Testo di Murielle Wenger - Illustrazione di Giancarlo Malagutti
domenica 15 marzo 2015
venerdì 13 marzo 2015
SIMENON SIMENON. BÉBÉ DONGE NON SOLO FILM, ANCHE STRIPS & MUSICA
George
Simenon è più vivo e attuale che mai. A settanta anni dalla sua
pubblicazione il romanzo breve "La verità su Bébé Donge", scritto a
Vouvant, in Vandea, e pubblicato in 12 puntate su «Lectures 40»
(nouvelle série) nn. 1-12 dal 15 giugno al 1º dicembre 1941 è stato
ripreso da un gruppo di artisti romani per una edizione multimediale. Il
gruppo formato da musicisti, fumettisti, sceneggiatori, registi e
attori sotto il nome colletivo di Bébé Donge ha dato vita a dieci
canzoni che ripercorrono i momenti salienti della storia e Simone Iovino
e Silvia Spernanzoni ne hanno scritto la sceneggiatura per una graphic
novel illustrata da Valentina Griner per l'etichetta indipendente
Goodfellas. Con un tratto essenziale e sobrio, il fumetto ricrea il
carattere originario di Bébé e il tono distaccato e freddo della
narrazione di Simenon, le passioni si trovano sopite, per far spazio
all'approfondimento psicologico dei personaggi. Anche
Il filo conduttore del disco è lo stesso, far emergere la figura e la
psicologia di Bébé Donge, farli vivere nelle note e nelle canzoni.
Uscito il 26 di febbraio ha ricevuto l'autorizzazione e
l'incoraggiamento del figlio di Simenon, John, sorpreso ed entusiasta
del fatto che il lavoro del padre possa essere ripreso in nuove forme
espressive. (Giancarlo Malagutti)
giovedì 12 marzo 2015
SIMENON SIMENON. IL PRIMO PASSO (FALSO) NEL GENERE POLIZIESCO
Un'immaginaria copertina di un libro in parte scritto e mai uscito da un Simenon giovane che vive ancora a Liegi |
Siamo nel 1922, alla vigilia della partenza del diciannovenne Simenon per Parigi. In quell'anno è ancora a Liegi e prova a scrivere un singolare romanzo poliziesco.
Già, singolare. Infatti l'intenzione è quello di scriverlo a quattro mani (ce lo vedete Simenon scrivere un testo insieme qualcun'altro?) con un redattore dell'altro quotidiano della sua città Le Journal de Liège, un certo Henri J. Moers. Il titolo previsto era Le bouton de col e scritto, alternativamente, un capitolo da Simenon e l'altro da Moers.
Abbiamo sottolineato la singolarità di un Simenon che scrive insieme ad un altro. Dobbiamo registrare anche che il nome del suo collega avrà una parte non marginale nella sua futura produzione letteraria. Infatti quel cognome identifichera il capo del laboratorio della Polizia Giudizia a Quai des Orfèvres, in tutta la serie dei Maigret.
Bouton de col avrebbe dovuto essere un giallo umoristico, e più precisamente una parodia delle avventure di Sherlock Holmes. Il protagonista è appunto un detective britannico di una quarantina d'anni il cui nome è Gom Gut. Anche qui un altro legame con quella che sarà la letteratura-alimentare dei primi anni parigini. Gom Gut infatti sarà uno dei tanti pseudonimi che Simenon utilizzerà per i racconti galanti, parte di quelle centinaia di racconti e romanzi brevi prodotti in quel periodo.
Ma torniamo a Bouton de col, che diventa così, a suo modo, il primo interesse di Simenon per il genere poliziesco. Sfortunatamente la stesura del racconto non va in porto e rimane incompiuto. Niente pubblicazione, rimangono oltre 140 fogli, in parte manoscritti e in parte dattiloscritti, oggi custoditi dalla Fondazione Simenon a Liegi. Ma ne ritroviamo traccia anche in un Dictée del 1975 di Simenon.
