domenica 10 febbraio 2013

SIMENON-SIMENON. MAIGRET E LA CUOCA DEL BEAUMONT

Oggi presentiamo un racconto che ci propone una delle nostre attachèe Giovanna Ferraris. E' ancora una short-story che riguarda il commissario Maigret. Una scena forse un po' insolita per il nostro protagonista, ma Giovanna riesce a renderla interessante, proprio perché mette il commissario alla prova in una situazione per lui poco consueta.








                                               Maigret e la cuoca del Beaumont
                                             di Giovanna Ferraris

 L'ultimo si era alzato dopo aver bevuto un cognac. Aveva augurato buona notte alla cuoca e sbadigliando era salito lentamente su, nella propria camera. Erano quasi le undici e gli avventori, quelli esterni e gli ospiti della pensione, erano andati via tutti.
Maigret stava ancora sulla tavola ormai sparecchiata. La pipa in bocca esalava gli ultimi sbuffi e nel bicchiere era rimasto solo un dito di "calva".
Lo sguardo del commissario andava da una serie di appunti che aveva poggiato sul tavolo alle giravolte che Georgette, la cuoca tuttofare della pensione Beaumont, faceva tra il bancone, il retrobottega e i tavoli. Rassettava, canticchiava e ogni tanto si fermava a guardare l'uomo con la pipa che faceva fatica a concentrarsi su quei fogli.
Un po' l'orario, un po' la noia di quel caso che non gli piaceva per niente e soprattutto quella camierera sulla trentina, rotondetta, con un sorriso malizioso che canticchiava un po' ammiccante, gli rendevano difficile seguire il filo di quei rapporti. Si sarebbe dovuto alzare come gli altri e andare a dormire, invece restava guardare la cuoca che entrava e usciva dalla cucina spostando una tenda pesante. Ogni volta era come se facesse un'entrata su un palcoscenico. Sembrava che non fosse una cuoca... una cameriera tuttofare, dava piuttosto l'impressione di recitare una parte... una recita per un solo spettatore.
- Lei non va a dormire?...
Maigret fu preso alla sprovvista.
- Sì, certo ma prima - rispose cercando di darsi un contegno - devo analizzare certi documenti - indicando gli incartamenti sul tavolo.
- Ah....
I padroni della pensione erano andati a letto da un po' e Georgette come sempre rigovernava la sala, preparandola per la prima colazione dell'indomani.
Maigret non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Quella donna era anche sveglia, gli aveva dato delle indicazioni importanti riguardo agli ospiti della pensione. Anzi forse determinanti per individuare il colpevole... Se poi fosse arrivata la telefonata di Lucas...
Ma la telefonata non arrivava e Georgette canticchiava sussurrando, quando gli passava accanto, o almeno così gli sembrava.
La pipa spenta, il bichiere vuoto, i fogli sparsi. 
I minuti passavano e Maigret era ancora seduto. In realtà ogni volta che Georgette entrava in cucina lui aspettava il suo rientro in sala. Il suo stretto grembiule bianco, le faceva la vita sottile, mettendo in risalto i fianchi, il seno e contrastava con il rosso bordò un po' stinto della tenda. Quando rientrava la sua frangetta era scompigliata come se avesse fatto un salto.
Lei si acorgeva che lui la aspettava e quando tornava un sala gli rivolgeva sempre un risolino.
Maigret non avrebbe saputo dire se rispondeva a quel sorriso. Era come in trance. Georgette aveva iniziato a spegnere le luci e ora si muoveva più lentamente e le sue permanenze nella cucina duravano sempre di più.
L'ultima volta che era rientrata non indossava più il grembiule. Aveva una sorta di sottoveste, lucida, forse di seta, una camicia da notte, con delle spalline e una generosa scollatura.
- Allora andiamo?....
Maigret si alzò di scatto. "Andiamo?"... nel senso di andare a dormire o nel senso di seguirla in cucina o chissà dove? Per un attimo stette fermo, in piedi.
Georgette non canticchiava più, non faceva più giravolte. Anche lei era ferma, lì vicino alla tenda. Era in attesa che il commissario salisse le scale come tutti gli altri o lo stava aspettando?
Maigret non capiva, o capiva e non voleva decidersi. Lo fecero per lui le sue gambe che iniziarono muoversi portandolo verso Georgette. Quando fu arrivato a meno di un metro, si accorse che aveva messo il rossetto e che la frangetta era ben pettinata.
I due si guardarono per qualche istante.
Uno di loro stava per dire o fare qualcosa.
Il trillo della suoneria del telefono perforò il silenzio. 
Georgette fece uno sguardo stupito: il telefono alle undici passate!
Maigret ci mise un po' a realizzare che si trattava del telefono.
- Bisognerà rispondere...? - fece lei con un'aria interrogativa.
- Ehm... sì, certo, certo - fece Maigret la cui mente era corsa a Lucas.
Georgette andò verso la porta, scostò lo sportello della cabina e staccò il ricevitore. Disse un paio di sì e poi rivolta a Maigret:
- Vogliono lei... dice che è un certo Lucas da Parigi, Quai des Orfèvres... è urgente...
- Grazie - fece Maigret precipitandosi. Prese la cornetta.
- Capo, allora è proprio il Dubois che è lì al Beaumont... - Lucas parlava in fretta - Ufficialmente fà il viaggiatore di commercio, ma ho controllato. Durante ogni sua tappa negli ultimi due mesi si è verificata una rapina... Faccia attenzione gira sempre armato... Adesso avverto il commissariato locale e le faccio mandare un paio di agenti...
- Bene Lucas, appena arrivano lo arresto e poi lo porto subito al Quai... 
- Se vuole l'aspettiamo...
- No, andate a letto, appena arrivo lo faccio mettere in guardina... ci pensiamo poi domattina ad interrogarlo...
- Va bene capo, allora a domattina.
Maigret riattacò il ricevitore. Si voltò. La sala ormai era deserta, le luci tutte spente. L'unica lampadina accesa era quella fioca delle scale. Il commissario si sedette sui gradini e accese la pipa aspettando gli agenti.
Intanto Georgette nella sua stanza stava togliendosi il rossetto. Pochi minuti e sarebbe stata sotto le coperte con la faccia affondata sul cuscino.

