giovedì 26 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MA QUELLO DEI RACCONTI E' LO STESSO MAIGRET DEI ROMANZI?



Cosa  aggiugono i racconti  alla conoscenza del nostro commissario? Si possono rilevare diversi elementi:
• Un'idea dell'intreccio che costituirà la base di un futuro romanzo: la trama di base de L'affaire du boulevard Beaumarchais sarà ripresa nel romanzo Les scrupules de Maigret, come per On ne tue pas les pauvres types il cui argomento sarà oggetto del  romanzo Maigret et l'homme du banc. E' dunque interessante studiare, dal punto di vista letterario, come il romanziere sviluppa un intreccio, come utilizza lo stesso materiale di base condensandolo per la lunghezza di un racconto o dispiegandolo in un testo più lungo come quello del romanzo.
• Delle diverse descrizioni sul modo d'indagare di Maigret, per esempio, ne La péniche aux deux pendus queste due frasi: "E Maigret affondò sempre più in questa vita lenta e pesante de La Citanguette, come se soltanto là fosse capace di riflettere"; "Maigret voleva  - come dire ? - voleva arrivare a pensare-peniche, vale a dire pensare come quella gente"; ne L'improbable M. Owen: "Ritrovava il suo colpo d'occhio allo stesso tempo pesante e acuto, famoso alla Polizia Giudiziaria, e questa strana calma che s'impossessava di lui quando,  il suo spirito lavorava più attivamente".
•  Dei piccoli tocchi orginali che completano il ritratto del commissario rispetto al Maigret che troviamo nei romanzi; spesso è  inquadrato in un giorno più "leggero", meno serioso, come se il suo creatore lo guardasse divertito da una certa distanza. Il Maigret dei racconti adotta comportamenti che non sono quelli dei romanzi; questo è particolarmente vero per i racconti ante-guerra; possimao citare la scena in cui Maigret demolisce a colpi di piccone l'interno de la Péniche aux deux pendus o quella in cui  sega il barile della drogheria delle sorelle Potru ne Les larmes de bougie, oppure quando il commissario fà finta di ubricarsi in compagnia delle entraîneuse in Peine de mort (una scena simile  la troviamo ne Tempête sur la Manche). Quando colpisce un sospetto di Une erreur de Maigret e, ancora, la volta in cui il commissario è seduto a tavola davanti ad un piatto di crauti in Mademoiselle Berthe et son amant: "Maigret mangiava con appetito: grande grosso, aveva un modo tale di sorseggiare con gusto il suo mezzo boccale che avrebbe potuto servire per la pubblicità di una marca di birra". Oppure la scena piena di umorismo in cui Maigret riceve Le notaire de Châteauneuf che si potrebbe citare interamente, di cui riportiamo solo un breve estratto: " Capitava raramente [a Maigret] di prendersi gioco delle persone e, nonostante ciò, non resistette  la desiderio di compiere una ragazzata. Era senza dubbio il sangue freddo, la serietà di M. Motte che lo ispirarono.  E mormorò con l'aria più grave del mondo: - Potrei indossare un barba posticcia?...Ma l'altro non si lasciava smontare, fingendo di non aver sentito. -  Vi presenterò dunque a casa mia come un compagno del reggimento [...] E sia! Voi siete un amico di Bergerac... Monsieur... come? - Legros?"; o questa frase ne L'improbable M. Owen: "Maigret era contento! Aveva mangiato per quattro, bevuto per sei, succhiato il sole attraverso tutti i suoi pori come cinquanta canditati iniseme ad un concorso di costumi da bagno!".  
•  Il testo, per definizione, corto e condensato dei raconti ci dimostra "l'efficacia" di cui è capace il commissario nel risolvere in poco tempo  un enigma. Simenon si diverte d'altronde, in diversi di questi racconti, a immaginare un mistero del tipo "la camera chiusa" alla maniera di Agatha Christie; come per esempio in La fenêtre ouverte e Jeumont, 51 minutes d'arrêt !  
• Certi racconti, tra quelli più lunghi, ci dicono molto sui personaggi importanti della serie: così ne L'amoureux de Madame Maigret,  dove la moglie batte suo marito investigatore; e in Maigret et l'inspecteur malgracieux in cui si traccia per la prima volta la figura dell'ispettore Lognon.
• Altri racconti evocano delle "tecniche d'inchiesta" particolari adottate dal commissario, come "la ricerca" ne L'homme dans la rue o "l'indagine con l'influenza" ne Le témoignage de l'enfant de chœur, o "la gioiosa inchiesta primaverile" di On ne tue pas les pauvres types; tutti elementi che concorrono ad affinare il ritratto del commissario e ad allargare il ventaglio delle sue abitudini.
In conclusione, si può dire che i testi dei racconti non solo completano i romanzi, ma apportano alla serie degli elementi inediti, e inoltre il diverso stile di scrittura del racconto  arricchisce di sfumature il ritratto del protagonista e, a tale titolo, i racconti costituiscono una parte integrante ed essenziale della serie maigrettiana.

