venerdì 7 gennaio 2011

LA GUERRA DEI SIMENON

Dalla seconda metà degli anni '50 il loro menage non procedeva certo nel migliore dei modi. Ma negli ultimi tempi tra Denyse e Georges la situazione era divenuta assai tesa. Le crisi depressive e la dipendenza dall'alcol di lei avevano più volte acceso la miccia di scenate memorabili, cui seguiva non di rado il suo ricovero in case di cura o centri di riabilitazione (già nel 1962). Denyse già aveva dato segnali di un certo malessere psichico... non solo per l'alcol, ma anche l'interruzione della maternità nel '55, per un marcato complesso di inferiorità nei confronti del marito, soprattutto in occasioni mondane, per una crescente esigenza di egocentrismo: per esempio dal '56 al '62 gli addetti al suo servizio passarono  da sei ad undici. Tornati in Europa e stabilitisi in Svizzera, l'organizzazione della vita, anche professionale, di Simenon era ormai mutata  e l'apporto, alcune volte fondamentale, che Denyse aveva fornito al marito negli anni americani, adesso non era più necessario. Soprattutto perché la tendenza all'invadenza rendeva la sua presenza addirittura ingombrante e non sempre positiva per il lavoro di Georges. Queste manifestazioni rafforzavano la convinzione di Simenon che la sua amata Denyse fosse affetta da qualche seria turba mentale, cosa che poi gli fu confermata dai consulti con psichiatri e analisti. Si era ormai del tutto dissolto quel melange di classe e magnetismo che l'aveva sedotto a New York, fin dal loro primo incontro.Oramai nel 1964, in quell'enorme villa ne pressi di Losanna, Simenon non sentiva più nessuna attrazione, anche se in qualche modo tentava di difenderla da lei stessa. Ma ben presto capì che era un tentativo di difendere non più la sua compagna, ma la madre dei suoi figli.  Un ultimo litigio e poi la partenza definitiva da casa Simenon destinanzione un clinica di lusso. E così alla fine anche lui si rassegnò al suo nuovo stato, nella convinzione almeno di aver salvato i figli dalla propria madre. Ma la guerra tra Denyse e Georges non era finita. Pur lontani, continuarono. Simenon aveva trasposto la fine della loro storia in Lettre à mon Juge. Lei rispose una decina di anni più tardi con Un oiseau pour le chat che certo non era tenero con il romanziere. Polemiche finiti sui media, vari botta e risposta tra i due resi pubblici, anche perché Simenon era così famoso, che qualsiasi cosa lo riguardasse faceva notizia e specialmente i settimanali sfruttavano tutto fino al'ultimo. E ancora denuncia dei liniti e degli errori di Denyse Simnon li inserisce in Mémoires intimes (1981), cui Denyse risponderà con una'zione legale e con un romanzo firmato con uno pseudonimo, Odile Dessane intitolato  Le phallus d'or (sottotitolo Ritratto intimo di un uomo celebre - 1981). Certo Simenon nelle Mémoires intimes aveva violato la privacy di Denyse, raccontando fatti e riportando scritti che potevano violare la privacy ed essere lesivi dell'onorabiltà di madame Ouimet. Ci fu così anche una battaglia legale che Simenon vinse, perchè il libro non fu ritirato dalle vendite, ma che perse perchè dovette censurare su ogni copia alcune righe che riguardavano uno scabroso argomento.
Ecco le righe incriminate di Mémoires intimes.
"Questo segreto che tanto mi ha tormentato, non voglio scoprirlo con le mie parole. Preferisco riportare qualche frase che tu hai voluto utilizzare in una cassetta registrata, secondo la tua agenda (Simenon si sta rivolgendo a Marie-Jo, la sua figlia suicida), nel marzo del 1978. Riporto qui il testo esatto, ma come poter rendere il tono spezzato della tua voce? Si tratta di una scena che ha avuto luogo a Villars, quando ad undici anni tu ti ritrovasti sola con tua madre.
Tu mi hai sempre detto, (é Marie-Jo che si rivolge alla madre) quando avevo undici anni, che io non ne sarei stata mai più capace, io non sarei stata più capace nella mia vita di essere una vera femmina davanti ad un uomo perché avrei avuto in mente sempre un'immagine, la vista del tuo sesso aperto, davanti a me, proprio davanti ai miei occhi l'immagine delle tue dita che cercano il piacere e la tua tazza di tè lì di fianco, accanto al letto, e io che ti guardavo guardarmi durante tutto il tempo".
Denyse respinse questa scena definendola "una falsità ignobile, totalmente inventata, basata sul nulla"
Simenon rispose: "D. ha ottenuto che si censurasse una morte".
Il suicidio della figlia pesa come un macigno non solo sui singoli genitori, ma costituì un elemento deflagrante nel rapporto Denyse-Georges

