lunedì 15 luglio 2013

SIMENON SIMENON. BIOGRAFIA ATIPICA: OVVERO COME RACCONTARE OGGI UNA VITA DEL SECOLO SCORSO

Oggi...per iniziare bene la settimana, parliamo un po' di noi! A parte gli scherzi, prendiamo spunto da quello che facciamo quotidianamente per un discorso più generale. Chi segue da un po' Simenon-Simenon avrà qua e là colto alcune sue singolari caratteristiche, per esempio l'asistematicità che gli è tipica, e altri elementi di questa biografia sul web che dura da oltre due anni e mezzo. Biografia atipica non solo per la sua forma, ma anche perché i temi trattati che si riferiscono allo scrittore, sono pubblicati senza un ordine o un criterio omogeneo. A volte è la cronaca che offre lo spunto, a volte un'uscita editoriale, spesso un anniversario, oppure una coincidenza di date... Così, a volte, anche un po' alla rinfusa, ma d'altronde come succede nella vita stessa che ci propone giorno per giorno, mischiandoli, amori, sorprese, nuove concoscenze, delusioni, idee, ricordi...
E d'altronde una biografia che vive una propria vita, che cambia giorno per giorno, che ci accompagna in un percorso quotidiano, non può avere le stesse caratteristiche ordinate, programmate e organizzate come quelle dei contenuti veicolati da libri cartacei o da ebook. Qui è tutto un divenire, un work in progress dove sovente gli stessi avvenimenti o temi analoghi vengono ripresi dopo qualche tempo sotto un taglio diverso o magari a causa di novità che ne cambiano significato e lettura.
E questo non é solo il segno della "pazzia" di chi questo Simenon-Simenon l'ha ideato. O non è solo questo. Senza voler esagerare, potremmo dire che è il segno dei tempi che cambiano. E cambia con loro anche il modo di produrre la cultura e di fruirne. Gli strumenti che le nuove tecnologie ci forniscono, a nostro avviso, non possono essere ignorati. Sono un'evoluzione e offrono possibilità prima impensate. Da carta e penna, passando per la macchina da scrivere, per le macchine elettriche, arrivando ai computer e infine ad internet, nel 2010 quando abbiamo iniziato quest'avventura, ci sentivamo in qualche modo obbligati a non scrivere l'ennesima biografia su carta e in digitale. Ecco quindi nascere questo blog (e forse ormai anche la definizione di "blog" sta un po' stretta a Simenon-Simenon), dove oltre ai post, quotidiani, oltre all'interattività con i lettori che intervengono con i loro commenti ma anche con veri e propri post, ci sono filmati, classifiche dei post e dei commenti più letti, c'è una rassegna stampa internazionale quasi quotidiana (nel mondo dei media si parla molto di Simenon), motori di ricerca per trovare l'argomento che interessa... Insomma una formula diremmo obbligata, se vogliamo essere al passo dei tempi come lo era Simenon. Ricordiamo qui solo alcune delle sue idee-novità: le prime copertine interamente fotografiche (quelle per i Maigret), il lancio mediatico del commissario che avvenne al di fuori dei canoni tradizionali e con metodi che oggi sarebbero chiamati "marketing strategico", la cadenza quasi da rivista mensile (soprattutto per i primi Maigret, quelli di Fayard), e poi comunque un'appuntamento quasi regolare con i propri lettori alternando romanzi e Maigret. Insomma un modo del tutto innovativo di fare il romanziere. E siamo sicuri che se fosse oggi, nel 2013, ancora seduto a scrivere, lo farebbe sul computer, su internet, studiando la psicologia delle persone attraverso i messaggi, le foto, gli amici e gli sfoghi che ogni giorno si accavallano sui social-network. 