sabato 9 febbraio 2013

SIMENON... MA QUANTE VOLTE MANDA MAIGRET IN PENSIONE? E QUANTE LO RICHIAMA IN SERVIZIO? / 2


Oggi la seconda parte del post della nostra attachée Murielle Wenger la cui prima parte abbiamo messo on-line ieri.  Ricordiamo a tutti coloro che volessero far parte degli attachés de Bureau  Simenon-Simenon potranno scrivere all'indirizzo mail simenon.simenon@temateam.com


Roma - dalla nostra inviata Murielle Wenger - ... (segue) Nel 1946 stabilitosi in Canada, Simenon scrive dapprima Trois chambres à Manhattan, ma il suo secondo romanzo americano sarà ... un Maigret. Perchè riprendere il personaggio in quel momento, in cui aveva per la testa altre idee per altri romanzi? Forse per divertimento: che piacere descrivere il suo eroe franco-francese alle prese con l'american way of life ! E poi Maigret a New York è un po' il Simenon che va scoprendo gli Usa, un parallelo nato dall'autore stesso... Ma il quel momento non pensa in prospettiva: il suo eroe è ancora in pensione e se riparte è solo perché spinto dalla curiosità di comprendere e la voglia di rispondere ad una sollecitazione...
Non importa, il suo creatore ce lo ha spiegato bene:
"Degli imbecilli, ogni tanto, gli domandano con un mezzo sosrriso che suscitano la sua collera:
- Troppa nostalgia di Maigret?
Nostalgia di che? Dei grandi corridoi freddi della Polizia giudiziaria,  delle inchieste infinite,  dei giorni e delle notti trascorsi alla caccia di una qualsiasi canaglia?
Bene! Era davvero felice."
Non era felice?... Allora ecco cos'é che ora gli fa lasciare lo stesso il suo giardino dell'Eden, se non è la nostalgia. La voglia di scoprire il Nuovo Mondo, come il suo autore? Il bisogno irrefrenabile di conoscere anche quegli uomini? O semplicemente il piacere che Simenon va scoprendo poco a poco di alternare romanzi di Maigret e romans durs...
Perchè è quello che va succedendo: ogni anno vede la stesura di romanzi di due tipi, con una una sorta di equilibrio tra le due produzioni. Con il passare del tempo Maigret rappresenta per lui un contappunto, un contrappeso, mettendo al centro dell'opera una volta la leggerezza, permettendosi di toccare argomenti che non è riuscito a trattare nei romans durs.
Dopo Maigret à New York,  Simenon scrive prima quattro racconti che vedono il commissario in azione alla PJ, ma prima di farlo lavorare a pieno regime in un romanzo, gli lascia il tempo d'abituarsi, offrendogli Les vacances de Maigret, cosa che non gli impdisce di fargli condurre un'indagine!
Ma alla fine del 1947 nel romanziere spunta una certa nostalgia: non è proprio definibile come una nostalgia della Francia che ha lasciato, ma un sorta di sublimazione dei suoi ricordi parigini, che vanno cristallizzandosi intorno alla figura del commissario: è così che con Maigret et son mort si vedrà il ritorno definitivo di Maigret nei suoi uffici di Quai des Orfèvres, infarmmezzato da qualche vacanza, ma Simeno ha finito di farci vedere il comissario in pensione, questa sarà evocata come una possibilità futura durante le inchieste, possibilità sempre più vicina man mano che si va avanti con i titoli.
I dodici romanzi che seguono Maigret a peur, vendono il commissario ben impegnato nelle sue inchieste: dapprima il suo autore si diverte a raccontare i suoi esordi (La première enquête de Maigret), parlando del suo passato, come aveva già fatto ne L'affaire Saint-Fiacre e come farà un po' più tardi ne Les mémoires de Maigret, dando al suo personaggnio più spessore; poi nei successivi tre romanzi  spedisce Maigret ad attraversare la Francia (Mon ami Maigret e Maigret et la vieille dame)
 e ancora negli Usa (Maigret chez le coroner) prima di fargli condurre una serie di incheste prettamente parigine (L'amie de Mme Maigret, Maigret au Picratt's, Maigret en meublé, Maigret et la Grande Perche, Maigret Lognon et les gangsters, Le revolver de Maigret - questa con una trasferta in Gran Bretagna- e Maigret et l'homme du banc). 
Nel 1953, con Maigret a peur, assistiamo ad un nuovo viaggio del commissario fuori Parigi, in quella Vandea che costituisce una sorta di pellegrinaggio di luoghi già visti (La maison du juge, L'inspecteur cadavre, e i ricordi di guerra di Simenon) e costituise una prima indicazione di quello che diventerà una costante nelle altre inchieste del commissario: i suoi dubbi e le sue esitazione  (cosa che si riflette anche nei titoli dei romanzi stessi), le sue riflessioni sull'invecchiamento, e l'avvicinarsi della pensione, insomma tutto quello che ne fà un personaggio davvero umano. In effetti in Maigret a peur è evocata la messa in pensione del commissario, che dovrebbe accadere di lì a tre anni. Il romanzo d'altronde ruota intorno alla sensasazione di Maigret di  trovarsi vecchio e un po' datato rispetto ai poliziotti della nuova generazione. E' un elemento che si ritroverà più d'una volta nei romanzi seguenti. Maigret in questo romanzo parla anche dell'acquisto di una "piccola casa in campagna, in riva della Loira"