mercoledì 5 gennaio 2011

SIMENON E LA TELEVISION...

Un mezzo di comunicazione che Simenon non sapeva bene se temere o se sfruttare per ampliare la sua impellenza di raccontare storie. Riportiamo qui a tal proposito un brano di Quand j'étais viex (1961): " ... la telvisione mi intriga da un dozzina d'anni, D'altra parte non si tratta del mio mestiere. Ho paura di un fiasco. Ho paura dei giorni e delle settimane d'angoscia che questo mi procurerebbe. Lascerò correre? O più probabilmente cederò al desiderio di provare un mezzo di comunicazione del tutto nuovo per me? ... Rifletterò una settimana, durante la revisione dell'ultimo Maigret  e poi andando a Cannes... se mi venisse il soggetto giusto..."Eppure all'epoca aveva avuto già un'esperienza con il Maigret televisivo made in England (1960-1963) con Rupert Davies cui seguirà nell'88 un film televisivo con interprete l'irlandese Richard Harris, cui andranno poi aggiunte quelle italiane (1964-1972) con Gino Cervi, poi quelle francesi sia con Jean Richard (1967-1990) che con Bruno Cremer (1991-2005) e poi di nuov una itialiana, sia pure poco rilevante, con Sergio Castellitto. Man mano che il personaggio diventava famoso, furono prodotte serie televisive anche in Olanda, come in Russia, in Ucraina e addirittura in Giappone.

