giovedì 19 aprile 2012

SIMENON E LA LINEA D'OMBRA/1

Oggi l'intervento di un nuovo "attaché" al Bureau Simenon Simenon, Antonio Carnicella. Se volete partecipare, editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com


Roma - dal nostro attachè  Antonio Carnicella - La linea d'ombra, sostiene Joseph Conrad nella prefazione al suo omonimo romanzo, corrisponde al passaggio dalla giovinezza, noncurante e fervida, al periodo più consapevole e più tormentoso dell'età matura. Questo romanzo, breve e intenso, uscì nel 1917 durante la Grande Guerra, che sottrasse all'Europa milioni di giovani vite che proprio quell'età stavano attraversando, praticamente un'intera generazione. In quel periodo il quattordicenne Georges Simenon viveva a Liegi, città ridotta in sofferenza dall'occupazione delle truppe tedesche. Malgrado la fame si facesse sentire, il giovane Georges era un accanito lettore e Joseph Conrad uno dei suoi scrittori preferiti. Non è detto che La linea d'ombra abbia avuto su di lui un qualche influsso, ma certo è che quel passaggio della vita lasciò su di lui segni profondi. Simenon lo visse in maniera intensa, spinto da un’insaziabile fame di vita che lo condusse verso esperienze controverse, come testimoniano L'impiccato di Saint Pholien (1931) e I tre crimini dei miei amici (1938), ma subì la perdita del padre, una vera tragedia sul piano personale. Se la guerra gli aveva fatto conoscere la privazione, (dopo la quale, come ricorderà in un Maigret, si diventa terribilmente avari o prodighi), la morte di Desiré lo mise di fronte alla fragilità umana. Senza la copertura e il conforto dell'amato genitore, che resterà per sempre una figura di riferimento, Simenon prese in un breve spazio di tempo le decisioni che indirizzarono il suo futuro: diventare scrittore, sposare Tigy e partire per Parigi alla conquista del mondo. Era il 1922 ed aveva soli diciannove anni.
La descrizione sul passaggio all'età adulta tornerà più volte nei suoi romanzi e in alcuni casi esemplari i protagonisti sono chiamati a percorrere le stesse vicende biografiche dell'autore. Questo significa che per molto tempo egli ha continuato a riflettere su quel periodo della vita, di importanza fondamentale per il suo prosieguo. Non essendo un filosofo o uno psicologo, Simenon non azzarda una teoria e neppure esprime giudizi di valore. Piuttosto, propone una serie di casi, una fenomenologia tratta dall'esperienza in cui sono messi al bando percorsi e ruoli già confezionati, omologazione e conformismo. Tuttavia, nello sguardo scettico e disincantato che rivolge alla condizione umana, ma nello stesso tempo accondiscendente nei confronti delle sue debolezze, si può intravedere l'indicazione di un percorso per varcare illesi la linea d'ombra... (continua)

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