Eugene Merle |
In qualche modo Simenon rimane affascinato da questa vulcanica figura, anche se poi il giornale reggeva la sua tiratura con presunti scandali, scoop iniesistenti e con voci incontrollate, ma l'editore e il giovane belga, cui prudevano le mani per scrivere, s'incontrarono e capirono di essere fatti uno per l'altro. Si diceva che in quel periodo Simenon fosse l'unico redattore del settimanale, ma in realtà era quello che scriveva di più, tenendo conto di tutti gli pseudonimi che utilizzava.
Il suo ritmo era come al solito infernale. Il giornale usciva il sabato e il mercoledì Simenon arrivava in quell'ufficetto al primo piani proprio al principio di boulevard Montmartre. Alle otto era già inchiodato alla sedia e andava avanti a scrivere fino alle dieci di sera. Scriveva, fumava, fumava e scriveva, tranne all'ora di pranzo, per un veloce salto in un bistrot dei paraggi. Tredici quattrodici ore di fila e gran parte del giornale era fatto. Ma la produzione di Eugene Merle comprendeva anche Le Merle Rose, un giornale ricalcato sulla falsariga del giornale principale, ma dedicato ad un pubblico esclusivamente femminile, ma in particolare quello delle lesbiche. Simenon scrisse svariate novelle e inventò non pochi titoli per questo strano settimanale che come recitava il suo editoriale del primo numero "...leggerete ogni settimana un giornale d'amore, un giornale vivo, con reportage, fatti vissuti, di vere avventure...Tutta l'attualità più intrigante... Signore, la nostra buca delle lettere è senza fondo, perchè il vostro giornale, Le Merle Rose, è letto curiosamente da tutti gli uomini..." Poi c'era Frou-Frou, altro giornale basato su storie, avvenimenti e racconti sentimental-passionali. Ma Merle non aveva certo intenzione di fermarsi lì e infatti si buttò a capofitto nell'avventura dei quotidiani, prima nel 1923 con Paris-Soir e poi nel '27 i progetto di Paris-Matin. Ma per quello, oltre al resto avrebbe voluto che Simenon, già famoso per le proprie qualità velocistiche di composizione, accettasse di scrivere un romanzo davanti agli occhi di tutti chiuso in una gabbia di vetro. Questa storia l'abbiamo già raccontata (vedi il post del 21 novembre 2010 Simenon e le leggende metropolitane. Il caso del romanzo scritto nella gabbia di vetro). Fu stilato un contratto, la grancassa pubblicitaria iniziò a battere sulla nuova performance di quello che veniva considerato un recordman della scrittura. Prima lo stupore, poi iniziarono a piovere le critiche e quindi le prese in giro più feroci. Alla fine, però, non se ne fece nulla per vari problemi: disaccordi tra Simenon e Merle, la mancata autorizzazione delle autorità di pubblica sicurezza, gli imprevisti tecnici nella costruzione della gabbia... Forse la verità è che la debaclè che Merle aveva dovuto subire con il fallimento di Paris-Matin gli tolse ogni fantasia. Per di più Simenon ad un certo punto aveva cercato di sfilarsi da una iniiativa che sembrava sempre più un pagliacciata e che, se gli aveva fruttato venticinquemila franchi d'anticipo a fondo perduto, gli stampò addosso la nomea di scrittore da record, quasi le sue fossero una sorta d'imprese sportive, nomea che lo tormentò per anni. E addirittura per molti anni ancora ci furono giornali che scrivevano dell'avvenimento come fosse successo davvero.
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