Murielle Wenger

mercoledì 25 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET IN AUDIOLIBRI: LA BALLERINA E IL DEFUNTO

Quelli citati nel titolo sono La ballerina del Gai Moulin e Il defunto signor Gallet, due inchieste di Maigret che la Emons Audiolibri fà uscire proprio oggi. Come di consueto si tratta dei romanzi di Simenon letti dall'attore Giuseppe Battiston.
Sono rispettivamente il settimo e l'ottavo titolo delle inchieste di Maigret che la Emons pubblica. Come al solito sono in formato mp3 disponbili sia su cd che scaricabili via internet.
Si tratta di due inchieste del periodo Fayard, la prima (La danseuse du Gai-Moulin) pubblicata nel 1932 e il secondo M. Gallet décédé addirittura tra i due che furono presentati nel febbraio del 1931 (l'altro era "Le pendu de Saint-Pholien"), durante Le bal anthropometrique, la grande festa in una cave di Montparnasse (La Boule Blanche) che lanciò la serie dei Maigret con grande risonanza.
Il trio Simenon-Maigret-Battiston ribadisce la sua validità in questa formula che in Italia purtroppo non è ancora molto diffusa e, che è bene ricordare, non costituisce una concorrenza al libro, ma si tratta invece di un suo complemento, perché fruibile in occasioni e situazioni in cui la lettura di un volume cartaceo non sarebbe possibile. Per dirla come Stefano Benni: "Non c'é né rivalità né inimicizia tra libro e audiolibro. È un confronto tra due diversi incanti".
Il prezzo é di 10, 32 euro per il cd e il 6,97 per il download sul sito della Emons. Per maggiori informazioni andate a La collezione Maigret

martedì 24 marzo 2015

SIMENON SIMENON. QUELLA PREFAZIONE FU GALEOTTA?

Dopo il post di ieri di Andrea Franco che ci raccontava di quella prefazione redatta da Simenon per il romanzo "Traqué" di Omre, Murielle Wenger ha scritto un commento per spiegare come avvenne e a cosa dette origine quella prefazione. L'abbiamo tradotto e reso visibile in un post sia per l'interesse della vicenda che per l'importanza per il Simenon scrittore.