martedì 4 gennaio 2011

E SIMENON CREO' MADAME MAIGRET

E' proprio il caso di dirlo. Maigret non sarebbe stato Maigret senza M.me Louise Leonard in Maigret. Simenon li ha fatti conoscere (almeno così è riportato ne Le memorie di Maigret) ad un festa da certi zii di lei. Maigret non è certo un ottimo partito, anche se da poco è stato promosso: dalle ronde di quartiere, in divisa e bicletta, a segretario del commissario di Saint Georges. Ma il suo stipendio è ancora basso, quasi cento franchi per tredici ore di turno. La famiglia di lei è dell'Alsazia e lavorano tutti per il Genio civile e l'appartenenza di Jules ai bassi ranghi della polizia ne fa quasi un estraneo... Nei desideri dei suoi genitori, Louise avrebbe dovuto sposare un ingegnere, uno del loro ambito. E invece l'amore trionfò anche sul Genio civile. Jules e Louise si sposaneranno nel mese di ottobre dl 1912 e lei entrerà ufficialmente nel ruolo di M.me Maigret, moglie del comissario divisionario della polizia giudiziaria parigina. Ad una prima analisi può sembrare un elemento secondario della narrativa seriale dei Maigret, non sempre compare nelle inchieste, non viene mai chiamata con il suo nome, nemmeno dal marito, è sempre la signora Maigret. Sembrerebbe una sorta di appendice, che però fà da rimando ad una serie di elementi che ci rendono più completo e conferiscono un maggior spessore alla figura del commissario. Le sue piccole manie, le abitudini casalinghe, lui, così burbero e intrattabile a Quais des Orfèvres, così coccolato e premurosamente curato a Boulevard Richard Lenoir. La prunella dopo cena, quella fatta dalla sorella di lei in Alsazia, la pipata prima di andare a letto, chiedere cosa c'è per cena, cercando di intuirlo dallo sfrigolìo delle pentole sui fornelli. E lei che ormai indovina oltre la porta di casa i pesanti passi del marito che, tornando a sera, sale le scale. E la sua pazienza a raccogliere cenere e tabacco che le pipe di Maigret lasciano dappertutto. Tutte abitudini che, grazie alla vita casalinga ci presentano l'altra faccia di Maigret. E ancora, le serate a cena dai loro amici, i signori Pardon, le domeniche passate al cinema, dove lui spesso si addormenta. Insomma M.me Maigret è sì un espediente narrativo che ci svela l'altra faccia del commissario, ma pian piano prende forma e corpo, tanto da diventare co-protagonista  o addirittura protagonista di alcune inchieste. E poi si emancipa sempre di più, restando sempre una casalinga, ma adeguandosi ai tempi. Ad esempio nelle ultime inchieste è lei che guida l'automobile, avendo preso la patente. Lui no. Ma d'altronde la vera importanza di M.me Maigret è un'altra. Simenon ha tratteggiato in lei la donna ideale, meglio la sua compagna ideale. Ne scrive infatti sempre con una certa attenzione e con un pizzico d'invidia. Se pensiamo bene, alla fin fine somiglia un po' a Teresa  Sburelin che, anche una volta cambiato il suo stato da femme de chambre a compagna ufficiale di Simenon, non mancò di essergli dedita, in modo discreto e affettuoso, profonda conoscitrice del suo uomo e attenta ai più piccoli dettagli del loro menage.  In uno dei suo famosi Dictée (1974) Simenon confessa infatti "... oggi pomeriggio ho farfugliato una piccola frase che non può essere scappata a tutti. Quando mi hanno domandato se il mio ideale di compagna fosse M.me Maigret, io ho candidamente risposto di sì...".Ma M.me Maigret è in realtà un personaggio chiave che non può essere esaurito in queste righe. Torneremo su di lei, sulle sue capacità culinarie e su altre caratterstiche non meno importanti.

SIMENON SOTTO IL MIRINO DELLA CRITICA

Una delle più diffuse critiche alla letteratura simenoniana era quella di essere considerata soprattutto una letteratura poliziesca. Questo veniva pubblicato ai tempi di Simenon, sule pagine culturali giornali e sulle riviste letterarie, sia pure con toni benevoli, ma con un intento ghettizzante. A stare alle dichiarazioni di Simenon, la critica non aveva nessuna influenza sul suo modo di scrivere.
Ad esempio il fatto che secondo la critica dominante (metà anni '50) erano maturi i tempi affinché Simenon scrivesse un romanzo corale con almeno una ventina di personaggi, lo scrittore rispondeva " Quelli non capiscono nulla. Io non scriverò mai un grosso romanzo. Il mio grosso romanzo è il mosaico di tutti i miei piccoli romanzi". E d'altronde non correva buon sangue soprattutto con la critica francese e lui buttava benzina sul fuoco sostenendo che i critici che meglio avevano compreso la sua opera erano quelli russi e quelli americani. Poi Simenon era davvero convinto di quello che scriveva e di come lo scriveva. La lucida e lungimirante pianificazione del proprio lavoro di scrittore per diventare romanziere ne è un esempio. Già arrivato a Parigi sapeva che avrebbe dovuto, per una decina d'anni almeno, esercitarsi con la letteratura popolare, racconti, romanzi semplici, personaggi e trame stereotipate, che gli sarebbero serviti a prendere confidenza con la scrittura, ma che lo fecero diventare veloce nella stesura. E' quella che lui stesso definiva letteratura-alimentare e faceva parte del periodo di apprendmento. Poi, con la creazione di Maigret, arrivò alla letteratura semi-alimentare dove personaggi e situazioni iniziavano ad avere uno spessore più consistente. Nonostante i binari della serialità, lo scrittore poteva iniziare a costruire storie e creare atmosfere non molto dissimili a quelle  del terzo periodo. In questo affiancò ai Maigret i romans-romans o i romans-durs, come li chiamava lui, quelli che gli permisero di cambiare il suo stato professionale sul passaporto (da scrittore a romanziere). Insomma era un individuo che non lasciava nulla al caso e che bruciava le tappe. Aldilà del proprio talento, aveva programmato la sua crescita come scrittore dandosi quindici, vent'anni per diventare romanziere, e invece solo dopo dodici anni dal suo arrivo a Parigi era già approdato ad un editore come Gallimard. Insomma era uno sicuro di sè, almeno nella scrittura, e non sembrava avere bisogno del sostegno della critica. Infatti in una lettera a Gide, scriveva. " La critica è sempre un anno in ritardo sul mio lavoro, poiché ho sempre sei romanzi già pronti... E così vado avanti da solo..."

