sabato 31 marzo 2012

SIMENON E IL RITORNO FRANCESE DEI "ROMANS DURS"

Mercoledì scorso hanno fatto fatto la loro uscita nelle librerie francesi i primi tre volumi della serie integrale "Les romans durs" di Simenon, editi da Ominibus. La collana prevede in tutto dodici volumi che conterrano i romanzi dello scrittore a partire dal primo Le relais d'Alsace del 1931, con un ordine cronologico che rispetterà l'ordine di uscita.  
Il primo volume  è dedicato  al periodo 1931-1934 e propone i seguenti titoli : Le Relais d’Alsace - Le Passager du Polarlys - Les Fiançailles de Monsieur Hire - Le Coup de Lune - La Maison du canal - L’Ane rouge - Les Gens d’en face - Le Haut Mal L’Homme de Londres -  Le Locataire.
Nel secondo volume troviamo i romanzi dal 1934 al 1937) con Les Suicidés - Les Pitard - Les Clients d’Avrenos - Quartier nègre - L’Evadé - Long Cours - Les Demoiselles de Concarneau - 45°à l’ombre - Le Testament Donadieu - L’Assassin. .
Infine nel terzo volume pubblicato vengono presentati i titoli del biennio 1937/1938 : Le Blanc à lunettes - Faubourg - Ceux de la soif - Chemin sans issue - Les Rescapés du Télémaque - Les Trois Crimes de mes amis - Le Suspect - Les Soeurs Lacroix - Touriste de bananes.
Chi volesse acquistare i libri via internet, potrà trovare qui la scheda per l'ordine del Primo Volume 1931-1932 , quella del Secondo Volume 1934 -1937 e infine quella del Terzo Volume 1937-1938 .

venerdì 30 marzo 2012

SIMENON. MAIGRET, ANCORA QUADRI PER UN'ESPOSIZIONE

Maigret à la fenêtre de son bureau... (Murielle Wenger)
Non potevamo sperare che il nostro invito, quello  a suggerire altri quadri-Maigret per un esposizione, nel nostro post dell'altro ieri, fosse accolto da una persona del genere. E' stata infatti Murielle Wenger, proprio la Murielle che cura la sofisticata sezione dedicata a Maigret nel grande sito di Steve Trussel, Trussel Eclectic City, e lo fà con dei saggi, degli interventi e delle ricerche veramente approfondite, da cui avremmo tutti da imparare. Beh, Murielle, con nostro grande onore, si è fatta viva con delle immagini, dei quadri così... poetici che abbiamo pensato di proporli in evidenza come un vero e proprio post. A questo punto, però, non lasciate sola Murielle... mandate anche voi i vostri quadr-Maigret... Chissà che poi non si riesca ad intrigare la creatività  di qualche illustratore e a dar vita a delle interpretazioni anche visive di questi "quadri"? Spargete la voce...
Intanto ecco quelli di Murielle Wenger:
• Maigret assis dans un train qui roule dans la nuit, regardant par la vitre hachurée de pluie les lumières des villages qui défilent
• Maigret assis à une table dans un bar au bord de la mer, dégustant des huîtres tout en admirant le scintillement du soleil sur les vagues
• Maigret à la fenêtre de son bureau au Quai des Orfèvres, regardant un train de péniches qui passe sous le pont Saint-Michel
• Maigret au coin d'un trottoir noyé de pluie, en train de surveiller l'entrée d'un immeuble
• Maigret poussant la porte d'une boîte de nuit de Pigalle, d'où s'échappent un air de jazz et les parfums des entraîneuses
• Maigret à pied sur les boulevards de Paris, savourant l'air pétillant d'un début de printemps
• Maigret sur un quai de la Seine, se penchant sur le corps d'un clochard qu'on vient de retirer de l'eau
• Maigret dans une guinguette au bord de la Marne, en train de déguster une friture de goujons sur un air de valse musette