Le cose sono andate così: Simenon racconta, in Mèmoires intimes, che nell'autunno del 1944, quando soggiornava a Sables d'Olonne, ricevette un lettera su carta intestata di una piccola società di distribuzione, firmata da un signore danese sconosciuto (Sven Nielsen), che gli preannuncia la spedizione di una bozza di un libro, il cui titolo era Traqué e che domanda a Simenon di leggere, e, se del caso, scriverne la prefazione. Simenon legge il testo e scrive una prefazione entusiasta che spedisce a Nielsen. Questi gli risponde domandano al romanziere quanto gli dovesse per la scrittura della prefazione. Simenon replica che nulla gli è dovuto perché ha scritto quella prefazione "gratuitamente". Per ringraziarlo, quel Natale, Nielsen gli regala una pipa. Nella primavera del '45, quando Simenon ritorna a Parigi, va a visitare Nielsen nella sede della sua società, che allora si chiamava Les Messaggeries du Livre. Subito tra i due scatta un intesa formidabile. Simenon sente una potenzialità presso Nielsen che sta cercando di metter su la sua casa editrice e così gli offre un libro che gli permetterà di far conoscere questa nuova casa editrice che diventerà poi Les Presses de la Cité . Ma Simenon va più lontano: lui che sta cercando di lasciare Gallimard, dove non si è mai sentito a suo agio, offre a Nielsen di diventare suo editore esclusivo, quando sarà scaduto il contratto che lo lega fino al 1946 a Gallimard. E così Simenon propone a Nielsen il manoscritto di Pedigree, che sarà pubblicato in prima battuta con il titolo Je me souviens...  Un anno più tardi, Simenon scrive il suo primo romanzo per il suo nuovo editore, Trois chambres a Manhattan, poi un po' di tempo dopo torna anche Maigret con La pipe de Maigret, primo di una serie d'inchieste che vedrà pubblicati una cinquantina di titoli per i tipi di Presses de la Cité... (Murielle Wenger).

Per avere altri dettagli su questa vicenda, potrete andare a rileggere i post che Simenon-Simenon scrisse più di tre anni fa': il 18 febbraio 2012, Simenon tra Gallimard e Presses de la Cité, ma anche quello del 4 luglio del 2012 Un editore per la vita

lunedì 23 marzo 2015

SIMENON SIMENON. UNA DELLE RARE PREFAZIONE FU' PER... "TRAQUÉ"

Nel novembre 1944 Simenon scrive una delle sue poche prefazioni;lo fa per Traquè (braccato) dello sconosciuto autore norvegese Arthur Omre. Mi sono procurato il testo che segna l'ingresso di Simenon nella casa editrice Presses de La Citè, per la quale scriverà fino a Mémoires intimes nel 1981.
Non si sa bene cosa abbia spinto Simenon a scrivere queste 4 pagine: forse l'amicizia con l'editore Sven Nielsen?
Di certo il romanzo, che ho abbandonato a poche pagine dalla sua metà e non merita grande  attenzione (almeno a mio modesto avviso), racconta la storia di un uomo ricercato dalla polizia non si sa bene per quale reato, almeno non viene specificato fin dove sono arrivato io, e il suo tentativo di cambiare identità mettendosi nel commercio del pesce e  cambiando varie località tra i fiordi. Ho trovato che l'aspetto geografico come uno dei piu interessanti, per il resto si capisce perchè questo autore sia caduto nell oblio. Insomma speravo di trovare tracce di Simenon nel testo ma siamo lontani anni luce... (Andrea Franco)

Ed ecco l'incipit del testo della prefazione scritta da Simenon:

Era ieri che ho letto il romanzo del mio collega norvegese Omre. Sono ancora, per così dire, con il naso sopra. Tra pochi giorni o qualche mese, mi accorgerò che quest'opera, o una parte di essa, o un personaggio, o un ambiente, che so, ha preso un posto fisso nella mia memoria. E' quello che succede a me, per un dipinto, per una cattedrale, per un paese visitato, per una persona incontrata, e penso che questa lenta decantazione, in qualche misura automatica, involontaria, deriva dal fatto che mi manca uno spirito d'analisi.
Quello che so ora è che i personaggi creati da Omre non mi hanno sorpreso, non mi sono stati neanche per un momento stranieri. Li ho riconosciuti subito, non so perché. Li ho accolti subito con un sorriso quasi commosso, e presto si sono  mischiati a con altre ombre già conosciute.
Perchè dopo qualche anno mi capita qualcosa che vorrei definire come meraviglioso. Non saprei dire esattamente quando é cominciato. In precedenza, avevo una specie di senso di isolamento....  