domenica 14 luglio 2013

SIMENON... LA PERIFERIA PIACE... PIACE ANCORA

Faubourg ossia "la periferia" continua la sua permanenza nelle classifiche dei libri più venduti. Il romanzo di Simenon resiste ai colpi delle strenne estive e  mantiene le posizioni o perde solo quache posto. Merito di un target di lettori molto fedeli, merito del romanzo di Simenon (di cui abbiamo gia scritto il 29/06, quindi il 01/07 e infine il 7/07).
Questa settimana quindi Il TuttoLibri de La Stampa lo dava ancora al 7° posto della Narrativa Straniera. Invece l'allegato La Lettura del Corriere della Sera ce lo presenta nella 13a posizione sempre nella classifica dei romanzi stranieri. su R2Cult de La Repubblica lo piazza al 9° posto della stessa sezione. Per quanto riguarda invece la vendire su internet lo troviamo sulla piattaforma I.B.S. che tiene ancora la 13a posizione. Anche su Feltrinelli.it occupa la 13a posizione. Non compare nei primi 100 venduti su Amazon e niente anche nella "top-ten" di Rizzoli.it. Degli oltre 100 titoli di Simenon in Adelphi-Ebook, nessuno compare in classifica.
Sulle differenze di classifica tra le vendite di libri cartacei e quelle di ebook, ci sarebbero da fare dei ragionamenti. Ma entrano in gioco un quantità non trascurabile di variabili. La politica dell'editore, l'influenza che il successo carataceo può avere sula vendita del libro digitale. Il passaparola di una o più community che sul web possono essere determinanti e premiare con vendite sostenute anche degli ebook che non derivano da una versione cartacea. Appaiono nuovi nomi, autori fuori dal giro delle grandi e piccole case editrici, talvolta addirittura auto-prodotti. Anche se poi, essere presente su piattaforme come Amazon o IBS, vale quanto avere una buona tiratura, un'adeguata distribuzione e una buona esposizione nelle libreria, per quanto riguarda i volumi tradizionali.
Tratteremo presto il tema Simenon-Maigret tra carta e dimensione digitale. 

sabato 13 luglio 2013

SIMENON. MAIGRET TRA OMICIDI, FINZIONI E... PSICANALISI

Illustrazioni di Ferenc Pintèr per due edizioni Mondadori de "La trappola di Maigret"






















































Ieri abbiamo parlato dell'ultimo Maigret scritto da Simenon negli Usa. Oggi parliamo del primo Maigret scritto una volta tornato in Europa. Tra i due nemmeno sei mesi di distanza e la stesura di un roman-dur (La Boule Noir - aprile 1955). Il libro cui ci riferiamo è Maigret tend un piège, finito di scrivere il 12 luglio di 58 anni fa'.
E' uno dei Maigret più famosi e che ebbe anche una trasposizione, per una produzione franco-italiana sul grande schermo nel '58, ad opera di Jean Delannoy con il "solito" Jean Gabin-Maigret, Annie Girardot e Lino Ventura.  Per il film stesso titolo del romanzo.
E questo è stato scritto a Le Gatouniére (la sua prima dimora provvisoria in Francia, appena tornato dagli Usa), una casa di campagna vicino Mougin nel sud della Francia, qui scrisse oltre a La Boule Noir, anche il romanzo Les Complices, sempre nello stesso anno.
Maigret tend un piège é ancora di ambientazione prettamente parigina, anzi della Parigi più Parigi possibile, dato che si svolge a Montmartre, dove la polizia dà la caccia ad un serial-killer che ha ucciso cinque donne.
Uno stratagemma messo in piedi dal commissario, non funzionerà come lui avrebbe voluto, ma smuove comunque una situazione che sembrava bloccata. Sospetti, indizi, un memorabile interrogatorio a tre nell'ufficio del commissario,  il quale dovrà come non mai fare appello alle sue doti psicologiche, fanno di questa inchiesta una delle più tipiche tra quelle condotte da Maigret.
E, per non far mancare nulla al suo commissario, Simenon inserisce nella vicenda anche una delle periodiche cene che i coniugi Maigret si scambiavano con la coppia di loro amici, i Pardon. Ma questa volta a casa del dottor Pardon, e non è un caso, c'é un ospite d'eccezione: il famoso professor Tissot, direttore dell'ospdale psichiatrico di Sainte-Anne.
E' inutile dire che ancora una volta Simenon, per bocca di Maigret, innesca una disquisizione tra il poliziotto e lo psicanalista sulle motivazioni inconsce del crimine, sulla necessità di capire i meccansmi di un uomo che per anni non fa nulla e poi in sei mesi uccide cinque donne. Le condizioni in cui si sviluppano tali anomalie? Cosa succede nella mente e nel subconscio di un individuo che si trasforma in un assassino seriale?
La psicanalisi è uno strumento che, sappiamo, sta a cuore allo scrittore ed è sta alla base del motto di Maigret "capire e non giudicare". Qui forse si palesa, più che in altre inchieste, una certa "terzietà" nell'atteggiamento che Simenon fà tenere al suo poliziotto, come se fosse un garante il quale deve assicurarsi che le cose prima di essere giudicate possano essere comprese.
Non per niente, alla fine della lunga ed estenuante indagine, il pensiero di Maigret corre subito al professor Tissot "... con cui avrebbe chiacchierato a lungo, come avevano fatto una sera nel salotto di Pardon. Non poteva chiedere a quest'ultimo di organizzare un'altro pranzo. Era troppo stanco per andare al Sainte-Anne e aspettare che il professore potesse riceverlo... Dormì fino alle sei di sera, tra le lenzuola umide, la finestra aperta sui rumori di Parigi.... La signora Maigret non fece domande. Sentiva confusamente che lui tornava di lontano, che aveva bisogno di riabituarsi alla vita di tutti i giorni...".

