mercoledì 4 giugno 2014

SIMENON SIMENON. HISTOIRE DE MADAME D. OVVERO DA M.LLE DENISE OUIMET A M.ME DENYSE SIMENON / 1


Da Denise a Denyse. Quella "y" fà la differenza. O perlomeno la fece per quella giovane canadese che vide cambiato il suo nome per gelosia. Già l'incontro fulminante con Georges Simenon accese così la passione dello scrittore che fece nascere in lui un sentimento fino ad allora sconosciuto: la gelosia. E, irragionevole come la gelosia sa rendere, pretese che la sua nuova fiamma, Denise Ouimet, cambiasse così il suo nome. Perchè? Perché in quel modo non l'aveva chiamata nessun altro amante prima di lui. Il possesso totale... anche retroattivo? Beh, Simenon quel 4 novembre 1945, a New York aveva preso una bella sberla... sentimentale. Si innammorò di quella magra e nervosa canadese come mai gli era successo nella vita, spiegò lui stesso più volte, scrivendolo anche a chiare lettere su Mémoires intimes.
Borghese, cattolica, francofona, Denise gli telefonò su indicazione di un comune amico. Motivo? Simenon stava cercando una segretaria-interprete per quell'avventura che aveva iniziato in America.
Certo lo scrittore allora non sapeva molte cose: che negli Usa ci sarebbe rimasto dieci anni. Che Deni(y)se sarebbe diventata la sua seconda moglie. Che gli avrebbe dato ben tre figli, di cui una femmina... Ma non sapeva nemmeno quale drammatico epilogo avrebbe avuto quella storia dopo vent'anni.
Ma torniamo a quel 4 novembre. Lui poco più che quarantenne, lei appena venticinque anni. Il colpo di fulmine dette origine ad un'esplosione di vitalità sessuale... Con Denyse Simenon aveva trovato pane per i suoi denti. La passione li travolse, li fece finire a letto nemmeno dopo cinque ore essersi conosciuti.
Il fatto lasciò un segno tale in Simenon che (ancora ignaro dell'importanza che quella donna avrebbe avuto nella sua vita) dopo due mesi e mezzo scriveva un romanzo, ispirato proprio a quei loro primi momenti, romanzo che quasi sicuramente non sarebbe esistito senza quel vulcanico incontro.
Ma inzio travolgente a parte, come andò poi la loro storia? Proviamo qui di seguito a raccontare i fatti salienti del rapporto Georges-Denyse.
Subito lei prende posto a casa Simenon inseme alla prima moglie Tigy, al loro figlio Marc e all'istitutrice. E' segretaria-interprete, ma ben presto prenderà in mano gli affari dello scrittore.
Nel 1946 sono sistemati tutti a Saint-Andrews in Canada, ma ben presto  partono per una serie di articoli che Perre Lazareff, direttore di France Soir, ha commissionato a Georges. Dal Maine alla Florida, 5000 chilometri di costa americana da nord a sud. Georges, Denyse e Marc su una Chevrolet e Tigy con l'istitutrice di Marc su una Oldsmobile.
Nel novembre del 1947 è lei che prende la telefonata che annuncia la morte di Christian, l'unico fratello di Georges, che era con la Legione Straniera a combattere nel golfo del Tonkino.
Nel '49 sono a Tucson in Arizona, la relazione tra Georges e Denyse è ormai ufficializzata. Tigy rimane con loro per non abbandonare il figlio Marc e anche perché li ha finalmente raggiunti la loro storica femme de chambre la Boule che lei sente dalla sua parte.
A fine settembre Denyse mette al mondo Johnny, secondogenito di Georges.
Certo quella strana famiglia con Simenon come un sultano, con la prima moglie, l'attuale compagna (entrambe madri di un suo figlio) e la Boule (non occasionalmente sua maitresse), due bambini, l'istitutrice... beh al côtè puritano degli americani questa promiscuità non può andar giù. E' ora di sistemare qualcosa.
Cosi nel giugno del 1950, a Reno in Nevada, Simenon divorzia il 21 da Tigy e il 22 sposa Denyse. 
Da un lato Denyse lo solleva da una serie di incombenze in merito ai contatti con gli editori, agli incontri di lavoro, alle trattive sui diritti, ai controlli sulle traduzioni, dall'altra lo asseconda nella sua prorompente e quotidiana impellenza sessuale. A volta lo segue nei bordelli, a volte capita anche che lei partecipi agli incontri del marito. 
A marzo del 1952 Simenon fà un lungo viaggio in Europa. Sono passati sette anni dalla sua "fuga" americana, ma lo scrittore tocca con mano come nel vecchio continente non solo non l'abbiano dimenticato, ma la sua fama sia notevolmente accresciuta. Viene fatto oggetto di incontri, party, panzi e cene in suo onore. Qui Denyse manifesta la sue prime reazioni poco equilibrate, di fronte alla generale mancanza d'interesse nei suoi confronti, mentre Georges è sempre al centro dell'attenzione. (continua)>>>

martedì 3 giugno 2014

SIMENON SIMENON. ACCADDE A GIUGNO...