• Chi volesse leggere l'intera prefazione, potrà trovarla  sul sito dell'Association Jacques Riviere-Alain Fournier

domenica 22 marzo 2015

SIMENON SIMENON. DA OGGI LA NUOVA SERIE DE "LA DOMENICA DEL COMMISSARIO"

Cari amici di Simenon-Simenon, la serie di domeniche di Maigret si è conclusa. Vale a dire che l'accurata ricerca che la nostra Murielle aveva effettuato su tutti i titoli delle inchieste del commissario, si è esaurita la domenica passata. Comunque, visto il gradimento che ha riscosso la rubrica, insieme a Murielle e a Giancarlo (Malagutti, il nostro illustratore), abbiamo pensato di continuare "La Domenica del Commissario", cogliendo i momenti il cui il commissario non fa il commissario, cioè i suoi momenti di relax, i suoi hobby, le sue pause casalinghe, ma anche quelle che si concede durante le sue inchieste (sempre con i testi trovati da Murielle e le illustrazioni ad hoc di Giancarlo). Così oggi partiamo con la nuova serie de "La Domenica del Commissario", confidando che vogliate seguirla, che la troviate ugualmente piacevole e che continui a costituire una gradevole abitudine domenicale.

Ricerca e compilazione dei testi di Murielle Wenger -  Illustrazioni di Giancarlo Malagutti

venerdì 20 marzo 2015

SIMENON SIMENON. GALLIMARD, RICORDO DI UN EDITORE STRAORDINARIO


Giusto cinquanta anni fa' moriva Gaston Gallimard. Era il giorno di Natale del 1975 quando se ne andava uno degli editori che possiamo dire ha fatto la storia dell'editoria francese. La sua avventura inizia proprio al nascere del '900, con la rivista N.R.F. - Nouvelle Revue Française sotto la spinta e l'entusiasmo di giovani scrittori tra i quali André Gide e Paul Claudel. Gaston si fa organizzatore ed editore di questa iniziativa che segna quindi il suo ingresso nel campo editoriale.
Dalla rivista, passerà ai libri, ad altre riviste, selezionerà gli autori fino a diventare un punto di riferimento ineludibile per la cultura letteraria francese.
Per i suoi tipi usciranno, durate gli anni, le opere di scrittori come Paul Valery, Johseph Conrad, Jean Paul Sartre, Raymond Queneau, Antoine de Saint Exupery, Albert Camus, Georges Bernanos, e anche AndréGide, Paul Claudel solo per nominare alcuni dei grandi romanzieri... Gallimard può vantare tra i suoi scrittori ben 18 premi Nobel per la letteratura. Insomma Gaston fece le cose in grande, ma con un occhio alla qualità di quello che pubblicava. E ovviamente fu anche l'editore di Georges Simenon dal 1934 al 1942, pubblicandogli oltre cinquanta titoli tra romanzi, racconti e inchieste di Maigret.
Quello di Gallimard fu un periodo importante per Simenon. Il suo ingresso fu dovuto ai buoni uffici interposti da André Gide che, come è noto, aveva una grande stima del Simenon romanziere. Gaston, come editore e uomo d'affari, era anche molto interessato a Maigret che costituiva una gallina dalle uova d'oro per qualsiasi editore. Ma in quel momento Simenon, uscito da Fayard, ritenuta (a torto) conclusa la parentesi dei polizieschi di Maigret, voleva dedicarsi solo ed esclusivamente a quelli che lui chiamava romans-durs.
Di questo periodo ricordiamo tra gli altri alcuni dei romanzi più famosi di Simenon come Le locataire, Faubourg, Le testament Donadieu, L'homme qui regardait passer les trains, La Marie du Port, Le Bourgmestre de Furnes, Les inconnues dans la maison, La verité sur Bébé Donge...
Simenon in uno dei suoi Dictèe nel '77 racconta l'episodio più singolare: l'incontro tra lo scrittore e l'editore per firmare il primo contratto "...."Non parleremo d'affari adesso - propose Gallimard - pranzeremo insieme al ristorante (il ristorante più rinomato di Parigi) e avremo tutto il tempo per chiacchierare." Io gli riposi pressappoco così: Signor Gallimard, devo innanzitutto premettere che non vi chiamerò mai Gaston (come tutti, financo le dattilografe e le telefoniste, lo chiamavano in rue Sébastien-Bottin). Io non pranzerò e non cenerò mai con voi. Le nostre discussioni di lavoro si svolgeranno nel vostro ufficio o a casa mia, in presenza di una segretaria e senza interruzioni telefoniche... Il risultato fu che un'ora dopo il nostro primo contratto era firmato...".