giovedì 30 dicembre 2010

E SIMENON CADE IN "ETAT DE ROMAN"

Così lo chiamava, oppure anche état de grace, ma si trattava in ogni caso di quello stato che precedeva la stesura di un romanzo. Simenon racconta che tutto girava intorno ad un elemento che lo aveva colpito. Un profumo o un colore che gli ricordavano qualcosa, magari del passato, addirittura di quand'era bambino. Oppure una voce, una parola, una frase. Insomma qualcosa che attirava la sua attenzione. Poi iniziava a fantasticare intorno a questo elemento, finchè non si delineava un personaggio, il suo carattere, la sua mentalità, il suo modo di fare. E pian piano Simenon doveva lascirsi andare, svuotarsi, per consentire a questo personaggio di crescere dentro di sé, in modo di poter ragionare come lui e immedesimarsi nei suoi comportamenti.In merito all'ètat de grace, Simenon scriveva ad Andrè Gide: "...occorre rimanerci, costi quel che costi. Se io sono partito ascoltando un aria di Bach, bisogna che ogni giorno io la ascolti e alla stessa ora. A quel punto niente può cambiare nell'ordine delle mie giornate...Non sapendo in cosa consiste questo état de grace, m'ingegno a ricostruire ogni giorno gli stessi avvenimenti fin nei più piccoli dettagli..."
Poi c'erano altri rituali, come quello di mettere fuori della porta del suo studio il cartello "Do not disturb". E poi le scorte. Almeno una cinquantina di matite nuove e ben appuntite, il caffè sufficiente per la seduta di scrittura, le famose buste gialle dove appuntare nomi, date, parentele, inidirizzi... E ancora un blocco nuovo di fogli, gli elenchi del telefono a portata di mano per scegliere il nome dei suoi personaggi, e cartine stradali. Poi pipe pulite e già pronte per essere fumate, tende tirate... La scrittura poteva iniziare. Ed era una scrittura veloce. "Io scrivo svelto, è esatto, perchè lavoro sui nervi. Io sono capace di guardare i miei personaggi e l'atmosfera che li circonda, per un periodo breve - spiega Simenon in un'intervista a Paris Match -  per parecchi anni sono stato in grado di scrivere per unidici ore di seguito. I miei romanzi avevano infatti undici capitoli. Ormai non scrivo più di sette giorni e i miei ultimi romanzi  hanno quindi sette capitoli".
E l'ispirazione e questa trance necessaria per il romanzo, Simenon la trasferì anche al commissario Maigret in merito alle sue indagini.
Ad esempio in una delle inchieste di Maigret c'è un brano in cui l'autore opera questa sorta di traslazione...
"...  - Il capo è in trance.
L'irrispettoso ispettore Torrence, colui che tra gli altri aveva una minor riverenza per il commissario, disse più crudamente
- Ecco, il capo é nel bagno.
"In trance" o "nel bagno" indicavano in tutti i casi quello stato di Maigret che i suoi collaboratori vedevano arrivare con sollievo. Erano arrivati anche a riconoscerlo da piccoli segni preminonitori, il momento in cui la quello stato si manifestava". (Maigret a New York - 1947)