"... qualche anno fa' - racconta lo scritore - Moers ha ritrovato quel manoscritto e me l'ha gentilmente inviato. Ho cercato di rileggerlo, ma non sono arrivato alla fine della quarta pagina. Se tra i manoscritti che mi inviano, ne trovassi uno così brutto, mi sentirei in dovere di rispondere all'autore di dedicarsi a qualsiasi mestiere, foss'anche lo spazzino, ma in nessun caso di darsi alla letteratura, nemmeno a quella umoristica...".
Giudizio durissimo del Simenon di 72 anni, su quello di 19... tra loro un centinaio di romanzi, oltre cento Maigret, articoli, saggi, romanzi autobiografici...
mercoledì 11 marzo 2015
SIMENON SIMENON. LA DISGRAZIA DI NON "PASSARE LA LINEA"
Sessant'anni fa' Simenon terminava di scrivere En cas de malheur. Era il febbraio del 1955. L'anno dopo il romanzo viene pubblicato da Presses de La Citè e dopo un'altro anno diventa un film diretto da Claude Autant-Lara e interpretato da quel mostro sacro di Jean Gabin e da una abbagliante ventiquattrenne Brigitte Bardot.
E' un Simenon in gran forma, appena tornato dai dieci anni americani, arrivato in Europa dove ha potuto constatare che la sua fama è cresciuta, ma soprattutto che c'è stato un sostanziale cambiamento nel giudizio della critica. Quella Francia da lui ritenuta ostile e "matrigna" e che aveva voluto abbandonare in tutta fretta alla fine della guerra, con un taglio netto immergendosi fin sopra i capelli nel sogno americano, ora invece gli tributa onori. Questa tangibile fama e l'autorevolezza riconosciutagli, sortirono evidentemente un effetto galvanizzante e quindi quello che si siede a scrivere questa storia è davvero un Simenon in gran spolvero.
Ne viene fuori un romanzo che scava nella psicologia e nei comportamenti di Lucien Gobillot, ricco, famoso, rispettato, con una moglie che gli fà fare un'ottima figura in società. Avvocato, rinomato per le sue arringhe, ma soprattutto per la capacità di non perdere mai una causa, rispettato e temuto dentro e fuori il tribunale, frequenta il mondo che conta politicamente e finanziariamente. Insomma sembra un tipo vincente, sicuro di sé, che nulla e nessuno possa fermare.
Dall'altra parte c'è Yvette, giovane e minuta ragazza, prostituta per caso, facile nei costumi, fragile nel corpo e nell'animo. Questo esserino gli provoca un'incrinatura che l'avvocato cerca di spiegarsi... non è sesso, non è amore, non è compassione... Quella, a prima vista, insignificante e scialba giovane, gli entra dentro e lui non riesce a capire il perchè. Nemmeno aprendo un dossier su sé stesso, come fà per i suoi clienti, riesce ad annotare elementi significativi. Questa storia sconvolge la sua vita? Fino ad un certo punto. La moglie, per lungimiranza o per calcolo, non fà una tragedia di questa sua sbandata, anzi sembra comportarsi in modo da creargli meno problemi possibili. Il contorno dei colleghi non manifesta reazioni di qualche importanza. L'unico che crea problemi è Mazetti uno dei tanti giovani con cui Yvette ha amoreggiato. Adesso, legata com'è a Gobillot, che le ha preso un casa vicino alla sua, che le ha dato un'esistenza borghese quale mai Yvette aveva pensato, non vuole più vederlo. Il finale è tragico. Yvette, nel frattempo rimasta incinta di Gobillot, viene uccisa dall'amente respinto, L'avvocato sprofonda di nuovo nella sua vita di sempre. La moglie forse è quella che vince?
Ma Gobillot da cosa è sedotto? Qui Simenon è bravo a farci vivere, facendo raccontare in prima persona da Gobillot l'attrazione misteriosa per Yvette, il progressivo slittamento di una semplice avventura, verso qualcosa di sempre più importante che occupa e modifica gradualmente la sua vita, costringendolo a rivoluzionare non solo le sue abitudini, ma anche la sua scala di valori.
E' la discreta vita dei comuni mortali che attrae Gobillot?
