Lucida e brillante analisi che ci viene proposta da una dei nostri più autorevoli attachées, Murielle Wenger
Simenon a intrattenuto con il personaggio del commissario, una relazione molto particolare. Tanto che, come ha scritto lui stesso, dimenticati gli innumerevoli personaggi dei suoi romanzi, una volta scritti, ha invece conservato di Maigret un ricordo sempre più commosso con il passare degli anni. Il commissario non è l'unico personaggio che é stato evocato nei suoi Dictées a più riprese? Da questo personggio, che gli ha portato la gloria e, bisogna dirlo, il denaro che gli ha permesso di vivere come voleva, ha tentato più volte di distaccarsene. Lo trovava senza dubbio un po' ingombrante, oltretutto invadente, perché é vero che per lungo tempo non si è voluta riconoscere a Simenon altro che il suo essere autore di romanzi "polizieschi" - un modo comodo di non doversi sbilanciare su un'opera destabilizzante agli occhi dei benpensanti... Simenon dovette attndendere a lungo perché fosse riconosciuta la sua arte e, per la regola del contrappasso, quando infine è stata resa gustizia al Simenon dei "romans durs", la critica letteraria ha cercato di mettere in ombra i romanzi di Maigret... Per fortuna e grazie alla potenza evocatrice di questo personaggio, mi sembra si sia arrivati, ai giorni nostri, a riconoscere che i due piani dell'opera simenoniana sono ugualmente importanti e che si può interpretare i Maigret come tutt'altro che semplice lettura da stazione ferroviaria, buona giusto per passare il tempo nella sala d'attesa...
Simenon a intrattenuto con il personaggio del commissario, una relazione molto particolare. Tanto che, come ha scritto lui stesso, dimenticati gli innumerevoli personaggi dei suoi romanzi, una volta scritti, ha invece conservato di Maigret un ricordo sempre più commosso con il passare degli anni. Il commissario non è l'unico personaggio che é stato evocato nei suoi Dictées a più riprese? Da questo personggio, che gli ha portato la gloria e, bisogna dirlo, il denaro che gli ha permesso di vivere come voleva, ha tentato più volte di distaccarsene. Lo trovava senza dubbio un po' ingombrante, oltretutto invadente, perché é vero che per lungo tempo non si è voluta riconoscere a Simenon altro che il suo essere autore di romanzi "polizieschi" - un modo comodo di non doversi sbilanciare su un'opera destabilizzante agli occhi dei benpensanti... Simenon dovette attndendere a lungo perché fosse riconosciuta la sua arte e, per la regola del contrappasso, quando infine è stata resa gustizia al Simenon dei "romans durs", la critica letteraria ha cercato di mettere in ombra i romanzi di Maigret... Per fortuna e grazie alla potenza evocatrice di questo personaggio, mi sembra si sia arrivati, ai giorni nostri, a riconoscere che i due piani dell'opera simenoniana sono ugualmente importanti e che si può interpretare i Maigret come tutt'altro che semplice lettura da stazione ferroviaria, buona giusto per passare il tempo nella sala d'attesa...
Il mo intento adesso è di tornare su quello che ricordava Maurizio a prposito dell'andata in pensione di Maigret. E' la sua domanda sulla possibile nostalgia dell'ex-commissario rigaurdo il suo lavoro a Quai des Orfèvres che mi ha portato a una certa rifessione. All'inizio avevo pensato di rivedere qualche romanzo e alcuni racconti nei quali Simenon mostra il suo personaggio in pensione, per vedere come la descriveva. Ma poi esaminando più approfonditamente le opere, mi sono resa conto che il tema si prestava ad essere approfondito... Ecco dunque il risultato della mia piccola ricerca. (M.W)
Roma - dalla nostra attachèe Murielle Wenger - Si sa che alla fine del periodo Fayard, Simenon decide di mettere il suo personaggio in pensione. Ne ha veramente abbastanza del suo eroe? O piuttosto sente in sè stesso l'esigenza di provare un'altra cosa... Che si senta ormai pronto ad affrontare la letteratura passando per la porta principale? Il periodo di prova rappresentato dalla "semi-letteratura", come lo definiva lui stesso, era terminato. Ed era tempo di passare ad un altro livello. Simbolicamente cerca di affondare il personaggio che pure gli ha permesso di affinare i propri strumenti, dopo la "letteratura-alimentare". Avrebbe potuto ucciderlo, come Conan Doyle aveva tentato di fare prima di lui