venerdì 12 luglio 2013

SIMENON. L'ULTIMO MAIGRET... AMERICANO

Siamo a fine gennaio del 1955. Simenon ha appena finito la stesura di un'indagine del commissario, Maigret et le corps sans tête (Presses de la Cité - 1955).
Questo è l'ultimo Maigret (ma anche l'ultimo libro in assoluto) che scriverà sul suolo americano. Sarà un caso, ma l'ambientazione è quella classica parigina tra Quai des Orfèvres, i canali e la Brasserie Dauphine, tanto da pensare che, pur nel suo amato ranch Shadow Rock Farm (a Lakeville nel Connecticut), Simenon covava una discreta nostalgia per il suo "vecchio mondo". Dieci anni di vita americana, una moglie canadese e due dei suoi figli nati sul suolo statunitense, non avevano scalzato, almeno a livello letterario, e almeno per quel che riguarda Maigret, quell'imprinting che così bene caratterizza il suo personaggio e che l'aveva reso così famoso  in tutto il mondo.
Maigret et le corps sans tête, storia dall'attacco crudo e un po' splatter... se possiamo dire così. Viene infatti ritrovato un corpo, in un canale, ma a pezzi. Prima un braccio, poi il torso, poi man mano altre parti, ma non la testa. E tutti, Maigret compreso, sono convinti che, se non si troverà nel canale, non si troverà più...
Ma oggi parliamo di questo, che appartiene alla fase matura e uno di quelli in cui Simenon snon avrebbe bisogn di marcare amcora le caratteristiche del personaggio. Eppure per un motivo particolare lo fà e in modo singolare. A circa un quarto del romanzo, infatti, Simenon si lascia andare ad una digressione biografico- analitica su Maigret che vale la pena ricordare.
Siamo nell'ambito dell'aggiustatore dei destini, ma non solo di questo.
"... quando era giovane e faceva fantastici progetti per l'avvenire, non aveva immaginato per sé una professione ideale che purtroppo non esiste nella vita reale? Non l'aveva mai detto a nessuno, non aveva mai pronunciato le parole ad alta voce, nemmeno per sé stesso: avrebbe voluto essere un "ritoccatore dei destini"  - qui la traduzione italiana è quella di Sarah Cantoni, per gli Oscar Mondadori del 1973 - D'altronde durante la sua carriera di poliziotto, gli era capitato molto spesso di ricollocare al loro vero posto  delle persone che i casi della vita avevano fatto deviare per la strada sbagliata....".
Questa è una caratterisica dei Maigret che non ritroviamo nei romans-durs di Simenon. Lì il passaggio della linea, quegli indefinibili e talvolta insignificanti avvenimenti che danno il via ad altri accadimenti a catena che poi travolgono le vite dei protagonisti, sono invece ineluttabili, e non c'é la demiurgica mano del commissario, o chi per lei, che ne possa cambiare il destino.
Ma come dicevamo c'è di più. C'è la convinzione simenoniana (e quindi maigrettiana) che la gente andrebbe compresa e non giudicata. E chi può assolvere a questa funzione?
Lo psicanalista.
"... per di più negli ultimi anni, era nata una professione che rassomigliava un po' a quella che egli aveva immaginato - Simenon continua così nel romanzo la sua digressione - ... lo psicanalista che si sforza di rivelare ad un uomo la sua vera personalità...".
Questo passo, è a nostro avviso, illuminante della concezione che Simenon andava già da anni consolidando. Sembrerebbe quasi una contraddizione. Per i Maigret esiste qualcuno che può, anche se non sempre, aggiustare i destini, nei romans-durs questo non può avvenire?
Proabilmente Simenon risponderebbe che in tutti e due i casi si tratta di finzione, ma mentre nei Maigret si sente libero e più autorizzato a descrivere un mondo come lo vorrebbe, nei romanzi deve raccontare una finzione più aderente possibile alla realtà, deve trovare e raccontare l'uomo nudo, cioè così com'è senza orpelli e senza imbellettature.
E' il suo état de roman che glielo impone ed è il suo imperativo categorico  quello di mostrare la vita per quello che è, quella vita in cui poi milioni di suoi lettori si riconoscono e si ritrovano.