Nel romanzo seguente Maigret se trompe, si precisa che Maigret è da trentacinque anni in polizia, un conto che tornerà sempre più frequentemente in seguito, sottolineando ancora una volta l'invecchiamento naturale del personaggio, cosa che lo contrappone a molti protagonisti di romanzi seriali, che invece conservano la stessa immagine per tutta la durata delle loro avventure. Così si vede invecchiare il personaggio insieme al suo autore, se non allo stesso ritmo, ma sicuramente con le stesse angoscie, con gli stessi interrogativi, in un gioco di specchi più o meno consapevole da parte del romanziere.
E soprattutto nel periodo in cui Simenon si stabilì in Svizzera le allusioni  alla pensione e alla vecchiaia si ripeteranno sempre più. Così in Maigret et les témoins récalcitrants si assiste  all'allusione che  Maigret malinconicamente sia al pensionamento (che è previsto dopo due anni) e sia a Meung-sur-Loire, il posto in cui andrà a vivere con la moglie.
In Maigret aux Assises, il commissario, che ha cinquantre anni a cui mancano due anni al penisonamento, acquista la casa Meung, che è descritta con dovizia di particolari. E nella maggior parte dei romanzi seguenti, si faranno sempre più accenni all'età del commissario e alla casetta che ha comprato in campagna e al suo pensionamento più o meno vicino.
Ma resteranno degli accenni, come se l'autore avese avuto voglia di far ricomparire ancora una volta Maigret in pensione, in realtà non ne fece nulla fino all'ultimo romanzo, forse perché allora percepiva il suo eroe sempre meno come il protagonista di un romanzo poliziesco, e sempre più un suo "doppio" al qualeconferire le stesse sensazioni e gli stessi sentimenti che lui stesso prova, ma forse anche perchè ha capito che Maigret, accada quel che accada, resterà per sempre "l'uomo del Quai", ancorato alla realtà parigina...

venerdì 8 febbraio 2013

SIMENON... MA QUANTE VOLTE MANDA MAIGRET IN PENSIONE? E QUANTE LO RICHIAMA IN SERVIZIO? / 1


Lucida e brillante analisi che ci viene proposta da una dei nostri più autorevoli attachées, Murielle Wenger

Simenon a intrattenuto con il personaggio del commissario, una relazione molto particolare. Tanto che, come ha scritto lui stesso, dimenticati gli innumerevoli personaggi dei suoi romanzi, una volta scritti, ha invece conservato di Maigret un ricordo  sempre più commosso con il passare degli anni. Il commissario non è l'unico personaggio che é stato evocato nei suoi Dictées a più riprese? Da questo personggio, che gli ha portato la gloria e, bisogna dirlo, il denaro che gli ha permesso di vivere come voleva, ha tentato più volte di distaccarsene. Lo trovava senza dubbio un po' ingombrante, oltretutto invadente, perché é vero che per lungo tempo non si è voluta riconoscere a Simenon altro che il suo essere autore di romanzi "polizieschi" - un modo comodo di non doversi sbilanciare su un'opera destabilizzante agli occhi dei benpensanti... Simenon dovette attndendere a lungo perché fosse riconosciuta la sua arte e, per la regola del contrappasso, quando infine è stata resa gustizia al Simenon dei "romans durs", la critica letteraria ha cercato di mettere in ombra i romanzi di Maigret... Per fortuna e grazie alla potenza evocatrice di questo personaggio, mi sembra si sia arrivati, ai giorni nostri, a riconoscere che i due piani dell'opera simenoniana sono ugualmente importanti e che si può interpretare i Maigret come tutt'altro che semplice lettura da stazione ferroviaria, buona giusto per passare il tempo nella sala d'attesa...
Il mo intento adesso è di tornare su quello che ricordava Maurizio a prposito dell'andata in pensione di Maigret. E' la sua domanda sulla possibile nostalgia dell'ex-commissario rigaurdo il suo lavoro a Quai des Orfèvres che mi ha portato a una certa rifessione. All'inizio avevo pensato di rivedere qualche romanzo e alcuni racconti nei quali Simenon mostra il suo personaggio in pensione, per vedere come la descriveva. Ma poi esaminando più approfonditamente le opere, mi sono resa conto che il tema si prestava ad essere approfondito... Ecco dunque il risultato della mia piccola ricerca. (M.W)


