domenica 10 agosto 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET E IL CASO DEL PICCOLO PIERRE / 2

(segue da ieri sabato 9) - Capo, è arrivata un'altra telefonata anonima. 
Era Lucas che era entrato di corsa nell'ufficio di Maigret che l'accolse con un sospiro... Una telefonata anonima... ci sarebbe voluto ben altro per sbloccare quel caso..
Il caso era finito sui giornali. l'opinione pubblica protestava, perchè non si trovava l'omicida di quel povero ragazzo e le telefonate anonime fioccavano.
- Un uomo, secondo me vecchio, dice che ha visto la bicicletta di Pierre la domenica mattina prima del delitto davanti al forno Boucher...
- E allora? La domenica la panetteria non è chiusa? Che ci faceva Pierre? E poi come si fà a dire che fosse proprio la sua bicicletta?
- Il vecchio ha solo aggiunto "...lo vedo tutti i giorni lui e la sua bicicletta, li riconosco tutti e due alla prima occhiata. Ma di domenica Pierre non si era mai visto".
- E allora? - fece un po' alterato Maigret -  che vuol dire? Può darsi che sia andato a prendere qualcosa che aveva dimenticato... lavorava lì sei giorni a settimana! E  poi questo non ci dice nulla su chi potrebbe essere l'assassino...
- Ma capo, Pierre quella domenica aveva detto alla zia che usciva con Louis e Bernard per fare un gita in campagna, ma noi invece sappiamo che i due sono andati da soli a pescare sul fiume. Ora almeno é chiaro che Pierre aveva qualche motivo per nascondere il fatto di andare alla panetteria?
- Non lo so... e le cose che non sappiamo sono tante...troppe...
- Ma quel vecchio possiamo rintracciarlo, se ha detto di averlo visto solo quella domenica e non le altre,  vuol dire che o abita lì di fronte o per qualche motivo è lì tutti i giorni...
Maigret accese un'altra pipa e fissava Lucas senza dire nulla. L'ispettore sapeva che stava cercando di mettersi nella testa di Pierre. Perché era lì quella domenica? Cosa aveva in programma?
Il commissario ricordava come lo avessero trovato la mattina dopo a terra, a pochi isolati dalla panetteria, lasciato lì sul marcipiedi in fretta e furia. L'indignazione nel quariere era alta, Pierre era per tutti un bravo ragazzo che si guadagnava da vivere con un mestiere duro... sempre in sella a pedalare, sempre a correre per un'urgenza, lui la sua bici e la gran cesta del pane.
Alla scientifica avevano esaminato tutto, ma senza risultati.
Maigret guardò l'orologio e propose a Lucas di andare a mangiare qualcosa alla brasserie Dauphine. Avevano appena passato l'ufficio degli ispettori che Maigret tornò repentinamente indietro, aprì la porta e vide che c'era solo il giovane Lapointe.
- Ehi, hai da fare?
- No capo, stavo rimettendo a posto delle carte...
- Allora oggi pomeriggio, quando Gerard Boucher dovrebbe essere al Rouge Bar a giocare a carte con i suoi amci, dovresti andare a parlare con la moglie...
- Lei, l'ha già interrogata, cosa vuole sapere?
- Chiedile se quella domenica, quando erano a quella sagra a Ivry sur Seine il marito non si sia mai assentato... con tatto, mi raccomando...
- Sospettiamo del marito?
- No, ma non si sa mai... da Ivry a Parigi non ci vuole molto... chissà...
- D'accordo appena le ho parlato le riferisco. Dove la trovo...
- Sarò qui anche nel pomeriggio - disse con un sospiro, mentre richiudeva la porta.
Verso le sette, Maigret sonnacchiava nel suo ufficio, la finestra aperta un boccale di birra mezzo vuoto, la pipa spenta poggiata su uno smilzo dossier dove era scritto Pierre Lunel.
Bussarono alla porta. Era Lapointe.
- Siediti mio caro Lapointe. Novità?
L'ispettore tirò fuori il suo blocchetto d'appunti e iniziò il rapporto.
- Sono arrivato presto, verso le tre. Mi sono messo di guardia alla porta della casa dei Boucher. Verso le quattro Gerard è uscito. L'ho seguito per un pezzo e, quando sono stato sicuro che imboccava la via per il Rouge Bar, sono tornato indietro. Ho suonato, la signora Giselle mi ha aperto e le ho chiesto del marito. Lei mi ha risposto che era appena uscito. Mi sono inventato che alla sagra di Ivry sur Seine diverse persone avevano denunciato il furto del portafogli, di orologi, di borse...e insomma che eravamo sulla pista di una banda di ladri. E così le ho chiesto se lei o il marito fossero stati derubati...magari con tutto questo bailamme dell'omicidio di Pierre, il fatto poteva essere stato dimenticato... Così ho chiesto cosa avessero fatto quel giorno a Ivry. Lei ha raccontato che prima di mangiare erano stati tutti insieme alla messa, poi avevano bevuto del bianco con una coppia dei loro amici - Lapointe dava di tanto di tanto un'occhiata al taccuino - i Moretti, dei macellai d'origine italina. Poi hanno pranzato in una grande tavolata, dopodichè si sono sdraiati a riposare e verso le quattro il marito è andato a giocare con gli uomini e lei era rimasta a chicchierare con altre donne scambiandosi consigli sui lavori a maglia, di taglio e cucito. Poi verso le sette, il marito è tornato e sono rientrati a Parigi.
- Nessun altro particolare?