giovedì 11 luglio 2013

SIMENON E IL MUSEO PERMANENTE A LIEGI. PARLA JOHN


Abbiamo avuto occasione di leggere un'intervista al figlio di Georges, John, sul quotidiano belga La Libre. Oltre ad alcune cose interessanti, come la donazione della propria eredità paterna di documenti ed oggetti alla Fondazione Re Baldovino (che collabora con la Fondazione Georges Simenon dell'Università di Liegi), si parla del prossimo museo permanente dedicato al romanziere che dovrebbe nascere nella sua città natale. Ne abbiamo scritto già parecchio tempo fa' e poi anche l'anno scorso (vedi i post 2015 un museo permanente a Liegi del 20/11/2010 e Opere e documenti... tutti insieme del 10/11/2012).
Oggi ci torniamo su grazie appunto all'intervista succitata. Ma che museo sarà? John preferisce parlare di un centro museale.
"...E' al di là del concetto statico e un po' polveroso dei musei tradizionali e dovrà offrire anche le nuove esperienze delle tecnologie interattive, la sua "mission" sarà anche il punto di forza e di partenza per un gran numero di attività turistiche e culturali per l'intera città di Liegi e la sua regione. Stiamo studiando in associazione con Lonely Planet la possibilità di una "Liege booktown" una città di scrittori, con delle lezioni, un abbinamento con "Chats Palace", la riunione annuale della magistratura e dei media al "Festival Simenon des Sables d'Olonne, la creazione di un premio letterario Simenon -  racconta John Simenon a La Libre - ... l'universo simenoniano è incredibilmente ricco, e
non sarà difficile fare appello a tutti gli argomenti (scrittura, viaggi, gastronomia ...) per alimentare tutti i progetti interessanti che non potranno mancare. E, indipendentemente dalla posizione centrale del museo, è necessario che la città intera vinca questa sfida...".
La sede del centro museale permanente Georges Simenon dovrà essere, secondo John, la Boverie la zona sud dell'isola Outremeuse (circondata dal fiume Meuse e da una sua derivazione), un luogo dove sorgono già il Palazzo delle Belle Arti e il Palazzo dei Congressi.
Secondo le previsioni l'opera avrebbe dovuto vedere la luce nel 2015, ma nell'articolo non si fa cenno se l'ipotesi sarà confermata o meno.
Comunque abbiamo riportato il link all'articolo completo nella nostra rassegna stampa in data 10/07/2013.

mercoledì 10 luglio 2013

SIMENON. EMPATIA FREDDA DI HOLMES O CALDA DI MAIGRET?