Un disegno di Ferenc Pinter
Roma - dalla nostra attachèe Murielle Wenger - Si sa che alla fine del periodo Fayard, Simenon decide di mettere il suo personaggio in pensione. Ne ha veramente abbastanza del suo eroe? O piuttosto sente in sè stesso l'esigenza di provare un'altra cosa... Che si senta ormai pronto ad affrontare la letteratura passando per la porta principale? Il periodo di prova rappresentato dalla "semi-letteratura", come lo definiva lui stesso, era terminato. Ed era tempo di passare ad un altro livello. Simbolicamente cerca di affondare il personaggio che pure gli ha permesso di affinare i propri strumenti, dopo la "letteratura-alimentare". Avrebbe potuto ucciderlo, come Conan Doyle aveva tentato di fare prima di lui con il proprio Sherlock Holmes... Avrebbe potuto semplicemente abbandonarlo, senza nessun problema, come aveva fatto con Yves Jarry o Sancette... Ma decide altrimenti: fà andare Maigret in pensione, sistemandolo in campagna, tra fiori e pomodori... Come se non potesse rassegnarsi a farlo sparire definitivamente, come se lo sentisse talmente vicino a lui da bolergli regalare una fine tranquilla e felice. La separazione si prepara gradatamente, come dimostrano gli anni delle stesure: quelli dal 1929 al 1931, durante i quali Simeon viaggia a bordo del suo batello l'Ostrogoth, sono dedicati alla scrittura di racconti diversi, ai romanzi Maigret della serie Fayard, e a due romanzi non-Maigret firmati con il suo nome. L'inizio del 1932 vede ancora la scrittura di una serie di Maigret, poi Simenon parte per il suo viaggio in Africa e al suo ritrno in autunno scrive dei non-Maigret. Nel 1933, dpo un lungo viaggio attraverso l'Europa, scrive dei non-Maigret e un solo Maigret: L'écluse no 1.  E per la prima vlta in questo romanzo si parla di Maigret in pensione: in seguito ad un trafiletto letto in un giornale da Ducreau, Maigret domanda lui stesso di andare in pensione, cosa che diverrà effettiva entro sei giorni. E' il primo segnale  di una separazione tra l'autore e il personaggio... Segnale confermato da un altro elemento: alla fine di questo stesso anno 1933, Simenon firma un contratto con Gallimard, il romanziere si sente pronto ad entrare in altri ambienti e ad abbandonare definitivamente la letteratura popolare, di cui Fayard è una sorta di simbolo: nessuna sorpesa quindi se Simenon pensi a troncare ogni rapporto con questo editore e di conseguenza con il persomaggio che con lui aveva lanciato. Fino ai primi del 1934, Simenon non scrive nemmeno un'ultima avventura el suo eroe - una forma di addio? Un ulteriore "omaggio" a Fayard? E magari anche ai lettori scontenti di veder sparire il simpatico commissario (Simenon sente d'altronde l'esigenza di spiegarsi in testo che annuncia l'apparizione in feuilleton del suo romanzo)...
Il romanzo si intitola laconicamente Maigret (l'unico titolo della serie di Fayard a menzionare  il nome del protagonista); il commissario è ritratto nella sua vita da pensionato, da cui però viene distolto, a causa della richiesta d'aiuto del nipote, che si è cacciato in una brutta situazione. Maigret lascia quindi la sua piccola casa di Meung-sur-Loire e parte per indagare a Parigi. L'ex-commissario si mostra brillante, tira fuori dai guai il nipote, spedisce in galera il colpevole, dimostrando che l'inattività non l'ha arrugginito...
Finalmente si ha l'impressione che Simenon, malgrado il pensionamento del commissario, non possa impedirsi di raccontare gli exploit del suo eroe e a posteriori non può certo negare che forse non tutto era stato raccontato...
Ma per il momento, in quest'anno 1934, Simenon sembra aver voltato pagina: scrive quattro romanzi non-Maigret, trovando comunque il tempo di andare su e giù per il Mediterraneo con una barca a vela.
Il 1935 sembra confermare un trend consolidato: la prima parte dell'anno è dedicata ad un "giro del mondo" e la seconda a scrivere una serie di romanzi non-Maigret. 