Una ragazza senza, genitori, senza casa, con una vita precaria, che vive una facile promiscuità con uomini e donne... è il suo esatto contrario. Questo incontro è forse qualcosa che lo mette di fronte alle scelte che ha sempre fatto, ma che forse non erano quelle che avrebbe voluto fare? Ma allora perchè cerca di trasfromarla in una borghese? La bella casa, una pelliccia, la governante... vuole davvero che diventi come lui? O vuole darle l'opportunità di godere di quello che la vita le ha sempre negato? Le contraddizioni si sommano e s'incrociano in un groviglio psicologico che Simenon analizza sapientemente.
Gobillot, non passa la famosa linea simenoniana. Ci è molto vicino, perchè anche se la storia con Yvette potrebbe distruggere il suo mondo, in realtà non è in grado di farlo per quanto la professione, le pressioni della moglie, gli obblighi mondani-societari sono stringenti... Lui vorrebbe, ma non riesce a sottrarsi a tutto... E' talmente avvilupato in quelle spire da non ce la fà a divincolarsi e quindi a fare il salto che gli farebbe passare la linea. E poi Yvette viene uccisa e Gobillot senza più quell'appiglio, viene risucchiato dal suo mondo, dalla moglie, dal suo tribunale, da un destino che non gli dà nessuna speranza di cambiamento.
Simenon è bravo a ricreare questo movimento a pendolo che fa oscillare Gobillot, dalla sua vita onorata e rispettabile, a questo annullarsi per una donna qualsiasi. Il rapporto con la moglie e quello con Yvette sono agli antipodi, e Gobillot non fà in tempo a compiere tutto il tagitto da una vita all'altra... Avrebbe davvero lasciato tutto alla sue spalle? Sembra di sì, ma il destino per lui aveva in serbo altro, come ci dimostra Simenon con le sue storie. Il destino piega, spezza, modella, modifica e l'uomo non può opporsi.
Da questo libro, abbiamo detto, fu tratto un film. Una sola notazione. La scelta di Brigitte Bardot per interpretare Yvette ci è parsa un po' azzardata. Yvette come ce la presenta Simenon è una ragazza che potrebbe passare inosservata, magra, minuta, non bella... Tutto questo non si può dire di una Bardot, soprattutto a ventiquatro anni... il cui alone di bellezza e seduzione la precedeva e la seguiva facendo un notevole numero di vittime!
martedì 10 marzo 2015
SIMENON SIMENON. GEORGES, UNA BRUTTA MATTINATA E IL CODICE... SEGRETO
Ottobre 1929. Siamo sull'Ostrogoth, l'imbarcazione di dieci metri di cui abbiamo parlato i giorni scorsi, quella con cui Simenon navigava per i canali dalla Francia su su fino al Mar del Nord, lungo le coste olandesi e quelle tedesche.
Il porto è Wilhelmshaven, Bassa Sassonia.
A bordo c'è da un paio d'ore uno strano individuo che fà domande. Poliziotto? Secondo Georges potrebbe invece essere un agente del contro-spionaggio.
L'individuo non si limita a interrogarlo, ma inizia a perquisire anche l'imbarcazione.
Cosa cerca? E perché lo cerca nella barca di uno scrittore?
Simenon a quel tempo, non solo non era ancora famoso, semmai era noto come Georges Sim... ma certo non poteva essere conosciuto da un agente dei servizi della Germania. Germania che allora era attraversata dalle scariche elettriche che l'ascesa di un certo Adolf Hitler provocava in tutto il paese e non solo. Allarmi, sospetti, faide, complotti, formavano l'acqua ideale per far nuotare spie, controspionaggio, doppiogiochisti, agenti stranieri....
In quest'atmosfera oggetti innocenti come la macchina da scrivere di Georges e il cavalletto per dipingere di Tigy, assumevano un significato strano e persino sospetto agli occhi dell'agente. E poi, tutte quelle pagine dattiloscritte? Veri romanzi o finzioni che potevano celare all'interno dei messaggi in codice?