giovedì 19 marzo 2015

SIMENON SIMENON BÉBÉ DONGE, DAL ROMANZO AL FILM


Venerdì scorso abbiamo presentato in un post l'iniziativa di un dvd che prende spunto dal romanzo di Simenon e che si articola tra fumetti, musica e performance recitative, realizzato da giovani musicisti, attori, disegnatori, a testimonianza dell'attualità delle storie e delle tematica del mondo letterario di Simenon. E' l'occasione per riparlare del romanzo e del film da esso tratto., due opere sui cui vale davvero la pena di soffermarci un po'.
Fu scritto nel 1940 quando il romanziere era in Vandea, a Vouvant. Narra le vicende di un tentato omicidio. Bébé Donge avvelena il marito François, che però si salva in extremis. Lui finisce in ospedale per riprendersi dall'avvelenamento e lei in carcere, dove conferma di essere la colpevole e ammette anche la premeditazione.
Nelle lunghe giornate passate nel letto d'ospedale, François ha modo d'interrogarsi sul gesto della moglie, per lui apparentemente immotivato. Il luogo, gli altri malati, l'atmosfera dell'ospedale lo inducono ad un cammino introspettivo che lo rimanda indietro nel tempo fino al momento in cui conobbe Eugénie D'Onneville, detta Bébé, e che gli fa poi ripercorrere i dieci anni di matrimonio. La conclusione cui giunge è che forse non abbia mai capito granchè di sua moglie... non erano freddezza e disinteresse quelli manifestati di fronte alle sue avventure extraconiugali o, se così era, nascondevano invece un amore che sentendosi tradito si chiudeva a riccio nell'indifferenza, ma... Ma alla fine tutto ciò ha finito per provocare una reazione e il tentato avvelenamento. Nel momento in cui François capisce tutto, decide di perdonare Bébé (ritorna il famoso "comprendere e non giudicare"?). Da lì si susseguono, la guarigione, l'uscita dall'ospedale, il processo di Bébé, la difesa organizzata dal marito, l'inevitabile condanna e l'attesa di François che la moglie sconti la pena. 
Il romanzo si conclude mettendo il futuro nelle mani del destino, perchè François ha perdonato Bébé e l'aspetterà per tornare insieme... ma non si può sapere se Bébé vorrà. Gli anni di carcere la cambieranno? E in che modo? Il romanzo tratta un tema di notevole complessità psicologica, con momenti di forte tensione emotiva. E' l'ambito in cui Simenon si muove a suo agio e con risultati davvero notevoli.
Talmente notevoli da suscitare, dopo più di dieci, anni l'interesse anche del cinema che s'impossessò del romanzo e lo mise nelle mani del regista Henri Decoin (che già aveva diretto due film di derivazione simenoniana "Les Inconnus dans la maison" nel 1942 e "L'Homme de Londres" nel 1943) e di quelle di Maurice Aubergé (lo sceneggiatore preferito del grande Jacques Becker) ed interpretato da Jean Gabin (attore anche lui simenoniano "di ferro") e Danielle Darrieux. Uno dei capolavori del cinema francese in bianco/nero degli anni '50 oggi, forse un po' dimenticato.
Chi volesse vederlo (...ma dopo aver letto il libro!), dovrebbe trovarlo in una bella edizione in dvd, realizzata nel 2012 dalla Cineteca Bologna, con abbinato un interessante volumetto di documentazione e critica curato da Claudio G. Fava. Per acquistarlo (ma non ce ne sono tante copie in giro) potete provare su questa pagina di Amazon o anche su questa pagina di IBS oppure su Ebay

mercoledì 18 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MA QUANTO TEMPO MAIGRET PASSA NEI BISTROT, NELLE BRASSERIE, NEI CAFÈ...