Nel 1936 sempre la stessa storia: sistemato nel sud della Francia, scrive ancora dei non-Maigret e poi voila, all'improvviso torna a Parigi in autunno, sente il desiderio di riprendere il suo personaggio... Nel frattempo sotto le insistenze di Gallimard (senza che nulla l'obbligasse davvero...), scrive nell'ottobre del 1936 una prima serie di nove racconti, rimettendo in scena il commissario, destinati ad essere pubblicati sui giornali, prima di essere destinati alla pubblicazione  come raccolta per il suo nuovo editore. Questi ci presentano un commissario di nuovo in piena attività, in una sorta di marcia indietro in confronto all'ultimo romanzo della serie Fayard. Ma sembrerebbe dover restare un semplice intermezzo, una sorta di gioco che l'autore si concede con i lettori del giornale. Così nel 1937 Simenon non riprende con i Maigret e consacra tutto l'anno alla stesura di altri romanzi.
Ma nelle primavera del 1938 ecco che il gioco ricomincia: scrive un'altra serie di dieci racconti con protagonista Maigret; anche questi sono destinati ad essere pubblicati sul giornale, prima di essere raccolti in un volume.
L'interessante è che i quattro primi racconti di questa serie ci fanno vedere Maigret di nuovo al lavoro, mentre ngli altri sei è di nuovo in pensione.... Nuovo segno di stanchezza dell'autore? In tutti i casi, le analogie con il ciclo Fayard è impressionante: il quinto racconto (L'Etoile du Nord) ci presenta il commissario a due giorni dalla pensione come ne L'Ecluse n° 1 è a sei giorni dal lasciare il servizio. Poi gli altri cinque racconti ci narrano le indagine dell'ex-commissario che non può far a meno di interessarsi ai fatti altrui... Sia che capiti nel mezzo di un dramma (Tempête sur la Manche, Ceux du Grand Café), sia che si solleciti il suo aiuto, lui non riesce, malgrado tutto, a resistervi (Mademoiselle Berthe et son amant, Le notaire de Châteauneuf, L'improbable M. Owen). Ed è qui che si può rispondere in parte alla domanda di Maurizio: forse non si tratta proprio di nostalgia (se ancora...), ma in tutti i casi Maigret deve aver contratto il virus dell'investigatore e deve certo provare di tanto in tanto una sorta di idiosincrasia per l'oziosità dell'orticoltore... Basta vedere, per esempio, l'inizio di Mademoiselle Berthe et son amant:" il suo precipitarsi a recarsi a quell'appuntamento è la prova che non era poi così felice nel suo giardino come voleva far credere."... a meno che non sia il suo creatore che non possa trattenersi dal rimetterlo in pista e che sia proprio lui quello cui mancano di più le indagini. Allora pur di non rimetterlo in azione a Quai des Orfèvres, piazza il suo eroe in mezzo a un caso che si verifica quando va in vacanza o che lo viene a cercare proprio in mezzo ad una siesta memorabile nel suo giardino.  
Ed é così che nel 1939, si può dire, che Simenon dopotutto  continua a raccontarci le indagine del suo commissario, per quanto lo faccia lavorare per passione... E così scrisse tra la fine del 1939 e il 1943 prima due racconti in cui Maigret è di nuovo in servizio, poi seguiranno sei romanzi pubblicati da Gallimard (che sperava in qualche buona entrata). Questo non impedisce a Simenon di scrivere diversi romanzi non-Maigret nello stesso tempo come ad esempio il famoso Pedigree. E tutto ciò nel bel mezzo degli sconvolgimenti della guerra. Forse Maigret l'ha anche aiutato a sopportare il tutto...
1945: fine della guerrra. Simenon si prepara ad attraversare l'Atlantico e come saluto scrive una specie di racconto d'addio: La pipe de Maigret. E in una sorta di analogia ecco che scrive un romanzo breve Maigret se fâche in cui il commissario è ancora una volta in pensione. Disturbato ancora nel bel mezzo del suo giardino, da una scocciatrice, ma non può evitare, di nuovo, di correre all'avventura... Questo romanzo è l'ultimo scritto da Simenon sul suolo europeo, prima del periodo americano... (1/segue)