Insomma il tutto insospettisce non poco l'agente. Un uomo e una donna di nazionalità belga, un 'imbarcazione che batte bandiera francese e poi quelle lettere.... Già la corrispondenza di Simenon con la rivista Détective... "Questa rivista esisterà davvero, si chiamerà proprio così? - si chiede l'agente senza capire bene la situazione - Oppure questo signore è in realtà un detective e non uno scrittore?".
Insomma ce n'è abbastanza per portare Simenon in un posto di polizia per approfondire la questione.
Questo fatto del "detective", smuove altre attenzioni e ben presto lo scrittore si trova davanti ad un alto grado del controspionaggio che vuole vederci chiaro.
Il nodo principale sembra essere il fatto se Simenon sia un detective, una spia, un agente e, nel caso, al soldo di chi... E poi ancora, che ci fà un belga, con documenti francesi in un porto tedesco, in un momento così critico...
Durante l'interrogatorio Simenon ammette tra l'altro di sapere un po' di tedesco, ma si tratta di quel che rimane di un'infarinatura scolastica... lo stesso scrittore ammette che il tedesco non era il suo forte.
Errore.
Errore che provoca un domanda del funzionario altrimenti semplice e diretta, ma non in quel momento e non in quella situazione: "Perché non vi piace la nostra lingua?"
L'interrogatorio rischia di prendere una brutta piega. Simenon percepisce probabilmente in quel momento che in Germania l'aria sta cambiando in fretta e non c'è spazio per i sospetti o i fraintendimenti. Si ricorda di aver spedito la sera prima un plico diretto alla Gallimard per la rivista Détective... Probabilmente è stato aperto e da lì è iniziato tutto?
La situazione non è facile. Lo scrittore cerca di giustificarsi, ma si rende conto se da una parte il funzionario del controspionaggio non ci vede chiaro, d'altra non ha prove o accuse precise nei suoi confronti.
Dopo alcuni momenti di angoscia per Simenon, la situazione va verso il suo epilogo. Un ordine secco "A mezzogiorno l'Ostrogoth deve aver lasciato il porto di Wilhelmshaven". Espulsione dalla Germania e interdizione a navigare nelle acque tedesche. Tassativo.
Una brutta mattinata. Ma Simenon se l'è cavata, cambia meta: non più Amburgo, ma il piccolo e accogliente porto olandese di Delfzijl.
lunedì 9 marzo 2015
SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE SI APPRESTA AD USCIRE
Inizando dalla classifica realizzata da Nielsen Bookscan per l'inserto TuttoLibri de La Stampa, nel settore narrativa straniera ritroviamo il titolo simenoniano al 10° e ultimo posto. La GFK invece stila per l'allegato La Lettura del Corriere della Sera una Top 20 di narrativa straniera che vede Il Pensionante scivolare al 15° posto. Invece niente da fare per la classifica realizzata da Eurisko per RCult de La Repubblica dove il titolo simenoniano dopo quattro settimane, scompare.
Per quanto riguarda la vendita on line su Internet Book Shop il titolo è 47° nella Top 100. Sulla piattaforma della Feltrinelli.it invece Il pensionante si assesta sulla 51a posizione.
Per gli ebook, invece troviamo su Internet Book Shop le raccolte di romanzi , al 26° posto Le Inchieste di Maigret 1-5, al 63° posto Le Inchieste di Maigret 11-15 e all'87° Le Inchieste di Maigret 21-25.
domenica 8 marzo 2015
SIMENON SIMENON. MAIGRET UNA DOMENICA DA LECCARSI I... BAFFI
sabato 7 marzo 2015
SIMENON SIMENON. MAIGRET E IL PICCOLO INTERVISTATORE
L’ispettore Torrence ebbe soltanto il tempo di
dire: «Capo, c’è una visita…» che il ragazzo, sbucato da dietro la sua figura
massiccia, irruppe nell’ufficio del commissario Maigret.
«Buongiorno!» disse il nuovo arrivato mettendosi
quasi sull’attenti davanti alla grossa scrivania ingombra di carte, fascicoli e
un boccale vuoto di birra. «Mi chiamo Gilbert Derrin. Ho dodici anni… Posso
sedermi? Avrei alcune domande da farle.»