Ecco una scrupolosa cronologia, preparata da Murielle, dove si elencano alcuni fatti salienti accaduti al romanziere nei mesi di giugno di svariati anni. Per lo più si tratta di pubblicazioni di romanzi o della loro scrittura. Ma non mancano viaggi, spostamenti, interviste ed elementi più vari com'é nel più puro "stile Simenon". In calce, per non far torto a nessuno, anche alcune indagini che vedono Maigret all'opera, sempre ovviamente in giugno.  Nella foto, i famosi calendari di Simenon, dove il romanziere appuntava i giorni di scrittura che gli servivano per terminare un romanzo e quelli per la sua revisione. Come potete vedere sia in quello di giugno '69 (per il romanzo "Novembre") che negli altri due, sono sempre otto giorni per la scrittura e tre per la revisione. 
E adesso godiamoci il giugno di Simenon.

Giugno 1918: il giovane Simenon (15 anni) lascia il collegio scolastico, senza dare gli esami di fine anno e inizia un periodo di piccoli lavoretti per guadagnarsi la vita.
Giugno 1933: Simenon incontra Trotski e l'intervista viene pubblicata su Paris-Soir
Giugno 1934: Simenon, durante il suo tour del Mediterraneo fà scalo all'isola d'Elba e lì scrive 45° à l'ombre
Giugno 1935: di ritorno in Francia, dopo un lungo giro intorno ala mondo, Simenon scrive Quartier Nègre
Giugno 1937: stabilitosi a Porquerolles, Simenon scrive Touriste de bananes
Giugno 1938: a La Rochelle, Simenon scrive i Dossiers de l'agence O
Giugno 1945: dopo un viaggio a Londra, Simenon, di ritorno a Parigi, scrive La pipe de Maigret
Giugno 1946: sistemato à Saint-Andrews (Nouveau-Brunswick), termina la stesura de Le clan des Ostendais
Giugno 1948: Simenon si stabilisce a Tumacacori (Arizona)
Giugno 1949: secondo soggiorno a Tucson
Giugno 1950: a Reno (Nevada), il 21 divorzia da Tigy, e il 22 sposa Denyse
Giugno 1952: di ritorno da un viaggio in Europa, Simenon scrive Le revolver de Maigret
Giugno 1957: Simenon, fermatosi a Cannes, si dedica alla scrittura di Strip-Tease
Giugno 1960: Simenon termina Maigret et les vieillards; qualche giorno dopo aver terminato questo romanzo, inizia la redazione del primo quaderno Quand j'étais vieux
Giugno 1961: Simenon scrive La Porte
Giugno 1962: Simenon terrmina la stesura de La colère de Maigret (vedi il post dell'altro ieri)
Giugno 1963: dopo aver finito di scrivere La chambre bleue, Simenon si dedica a Maigret et le fantôme
Giugno 1965: Simenon finisce Le Train de Venise
Giugno 1967: Simenon termina Le Déménagement
Giugno1968: Simenon scrive L'ami d'enfance de Maigret
Giugno 1969: Simenon in otto giorni finisce Novembre (vedi il calendario della foto in alto)
Giugno 1971: Simenon scrive Maigret et l'indicateur
Giugno 1976: Simenon regala all'Università di Liegi un gran numero dei propri documenti

E sempre a giugno il commissario....
Maigret conduce in questo mese le inchieste dei seguenti romanzi: Monsieur Gallet décédé, Au rendez-vous des Terre-Neuvas, Le revolver de Maigret, La colère de Maigret, Maigret se défend, L'ami d'enfance de Maigret et L'amoureux de Mme Maigret.

lunedì 2 giugno 2014

SIMENON SIMENON. 7 SETTEMBRE 1989: GLI OMAGGI DE "LE FIGARO"

Una pagina di quasi venticinque anni fa', ricca di omaggi di giornalisti, accademici, attori, critici simenoniani, registi, tutti nomi di primo piano raggruppati in questo tributo del quotidiano parigino al romanziere allora scomparso. Continuiamo con il nostro puzzle di quello che la stampa italiana e quella francese pubblicarono alla scomparsa di Simenon. Per ora sono venticinque anni. Le mettiamo quest'anno sul web, queste pagine ingiallite e consumate dal tempo, nella speranza che su questo supporto digitale la loro vita sia, non diciamo eterna, ma lunga, molto molto lunga. Almeno lunga abbastanza da conservare la memoria anche di quello che la stampa (anche quella più "volatile", come i quotidiani) testimoniò in quei giorni.