mercoledì 29 dicembre 2010

SIMENON E JEAN GABIN

E' il Maigret più famoso e incisivo del grande schermo, portando in dote la sua faccia e la sua eccezionale presenza scenica. E' Jean-Alexis Gabin Moncorgé, più conosciuto come Jean Gabin, uno dei più grandi attori francesi, attivo dagli anni '30 ai '70. E' stato definito il più simenoniano degli attori e non solo per essere il più assiduo interprete dei film tratti dai romanzi simenoniani, anche perchè ha vestito più volte i panni del commissario Maigret ed ha recitato in altre sette pellicole derivate invece dai romans-durs.Facciamo un po' di conti. I film  sono dieci. il primo nel 1930 e l'ultimo nel '71. Tre sono inchieste del commissario Maigret.
• Il primo film fu La Marie du port, girato nel 1950 da Marcel Carné, tratto dall'omonimo romanzo scritto da Simenon nel '38 per Gallimard. Tra gli attori, Nicole Courcel che fece spesso coppia con Gabin e che qui interpreta Marie, la donna che un ricco uomo d'affari (Gabin) incontra mentre va a acquistare una barca. E' la sorella della sua amante, in realtà quasi ex-amante, perché la loro storia va sfilacciandosi nella noia. Ma anche se questa sorella non la conosceva, la conoscrà sempre meglio...
• Segue cronologicamente La Verité su Bebé Donge (1952), diretto da Henry Decoin (nel '42 da Simenon aveva tratto "Les inconnues de la maison"), dall'omonimo romanzo del '40 sempre con il grande Gabin nei panni di un grosso industriale, dongiovanni impenitente ed Elisabeth Donge interpretata da Danielle Darreux, sua giovanissima moglie, disgustata dal marito tanto che infine decide di ucciderlo....
• Nel '56 Gilles Grangier gira Le sang à la tete, dall'opera simenonia del 1957 Les fils,  dove la tematica è analoga, un marito padrone (Gabin), una moglie che scappa con un amante (Monique Mélinand). Nel film partecipa, come assistente-regista, Jacques Deray che ritrovermo tra i più famosi registi francesi.
En cas de malheur viene girato nel '58 da Claude Autant-Lara da un'omonima opera di Simenon  e vede Gabin in coppia con l'allora esordiente Brigitte Bardot. E' proprio la bionda attrice che impersona Yvette Maudée, una giovane ladra che viene accusata di aver rubato in una boutique e di aver aggredito una persona. Il maturo avvocato Andrè Gobillot decide di difenderla, ma cadrà anche lui nella ragnatela dell'affascinante e scaltra donna  per la quale comprometterà carriera e matrimonio. Nel cast anche l'attore italiano Franco Interlenghi.
• Debutto di Jean Gabin che interpreta per la prima volta sullo schermo Maigret. E' il 1958 ed  il regista è Jean Delannoy, l'inchiesta è Maigret tend un piège del 1955, stesso titolo del libro, Accanto a Gabin recitano tra gli altri Annie Girardot (Madame Maurin) e Lino Ventura (l'ispettore Torrence). Il commissario stavolta dipana un caso ambientato in Place des Vosges, dove si affacciava la casa in cui per molti anni aveva vissuto proprio Simenon.
• Trio di richiamo anche nel '59 con regista Jean Delannoy impegnato a girare Maigret et l'Affaire Saint-Fiacre, un titolo scritto da Simenon per la Fayard. Gabin è sempre il commissario e Valentine Tessier la contessa di Saint-Fiacre. Il commissario torna al paese della sua infanzia dove una lettera anonima preannuncia la morte della contessa. L'indomani infatti il cadavere della donna viene trovato nella chiesa di Saint-Fiacre.• Nel '60 continua l'accoppiata Delannoy-Gabin, stavolta per realizzare Le baron de l'écluse  un film tratto dall'omonimo racconto di Simenon dell'antologia Le bateau de'Emile, pubblicata da Gallimard nel '54. Una storia di richezza e poverta, di amore e disillusioni sentimentali e di destini che cambiano, di "passagi della linea, dove tutto ruota intorno a Jerome Napoléon Antoine (Gabin).
• Il ritmo è annuale. Nel '61 esce, diretto  da Henry Verneuil, Le Président, scritto da Simenon nel '57 sempre per Gallimard. Qui Jean Gabin interpreta il ruolo di un ex-presidente del consiglio, Emile Beaufort, ed  è affiancato da Bernard Blier, che nel film è il suo capo di gabinetto. E' una storia di potere, ricatti, scontri politici, dove scandali soffocati nel passato tornano a galla.
• Nel 1963 Gabin torna ad interpretare per la terza ed ultima volta sul grande schermo il commissario in  Maigret voit rouge di Gilles Grangier, un'inchiesta scritta nel '51 (Presse de la Citè) con il titolo Maigret, Lognon et les Gangster. Il commissario se la deve vedere con un intrigo che ruota intorno ad un individuo detto Cicero l'americain, un gangster, per l'appunto. Il tutto comincia con un uomo investito presso la Gare du Nord, ma quando arrivano i soccorsi questi è sparito. Nella storia è implicata anche una donna belga, Lily (Francoise Fabian)  coinvolta  in questo caso di criminali americani.
• Ultimo film tratto da un romanzo di Simenon per Gabin. E' il 1971, il regista è Pierre Granier Deferre e il "Gabo" recita in coppia con Simone Signoret, in un film  basato su uno dei più bei romanzi di Simenon Le chat, scritto nel '66. I due interpretano una coppia di coniugi pensionati, una coppia molto ben assortita lui ex-tipografo, lei ex-trapezista. Ma oggi la loro realtà ormai è diventata una coabitazione forzata, quasi una prigione e la situazione peggiora quando Gabin, portando in casa un gatto. scatenerà i più irrazionali e peggiori istinti che porteranno ad un epilogo drammatico.