Un'illustrazione di Giancarlo Malagutti
Non c'è inchiesta di Maigret in cui Simenon non faccia entrare il commissario in un café a bere una birra o un calvados, in una brasserie a consumare un pasto, o in un bistrot per un un veloce spuntino. Maigret è il prototipo della buona forchetta, in un'epoca in cui le diete non erano di moda, ma è anche un forte bevitore... insomma un buongustaio con una predilezione di questi posti dove spesso lo portano le indagini stesse, ma dove invece non di rado entra di sua spontanea volonta. Quante volte in un bistrot, in compagnia di uno dei suoi ispettori beve una birra, scambia qualche parola sull'indagine in corso e soprattutto si guarda intorno... ma e' Maigret o Simenon? Questo scrutare la gente quando mangia e quando beve, cioè quando soddisfa un bisogno primario... forse anche in questi casi lo scrittore intravedeva "l'uomo nudo"... in quelle soste bevendo un paio di birre, sgranocchiando un sandwich la gente non è sulla difensiva. Si crea una sorta di tregua nella battaglia quotidiana rappresentata dai problemi del lavoro, dalle preoccupazioni familiari, dalle ambasce sentimentali... Una tregua di una decina di minuti, mezz'ora al massimo, in cui, protetti dalle porte del bistrot o della brasserie, si è al sicuro in una sorta di zona franca e dove si può abbassare la guardia.
Maigret eredita dal suo autore questa tendenza ad osservare gli altri, i loro comportamenti, i luoghi che frequentano e bar, café e brasserie diventano così dei punti d'osservazione previlegiati.
Ma torniamo alla domanda del titolo " Quanto tempo Maigret passa in questi luoghi?". Certo la risposta è difficile... non è facile quantificarlo, ma rappresentano scenari che sono impressi nell'immaginario collettivo dei lettori di Maigret, sono i luoghi che insieme al suo ufficio di Quai des Orfèvres, ai canali, alle vie di Parigi e alle piccole cittadine di provincia costituiscono delle "quinte" da cui è difficile "scollare" l'immagine del commissario.
A questo proprosito vorremmo citare un recente saggio che la nostra Murielle Wenger  ha dedicato proprio a questi luoghi. E' pubblicato sul sito www.trussel.com e s'intitola  Bars, bistrots, cafés et restaurants: les bonnes adresses de Maigret
Si tratta di una disamina piuttosto corposa di questi luoghi così come sono citati nella serie maigrettiana. Un saggio estremamente interessante che vi invitiamo a leggere (c'è la versione francese, ma anche quella inglese), svolta con il solito acume e l'esaustività cui Murielle ci ha abituato nei suoi interventi qui su Simenon-Simenon.
Qui di seguito ve ne proponiamo un sintetico estratto.
"... Ho lavorato su circa 350 citazioni di questi luoghi nella serie maigrettiana, e la prima cosa che si nota  è che la proporzione dei bar è la più elevata (circa un terzo delle citazioni). Seguono i bistrot e i restaurant (un quinto ciascuno). Poi ci sono i cafè (circa un 15%). Va notato che talvolta le denominazioni sono intercambiabili, l'autore parla dello stesso posto sia come bistrot, che come cafè o anche come bar. Citiamo ancora le brasserie (circa un 10% delle citazioni) che si potrebbero includere nei ristoranti, ma che ho voluto classificare a parte, perchè per l'autore c'è un differenza visto che riserva loro un vocabolo diverso. Allo stesso modo ho classificato a parte le citazioni della Brasserie Dauphine,
perchè più che un semplice luogo dove ristorarsi, è divenuta una sorta di annesso, di estensione dell'ufficio di Maigret...".

martedì 17 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET: CONTINUA IL RACCONTO DEI RACCONTI


Dopo aver ripercorso il susseguirsi dei racconti di Maigret fino al '38, (E per Maigret ricomincò dai racconti)  Murielle Wenger oggi continua a raccontarci quando e come furono scritti gli altri, fino al 1950, e soprattuto la riscoperta del commissario, dopo l'abbandono da parte del suo creatore.