* LA SECONDA PUNTATA DI QUESTO POST SARA' MESSA ON LINE DOMANI, SABATO 9 FEBBRAIO

giovedì 7 febbraio 2013

SIMENON. MA MAIGRET QUANDO VA IN PENSIONE?

Abbiamo già scritto della "pensione" di Simenon, iniziata piuttosto presto, quando nel '72 si accorse che non poteva più entrare in état de roman e repentinamente decise che avrebbe smesso di scrivere. Aveva 69 anni e in realtà smise di scrivere romanzi... continuò un certa attività editoriale con i Dictées, incisi su registratore e sbobinati da Presses de La Cité, fatta eccezione per Lettre à ma mere del 1974 e Mémoires intimes del 1981.
Ma Maigret, il suo personaggio più famoso e diffuso, quando andò nel meritato riposo? Sappiamo che Simenon scrivendo i Maigret non seguiva cronologicamente il passare degli anni del commissario. Intanto perché scritte le prime diciannove inchieste per Fayard, aveva considerato chiuso, già nel gennaio del 1934, la sua esperienza della serie poliziesca, tutto intento alla sua attvità letteraria di romanziere.
Quindi non ci sono elementi per stabilire l'anno dell'entrata in pensione di Maigretm se non la legge francese di allora. Quindi dovrebbe essere stata a cinquantatre anni, come prevedeva il regolamento amministrativo di polizia, anche per i commissari di divisione come Maigret. Infatti nei numerosi titoli Maigret non va in pensione nell'ultima inchiesta pubblicata (Maigret et M. Charles - 1972) bensì Simenon ce lo presenta nella sua casetta di campagna a Meung-sur-Loire, proprio in quell'ultimo titolo per Fayard Maigret (scritto all'isola di Porquerolles nel giugno del 1933).
Poi come è noto dalla stesura di questo ultimo passarono cinque anni prima che riprendesse in mano le inchieste del commissario. Fu a La Rochelle nel luglio del 1938, quando scrisse Les Nouvelles enquêtes de Maigret.
L'ex commissario, in pensione  in questo paese (a 150 chilometri a sud di Parigi e a una ventina da Orléans), abitava nella piccola casa che aveva comprato qualche anno prima e che durante i weekend raggiungeva con la piccola vettura che aveva acquistato, ma che guidava la moglie. Ora era la sua casa e, cappello di paglia in testa, coltivava l'orto, andava anche a pesca e beveva un bianco quando la sete si faceva sentire. Si era un po' ingrassato, la barba un po' lunga (quand'era in servizio ogni giorno era rasato di fresco), procedeva tranquillamente. Nostalgia di Quai des Orfévres? Non lo sappiamo. O per lo meno Simenon non ce lo racconta.

mercoledì 6 febbraio 2013

SIMENON GUIDA LA CARICA DEI 600

La prima edizione italiana
Con Le signorine di Concarneau, pubblicato da Adelphi in questi giorni nella collana Biblioteca Adelphi, Simenon si accredita il 600° titolo di questa serie. Sarà un caso? L'argomento non è di così rilevante importanza, ma c'è un fatto che va sottolineato. Infatti la precedente uscita di un suo romanzo era stata Il borgomastro di Furnes il 23 gennaio scorso. D'accordo che non era un prima edizione, ma solo la prima uscita in economica (Gli Adelphi), dopo circa otto ristampe nella collana maggiore. Però, come abbiamo già scritto, si trattava di un titolo proposto da Adelphi in questa sua prima edizione vent'anni fa' (per Mondadori invece era uscito la prima volta nel '38 ne "I Libri Arancio") e poi riproposto un paio di settimane fa'. Gli appassionati lettori simenoniani non sono così abituati a uscite tanto ravvicinate!
Finora, in questa collana, Adelphi ha pubblicato una quarantina di titoli (dovrebbero essere 38) iniziando nel 1985 con Le finestre di fronte che ha all'attivo dieci ristampe e poi nel 2002 nell'economica Gli Adelphi a tutt'oggi con otto ristampe.

martedì 5 febbraio 2013

SIMENON, I VOLTI DI UNA VITA

Georges Simenon, le sue sfaccettature, i ruoli che ha ricoperto, i lavori che ha svolto... Nel corso della sua vita lo ritroviamo in situazioni le più disparate. Vediamo di ricordare, oltre a quella di scrittore, alcune tra le più significative.
 • Apprendista pasticcere - 1918, il padre Désiré, si ammala non può più lavorare e il piccolo Georges deve smettere di andare a scuola per aiutare la famiglia.
Commesso libraio - La pasticeria non faceva per lui e lavorare in libreria é molto meglio, ma il proprietario è ignorante sbaglia spesso autori, li confonde e il suo impiegato lo riprende spesso anche davanti ai clienti. Dura solo qualche mese.
Giornalista - Nel 1919 entra a La Gazette de Liége, dove scopre la scrittura e dimostra un talento particolare. Tutta la vita cotinuerà a scrivere per vari giornali, ma senza mai fare il redattore in uno di essi.
Segretario - Arrivato in Francia nel 1923 lavorò presso il marchese di Tracy. Allora Siemenon cercava un lavoro che potesse farlo vivere e nel contempo  dargli la possibilità di scrivere e per tentare di pubblicare i primi scritti. Durerà poco più di un anno.
Commissario ai rifugiati - Nel 1940, scoppiata la seconda guerra mondiale, lo ritroviamo in Vandea a La Rochelle con l'incarico di Commissario per i rifugiati belgi, fuggiti  dal loro paese invaso dalle trupper di Hitler.
Presidente della Mystery Writers of America - Nel 1955 a sua insaputa l'associazione degli scrittori americani di gialli gli conferì la presidenza della loro associazione. Era la prima volta che succedeva con un scrittore straniero... sia pure a quel tempo da dieci anni residente in America.
Presiente di giuria -  Si tratta di festival del cinema. Una prima volta a Bruxelles nel '58 per il locale Festival Interazionale del Cinema. La seconda, a Cannes per il più famoso premio cinematografico francese dove nel '60 lo troviamo a presidere la giuria e a far vincere La dolce vita di Fellini, di cui diventerà grande amico.
Disoccupato -  Dopo che nel '72 prese atto di di non poter più scrivere romanzi, nel 1973 richiese al consolato belga di Losanna di sostituire sul suo passaporto la dicitura "romanziere" con "senza professione.