- Non potevo andare troppo a fondo per non insospettire la signora. Anche se quando mi ha chiesto se lavoravo per il commissario Maigret, ho risposto che facevo parte di un'altra brigata... quella specializzata in furti...
- Bravo Lapointe, bravo... così ora sappiamo che per tre ore Giselle e Gerard non si sono visti... è così?
- Beh, lo possiamo ragionevolmente credere...
- Gerard avrebbe quindi avuto tutto il tempo di tornare a Parigi, uccidere Pierre e tornare a Ivry...
- Già, ah ...la signora Giselle ha detto che il marito era tornato un po' contrariato perché, a detta sua, non era riuscito a vincere nemmeno una partita...
- Sì ma perchè Boucher avrebbe dovuto uccidere il suo bravo ed efficiente garzone? E poi il vecchio della telefonata anonima ha detto di aver visto la bicicletta di Pierre domenica mattina. Se Gerard fosse tornato a Parigi l'avrebbe fatto verso le cinque e comunque nel pomeriggio... solo ipotesi, supposizioni, niente di concreto...
Maigret si alzò, cercò del tabacco nella tasca della giacca e iniziò a fumare come una ciminiera.
- Capo se non c'è altro, io andrei...
- Sì, Lapointe vai... è domenica. Stasera chi è di servizio?
- Torrence.
- Vai... buona serata.
- Buona serata lei, capo.
Maigret rispose con un grugnito e tornò a sfogliare le pagine del dossier. più leggeva le deposizioni e più le trovava troppo precise, non una contraddizione.
Inizò a fare ipotesi per assurdo. Pierre aveva rubato qualcosa?... ma non si uccide un ragazzino per questo. Pierre aveva sorpreso qualcuno rubare? Potrebbe aver visto Martine alla cassa che combinava qualche impiccio? Ma non vedeva la bella universitaria che pugnalava Pierre e lo portava fuori sulla strada. E i due addetti al forno? Forse un gioco o uno scherzo con Pierre finito accidentalmente in quel modo?  No. Quelle era due pugnalate inferte intenzionalmente con precisione e forza... e tra tutti l'unico in grado di compiere un gesto del genere era Boucher. Ma perchè l'avrebbe dovuto fare? E l'arma? Sicuramente era ormai da tempo in fondo alla Senna.
Squillò il telefono. Era Torrence
- Capo, sono qui se ha bisogno... novità su caso Pierre?
- Niente, Torrence siamo ancora in alto mare.
Maigret sarebbe voluto tornare alla panetteria, ma avrebbe messo in allarme il colpevole. Ormai aveva quest'idea. Tutta quel bel quadretto doveva nascondere qualcosa. Magari nessuno parlava... perché.... Non si parla perchè si ha paura. E chi è li alla panetteria che poteva incutere timore? Beh, fin troppo facile, era il padrone Gerard Boucher.
Tornava sempre lui.
Bussarono ancora. Entrò Torrence sventolando un foglio di carta.
- Capo, stavo mettendo a posto le carte che aveva lasciato Lapointe e ho trovato...
- ... una lettera anonima...
- Si, capo...ma come lo sapeva?
- Stavolta è sempre tutto anonimo... che dice?
- "Per trovare il colpevole controllate la cassiera. Come vive? Maneggia troppi soldi quella sciaquetta". 
- Fà vedere... - Maigret osservò con attenzione quel pezzo di carta - Sembra una scrittura femminile... e la donna che l'ha scritta ha qualche motivo per avere almeno in antipatia Martine... la chiama la sciaquetta... Domani mattina portala subito al laboratorio del dottor Moers.
L'unica donna oltre a Martine era Giselle.
Andò a riguardare il dossier. Nessuna delle due aveva parlato male dell'altra.
Effettivamente Martine viveva in un appartamento in un quartiere molto signorile, per quello che aveva potuto vedere era sempre ben vestita, quasi stonava in quella panetteria. Certo lo stipendio che le dava Boucher  serviva a pagarsi, l'appartamento, gli studi e da vivere. A occhio e croce non dovevano rimanere molti soldi per il superfluo. Andò a vedere, dei genitori le era rimasta solo la madre , che lavorava a servizio e che certo non poteva spedire soldi alla figlia. Qualche amante? Una ipotesi ragionevole, ma dalle indagini non era risultato nulla in tal senso. Iniziava a pensare che doveva interrogare di nuovo Gerard Boucher. Si alzò, prese la giacca, salutò Torrence e si avvio per le strade ormai buie. Aveva rinfrescato un po' e in giro si vedeva poca gente. I suoi passi risuonavano pesanti sul selciato.
"Boucher... già Gerard... (continua domani lunedì 11

1 commento:

  1. È inevitabile: ogniqualvolta leggo un romanzo o racconto con Maigret, sia esso scritto da Simenon (inimitabile) o da Maurizio o da altri autori (compreso il sottoscritto), mi immagino, nei panni del commissario, la figura di Gino Cervi (secondo me insuperabile in quel ruolo), come nei panni di Lucas, Janvier, Lapointe e Torrence quanti li interpretarono nei famosi sceneggiati italiani. Ora al racconto: la seconda parte sviluppa molto bene il “preludio” pubblicato sabato e lascia intuire un ottimo finale. Complimenti a Maurizio, autore brioso, originale e di ottimo stile. Tra non molto, per i racconti ispirati al personaggio Maigret, ne invierò anch’io, come ho fatto in passato, e spero, come auspica Maurizio, che sia degno di essere pubblicato.
    Paolo

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