martedì 28 dicembre 2010

NON FU UN BEL NATALE PER SIMENON

No, quello del 1922 non fu davvero un buon Natale. Era sceso alla Gare du Nord nella notte del 10 dicembre. Le strade ghiacciate, ma già si avvertiva nell'aria il fervore per le prossime feste natalizie. Un fervore che spingeva tutti a correreo, a salutarsi, a fare compere, ignorando chi come il giovane Simenon era lì con la sua valigia in mano, la testa piena di sogni, un po' frastornato dal primo impatto con quella metropoli. Per fortuna  lo aspettava un suo vecchio compagno di Liegi. Poi la ricerca di un posto per la notte. Arrivarono al popolare quartiere des Batignolles, alloggiò nel modestissimo hotel Berta, o meglio nella sua camera più economica, un sottotetto che somigliava più ad una scatola che ad una stanza. I primi momenti sono brutti. Simenon è solo, passano le giornate e arriva la vigilia di Natale. Simeno cammina in una Parigi piovosa, affamato, malvestito, sembra un barbone che sta lì a guardare famiglie rumorose, giovani coppie che si baciano gioiosamente, belle macchine che vanno chissà dove. Dalle porte dei ristoranti che si aprono e si chiudono provengono sbuffi di aria calda e profumata di aromi e di gustose pietanze.   Cosa fece Simenon quella vigilia e quel Natale? Avrà fumato nella sua pipa gli ultimi rimasugli di tabacco per scaldarsi. Forse lo scoramento giunse a fagli balenare l'idea di riprendere il treno e tornare a Liegi. E' comunque un Natale che non scorderà e che nella sua vita gli farà vedere con occhio attento i barboni, quei solitari che si strascinano per le strade fredde, con la fame stampata sulla faccia. Quelli che non parlano con nessuno, ma che guardano tutti e tutto quello che succede intorno a sé come se volessero mangiare con gli occhi l'unico cibo che gli sia consentito.
Simenon era immerso nei pensieri più tetri, quando un incontro inaspettato. Una giovane donna che subito gli sembrò straniera e sperduta... un po' come lui. Un'occhiata, un sorriso, le prime parole e poi via a parlarere fitto fitto e a camminare. Lei, Pilar, è arrivata con la famiglia di un diplomatcio sudamericano. E ' una cameriera e anche lei è lì a Parigi per trovare fortuna. I due finiscono a letto insieme e la mattina presto  Simenon riaccompagna a casa l'amica di una notte: un imponente palazzo dell'avenue Hoce. Anni dopo Simenon si chiedeva " ...chissà se in quelle poche ore Pilar non abbia avuto un ruolo fondamentale nella mia vita?..."