«Alcune… domande?» balbettò il commissario piuttosto
stupito da quell’improvvisa apparizione. Poi, rivolto a Torrence: «Torna pure
al lavoro.»
«Bene, capo!» esclamò l’ispettore chiudendo la
porta.
Il piccolo Gilbert si accomodò nella poltrona degli
ospiti e volse lo sguardo intorno.
«E così,» disse subito dopo, «questo sarebbe
l’ufficio del famoso commissario Maigret della polizia giudiziaria!»
«Famoso, signor Derrin? Chi le ha detto che io sia
famoso?»
«Non sia modesto, commissario. Quasi ogni giorno,
sui principali quotidiani, non si fa che parlare di lei, delle sue inchieste,
della facilità con la quale riesce a scoprire e ad arrestare i criminali.
Vanta, finora, molti successi, più di qualsiasi altro commissario di polizia in
tutta Parigi. È per questo motivo che abbiamo deciso di scegliere lei.»
«Oh, davvero, signor Derrin?»
«La prego, mi chiami Gilbert. Quel signore mi fa sentire più vecchio di
quanto non sia, e più importante di quel che non sono.»
«Ecco, appunto,» disse Maigret che prese
macchinalmente a caricare la pipa, «mi domando chi è lei e che cosa, con
esattezza, vuole da me.»
Il ragazzo si fece più avanti sulla poltrona e
trasse di tasca un taccuino e una penna.
«La mia scuola… la mia classe, precisamente… mi ha incaricato, per uno studio che
stiamo compiendo sulla giustizia e sulla legalità, di farle una intervista, se
lei ovviamente acconsente.»
«Un’intervista?»
«Sì, commissario! Desideriamo conoscere meglio i
suoi metodi investigativi, sapere qualcosa di più delle sue inchieste. Lei gode
di grande ammirazione e stima per il coraggio più volte dimostrato, per l’acume
e il fiuto da vero poliziotto.»
Maigret si schiarì leggermente la voce, un po’
imbarazzato da quei complimenti, poi, dopo aver messo la pipa tra i denti e
averla accesa, disse:
«Veda, signor Der… voglio dire Gilbert… sarei felicissimo,
oltreché onorato, di poterle essere utile, ma in questo momento, purtroppo, non
ho molto tempo da dedicarle. Ho tra le mani un caso assai complicato da
risolvere. Mi creda, non posso distrarmi da esso un solo momento, se non si
vuole che pericolosi malviventi la facciano franca. Ma, per la sua intervista,
cercherò di aiutarla in qualche modo.»
Gilbert Derrin si sporse un poco in avanti.
«E come, signor commissario?»
«Affidandola a una persona esperta delle mie
inchieste, dei miei metodi investigativi… di tutto quanto, in sostanza, lei
desidera conoscere; una persona che sicuramente ne sa più di quanto ne sappia
io stesso.»
«Capisco,» disse il ragazzo con tono deluso della
voce, «intende affidarmi a un suo ispettore.» Appoggiò le spalle allo schienale
della poltrona, come d’un tratto svuotato di ogni vigore ed entusiasmo. «La
ringrazio comunque, ma avrei preferito sentire direttamente da lei, dalla sua
voce…»
«No, signor Der… Gilbert… nessun ispettore. Mi
riferivo a una persona che mi conosce meglio di ogni poliziotto al mio
servizio. Trascorrerà con lei qualche ora in piacevole e dolce compagnia perché, tra un racconto e l’altro, tra una
confidenza e l’altra che le farà, saprà rimpinzarla di biscotti, caramelle,
bibite e chissà quant’altro… Questa persona ama moltissimo i ragazzi,
specialmente se svegli e molto educati. Mi creda, lei sarà sommerso di premure,
di gentilezze, di affetto anche, meglio di quanto potrei far io.»
Un grande sorriso affiorò sulle labbra del giovane
Gilbert.
«Oh! Chi sarebbe, commissario, questa persona? Sono
ansioso e felice di conoscerla.»