Qui di seguito una traduzione sicuramente meno... poetica, ma speriamo utile a chi non è francofono.
Maigret seduto in un treno che viaggia di notte, che guarda fuori dal vetro bagnato dalla pioggia  le luci del villaggio che scorrono
Maigret seduto a un tavolo in un bar in riva al mare che gusta ostriche, mentre ammira  lo scintillìo del sole sulle onde 

Maigret alla finestra del suo ufficio al Quai des Orfèvres che osserva una fila di chiatte passare sotto Pont Saint-MichelMaigret all'angolo di un marciapiede, inondato di pioggia, mentre sorveglia l'ingresso di un edificio 
Maigret che apre la porta di una boîte a Pigalle e fa scappare nell'aria una zaffata di jazz e il profumo delle prostitute 
Maigret che cammina sui "boulevard" di Parigi, godendosi l'aria frizzante di primavera   
Maigret su una banchina della Senna, che guarda il corpo di un barbone, che è stato appena tirato su dalle acque.
Maigret in una locanda in riva alla Marna, che assapora un fritto di "goujons", sull'aria di un valzer-musette 

giovedì 29 marzo 2012

SIMENON. TRE PASSI NELLA PASSIONE A NEW YORK, DALLE PAGINE ALLE SCHERMO

"... Ho scritto 'Trois chambres à Manhattan' a caldo. E' uno dei rari romanzi che ho scritto a caldo e questo mi faceva paura...". Così Simenon a proposito di uno dei suoi più famosi romanzi, in una lettera a Frédéric Dard, durante il suo viaggio a Cuba nel '47. Probabilmente si riferiva alla immediatezza con cui aveva trasposto la conoscenza della futura moglie Denyse, avvenuta nel '45, pochi mesi dopo il suo arrivo in America, e la fine della stesura del romanzo che è del gennaio '46 (il libro uscirà esattamente un anno dopo). In effetti l'incontro con quella giovane canadese l'aveva colpito non poco e probabilmente quel romanzo non fu scritto nell'abituale état de roman, ma in una sorta di état d'amour, se ci si passa il termine. In effetti lo stesso Simenon racconta che quando gli arrivarono le bozze di un paio di capitoli, rileggendoli, non era del tutto soddisfatto dello stile, ma invece era molto contento di come veniva fuori il suo amore per Denyse e il loro primo incontro (vedi i post Simenon. La calda stagione di Denyse e Georges  e Simenon e Denyse, passione e matrimonio). Ed è stato poi uno dei suoi romanzi che lo scrittore ha amato di più, non foss'altro perchè è la testimonianza di uno dei periodi più felici della sua vita, ma anche perchè, a distanza di tempo, lo aveva giudicato spontaneo, senza scivolate romantiche o forzature letterarie.  
La storia è intrigante, anche se cupa e intreccia passione e pessimismo, in un'atmosfera noir, per il primo romanzo che Simenon ambienta a New York, tanto da risultare appetibile anche ai produttori cinematografi. E quando arriva la proposta dell'acquisto dei diritti, Simenon rimane contento da una parte e timoroso dall'altra, come sarà sullo schermo la sua Kay?
Kay sarà Annie Girardot, che nel '65 aveva trentaquattro anni, ben di più di Kay-Denyse nemmeno venticinquenne. Ma la sua aria sbarazzina e giovanile rendono credibile il personaggio. La regia è stata affidata a Marcel Carnè. La parte di Francois Combe è assegnata a Maurice Ronet.
Una notazione. Tra il cast del film figura anche un attore italiano, Gabriele Ferzetti nel ruolo del conte Larski (ambasciatore ed ex-marito di Kay)  e addirittura di Robert de Niro (ma non accreditato nei titoli) nella parte di un cliente di un bar.