mercoledì 22 dicembre 2010

SIMENON SOTTO ESAME... PSICHIATRICO

Era il 5 giugno del 1968. Successe un fatto insolito. Simenon accettò una sorta di intervista-esame da parte di alcuni medici redattori della rivista Médicine et Hygiène. Evidentemente non poteva trattarsi di una normale intervista. Alla gran villa di Epalinges infatti la cosa andò avanti per una giornata intera e gli intervistatori erano ben cinque, un medico internista, un generalista e tre psichiatri, tutti con incarichi importanti, universitari o ospedalieri, a Ginevra e che avevano intenzione di mettere sotto esame uno scrittore e un personaggio così complesso.Sembra strano che Simenon abbia acettato questa sorta di seduta psicanalitica? No. Lui aveva un buon rapporto con i medici e ed nutriva una certa stima per loro, inoltre era attratto dalla psichiatria, (vedi la sua ammirazione per Jung) e così di buon grado (forse anche per scoprire qualcosa della sua parte più nascosta o forse per il gusto della sfida?)  si sottopose a quella sorta di seduta. Per la cronaca i cinque erano il dottor Pierre Rentchnik, internista (nonché caporedatorre della sudetta rivista medica), gli psichiatri Durand (lo psicanalista di famiglia), Kaech e Burgermeister e il generalista Cruchand (anche lui medico personale di Simenon stesso).
Rentchnik, alla fine dell'intervista dovette ammettere che Simenon era stato bravo a intrecciare una ragnatela di fatti, spiegazioni, aneddoti, teorie, ricordi ed esperienze, tanto da imbrigliare un po' l'intervista da cui non potè trarre fuori tutto perché non fu possibile far uscire del tutto lo scrittore dal suo riserbo. "Non si è parlato di sessualità, anche perché con cinque medici presenti non era facile (due poi erano tenuti al segreto professionale essendo i medici personali)... ma abbiamo parlato abbastanza a microfono spento e l'abbiamo osservato attentamente - spiega Rentchnik -  Siamo rimasti molto colpiti dalla sua sessualità primitiva (un coito di due minuti), dalla sua assenza d'intimità, di affetto e di romanticismo nelle sue relazioni sessuali....". Ma non si parlò solo di questo, vennero fuori anche la sua ossessione per l'incesto, il suo senso dell'ordine, la paura di tornare povero, la necessità di una compagna "casalinga", la considerazione della scrittura come fatto terapeutico. E ancora, la sua coazione a cambiare abitazione, l'idealizazione del padre, il suo strano senso dell'olfatto estremamente sviluppato, il suo meticoloso scrupolo per i dettagli. E altri argomenti ancora. Abbiamo solo fatto un elenco perchè altrimenti per ognuno di quelli citati, a nostro avviso, si sarebbe dovuto scrivere un saggio. (L'intervista è stata pubblicata nel libro di Alain Bertrand "Georges Simenon" - 1988 - editions La Manifacture - Lyon). Il dottor Rentchnik aveva avuto la netta impressione, confortato anche dai suoi colleghi, di aver incontrato un individuo ossessivo compulsivo.
Insomma l'incontro non aveva sciolto dei nodi cruciali come si pensava e il risultato, rispetto alle aspettative dei medici, era stato non così soddisfacente. In conclusione poterono dire che "E' stato grazie a voi se abbiamo potuto comprendere quello che può passare nella testa di un criminale e se abbiamo potuto demistificare il concetto di criminale. Meglio di qualsiasi trattato di psichiatria, di qualunque esperienza abbia mai potuto mostrarci, la relazione Maigret-malato che abbiamo potuto trasporre in quella medico-paziente, ed è quella che ci permette di dirvi che il ruolo del medico nella vostra opera è interpretato da Maigret".
Ma è un po' una scoperta dell'acqua calda, dal momento che Simenon non aveva mai fatto segreto della sua opinione sull'articolo 64 del codice penale francese, in merito alla responsabilità del criminale. Lo scrittore l'aveva sempre denunciato convinto, com'era che l'uomo non è stato, non sarà mai sufficientemente evoluto per essere completamente responsabile delle proprie azioni. La genetica, il condizionamento ambientale, l'educazione sono elementi che giocano un ruolo importante indipendentemente dalla volonta dell'individuo e quindi (per capire prima di gudicare, vedi il metodo Maigret), i giudici e i giurati dovrebbero consegnare il loro potere agli psichiatri vedi ad esempio la storia raccontata in Maigret ésite.