Maigret non rispose. Premette il pulsante
dell’interfono sulla scrivania:
«Torrence? Puoi venire un istante?»
Quando l’ispettore fu nell’ufficio del commissario:
«Torrence, ti spiacerebbe accompagnare, con un’auto
nostra s’intende, il signor Gilbert
Derrin in boulevard Richard Renoir? C’è una persona che l’aspetta… la
signora Maigret.»
Paolo
Secondini
venerdì 6 marzo 2015
SIMENON SIMENON. E PER MAIGRET RICOMINCIO' DAI RACCONTI.
Settantacinque romanzi, ventotto racconti. Questi i numeri della serie maigrettiana.Vale a dire un 3/4 di romanzi e 1/4 di racconti. Beninteso, i romanzi fanno la parte del leone. Ma ci si può porre la domanda: qual'è in contributo dei racconti al "corpus" dei Maigret?
Prima di rispondere a questo interrogativo, vediamo qual era il contesto.
Siamo nell'autunno del 1936. E' il momeno in cui Simenon ha scritto il suo ultimo Maigret per Fayard da un paio d'anni. In questo lasso di tempo sono accadute diverse cose nella vita di Simenon: l'inchiesta maldestra sul caso Stavisky, il viaggio intorno al mondo, e la scrittura di una dozzina di romans-durs pubblicati da Gallimard, romanzi che scrisse ai quattro angoli della Francia. In questo autunno 1936, Simenon si sistema in un appartamento di un quartiere elegante di Parigi: boulevard Richard-Wallace a Neully. Cos'è che tutt'ad un tratto lo spinge a riprendere in mano il personaggio del suo commissario, che aveva deciso di abbandonare due anni prima? Dopo essere passato alla prestigiosa NRF (Nouvelle Revue Française di Gallimard), sembra aver raggiunto una nuova tappa nella letteratura e il romanzo poliziesco non era più che un vecchio ricordo, e Maigret un personaggio che, certo, l'aveva molto aiutato nella conquista della notorietà, ma che lasciava senza rimpianti (?) dietro le spalle, perchè ora era un po' troppo ingombrante, facendo anche un po' d'ombra al romanziere... Probabilmente in quel momento non gli andava di scrivere nuovi romanzi con Maigret.
Ciònonostante accetta la proposta che gli fà il quotidiano Paris-Soir: scrivere una serie di racconti polizieschi in due parti: la prima era costituita da un'intrigo, la soluzione del quale veniva proposto ai lettori del giornale; la seconda parte sarebbe apparsa una settimana dopo e avrebbe fornito la soluzione finale del mistero. Ogni racconto sarebbe apparso sul supplemnto domenicale del quotidiano. Perchè Simenon accetta? Per sfida? Per divertimento? Per una certa nostalgia già avvertita all'idea di aver abbandonato il suo personaggio? Per il côté economico non trascurabile della proposta? (Ricordiamo che Gallimard reclamava dei polizieschi da Simenon, perchè le tirature dei "romans-durs" non potevano competere nemmeno alla lontana con quelle dei Maigret; nel 1938, Simenon proporrà a Gallimard di riunire in una raccolta i racconti scritti per i giornali). Forse per tutte queste ragioni insieme....
Sia quel che sia, il romanziere scrisse una prima serie di nove racconti, mettendo in scena il commissario in quattro inchieste tipiche, che si svolgono sia a Parigi (L'affaire du boulevard Beaumarchais, La fenêtre ouverte, Rue Pigalle,
Monsieur Lundi, Une erreur de Maigret), che in provincia (La péniche aux deux pendus, Les larmes de
bougie, Jeumont 51 minutes d'arrêt!), sia all'estero (Peine de mort).