Apre un titolo ambiguo, ma vero: "Simenon una vita gloriosa e grigia"
La parte gloriosa è  conosciuta da tutti. Iniziata nella Parigi degli anni '20 come il re della letteratura popolare, poi nel '30 con il lancio di Maigret, che si rivelerà un successo mondiale che dura ancora nei nostri giorni, e infine fino agli anni '70 quando scrisse un centinaio di romanzi e arrivò ad un passo dalla nonima per il Nobel. Quella grigia, quando smise di scrivere nel '72, fece togliere dai suoi documenti quella dicitura cui era arrivato con tanta fatica: "romanziere", e si rinchiuse nella sua piccola casa rosa, a Losanna con la sua compagna Teresa. In questo articolo Gilles Lambert ripercorre la vita di Simenon  e conclude:"... Simenon prenderà più volte la decisione di smettere di scrivere. Quando finì davvero, iniziò a dettare, poi smetterà anche di dettare. Infine il silenzio, fino alla morte.". Sotto il titolo a tutta pagina, un box, a firma dell'Accademico di Francia Alain Peyrefitte, in cui racconta del suo viaggio in Cina dove in una libreria, insieme ai classici francesi, trovò La nuit de carrefour, tradotto anche quello in cinese. E ricorda di come l'avesse comprato per regalarlo a Simenon, al suo ritorno in Europa, ma anche di come purtroppo fosse arrivato tardi. Il papà di Maigret se n'era già andato. Nella metà pagina inferiore spicca un'intervista a Bernard de Fallois, che oltre che ad essere un grande esperto, era anche amico di Simenon e testimonia di alcuni momenti passati insieme "...andavamo spesso a fare delle passeggiate, mi invitava a bere. Di solito parlava tutto il tempo, raccontava delle storie incredibili, poi all'improvviso taceva e guardava altrove. Immagino che in quei momenti di silenzio elaborasse semi-inconsciamente i suoi romanzi. Infine si sedeva alla sua scrivania. Niente telefono. Ritornava qualche giorno dopo con un nuovo romanzo...".
A centro un articolo a firma Jean Tulard, che illustra come l'opera simenoniana sia stata una vera e propria miniera sia per le realizzazioni cinematografiche che per quelle televisive (immancabile la foto del Jean Gabin-Maigret che si accende la pipa insieme a Simenon). E infine le testimonianze dell'attore Daniel Gélin e quella dei registi Jean Delannoy e Pierre Granier-Deferre, tutti impegnati in film tratti dai romanzi di Simenon.

