L’ispettore Torrence ebbe soltanto il tempo di
dire: «Capo, c’è una visita…» che il ragazzo, sbucato da dietro la sua figura
massiccia, irruppe nell’ufficio del commissario Maigret.
«Buongiorno!» disse il nuovo arrivato mettendosi
quasi sull’attenti davanti alla grossa scrivania ingombra di carte, fascicoli e
un boccale vuoto di birra. «Mi chiamo Gilbert Derrin. Ho dodici anni… Posso
sedermi? Avrei alcune domande da farle.»
«Alcune… domande?» balbettò il commissario piuttosto
stupito da quell’improvvisa apparizione. Poi, rivolto a Torrence: «Torna pure
al lavoro.»
«Bene, capo!» esclamò l’ispettore chiudendo la
porta.
Il piccolo Gilbert si accomodò nella poltrona degli
ospiti e volse lo sguardo intorno.
«E così,» disse subito dopo, «questo sarebbe
l’ufficio del famoso commissario Maigret della polizia giudiziaria!»
«Famoso, signor Derrin? Chi le ha detto che io sia
famoso?»
«Non sia modesto, commissario. Quasi ogni giorno,
sui principali quotidiani, non si fa che parlare di lei, delle sue inchieste,
della facilità con la quale riesce a scoprire e ad arrestare i criminali.
Vanta, finora, molti successi, più di qualsiasi altro commissario di polizia in
tutta Parigi. È per questo motivo che abbiamo deciso di scegliere lei.»
«Oh, davvero, signor Derrin?»
«La prego, mi chiami Gilbert. Quel signore mi fa sentire più vecchio di
quanto non sia, e più importante di quel che non sono.»
«Ecco, appunto,» disse Maigret che prese
macchinalmente a caricare la pipa, «mi domando chi è lei e che cosa, con
esattezza, vuole da me.»
Il ragazzo si fece più avanti sulla poltrona e
trasse di tasca un taccuino e una penna.
«La mia scuola… la mia classe, precisamente… mi ha incaricato, per uno studio che
stiamo compiendo sulla giustizia e sulla legalità, di farle una intervista, se
lei ovviamente acconsente.»
«Un’intervista?»
«Sì, commissario! Desideriamo conoscere meglio i
suoi metodi investigativi, sapere qualcosa di più delle sue inchieste. Lei gode
di grande ammirazione e stima per il coraggio più volte dimostrato, per l’acume
e il fiuto da vero poliziotto.»
Maigret si schiarì leggermente la voce, un po’
imbarazzato da quei complimenti, poi, dopo aver messo la pipa tra i denti e
averla accesa, disse:
«Veda, signor Der… voglio dire Gilbert… sarei felicissimo,
oltreché onorato, di poterle essere utile, ma in questo momento, purtroppo, non
ho molto tempo da dedicarle. Ho tra le mani un caso assai complicato da
risolvere. Mi creda, non posso distrarmi da esso un solo momento, se non si
vuole che pericolosi malviventi la facciano franca. Ma, per la sua intervista,
cercherò di aiutarla in qualche modo.»
Gilbert Derrin si sporse un poco in avanti.
«E come, signor commissario?»
«Affidandola a una persona esperta delle mie
inchieste, dei miei metodi investigativi… di tutto quanto, in sostanza, lei
desidera conoscere; una persona che sicuramente ne sa più di quanto ne sappia
io stesso.»
«Capisco,» disse il ragazzo con tono deluso della
voce, «intende affidarmi a un suo ispettore.» Appoggiò le spalle allo schienale
della poltrona, come d’un tratto svuotato di ogni vigore ed entusiasmo. «La
ringrazio comunque, ma avrei preferito sentire direttamente da lei, dalla sua
voce…»
«No, signor Der… Gilbert… nessun ispettore. Mi
riferivo a una persona che mi conosce meglio di ogni poliziotto al mio
servizio. Trascorrerà con lei qualche ora in piacevole e dolce compagnia perché, tra un racconto e l’altro, tra una
confidenza e l’altra che le farà, saprà rimpinzarla di biscotti, caramelle,
bibite e chissà quant’altro… Questa persona ama moltissimo i ragazzi,
specialmente se svegli e molto educati. Mi creda, lei sarà sommerso di premure,
di gentilezze, di affetto anche, meglio di quanto potrei far io.»
Un grande sorriso affiorò sulle labbra del giovane
Gilbert.
«Oh! Chi sarebbe, commissario, questa persona? Sono
ansioso e felice di conoscerla.»
Maigret non rispose. Premette il pulsante
dell’interfono sulla scrivania:
«Torrence? Puoi venire un istante?»
Quando l’ispettore fu nell’ufficio del commissario:
«Torrence, ti spiacerebbe accompagnare, con un’auto
nostra s’intende, il signor Gilbert
Derrin in boulevard Richard Renoir? C’è una persona che l’aspetta… la
signora Maigret.»
Paolo
Secondini
Très très jolie histoire, Paolo ! Mi piace molto ! Bravissimo !
RispondiEliminaMerci beaucoup, Murielle!
RispondiEliminaBella storia con finale a sorpresa! Con qualche colpo di lima sui dialoghi poteva essere firmata "Georges Simenon".
RispondiEliminaIl "tuo" Maigret è sempre più indistinguibile da quello di Simenon!
RispondiEliminaTrès bravo, Paolo!
Quelle belle histoire ! Toujours la femme, meme pour Maigret. Merci.
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