Continua l'intervento di ieri dell' "attaché" Antonio Carnicella. Se volete partecipare con post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com
Roma - dal nostro attaché Antonio Carnicella (... continua) - Il post di ieri Simenon, linea
d’ombra/1 segnalava la comunanza della tematica del passaggio all'età adulta in Simenon e Joseph Conrad. Nel corpus letterario simenoniano essa
torna più volte, ma in questa sede
vogliamo sottolineare tre casi esemplari.Una
delle possibili vie è quella che scelgono Franck, il protagonista de La neve
era sporca (1951). Questi ragazzi spingono all'eccesso la loro ribellione e
lo loro smania di vita, fino a porsi fuori dal contesto sociale. Ma superare i
limiti, andare contro il destino assegnato dalle Moire ad ogni essere umano,
come sapevano bene i greci, non è un crimine che possa restare impunito ed è
Nemesi, la dea della giustizia, che essi troveranno al termine del loro
percorso. Non va meglio ad Oscar Donadieu, il Turista di banane (1936).
Segnato da un disastro familiare, il giovane parte per i tropici in
cerca di fortuna. Una volta lì, però, si dimostra incapace di aprirsi al mondo
circostante, che trova ostile ed indifferente, e finisce per essere schiacciato
dal peso della solitudine. Anche Alain, il protagonista de Il destino dei
Malou (1947), l'ultimo romanzo pubblicato da Adelphi, trova sulla sua
strada tutti i presupposti per deragliare. Dopo il drammatico suicidio del
padre e la conseguente rovina della famiglia, il ragazzo ha tuttavia la forza
di lasciarsi alle spalle la soffocante falsità dell’ambiente che lo circonda ed
aprirsi alla vita. Senza disdegnare l’aiuto disinteressato che gli viene
offerto dalla “petites gens”, Alain fa suo il lascito testamentario del
genitore appena scomparso, che non è il tesoro tanto desiderato dalla madre,
dalla sorella e dal fratellastro, ma l’ideale cui è rimasto fedele per tutta la
sua sfortunata esistenza: essere un uomo. L’uomo qui predicato dal verbo essere
non rimanda ad una identità specifica, ad un tipo, ad una di quelle figure in
cui secondo Sartre si rappresenta la malafede,
come quella di colui che “si sente” e non “fa” il cameriere, ma, al contrario,
presuppone la piena assunzione delle proprie responsabilità e l'accettazione
della vulnerabilità umana.
Ne
Il destino dei Malou, Simenon sembra concordare con questa prospettiva,
sembra dire che l’essere uomo non è una fuga, né tanto meno libero sfogo
dell'hybris. Se dovesse esserci una via “autentica” nella costruzione
dell'identità, questa è quella che percorre Alain, e ciò lo rende una voce
fuori dal coro nella galleria degli sconfitti proposta da Sìmenon, nella cui
figura salda le tematiche fondamentali della sua opera: la ricerca dell’uomo
nudo e la concezione del destino. In questo ragazzo, non ancora corrotto dai
propri desideri e dalla società, trova l'incarnazione quell'uomo al di là delle
determinazioni culturali che l'autore ha sempre cercato. Egli accetta il
destino come ciò che accade fatalmente, senza ribellione o rassegnazione,
pronto ad affrontarlo qualunque esso sia. Magari diventando medico, la
professione sognata anche da Maigret e propria di chi accomoda, senza eroismo,
i destini altrui.
a mio avviso il passaggio della linea paradigmatico dell opera simenoniana è quello di kees popinga in "l homme qui regardait passer les trains".trovo comunque molto calzanti le descrizioni delle parobole di frank friedmaier e oscar donadieu
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