con il proprio Sherlock Holmes... Avrebbe potuto semplicemente abbandonarlo, senza nessun problema, come aveva fatto con Yves Jarry o Sancette... Ma decide altrimenti: fà andare Maigret in pensione, sistemandolo in campagna, tra fiori e pomodori... Come se non potesse rassegnarsi a farlo sparire definitivamente, come se lo sentisse talmente vicino a lui da bolergli regalare una fine tranquilla e felice. La separazione si prepara gradatamente, come dimostrano gli anni delle stesure: quelli dal 1929 al 1931, durante i quali Simeon viaggia a bordo del suo batello l'Ostrogoth, sono dedicati alla scrittura di racconti diversi, ai romanzi Maigret della serie Fayard, e a due romanzi non-Maigret firmati con il suo nome. L'inizio del 1932 vede ancora la scrittura di una serie di Maigret, poi Simenon parte per il suo viaggio in Africa e al suo ritrno in autunno scrive dei non-Maigret. Nel 1933, dpo un lungo viaggio attraverso l'Europa, scrive dei non-Maigret e un solo Maigret: L'écluse no 1. E per la prima vlta in questo romanzo si parla di Maigret in pensione: in seguito ad un trafiletto letto in un giornale da Ducreau, Maigret domanda lui stesso di andare in pensione, cosa che diverrà effettiva entro sei giorni. E' il primo segnale di una separazione tra l'autore e il personaggio... Segnale confermato da un altro elemento: alla fine di questo stesso anno 1933, Simenon firma un contratto con Gallimard, il romanziere si sente pronto ad entrare in altri ambienti e ad abbandonare definitivamente la letteratura popolare, di cui Fayard è una sorta di simbolo: nessuna sorpesa quindi se Simenon pensi a troncare ogni rapporto con questo editore e di conseguenza con il persomaggio che con lui aveva lanciato. Fino ai primi del 1934, Simenon non scrive nemmeno un'ultima avventura el suo eroe - una forma di addio? Un ulteriore "omaggio" a Fayard? E magari anche ai lettori scontenti di veder sparire il simpatico commissario (Simenon sente d'altronde l'esigenza di spiegarsi in testo che annuncia l'apparizione in feuilleton del suo romanzo)...
Il romanzo si intitola laconicamente Maigret (l'unico titolo della serie di Fayard a menzionare il nome del protagonista); il commissario è ritratto nella sua vita da pensionato, da cui però viene distolto, a causa della richiesta d'aiuto del nipote, che si è cacciato in una brutta situazione. Maigret lascia quindi la sua piccola casa di Meung-sur-Loire e parte per indagare a Parigi. L'ex-commissario si mostra brillante, tira fuori dai guai il nipote, spedisce in galera il colpevole, dimostrando che l'inattività non l'ha arrugginito...
Finalmente si ha l'impressione che Simenon, malgrado il pensionamento del commissario, non possa impedirsi di raccontare gli exploit del suo eroe e a posteriori non può certo negare che forse non tutto era stato raccontato...
Ma per il momento, in quest'anno 1934, Simenon sembra aver voltato pagina: scrive quattro romanzi non-Maigret, trovando comunque il tempo di andare su e giù per il Mediterraneo con una barca a vela.
Il 1935 sembra confermare un trend consolidato: la prima parte dell'anno è dedicata ad un "giro del mondo" e la seconda a scrivere una serie di romanzi non-Maigret.
Nel 1936 sempre la stessa storia: sistemato nel sud della Francia, scrive ancora dei non-Maigret e poi voila, all'improvviso torna a Parigi in autunno, sente il desiderio di riprendere il suo personaggio... Nel frattempo sotto le insistenze di Gallimard (senza che nulla l'obbligasse davvero...), scrive nell'ottobre del 1936 una prima serie di nove racconti, rimettendo in scena il commissario, destinati ad essere pubblicati sui giornali, prima di essere destinati alla pubblicazione come raccolta per il suo nuovo editore. Questi ci presentano un commissario di nuovo in piena attività, in una sorta di marcia indietro in confronto all'ultimo romanzo della serie Fayard. Ma sembrerebbe dover restare un semplice intermezzo, una sorta di gioco che l'autore si concede con i lettori del giornale. Così nel 1937 Simenon non riprende con i Maigret e consacra tutto l'anno alla stesura di altri romanzi.
Ma nelle primavera del 1938 ecco che il gioco ricomincia: scrive un'altra serie di dieci racconti con protagonista Maigret; anche questi sono destinati ad essere pubblicati sul giornale, prima di essere raccolti in un volume.