* Per un problema tecnico questo post era stato messo on-line senza il testo, solo con le fotografie. Ce ne scusiamo con i lettori.

lunedì 4 febbraio 2013

SIMENON. LA VISTA LUNGA DI SCIASCIA... ANCHE SU MAIGRET

Quelli che vedono lungo. Più lontano degli altri. Già, perchè qualcuno anche nella nostra "italietta", ogni tanto, spunta qualcuno capace di dare una lettura dei fenomeni sociali e culturali, cosa che li mette su un livello sopra la media. In questo caso ci riferiamo a Leonardo Sciascia (scomparso ventiquattro anni fa', tra l'altro un paio di mesi dopo Simenon). Uno degli intellettuali più lucidi e indipendenti del '900 italiano, cui la nostra cultura, e non solo letteraria, deve non poco.
Questa volta ci permettiamo di tirarlo per la giachetta in merito ad un articolo che scrisse nel 1961 sul periodico Mondo Nuovo, intitolato La scommessa di Simenon
"... Romanzi come “Il borgomastro di Furnes”, per citarne uno tra gli ultimi pubblicati in traduzione italiana dall’editore Mondadori, valgono molto di più di quelli della cosiddetta scuola dello sguardo (lasciando da parte, per carità di patria, tanta altra roba di casa nostra); e forse anche qualcuna delle avventure del commissario Maigret ha più diritto di sopravvivenza di quanto ne abbiano certi romanzi che, a non averli letti si rischia di sfigurare in un caffè o in un salotto letterario...".
Una perentoria difesa non solo del Simenon romanziere, ma anche del padre di Maigret, come forse nessuno della sua statura aveva fino ad allora fatto.
E non si può nemmeno parlare di una vicinanza culturale. Sciascia è stato un letterato sempre impegnato nel sociale, in un ambito in cui la presenza della mafia era pesante. Simenon ha sempre evitato temi sociali, concentrandosi di più sull'individuo, sui temi del destino e della sofferenza personale. Tuttavia questo non impedì allo scrittore, saggista e poeta siciliano di intuire le grandi doti marrative ed espressive del romanziere francese, anche nei Maigret, classificati, quando, andava bene, nella letteratura d'evasione.
Tanto che in un altro passo dello stesso articolo leggiamo "... Si può dire che l’esperienza di Maigret sia andata di pari passo con quella del suo autore: Maigret fà carriera, invecchia, si fa sempre più saggio ed esperto..." e conclude "...le indagini di Maigret  assumono toccante pietà e poesia: e il cattolico senso del peccato e la dura necessità della legge diventano umana comprensione, indulgente saggezza..." .

domenica 3 febbraio 2013

SIMENON. ETICHETTA NOIR... DALLA CRITICA CON ERRORE

"... Alcuni passano il tempo ad attaccare delle etichette, e a buon bisogno diranno che Traqué è un romanzo poliziesco. Perché l'eroe è stato condannato, perché è fuggito, perché la polizia lo ricerca. Per quale crimine o delitto sia stato condannato, non ce lo dicono e il dramma non è lì. Il dramma è che l'indivduo si trova solo e che prova il bisogno sempre più lancinante di riprendere un posto qualsiasi tra gli uomini..."
Ecco quello che scriveva nel '44 Simenon, in una delle rarissime prefazioni da lui compilate, quella al romanzo succitato dell'autore norvegese, Arthur Omre.
Ed é evidente che mentre si riferiva all'opera dello scrittore, pensava a quella "etichetta" che, dopo dieci anni che scriveva romans durs, certa critica ancora gli affibbiava, scrittore di polizieschi.
Anche in molti romanzi simenoniani c'è un delitto, un colpevole, a volte la polizia, e sovente la critica si arrestava a questi elementi senza approfondire. I grande successo dei Maigret poi condizionava l'immagine del romanziere ed era facile classificare poliziesche certe storie, dove invece il fulcro era tutt'altro. La vicenda poliziesca era solo uno strumento per raccontare un vicenda umana e mostrare il protagonista con le sue debolezze, le sue angosce, le sue paure.
"... Poco importa che gli avvvenimenti siano drammatici o quotidiani, poichè quello che è importante è l'uomo stesso - sottolineava Simenon -  l'uomo e il suo rapporto con il mondo, o più esattamente con la vita...".
E infatti, a nostro avviso, addiritttura diversi Maigret valgono più per la vicenda umana raccontata, che per l'intrigo poliziesco.
Difficile rapporto quello tra Simenon e la critica del  suo tempo. Un rapporto fatto di incomprensioni, di chiusure e di accuse. La strada dal romanzo popolare, attraverso la semi-letteratura per arrivare ai romans-durs, fu difficile e irta di ostacoli come quelli che abbiamo citato. Ma la caparbietà di Simenon, la profonda convinzione in quello che faceva, la sua applicazione totale alla stesura dei romanzi alla fine vinceranno. Oggi lo possiamo dire

