sabato 9 agosto 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET E IL CASO DEL PICCOLO PIERRE

Erano quasi dieci giorni che era inziato agosto e il caldo non accennava a toccare quelle temperature cui i parigini erano abituati nel pieno dell'estate. In più ci si mettevano pure i temporali. Brevi ma intensi, inondavano per un ora o poco più le strade della città. Il traffico sonnachioso e l'andatura lenta della gente durante quegli scrosci subiva una notevole accelerata, per poi tornare a ritmi più blandi quando rispuntava il sole d'agosto.
Già... agosto, Maigret avrebbe dovuto essere in ferie a quel punto e M.me Maigret già lo aspettava nella loro casa di campagna a Meung-sur-Loire. Ma quel maledetto caso di Pierre, quel ragazzino di quattordici anni ammazzato con un paio di coltellate alla schiena, sembrava non avere soluzione. Non c'era movente, non si era trovata l'arma del delitto e tutti quelli che potevano essere sospettati avevano un alibi di ferro.
Maigret alla finestra guardava le acque placide della Senna e sbuffava con la sua pipa. Era in maniche di camicia, il colletto sbottonato e la cravatta allentata. Sulla scrivania si vedevano due boccali di birra ormai vuoti, sicuramente portati su dal garzone della brasserie Dauphine.
E garzone era pure la vittima. Pierre Lunel, orfano di entrambe i gentori, cresciuto dalla zia paterna, aveva trovato l'anno prima un lavoro di garzone presso la panetteria Boucher. Prendeva le ordinazioni, consegnava il pane a domicilio, con una vecchia bicicletta. "Andava come il vento" dicevano le persone che erano servite da lui. "Qualche volta le baguette arrivavano ancora tiepide". Era contento di quel lavoro e in quel forno-panetteria era benvoluto da tutti. Ad iniziare dal padrone, Gerard Boucher, grande, grosso, con un paio di mustacchi neri che lo facevano sembrare un turco. Da sua moglie M.me Giselle, che dietro il bancone con la sua faccia serafica serviva sorridente i clienti e trattava Pierre come un figlio. Martine la giovane studentessa dai capelli rossi e gli occhi verdi che lavorava da Boucher per mantenersi all'università, stava alla cassa, e cercava di insegnare a Pierre a leggere e scrivere un po' meglio di quanto sapesse fare. Il ragazzo aveva legato bene anche con i due panettieri addetti al forno, Louis e Bernard, con cui qualche domenica andava a fare delle scampagnate lungo la Senna e che lo trattavano come un fratello.
Questo era il suo mondo e la sua famiglia. Pierre gran lavoratore, era puntuale, non si tirava mai indietro di fronte a qualsiasi lavoro e non faceva mai questioni di soldi con il padrone.
Maigret aveva parlato uno ad uno, con tutti quelli che lavoravano da Boucher, con la zia di Pierre, con qualche altro lontano parente.
D'altronde il ragazzo non frequentava altra gente. Si alzava presto, verso le cinque. Alle cinque e mezza era già in bici per arrivare da Boucher. Prendeva le primissime ordinazioni e poco  prima delle sei già pedalava per fare le consegne. Poi su e giù tra il forno e i clienti fino a mezzogiorno, talvolta fino all'una. All'una e mezza nella panetteria si ritrovano tutti per una pausa, mangiavano insieme. L'unica che ogni tanto mancava era Martine, che doveva portare o prendere qualche libro alla bibilioteca universitaria, oppure aveva da studiare o era impegnata ancora a finire i conti.
Poi si riposava fino alle quattro. Il pomeriggio il lavoro e le ordinazioni andavano a rilento e si animavano verso sera poco prima dell'ora di cena. Alle otto la panetteria Boucher chiudeva e poco dopo Pierre era già a casa della zia che gli aveva preparato la cena. Dopo mangiato Pierre non usciva, dava un sistemata all'orto nel giardinetto dietro casa, poi stanco morto di buttava a letto fino alle cinque quando suonava la sveglia e la giornata ricominciava.
Il ragazzo non aveva quindi amici, non frequentava bar o altri ritrovi. Era un tipo tranquillo... forse troppo tranquillo pensava ogni tanto Maigret per un ragazzino di quattordici anni... troppo maturo?... Chissà forse dietro quella facciata...  (continua domani domenica 10 luglio)

3 commenti:

  1. 10 agosto, nel caso... :-))

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  2. Chiedo se il presente racconto, molto bello tra l’altro, è di Maurizio o di altro autore, e se si vuole con esso continuare a pubblicare, come un tempo su questo blog, racconti ispirati allo stile di Simenon e al personaggio di Maigret (la "famosa" rubrica MAGARI COME SIMENON…)
    Paolo

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    1. Caro Paolo, sì ci hai indovinato, l'apocrifo maigrettiano è mio. Grazie dei complimenti...ma aspettiamo che sia finito! Certo, l'invito di scrivere degli apocrifi di Maigret è sempre valido per tutti a due condizioni: che il racconto sia bello (e qui gli unici giudici, nel bene o nel male, siamo noi di Simenon-Simenon) e poi che sia divisibile al massino in due o tre puntate. MAGARI COME SIMENON...è ancora viva... Adesso fatevi vivi voi. Ciao e a presto

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