mercoledì 28 marzo 2012

SIMENON. MAIGRET COME QUADRI PER UN'ESPOSIZIONE

La fortuna di certi personaggi della letteratura seriale risede naturalmente nel complesso delle loro componenti caratteriali, psicologiche e fisiche. Da Sherlock Holmes a Sam Spade a Montalbano per passare dalla Gran Bretagna della fine dell'800, agli Usa della metà del '900 all'Europa del 2000. Epoche, culture, sensibilità diverse ma, soprattutto nel genere giallo, la formula si rivela vincente e non solo nel paese d'origine, perchè quelli che abbiamo menzionato sono personaggi divenuti famosi in tutto il mondo e, ognuno a loro modo, un'icona dei multiformi aspetti di questo genere.  Simenon questo lo sapeva di certo, scrittori appunto come Conan Doyle, Agtha Christie, Dashiell Hammet, ma anche Raymond Chandler (Philip Marlowe), Rex Stout (Nero Wolfe), Erle Stanley Gardner (Perry Masons), tanto per citare nomi noti a tutti. Erano tutti a lui precedenti o contemporanei, avevano seguito ognuno la sua strada, trovando una modalità narrativa e costruendo dei personaggi così caratterizzati che avevano una grande presa nel pubblico. Quando per il giovane Simenon scoccò l'ora di passare dalla letteratura popolare scritta su ordinazione, alla semi-letteratura, una delle cosiderazioni riguardava il fatto che quel genere era di grande presa sul pubblico, a patto di saper padroneggiare, i personaggi, la loro psicologia le ambientazioni, le vicende. E lui, con alle spalle anni di scrittura, anche se su ordinazione, aveva accumulato un 'esperienza e maturato un mestiere che si andavano a sovrapporre a doti innegabimente connaturate. E inventarsi un personaggio che soprattutto per quei primi anni '30 andava decisamente contro-corrente deve avergli richiesto certo del tempo ma, conoscendo il suo talento creativo, non deve essergli costato una gran fatica. La sua bravura fu quella di creare un personaggio affatto piatto, lontano dagli stereotipi che l'avrebbero fatto scivolare in una narrazione di serie B.  Il suo funzionario di polizia giudiziaria è un tranquillo uomo di mezz'età che rifugge azioni plateali e atteggiamenti stravaganti, spesso taciturno e a volte addirittura (apparentemente) defilato, dai gusti semplici, insomma quasi un grigio impiegato piuttosto che un brillante e accattivante detective. Come avrebbe fatto un personaggio del genere a coinvolgere il pubblico, un grande pubblico? Ed era appunto la domanda che si poneva Fayard, il suo editore, che non era affatto convinto che quello fosse il personaggio giusto da lanciare. E da qui si scatenavano le lunghe diatribe se pubblicare o no le inchieste del commissario Maigret Ma Fayard non aveva fatto i conti con la doppia faccia del personaggio che da una parte creava un'identificazione immediata con la gente comune,  dai gusti comuni, non incline ad atteggiamenti spericolati e ad azioni pericolose. L'altra faccia di Maigret era la psicologia, quella sua e quella che utilizzava nelle sue indagini. Infatti si tratta di un personaggio che nel corso delle sue innumerevoli inchieste assume una personalità sempre più complessa, ricca di sfaccettature e talvolta contraddittorie. Il suo famoso "aggiustare i destini" in fondo era in profondo conflitto con il suo ruolo investigativo che non prevedva certo che lui decidesse se il tale potesse sottrarsi o no alla giustizia.  E la sua psicologia era l'arma più efficace che utilizzava. Voleva sempre capire il perchè e per farlo doveva conoscere la mentalità dell'ambito in cui era maturato il reato. Quali erano le relazioni interpersonali tra la gente del posto? Cosa passava per la testa a quelli che interrogava o che semplicemente osservava? Quando arrivava a capire tutto ciò era in grado di ripercorrere le fasi della tragedia, comprendeva perchè si era arrivati a quel punto, intuiva le azioni e le reazioni dei personaggi e, diventato uno di loro, arrivava a risolvere il suo caso. 
Ma la grande capacità di Simenon fu anche quella di connotare il suo personaggio con una serie ci caratteristiche che nell'immaginario collettivo formano una specie di galleri adi quadri. come se il perosnaggio fosse stato immortalato in aluni suoi esclusivi atteggiamenti. 
Maigret che fuma la pipa e con un finto sguardo beato osserva tra le volute di fumo il "suo" uomo. 
Maigret che al vecchio bancone di zinco di qualche brasserie beve un bicchiere di birra fresca se è estate o un calvados se invece è una piovosa sera d'inverno.
Maigret che sulla piattaforma aperta dei vecchi tram parigini fuma la prima pipa della matina.
Maigret che fà una delle sue rare, ma terribili sfuriate e a chi capita capita: il suo superiore il giudice Comelieau, i suoi ispettori, il sospettato di turno.
Maigret seduto nella potrona del suo salotto, dopo cena, quando M.me Maigret gli porta la prunella fatta in casa e lui, pipa in una mano e il bicchierino nell'altra, è l'immagine della beatidune.
Maigret a disagio, quand le sue inchieste lo portano in un albergo di lusso o in un appartamento della Parigi bene,  a trattare con ricchi e influenti personaggi. 
Maigret che va ad annusare quello che bolle sui fuochi di una cucina, che sia quella di una locanda o di una portineria del palazzo dove è avvenuto un omicidio.
E siamo solo all'inizio della galleria... i quadri sono ancora molti e potreste anche voi provare a suggerirne qualcuno...