martedì 21 dicembre 2010

LA CULTURA SI MANGIA E FA MANGIARE. VEDI SIMENON

"...Il teatro, il cinema soprattutto, sono incontestabilmente i due modi di espressione che ne forniscono l'immagine più impressionante (Simenon sta parlando del perché la gente ha bisogno di finzione rappresentata e quindi di cultura). Fate il conto delle sale nelle grandi città, nelle medie, nelle piccole e nei paesi. Fate il conto dei posti in ogni sala. Se alcune aprono le porte solo di sera, altre si riempiono fin da mezzogiorno, fin dalla mattina,  per vuotarsi e riempiersi più volte al giorno. Ce ne sono aperte anche ventiquattr'ore su ventiquattro, senza interrruzione.  Quotidianamente decine di milioni di uomini pagano all'ingresso, con lo stesso denaro che potrebbe procurar loro cibo, vestiti e oggetti considerati necessari, pagano all'ingresso il diritto di guardare, su un palcoscenico o su uno schermo, il viso di altri uomini che espimono emozioni umane. - così' scrive Simenon ne L'age du roman, a proposito del bisogno e della funzione sociale della cultura - Altri a casa loro contemplano delle immagini sullo schermo della televisione, altri ancora alla radio si accontentano delle voci, mentre altri, più solitari ancora, mediante segni stampati sui libri, ricostruiscono per conto proprio le voci e le immagini, i pensieri e i sentimenti. Passeggiando in Olanda, in Svizzera, nei paesi Scandinavi, s'incontrano, ad esempio, più librerie che negozi di ferramenta, i quali tuttavia vendono articoli indispensabili alla vita di tutti i giorni. Negli Stati Uniti si trovano oggi i libri tascabili nei drug stores, che sono delle farmacie, e, nel negozio di alimentari in cui fà la spesa, la casalinga può procurarsi, insieme alla carne e alle verdure per la cena, la sua razione quotidiana di letteratura".La necessità di cultura quindi messa alla pari, secondo Simenon almeno, a quello delle più elementari necessità  della vita. Come si mangiasse. E invece per quanto concerne l'altra faccia della medaglia, si mangia con la cultura, Simenon è stato un esempio vivente. Lui è uno che ha mangiato e molto con la cultura e proprio lui aveva coniato il concetto di letteratura alimentare, quella popolare, semplice che scriveva nel suo periodo di apprendimento. Poi venne quella semi-alimentare, quando iniziò a scrivere i Maigret e poi la letteratura vera, quella di volta in volta definita come "romans-romans" o "romans durs". Ma anche lì dove Simenon, che ci mangiava davvero alla grande, faceva mangiare il suo editore, gli impegati e gli operai della casa editrice, dirigenti e dipendenti delle società di distribuzione dei libri, i proprietari delle librerie e i loro commessi... Insomma la cultura anche allora faceva mangiare, anche quando chi la produceva non ne avrebbe avuto bisogno per sopravvivere.

SIMENON DA SENTIRE

• SEGNALAZIONE • Gli audiolibri iniziano ad essere una realtà più diffusa anche in Italia, autori classici, attori o doppiatori per la voce narrante. I cd con i libri letti comprendono anche autori e titoli che  sono ancora sotto diritti. Qui ovviamentre vi segnaliamo un audiolibro di Georges Simenon, nel catalogo della Emons Audiolibri, si tratta de " La camera azzurra", un romanzo scritto nel 1963 che narra della passione di due amanti, nella provincia francese e si svolge in un camera d'albergo, per l'appunto, azzurra. Qui la raffigurazione di  due quadri, uno di Picasso (sopra) e l'altro di Van Gogh che si chiamano proprio nello stesso modo.