L'interessante è che i quattro primi racconti di questa serie ci fanno vedere Maigret di nuovo al lavoro, mentre ngli altri sei è di nuovo in pensione.... Nuovo segno di stanchezza dell'autore? In tutti i casi, le analogie con il ciclo Fayard è impressionante: il quinto racconto (L'Etoile du Nord) ci presenta il commissario a due giorni dalla pensione come ne L'Ecluse n° 1 è a sei giorni dal lasciare il servizio. Poi gli altri cinque racconti ci narrano le indagine dell'ex-commissario che non può far a meno di interessarsi ai fatti altrui... Sia che capiti nel mezzo di un dramma (Tempête sur la Manche, Ceux du Grand Café), sia che si solleciti il suo aiuto, lui non riesce, malgrado tutto, a resistervi (Mademoiselle Berthe et son amant, Le notaire de Châteauneuf, L'improbable M. Owen). Ed è qui che si può rispondere in parte alla domanda di Maurizio: forse non si tratta proprio di nostalgia (se ancora...), ma in tutti i casi Maigret deve aver contratto il virus dell'investigatore e deve certo provare di tanto in tanto una sorta di idiosincrasia per l'oziosità dell'orticoltore... Basta vedere, per esempio, l'inizio di Mademoiselle Berthe et son amant:" il suo precipitarsi a recarsi a quell'appuntamento è la prova che non era poi così felice nel suo giardino come voleva far credere."... a meno che non sia il suo creatore che non possa trattenersi dal rimetterlo in pista e che sia proprio lui quello cui mancano di più le indagini. Allora pur di non rimetterlo in azione a Quai des Orfèvres, piazza il suo eroe in mezzo a un caso che si verifica quando va in vacanza o che lo viene a cercare proprio in mezzo ad una siesta memorabile nel suo giardino.
Ed é così che nel 1939, si può dire, che Simenon dopotutto continua a raccontarci le indagine del suo commissario, per quanto lo faccia lavorare per passione... E così scrisse tra la fine del 1939 e il 1943 prima due racconti in cui Maigret è di nuovo in servizio, poi seguiranno sei romanzi pubblicati da Gallimard (che sperava in qualche buona entrata). Questo non impedisce a Simenon di scrivere diversi romanzi non-Maigret nello stesso tempo come ad esempio il famoso Pedigree. E tutto ciò nel bel mezzo degli sconvolgimenti della guerra. Forse Maigret l'ha anche aiutato a sopportare il tutto...
1945: fine della guerrra. Simenon si prepara ad attraversare l'Atlantico e come saluto scrive una specie di racconto d'addio: La pipe de Maigret. E in una sorta di analogia ecco che scrive un romanzo breve Maigret se fâche in cui il commissario è ancora una volta in pensione. Disturbato ancora nel bel mezzo del suo giardino, da una scocciatrice, ma non può evitare, di nuovo, di correre all'avventura... Questo romanzo è l'ultimo scritto da Simenon sul suolo europeo, prima del periodo americano... (1/segue)
Un disegno di Ferenc Pinter |
Il romanzo si intitola laconicamente Maigret (l'unico titolo della serie di Fayard a menzionare il nome del protagonista); il commissario è ritratto nella sua vita da pensionato, da cui però viene distolto, a causa della richiesta d'aiuto del nipote, che si è cacciato in una brutta situazione. Maigret lascia quindi la sua piccola casa di Meung-sur-Loire e parte per indagare a Parigi. L'ex-commissario si mostra brillante, tira fuori dai guai il nipote, spedisce in galera il colpevole, dimostrando che l'inattività non l'ha arrugginito...
Finalmente si ha l'impressione che Simenon, malgrado il pensionamento del commissario, non possa impedirsi di raccontare gli exploit del suo eroe e a posteriori non può certo negare che forse non tutto era stato raccontato...
Ma per il momento, in quest'anno 1934, Simenon sembra aver voltato pagina: scrive quattro romanzi non-Maigret, trovando comunque il tempo di andare su e giù per il Mediterraneo con una barca a vela.
Il 1935 sembra confermare un trend consolidato: la prima parte dell'anno è dedicata ad un "giro del mondo" e la seconda a scrivere una serie di romanzi non-Maigret.