martedì 27 marzo 2012

SIMENON, DIECI ANNI TRA I ROMANZIERI AMERICANI

"... gli americani sono probabilmente i migliori romanzieri del momento...". Questa frase, che troviamo in Problemes du roman (1943), fu scritta quando Simenon era ancora in Francia e molto probabilmente nemmeno immaginava che di lì a poco avrebbe passato dieci anni della sua vita negli Stati Uniti. Non era quindi piaggeria nei confronti di un paese che lo ospiterà così a lungo.
Come sappiamo, Simenon sbarcò in America nel 1945 e si trovò immerso in un periodo molto felice per la produzione culturale di quel paese che, tra letteratura e drammaturgia, proprio in quegli anni esprimeva un grande fervore.
Basti pensare solo a qualche titolo e a qualche autore di quel decennio. Tennessee Williams scrisse Un tram chiamato desiderio (1947), e due anni dopo sempre per il teatro Arthur Miller debuttò con Morte di un commesso viaggiatore (1949). J.D. Salinger stupì l'America con il suo Il giovane Holden (1951). Nel '52 uscì poi La valle dell' Eden  di John Steinbeck  e sempre in quell'anno venne pubblicato  Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway. Nel 1953 fu quindi la volta di Raymond Chandler che dette alle stampe  Il lungo Addio. Insomma, per uno che amava la letteratura americana come Simenon, quegli anni devono essere stati una cuccagna. Ma lo scrittore si trovava bene negli Stati Uniti anche perchè, a suo avviso "... lì non esistono i caffè letterari, o degli intellettuali che raccontano dei romanzi che non scrieranno mai..." dichiarava in un intervita a Paris Match nel '52. Era nota la sua avversione ai cricoli letterari, alle congreche di sedicenti romanzieri, associazione di scrittori della domenica Negli anni trascorsi in Francia si era sempre tenuto alla larga di quegli ambienti.
Simenon in quegli anni non fu certo da meno scivendo con una trentina di Maigret e ben 26 romas durs, tra cui capolavori riconosciuti tra cui Trois chambres à Manhattan ('46), La Neige était sale ('43), Lettre a mon juge ('47), La morte de Belle ('51) e  L'Horologer d'Everton ('54)

lunedì 26 marzo 2012

SIMENON. L'INFELICE AVVENTURA CON "MONSIEUR MERLE"