 Nel 1939, sistemato a Nieul, Simenon scriverà due racconti che hanno come protagonista il commissario L'homme dans la rue e Vente à la bougie (che appaiono nel settimanale lyonese "Sept Jour" prima di essere pubblicati nel 1950 nella raccolta "Maigret et les petits cochons sans queue" - Presses de la Cité), il primo narra un'indagine parigina, il secondo un'inchiesta in provincia. Sarà stata per caso la scrittura di questi due racconti a far tornare al romanziere il gusto per il suo personaggio? Non si può dire ma, sia quel che sia, a dicembre dello stesso 1939 ripartirà alla grande con il suo protagonista, mettendolo in scena in sei nuovi romanzi, che saranno pubblicati in due raccolte da Gallimard, contento di approfittare di un tale manna in quei difficili anni di guerra... Nell'inverno 1941-1942 nel bel mezzo della stesura di Pedigree, Simenon scrive un altro racconto con il commissario, lo stupefacente Menace de mort, rimasto inedito per molto tempo (apparso nel giornale "Révolution Nationale". Questo testo viene ritrovato negli anni '80, grazie alle ricerche assidue di Pierre Deligny et Claude Menguy,  e pubblicato nel 1992 nel 25° volume de l'edizione Tout Simenon edita da Omnibus). Questo racconto è stupefacente perché ci mostra un Maigret estremamente sensibile allo charme femminile, molto più di quanto ci avesse abituato, e che usa un vocabolario e degli atteggiamenti più rilassati del solito.
Nel giugno del 1945 ritrovando Parigi, dopo essere stato "consegnato" a  Sables-d'Olonne, Simenon ritrova allo stesso tempo il suo personaggio, che rimette in attività  nel racconto La pipe de Maigret dove lo "strumento di riflessione" rappresentato dalla pipa del commissario, svolge un ruolo di primo piano. Questo racconto sarà pubblicato, insieme al romanzo breve commissionato da Pierre Lazareff per il suo nuovo quotidiano "France Soir" Maigret se fâche, nel primo romanzo-Maigret della serie editata da Presses de la Cité.
Nel 1946 dopo aver scritto Tre chambres à Manhattan e Maigret à New York, che mostrano due punti di vista differenti  sulla sua scoperta dell'America, Simenon redige tre racconti (Le témoignage de l'enfant de chœur, Le client le plus obstiné du monde, Maigret et l'inspecteur malgracieux). Poi, dopo la redazione di due romans-durs, ne scrive ancora un'altro  (On ne tue pas les pauvres types). I quattro racconti vengono riuniti in una raccolta del 1947 che prende il nome da uno di essi: Maigret et l'inspecteur malgracieux.  
Cresciuto nel ricordo, il personaggio di Maigret è a quel momento definitivamente recuperato da Simenon che gli fa riprendere regolarmente la sua attività a Quai des Orfèvres, e gli regala una carriera ben più lunga di quanto mai avesse immaginato in casa Fayard... I romanzi si susseguono regolarmente e nel 1950 il romanziere scrive un ultimo lungo racconto, senza dubbio uno dei più bei testi con protagonista il commissario, Un Noël de Maigret, dove la conduzione dell'indagine è solo un pretesto per raccontare i tratti più intimi del poliziotto.

Murielle Wenger

lunedì 16 marzo 2015

SIMENON SIMENON. ADDIO AL BUNKER... MA QUALCHE IMMAGINE CE LO RICORDERA'

A stare alle notizie di qualche settimana fa', la grande costruzione bianca, la villa che Simenon fece costruire a Epalinges, verrà demolita alla fine di marzo. Il "mostro" o "bunker", come veniva soprannominata per la sua linea non certo aggraziata, a fine mese lascerà dunque il posto ad una lottizzazione. 
Oggi vi presentiamo un video dell'istituto francese I.N.A, che ci presenta l'abitazione dello scrittore così com'era nel 1967, durante la visita di un giornalista, Pierre Desgraupes, cui Simenon stesso fà da cicerone facendogli visitare la casa. Casa che per quanto brutta e criticata, per gli appassionati simenoniani conserva un valore simbolico e storico. Comunque questo breve video ci lascia qualche immagine di questa fortezza dove Simenon e la famiglia si erano... barricati!