Nel 1936 sempre la stessa storia: sistemato nel sud della Francia, scrive ancora dei non-Maigret e poi voila, all'improvviso torna a Parigi in autunno, sente il desiderio di riprendere il suo personaggio... Nel frattempo sotto le insistenze di Gallimard (senza che nulla l'obbligasse davvero...), scrive nell'ottobre del 1936 una prima serie di nove racconti, rimettendo in scena il commissario, destinati ad essere pubblicati sui giornali, prima di essere destinati alla pubblicazione come raccolta per il suo nuovo editore. Questi ci presentano un commissario di nuovo in piena attività, in una sorta di marcia indietro in confronto all'ultimo romanzo della serie Fayard. Ma sembrerebbe dover restare un semplice intermezzo, una sorta di gioco che l'autore si concede con i lettori del giornale. Così nel 1937 Simenon non riprende con i Maigret e consacra tutto l'anno alla stesura di altri romanzi.
Ma nelle primavera del 1938 ecco che il gioco ricomincia: scrive un'altra serie di dieci racconti con protagonista Maigret; anche questi sono destinati ad essere pubblicati sul giornale, prima di essere raccolti in un volume.
L'interessante è che i quattro primi racconti di questa serie ci fanno vedere Maigret di nuovo al lavoro, mentre ngli altri sei è di nuovo in pensione.... Nuovo segno di stanchezza dell'autore? In tutti i casi, le analogie con il ciclo Fayard è impressionante: il quinto racconto (L'Etoile du Nord) ci presenta il commissario a due giorni dalla pensione come ne L'Ecluse n° 1 è a sei giorni dal lasciare il servizio. Poi gli altri cinque racconti ci narrano le indagine dell'ex-commissario che non può far a meno di interessarsi ai fatti altrui... Sia che capiti nel mezzo di un dramma (Tempête sur la Manche, Ceux du Grand Café), sia che si solleciti il suo aiuto, lui non riesce, malgrado tutto, a resistervi (Mademoiselle Berthe et son amant, Le notaire de Châteauneuf, L'improbable M. Owen). Ed è qui che si può rispondere in parte alla domanda di Maurizio: forse non si tratta proprio di nostalgia (se ancora...), ma in tutti i casi Maigret deve aver contratto il virus dell'investigatore e deve certo provare di tanto in tanto una sorta di idiosincrasia per l'oziosità dell'orticoltore... Basta vedere, per esempio, l'inizio di Mademoiselle Berthe et son amant:" il suo precipitarsi a recarsi a quell'appuntamento è la prova che non era poi così felice nel suo giardino come voleva far credere."... a meno che non sia il suo creatore che non possa trattenersi dal rimetterlo in pista e che sia proprio lui quello cui mancano di più le indagini. Allora pur di non rimetterlo in azione a Quai des Orfèvres, piazza il suo eroe in mezzo a un caso che si verifica quando va in vacanza o che lo viene a cercare proprio in mezzo ad una siesta memorabile nel suo giardino.
Ed é così che nel 1939, si può dire, che Simenon dopotutto continua a raccontarci le indagine del suo commissario, per quanto lo faccia lavorare per passione... E così scrisse tra la fine del 1939 e il 1943 prima due racconti in cui Maigret è di nuovo in servizio, poi seguiranno sei romanzi pubblicati da Gallimard (che sperava in qualche buona entrata). Questo non impedisce a Simenon di scrivere diversi romanzi non-Maigret nello stesso tempo come ad esempio il famoso Pedigree. E tutto ciò nel bel mezzo degli sconvolgimenti della guerra. Forse Maigret l'ha anche aiutato a sopportare il tutto...
1945: fine della guerrra. Simenon si prepara ad attraversare l'Atlantico e come saluto scrive una specie di racconto d'addio: La pipe de Maigret. E in una sorta di analogia ecco che scrive un romanzo breve Maigret se fâche in cui il commissario è ancora una volta in pensione. Disturbato ancora nel bel mezzo del suo giardino, da una scocciatrice, ma non può evitare, di nuovo, di correre all'avventura... Questo romanzo è l'ultimo scritto da Simenon sul suolo europeo, prima del periodo americano... (1/segue)
* LA SECONDA PUNTATA DI QUESTO POST SARA' MESSA ON LINE DOMANI, SABATO 9 FEBBRAIO
Certo che il povero Maigret è stato più volte richiamato dalla tranquilla amenità della pensione e costretto a riprendere il proprio lavoro, spesso rischioso, di commissario della polizia giudiziaria. Ma credo, tuttavia, che l'abbia ripreso con entusiasmo e rinnovato vigore.
RispondiEliminaMolto bello e interessante il saggio di Murielle.