sabato 2 febbraio 2013

SIMENON: LE SIGNORINE... DI FERRO

Le declic è sempre un incidente stradale. Ma non come quello descritto nei I complici, vera e propria strage di quasi cinquanta bambini. Ma anche qui a morire investito è un bambino. E anche qui, come ne I Complici, chi ha provocato la disgrazia fugge. E anche qui nessun testimone che possa incolparlo. Stiamo parlando de Le Signorine di Concarenau (Les Demoiselles de Concarneau - Gallimard 1936) che Adelphi annuncia come prossima uscita per i Simenon della Biblioteca (Simenon si aggiudica il 600° volume di questa serie).
Alla base del romanzo la relazione un po' claustrofobica tra il propiretario di una flotta di pescherecci, Jules Guérenc, e le sue due sorelle, Françoise e Celine. Jules è stato sempre sottomesso alle due che lo trattano più come un figlio e lo tengono al gunzaglio. Non solo. Sovrintendono ai proventi della sua attività economica, ne controllano le relazioni sentimentali e addirittura le frequentazioni di prostitute quando si reca in città. Insomma l'oppressione è forte, Jules è debole e l'incidente è un choc che innesca finalmente in lui una reazione. Ma si rivelerà nel senso sbagliato, sorretta solo da un'illusione che non sarà certo sufficiente a far cambiare le cose.
Jules è un debole e, se vogliamo un perdente, che dovra seguire fino in fondo il suo destino, come diceva spesso Simenon dei suoi potagonisti.
La storia si svolge a Concarneau nei pressi di Quimper in Bretagna, con un'atmosfera grigia, un'umidità che penetra dapperttto, forse anche nell'animo di Jules Guérenc, rendendolo così molle, così arrendevole, così schiavo delle demoiselles.
Il romanzo scritto nel'34 a Porquerolles, ma venne pubblicato da Gallimard solo nel '36. Alla tv francese TF1 fu trasmessa una riduzione televisiva nell'ambito di una serie L'heure de Simenon (1987-88) che comprendeva tredici telefilm, di una cinquantina di minuti l'uno, tratti da altrettanti romanzi dello scrittore.

venerdì 1 febbraio 2013

SIMENON TORNA IN TV... IN FRANCIA... E SENZA MAIGRET

Il ciak viene dato oggi e le riprese dureranno per tutto il mese. Stiamo parlando di una produzione televisiva francese del canale France 3 che ha deciso difare un adattamentoper il piccolo schermo di un romanzo da poco uscito in Italia, ma che Simenon aveva scritto nel '55, Les Complices, da poco tornato dai dieci anni passati in America. 
La produzione ha affidato la regia a Christian Vincent, regista di alcuni film per il cinema sempre di produzione transalpina. I protagonisti del romanzo saranno interpretati da tra gli altri da Thierry Godard, Marie Kremer, Jérôme Kircher e Simon Ferrante.
Per ora non si conoscono le date della futura messa in onda, né se sarà a puntate o una sorta di film.
La storia del romanzo culmina in una incidente stradale provocato da due amanti che impegnati in effusioni amorose mentre lui guidava di notte che coinvolge un autobus che trasportava dei bambini. Il termine incidente non è appropriato, sarebbe megilo dire che Joseph Lambert, indaffarato con le grazie della sua Nicole, provoca la strage di un cinquantina di ragazzi. L'autobus va giù per un scarpata, i due e la macchina sono illesi e si danno alla fuga. Lui è comproprietario di una grossa impresa. Paura della giustizia, di perdere tutto e di rendere nota la sua relazione clandestina, tutto gli fa mettere da parte qualsiasi scrupolo. Tra i tanti titoli simenoniani finiti sul grande schermo, a quanto ci risulta, la storia de Les Complices era invece rimasta tra le pagine dei libri.
Una produzione televisiva di un non Maigret è per altro cosa rara, anche se ci sono dei precedenti anche in Italia, una piccola serie prodotta dalla Rai alla fine degli anni '70. Quattro sceneggiati, di cui il primo anche con la regia del Landi che aveva diretto i Maigret: Antonie e Julie, Il grande Bob, Il signor Cardinaud e Il Borgomastro di Furnes.  
Ma anche in Francia dalla fine degli anni '80 ci sono state alcune riduzioni televisive: Les Mouchoir de Joseph (1988) da Chez Krull , Le Train de Vienne (1989) da Le train de Venise , L'ainé des Ferchaux (con Jean-Paul Belmondo - 2000), La fuite de Monsieur Monde (2004), Le voyageur de la Touissant (2005) e Le petit homme d'Arkhangelsk.