domenica 1 giugno 2014

SIMENON SIMENON. LA COLLERA "ROSSA" DI MAIGRET PER L'AFFARE STRIP-TEASE


Il titolo di questo post è un pasticcio. Non perchè sia sbagliato, ma perchè mischia alcuni elementi molto diversi, ma che ovviamente hanno sempre a che vedere con il commissario simenoniano.
La Colére de Maigret è un'inchiesta che il romanziere ha scritto proprio nel mese di giugno, anno 1962. Si tratta del caso di una scomparsa tramutatasi nell'omicidio di un proprietario di tre cabaret "Paris-Strip", "Lotus" e "Train-bleu".
Diciamo subito questo perchè spiega la traduzione che ne fece Mondadori nel '67: Maigret e l'affare strip-tease (da non confondere con la "La collera di Maigret" che fu invece la traduzione, sempre mondadoriana, di "Maigret se fache", pubblicato nel 1947 - Adelphi ha invece tradotto "La colére de Maigret" in "Maigret perde le staffe" e "Maigret se fache" in "La furia di Maigret" ).
Ciò detto continuiamo a parlare ancora del titolo perchè c'è un'aggettivo che va spiegato, quello che specifica la collera del commissario. E il "rosso". E' uno dei colori delle inchieste di Maigret, a cura di Murielle Wenger, la cui serie avrete letto i giorni scorsi e del quale abbiamo dimenticato di publicare la pur sintetica puntata sul "rosso" e che qui riporteremo, e, visto che parliamo di un Maigret arrabbiato, il colore si abbinerà perfettamente.
Torniamo quindi a La colére de Maigret, che è stato scritto a Enchandens (Svizzera) e racconta di questo monsieur Émile Boulay, un malavitoso... per bene. Certo è proprietario di tre locali dove le ragazze si spogliano e non solo, ma, lui è in regola, non ha problemi con la giustizia e viene descritto come un uomo tranquillo e la moglie Marina spiega come fosse un "uomo calmo riflessivo, che sbrigava i suoi affari molto seriamente".
Un lavoratore insomma, presidiava personalmene tutte le sere i tre locali, non giocava alle corse dei cavalli, né alle carte, nè ad altri giochi. Metodico e attento a quello che accadeva nei suoi locali, Boulay era solito ripetere:"... non si è dei gangster solo perché ci si guadagna la vita faceno vedere donne che si spogliano. Sono un commerciante rispettabile e voglio che lo si sappia...". Insomma un "travet" dello stri-tease, con le sue regole, le sue abitudini che sera dopo sera regolavano la sua vità. Poi quel declic, che Simenon usa per ribaltare una vita. Boulay una sera imbocca rue Notre Dame de Lorette, direzione Pigalle e sparisce. Sarà ripescato qualche giorno dopo nella Senna.
E' un caso duro per Maigret, da una parte dei comportmenti inspiegabili, dall'altra un muro di omertà da parte di chi cirondava Boulay e, a complicare il tutto, c'era anche il caso Mazzotti, un caporione della malavita organizzata ucciso in quei giorni. I due omicidi erano legati o no?
Insomma Maigret "... non era venuto ancora a capo di nulla! Aveva l'aria grave, imbronciata, dei momenti peggiori di un'inchiesta...". Possiamo suppore l'umore  nero del commissario e le folate rosse che infiammavano a ondate il suo viso.
Ma il rosso lo ritroviamo, come ci suggerisce Murielle Wenger, in diverse inchieste."... in Un crime en Hollande è proprio il rosso che domina, il rosso dei mattoni del selciato di Delfzijl. Ne La danseuse du Gai-Moulin é il granata del velluto dei sedili del cabaret. E in Maigret au Picratt's, c'è l'insegna rossa che proiettava luci rosse sul marciapiede come fossero delle macchie di sangue. E per finire, torniamo a La colère de Maigret dove il rosso è rappresentato dalla colore della vettura sportiva di Farano, il cognato del morto. Rosso brillante, acceso, lusso e voluttà, sangue di crimini..." . 

sabato 31 maggio 2014

SIMENON SIMENON: TV, RADIO E TEATRO, VISTI E SENTITI A MAGGIO


Ecco, dalle news di vari media, alcuni dei diversi adattamenti televisivi, radiofonici, teatrali e film in tv, tratti dalle opere di Simenon, che abbiamo visto e sentito nel mese appena concluso, in Italia e all'estero. 

Mitteldeutscher Rundfunk - 19/05 
Die Katze 
Il celebre romanzo Le chat, scritto da Simenon nel 1966 e diventato film nel 1971 interpetato dalla celebre coppia Jean Gabin- Simone Signoret è trasmesso dall'emittente tedesca MDR  in TV-Tipp der Woche, giovedì alle 23.40.

Spettacoli News - 19/05
Lettera al mio giudice, rappresentazione teatrale a Milano, allo "Spazio Tertulliano" con la regia di Giuseppe Scordio dal 7 al 18 maggio 2014. Il famoso romanzo di Simenon scritto nel 1946 sotto forma di lettera di un condannato al proprio giudice

The Guardian - 24/05 
New Lease Of Life
In "Afternoon Drama: The Other Simenon". La BBC-Radio 4 il 30/05,  
per la regia di Ronald Frame, presenta il primo dei tre nuovi episodi tratti dalle storie di Simenon. Questo riguarda Une vie comme neuve (1951), dove uno scapolo solitario la cui routine monotona è cadenzata da visite regolari ad una prostituta. La storia del romanziere tocca certamente argomenti che non si sentono abbastanza spesso sulle radio inglesi. "Il peccato ha radici profonde", dice il protagonista.

