
Poi c'erano altri rituali, come quello di mettere fuori della porta del suo studio il cartello "Do not disturb". E poi le scorte. Almeno una cinquantina di matite nuove e ben appuntite, il caffè sufficiente per la seduta di scrittura, le famose buste gialle dove appuntare nomi, date, parentele, inidirizzi... E ancora un blocco nuovo di fogli, gli elenchi del telefono a portata di mano per scegliere il nome dei suoi personaggi, e cartine stradali. Poi pipe pulite e già pronte per essere fumate, tende tirate... La scrittura poteva iniziare. Ed era una scrittura veloce. "Io scrivo svelto, è esatto, perchè lavoro sui nervi. Io sono capace di guardare i miei personaggi e l'atmosfera che li circonda, per un periodo breve - spiega Simenon in un'intervista a Paris Match - per parecchi anni sono stato in grado di scrivere per unidici ore di seguito. I miei romanzi avevano infatti undici capitoli. Ormai non scrivo più di sette giorni e i miei ultimi romanzi hanno quindi sette capitoli".
E l'ispirazione e questa trance necessaria per il romanzo, Simenon la trasferì anche al commissario Maigret in merito alle sue indagini.
Ad esempio in una delle inchieste di Maigret c'è un brano in cui l'autore opera questa sorta di traslazione...
"... - Il capo è in trance.
L'irrispettoso ispettore Torrence, colui che tra gli altri aveva una minor riverenza per il commissario, disse più crudamente
- Ecco, il capo é nel bagno.
"In trance" o "nel bagno" indicavano in tutti i casi quello stato di Maigret che i suoi collaboratori vedevano arrivare con sollievo. Erano arrivati anche a riconoscerlo da piccoli segni preminonitori, il momento in cui la quello stato si manifestava". (Maigret a New York - 1947)
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