Eugene Merle
Appena giunto a Parigi, affamato di letteratura, dopo qualche lavoro estemporaneo, Simenon riuscì ad entrare  (meglio rientrare, visto che a Liegi faceva il giornalista) nel mondo dell'editoria attraverso la porta dei giornali popolari. Uno dei "ras" di questa stampa  era Eugene Merle che nel '19 aveva lanciato un settimanale politico, Le Merle Blanc, fortemente satirico, antigovernativo e molto polemico con l'allora governo Clemenceau. Il suo fiuto editoriale fece la fortuna del giornale che in tre anni raggiunse e superò le ottocentomila copie.
In qualche modo  Simenon rimane affascinato da questa vulcanica figura, anche se poi il giornale reggeva la sua tiratura con presunti scandali, scoop iniesistenti e con voci incontrollate, ma l'editore e il giovane belga, cui prudevano le mani per scrivere, s'incontrarono e capirono di essere fatti uno per l'altro. Si diceva che in quel periodo Simenon fosse l'unico redattore del settimanale, ma in realtà era quello che scriveva di più, tenendo conto di tutti gli pseudonimi che utilizzava.
Il suo ritmo era come al solito infernale. Il giornale usciva il sabato e il mercoledì Simenon arrivava in quell'ufficetto al primo piani proprio al principio di boulevard Montmartre. Alle otto era già inchiodato alla sedia e andava avanti a scrivere  fino alle dieci di sera. Scriveva, fumava, fumava e scriveva, tranne all'ora di pranzo, per un veloce salto  in un bistrot dei paraggi. Tredici quattrodici ore di fila e gran parte del giornale era fatto. Ma la produzione di Eugene Merle comprendeva anche Le Merle Rose, un giornale ricalcato sulla falsariga del giornale principale, ma dedicato ad un pubblico esclusivamente femminile, ma in particolare quello delle lesbiche. Simenon scrisse svariate novelle e inventò non pochi titoli per questo strano settimanale che come recitava il suo editoriale del primo numero "...leggerete ogni settimana un giornale d'amore, un giornale vivo, con reportage, fatti vissuti, di vere avventure...Tutta l'attualità più intrigante... Signore, la nostra buca delle lettere è senza fondo, perchè il vostro giornale, Le Merle Rose, è letto curiosamente da tutti gli uomini..."   Poi c'era Frou-Frou, altro giornale basato su storie, avvenimenti e racconti sentimental-passionali. Ma Merle non aveva certo intenzione di fermarsi lì e infatti si buttò a capofitto nell'avventura dei quotidiani, prima nel 1923 con Paris-Soir e poi nel '27 i progetto di Paris-Matin. Ma per quello, oltre al resto avrebbe voluto che Simenon, già famoso per le proprie qualità velocistiche di composizione, accettasse di scrivere un romanzo davanti agli occhi di tutti chiuso in una gabbia di vetro. Questa storia l'abbiamo già raccontata (vedi il post del 21 novembre 2010 Simenon e le leggende metropolitane. Il caso del romanzo scritto nella gabbia di vetro). Fu stilato un contratto, la grancassa pubblicitaria iniziò a battere sulla nuova performance di quello che veniva considerato un recordman della scrittura. Prima lo stupore, poi iniziarono a piovere le critiche e quindi le prese in giro più feroci. Alla fine, però, non se ne fece nulla per vari problemi: disaccordi tra Simenon e Merle, la mancata autorizzazione delle autorità di pubblica sicurezza, gli imprevisti tecnici nella costruzione della gabbia... Forse la verità è che la debaclè che Merle aveva dovuto subire con il fallimento di Paris-Matin gli tolse ogni fantasia. Per di più Simenon ad un certo punto aveva cercato di sfilarsi da una iniiativa che sembrava sempre più un pagliacciata e che, se gli aveva fruttato venticinquemila franchi d'anticipo a fondo perduto, gli stampò addosso la nomea di scrittore da record, quasi le sue fossero una sorta d'imprese sportive, nomea che lo tormentò per anni. E addirittura per molti anni ancora ci furono giornali che scrivevano dell'avvenimento come fosse successo davvero.