giugno 2012

SIMENON. LA MATURITA' DI MAIGRET... AMERICANA.

L'llustrazione è di Ferenc Pintér
Continuano i "rendez vous" con Maigret e Simenon, della nostra attachèe al Bureau-Simenon, Murielle Wenger, esperta ed assidua firma per Maigret su Trussel.com e autrice dell'autorevole Les enquetes du commissaire Maigret
 
 
 

5) La maturità americana dei Maigret: 1947 - 1952

1947 - Nel dicembre di questo stesso 1947, Simenon sistemato in Arizona, scrive Maigret et son mort, dove per la prima volta, dopo parecchio tempo, lo ritroviamo al lavoro nella sede della P.J., a indagare nella propria cara città di Parigi. Come ha scritto Lacassin, la lontananza favorisce la nostalgia dei ricordi, e Simenon nel suo soggiorno americano, descrive meglio di sempre la città che il commissario conosce come le sue tasche.

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1948 – In maggio Simenon firma un contratto per l’adattamento hollywoodiano de La tête d'un homme che uscirà nel 1950 con il titolo di The Man of the Eiffel Tower, con Charles Laughton nel ruolo di Maigret. A settembre Simenon scrive La première enquête de Maigret, che racconta gli inizi del personaggio come segretario di un commissariato di quartiere.
  
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1949 – In dicembre Simenon completa la stesura de L’amie de M.me Maigret, romanzo in cui appare per la prima volta l’ispettore Lapointe, un giovane zelante che diventerà presto il “cocco” di Maigret.

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1950 - In settembre finisce Le mémoires de Maigret, capolavoro di messa in scena, dove Simenon dà la parola al suo personaggio per descrivere con humor il loro rapporto e con l’occasione a Maigret viene fornito un passato, delle origini, che completano le informazioni sulla sua vita che solo in parte erano state raccontate ne L’affaire Saint-Fiacre. Nello stesso anno viene pubblicato la raccolta Maigret e les petits cochons sans queue, che  inaugura un nuovo tipo di copertina: a quelle realizzate con disegni a tempera, ne seguiranno poi una serie invece fotografiche in bianco/nero dove il nome di Maigret è scritto con i colori dell’arcobaleno.

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18 aprile 1952 – In occasione di un suo trionfale viaggio in Europa, Simenon è accolto a Quai des Orfèvres, dove gli fanno omaggio di un distintivo da commissario a nome Maigret. Nel giugno dello stesso anno, ritornato negli Usa, scrive Le revolver de Maigret, romanzo dove compare per la prima volta il personaggio del dottor Pardon (lui è la moglie sono i soli amici dei coniugi Maigret). Il 10 ottobre esce il film Brelan d’as, di cui una parte è ispirata al racconto Le témoignage de l’enfant de choeur. Michel Simon interpreta il ruolo di Maigret. (Murielle Wenger)

martedì 26 giugno 2012

SIMENON. MAIGRET, SECONDA VERSIONE

L'llustrazione è di Ferenc Pintér
Continuano i "rendez vous" con Maigret e Simenon, della nostra attachèe al Bureau-Simenon, Murielle Wenger, esperta ed assidua firma per Maigret su Trussel.com e autrice dell'autorevole Les enquetes du commissaire Maigret




4)  Il ritorno di Maigret, ovvero la seconda versione - 1945 -1947

Simenon e Sven Nielsen di Presses de La Cité
1945 – Alla fine della guerra Simenon lascia la Vandea… e il suo editore (Gallimard). Nel settembre del 1944, ha conosciuto un giovane imprenditore, Sven Nielsen, che ha appena fondato una nuova casa editrice, les Presses de La Cité. Tra i due si stabilisce un’amicizia e per suggellarla Simenon propone a Nielsen il manoscritto di un testo inedito, quello di Pedigree, un’opera “matrice” che allora fu però pubblicata con il titolo di Je me souviens. Ma l’autore offre ancora di più: Nielsen diventerà il suo editore esclusivo in francese sia per i romans-durs che per i Maigret. Infatti Simenon riprende il suo personaggio, prima in un racconto La pipe de Maigret, scritto in maggio e poi  in un romanzo Maigret se fâche, scritto in agosto, non lontano da Morsang, che appare in anteprima nel 1946 nel quotidiano France Soir, il nuovo giornale di Pierre Lazareff. In questo romanzo Maigret è ancora in pensione, nella sua casetta di Meung-sur-Loire e bisognerà attender qualche altro titolo per vederlo riprendere il suo posto al Quai des Orfévres.

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1946 – Simenon, arrivato in America, si sistema in Canada, qui inizia il periodo di quelli che vengono chiamati i “romanzi americani”  prepara un nuovo Maigret, Maigret à New York perché, come è doveroso, il suo personaggio deve anche lui, come il suo autore, prendere contatto con il Nuovo Mondo. In questo stesso anno Simenon scriverà quattro racconti narrando le inchieste di Maigret che usciranno nel 1947 nella raccolta Maigret et l’inspecteur malgracieux. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta, apparirà per la prima volta il personaggio dell’ispettore Lognon.

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1947 – Il primo romanzo di Maigret uscito con Presses de La Cité è intitolato La pipe de Maigret e comprende oltre al racconto omonimo, anche Maigret se fâche. La sovraccoperta del volume, in edizione cartonata, è corredata da un  disegno a tempera  e così sarà per i nove titoli seguenti. Infatti questa volta Simenon, a fronte di una produzione letteraria continua, recupera definitivamente il suo personaggio, senza abbandonarlo più sino alla fine. Non si potranno forse mai sapere le ragioni profonde che hanno spinto l’autore a continuare a creare delle avventure per il suo personaggio. Lo stesso Simenon affermava che scriveva le inchieste di Maigret per “rilassarsi” tra un roman-dur e l’altro, ma questa non può essere sufficiente come spiegazione… Infatti va notato che, con il passare del tempo, la simpatia dell’autore per il personaggio va crescendo, gli attribuisce molto di se stesso: i suoi gusti in fatto di cucina, la sua capacità di gioire delle più piccole sensazioni: colori, odori, suoni e il motto “comprendere e non giudicare”. Si ha l’impressione che Maigret rappresenti solo un momento di “relax”, ma che Simenon l’utilizzi per trattare degli argomenti che non è riuscito ad affrontare nei romans-durs, o che lo faccia da altre angolazioni. (Murielle Wenger)