E un paio d'anni più tardi, forse per gioco, replica e scrive, su richiesta della Société Parisienne d'Editions, altri dieci racconti, pubblicati nei fascicoli della collezione Police-Film e Police-Roman. Perchè, ancora una volta, ha accettato di scrivere una seconda serie? Forse sempre per gli stessi motivi sopra esposti, ma anche perché questo anno, il 1938, dopo la scrittura di una dozzina di romanzi, è un anno quasi interamente consacrato ai racconti, in particolare polizieschi (Le Petit docteur et Les Dossiers de l'Agence O). Non si sa di preciso dove siano stati scritti questi racconti, forse ancora a Neully, oppure a La Rochelle, o forse a Porquerolles. In questa seconda serie Maigret a volte è già in pensione (Mademoiselle Berthe et son amant,
Tempête sur la Manche, Le notaire de Châteauneuf, L'improbable M. Owen, Ceux du
Grand Café), a volte è sul punto di andarci (L'Etoile du Nord), altre ancora è in servizio in due inchieste parigine (Stan le Tueur, L'amoureux de Mme
Maigret) e due in provincia L'auberge
aux noyés, La vieille dame de Bayeux).
Murielle Wenger
Murielle Wenger
giovedì 5 marzo 2015
SIMENON SIMENON. CAPITANO DI LUNGO CORSO... DAI CANALI AI ROMANZI
Quattro metri di lunghezza per poco più di uno e mezzo di largezza, poco meno di una tonellata, motore Johnson da 3 CV e un tendalino: costo 5800 franchi. Questa, tutto sommato, modesta barchetta rappresenta nel 1928 l'inizio dell'attività di navigazione dello scrittore. Il nome è tutto un programma, La Ginette, sà di qualcosa fatto in casa... ed in effetti Simenon la completa con l'attrezzatura per il campeggio nautico, con una canoa al traino, con il necessario per cucinare. Equipggio: lui, il comandante Sim, Tigy sua moglie, Boule la loro femme de chambre e il cane Olaf (nell'equipaggiamento, anche una tenda da montare sulla riva durante le soste notturne, per far dormire a terra Boule e Olaf).
Il salto avviene l'anno dopo con quella che si fa costruire a Fécamp. E' l'Ostrogoth (già il nome ha un'altra importanza "perchè - dice Simenon stesso - ha la rudezza del nostro antico antenato"). Siamo su un altro livello, l'imbarcazione è lunga ben dieci metri e pesa più di 4 tonnellate, con una chiglia adatta ad affrontare il mare e non solo i canali. A bordo c'è anche una cabina riscaldata dove Simenon può scrivere e Boule nel frattempo può cucinare. Per di più riesce a farlo battezzare dal curato di Notre Dame con una pomposa cemonia.
Con l'Ostrogoth, (e sempre lo stesso equipaggio) capitan Sim può far rotta sulle mete dell'Europa settentrinonale: Amsterdam, il mar del Nord, le coste olandesi e quelle tedesche. E poi ancora i Paesi Bassi, Stavoren e Delfzijl dove deve far sosta per alcune riparazioni allo scafo. E qui, secondo la leggenda, come poi la racconterà lo scrittore, sarebbe nata la figura del commissario Maigret. Ma non fu così in realtà, perchè questo protagonista era già stato inserito in altri romanzi brevi o racconti... ma di tutto ciò ci siamo già occupati (Nasce Migret. La versione di Georges e Nasce Maigret. Come é andata davvero) e qui il nostro interesse è questa veste di un marinaio, che a poco più di venticinque anni, vuole iniziare a conosocere il mondo. Potremmo dire che l'Ostrogoth è il suo vero e proprio trampolino di lancio in quella dimensione del viaggio, che grande importanza avrà per lui stesso e per i romanzi che andrà a scrivere negli anni a seguire. Quei viaggi che lo porteranno in Africa, in Polinesia, nell'America del Sud, e che gli faranno conoscere popolazioni assai diverse tra loro, ma nelle quali Simenon andrà alla ricerca del famoso "uomo nudo", cioè di quell'insieme di elementi che a di là delle razze, della cultura, del colore della pelle, dello status socile, delle convenzioni e delle tradizioni, costituiscono l'uomo universale.
"... Io mi avvicino all'uomo, all'uomo nudo - diceva infatti Simenon nel saggio Le Romancier (1945) - dell'uomo faccia a faccia con il suo destino che io credo sia il meccanismo supremo del romanzo...".
Iscriviti a:
Post (Atom)