Sull'ultima pagina dell'inserto Domenica de Il Sole 24 Ore, siamo stati attratti dal titolo della rubrica "Filosofia Minima". Era stimolante: "L'empatia? Sherlock Holmes la serve fredda". L'autore, il filosofo ed epistemologo Armando Massarenti, altri non è che il... responsabile di detto inserto culturale.
Ma torniamo all'articolo, che anzi andrebbe definito più un ragionamento sul fenomeno dell'empatia. E Massarenti questa riflessione la inizia con una domanda: "...La nostra capacità di metterci nei panni degli altri dipende di più dalle nostre emozioni o dalla nostra razionalità, dalle ragione del cuore o dalle regione della mente?...".
Ovviamente questo tema dell'empatia per noi simenoniani, ha una certa importanza. Questo mettersi nei cosiddetti panni degli altri era una consuetudine per Simenon. Qui però Massarenti ci parla di quella di Sherlock Holmes, perché lo definisce "...il massimo della profondità empatica e al tempo stesso autenticamente allergico alle emozioni...". Il personaggio creato da Conan Doyle mostra in effetti un approccio molto freddo, razionale nella soluzione dei casi affrontati. Più volte lo sentiamo ricordare al proprio socio, dottor Watson, che lui non lascia mai nulla al caso (il famoso "una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità). E in più le sue classificazioni sui diversi tipi di cenere di tabacco, lo studio della chimica, le approfondite conoscenze di anatomia... insomma tutti questi elementi sembrano formare un approccio "scientifico" all'investigazione.
Noi qui, a casa Simenon-Simenon, vediamo l'empatia, almeno quella del nostro romanziere, molto istintiva, decisamente emotiva e che si concretizza nel cogliere umori, tendenze, sfumature, stati d'animo...
"...in realtà Conan Doyle mette in scena una mente altamente creativa - continua a spiegarci Massarenti - che non si ferma mai alle apparenze e che sa guardare ai fatti immaginandone le più svariate interpretazioni...".
Pensiamo a come invece Simenon definisce il suo Maigret: "non è intelligente, è intuitivo". E come abbiamo detto più volte, riteniamo che sia un concetto che traspone l'esperienza personale di Simenon (quella dell'ètat de roman che gli permetteva, aldilà delle sue capacità letterarie, di mettersi nei panni del protagonista) nel metodo d'indagare del commissario Maigret
"...il successo di Sherlock Holmes, la sua superiorità nel risolvere i casi più difficili, scaturisce dalla natura immaginativa e non lineare del suo pensiero - è ancora Armando Massarenti che scrive - che si concentra su mille ipotesi prima di privilegiarne una. Ma è proprio questo uno degli ingredienti fondamentali dell'empatia: la capacità di immaginare mondi diversi, che scaturiscono da punti di vista possibili lontani dal nostro...".
Beh, ma allora Holmes e Maigret sono meno lontani di quello che sembrerebbe in apparenza? "...Maigret sa annusare... - afferma Simenon - è un uomo in apparenza molto comune, con una comune intelligenza, di media cultura, ma sa annusare le persone, annusare dentro le persone...".
Insomma le diversità con Holmes allora ci sono, visto che questi è un personaggio stravagante, che mette in mostra quasi compulsivamente la sua brillante intelligenza, che tutto può sembrare ma non certo un "uomo comune".
Eppure secondo Massarenti, l'empatia di cui Holmes è dotato "....é la capacità di capire che quei mondi non sono soltanto possibili, ma sono reali e si incarnano in qualcuno che agisce di conseguenza...".
Empatia, come la definisce il dizionario della Treccani, è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
Beh... diciamo che per Maigret questo non è così immediato. La sua empatia si costruisce bighellonando sul luogo del misfatto, facendo delle domande generiche, camminando su e giù, sedendosi, accendendosi la pipa ed osservando la gente. In quel momento il commissario è una spugna che assorbe l'ambiente circostante, la mentalità del luogo, e in seguito lo deve frequentare per qualche giorno, deve ritrovarsi a fare le stesse cose che fanno gli altri, a seguire gli orari degli altri, a bere e mangiare quello che bevono e mangiano gli altri... Così diventa uno di loro, ne introietta i modi di pensare, i valori, il modo di vivere... ecco che raggiunge l'empatia, allora il gioco è fatto e la soluzione è a portata di mano, bisogna magari aspettare solo il momento giusto.
Insomma quello che Simenon costruisce per il suo personaggio è un'empatia cui si arriva per una via più fisica, più materiale, più quotidiana più calda, se vogliamo contrapporla a quella del titolo del pezzo di Massarenti. Invece quella di Holmes, come sostiene il filosofo, è più il risultato, più freddo, di una coniugazione dell'immaginazione con il pensiero razionale.