The New York Times - 29/05
Monsieur Hire 
Trasmesso su TV5 Monde, domenica alle ore 23.00, racconta di una giovane donna che viene uccisa in un sobborgo di Parigi. La polizia sospetta subito un solitario residente (Michel Blanc), sarto, già una volta finito in carcere per atti osceni. Sandrine Bonnaire è la sua bella e vivace vicina. Questo film francese con la regia di Patrice Leconte, del 1989, è tratto da un romanzo di Georges Simenon, Les Fiançelles de M.Hire (1933) "ha la stoffa di uno studio psicologico di prim'ordine," dice Vincent Canby del The New York Times.
 
LA7 - 31/05
Le inchieste del commissario Maigret
Continua sull'emittente televisiva italiana, nella prima serata del sabato, la trasmissione della serie francese Le Inchieste del commissario Maigret interpretate da Bruno Crémer 

Nord Bayern - 31/05
Drei Zimmer in Manhattan
Debutto a Norimberga, nel Gostner Hoftheater il 5/6/7/ 06 per la regia di Stephan Hoffstadt, con Thomas Witte, Miriam Kohler, Peter Deininger. Si tratta  dell'adattamento teatrale del celeberrimo Trois chambres à Manhattan, romanzo scritto da Simenon nel 1945.

venerdì 30 maggio 2014

SIMENON SIMENON. DOPO "LA CHAMBRE BLEUE" AL CINEMA, "LA BOULE NOIRE" ALLA TV

Si è parlato molto e giustamente della realizzazione della Chambre Bleue e della sua partecipazione a Cannes nella sezione "Un certain régard". Ma adesso tocca ad un altro romanzo di Simenon. Questa volta si tratta de La Boule noire, per la televisione. Il telefilm prodotto dalla Neyrac Films, sarà diretto da Denis Malleval e verrà trasmesso da France 3.
Le riprese del film inizieranno i primi di giugno e la lavorazione dovrebbe richiedere circa un mese. Tra gli interpreti possiamo citare Bernard Campan, Louise Herrero e Linda de Suza.
Malleval non è nuovo nell'adattare romanzi di Simenon per il piccolo schermo. Aveva già realizzato L'escalier de fer e Laurent Guerra dove aveva interpretato il protagonista. Il telefilm, trasmesso in Francia l'autunno scorso, aveva goduto di un certo successo (quattro milioni e mezzo di spettatori). La Boule noire è il primo romanzo europeo dopo il periodo americano di Simenon, scritto a Mougins nel 1955.

SIMENON SIMENON. LE INCHIESTE DI MAIGRET IN... VERDE


Sesta ed ultima puntata della passerella dei colori degli incipit delle inchieste di Maigret, a cura di Murielle Wenger. Oggi è di scena il verde, anche se alla fine fà capolino anche un po' di rosa.
 
Ne Le chien jaune é il verde delle vetrate dell'Hôtel de l'Amiral che dà il primo tocco di colore. E questo verdastro glauco, sullo sfondo di una tempesta notturna, dà la seinsazione al lettore di scoprire tutta la scena attraversò gli oblò di vetro smerigliato di un acquario. Ne La maison du juge che si apre con un giornata anch'essa piovosa, e con il tappeto verde del biliardo sul quale Maigret inganna l'attesa giocherellando con delle biglie "d'un giallo sgradevole e un rosa malsano". Ma il verde può anche evocare i ricordi d'infanzia, il verde di un vecchio modello di una carrozza ferroviaria, che somiglia a un giocattolo o a un disegno da bambino (Maigret et la vieille dame), o il "verde profondo e sontuoso" di un porta di una clinica, che fa pensare ad un convento, e che ricorda a Maigret i suoi trascorsi d'enfant de chœur. 
Altre evocazioni dei ricordi da bambino, quella suscitata dal rosa dei bricchi del negozio di Mélanie Chochoi in Félicie est là. Il colore rosa qui è associato alla primavera, di cui essa ricorda la tenerezza e la dolcezza, che si ritrova anche in un tramonto in Maigret en meublé (il cielo era rosa. Le strade sembravano rose) e al levare del giorno in Maigret à l'école, con il sole che fà brillare i cocci rosa dei camini sui tetti.
Murielle Wenger

giovedì 29 maggio 2014

SIMENON SIMENON. LE INCHIESTE DI MAIGRET...IN BIONDO


Le charretier de la Providence si apre su un ambiente piovoso, sul quale splende per contrasto il biondo dei capelli della marinaia Hortense Canelle. E' lo stesso biondo che si ritroverà alla fine del romanzo, quando la donna di Bruxelles piange sul cadavere del carrettiere. Questa capigliatura bionda splendente é un quindi il solo elemento di speranza in un mondo inondato dalla pioggia e dalla tristezza. Fanno da contrasto anche il biondo dei peli di Jean Marie nel mondo in bianco e nero del peschereccio e del porto di Fècamp in Au rendez-vous des Terre-Neuvas. E ancora il giallo "color di lino" dei capeli del marinaio Naud, al quale fà eco il giallo della facciata del bar Chez Popaul che si staglia sul pallido cielo dell'alba, come l'annuncio di un sole che sta per sorgere alla chiusa del canale Saint-Martin (Maigret et le corps sans tête).
Murielle Wenger (continua)

SIMENON SIMENON. CON PICCOLE COSE SI POSSONO FARE GRANDI STORIE... SI', MA CHIEDETELO A SIMENON


L'altro giorno, leggendo su Le Monde un'intervista ad un giornalista scrittore francese, Sorj Chaladon, che parlava di Simenon, sono stato colpito da certe sue parole in merito ad alcune caratteristiche della scrittura del romanziere, ma anche dalla sintesi con cui lo stesso Chaladon ha saputo rendere concetti che conosciamo e che abbiamo qui espresso più volte. Ma la sua efficacia e la sua semplicità ci sono sembrati un buon motivo per riportare qui alcune sue frasi.
"... quello che mi colpisce, inoltre, è il modo che ha di portarmi dove lui va. Non si frappone tra me e la vicenda - spiega Chaladon - Io entro nella sua storia grazie a lui. E quindi, Georges Simenon, per me, e quello che mi aiuta e mi consente di entrare nelle sue storie...".
Potremmo dire che è tutto un gioco d'identificazioni?
Certo il fatto che lo scrittore s'immedesimasse così nei suoi protagonisti, tanto da, come diceva lui, "entrare nella loro pelle", mette probabilmente in moto un meccanismo per cui, questa forte identificazione "autore-personaggio", ha la forza di trascinare anche il lettore e riesce a farlo immergere nelle sue storie. 
Ma quello dell'identificazione è il solo strumento con cui Simenon cattura i suoi lettori? Secondo Cahaladon no:
"...Simenon è quello che guarda le piccole cose, la piccola gente, tutti piccoli fatti quotidiani ma che poi ci dice: - Ecco, c'è una grande storia davanti a voi, anche se è minuscola... ".
Questo delle piccole cose della vita di tutti i giorni è sicuramente un'altro motivo di identificazione. Il lettore ritrova in quegli aspetti, le caratteristiche del suo vivere quotidiano, le semplici gioie e le consuete amarezze che il destino gli riserva giorno per giorno e che sono le stesse che vive il personaggio che trova sulle pagine del romanzo che sta leggendo.
E questo concetto delle piccole cose, ci fà tornare alla mente un'altra categoria di eventi trascurabili, quasi insignificanti che pure tanta importanza hanno nei romanzi di Simenon: il déclic.
Il dèclic è quell'accadimento, di per sè di scarsa importanza, che l'autore inserisce ad un certo punto della vita del protagonista, un cuneo che inceppa i meccanismi, una piccolezza che fà saltare lo status quo e rivoluziona un'esistenza che sembrava immodificabile.
"... può essere la morte del padre. Può essere un incidente, oppure un quiproquo che può accadere nella vita come in uno spettacolo di vaudeville - afferma Simenon in un'intervista ad André Parinaud del '55 - Può essere qualsiasi cosa che capita al nostro protagonista come una lettera inaspettata...".
Ma questi dettagli, questi particolari fanno parte anche della concezione che il romaziere aveva del proprio lavoro: "... io sono un artigiano, ho bisogno di lavorare con le mie mani. Mi piacerebbe scolpire il mio romanzo in un blocco di legno..." (intervista a Carvin Collins - 1956). " ...raccontare una storia semplicemente, con la stessa applicazione dell'ebanista al proprio banco di lavoro..." (da "Le Romancier" - 1945)
Ecco Simenon evocare la scrittura come un lavoro manuale. E quale lavoro sceglie? Quello del falegname o dello scultore che entrambe tirano fuori dal legno o degli oggetti d'uso comune, oppure delle opere d'arte. Ma comunque entrambe sono attenti ai più piccoli particolari, alle pieghe della scultura o agli incastri precisi della falegnameria.
Insomma ancora una volta l'alto e il basso insieme, l'arte e la pratica concreta come facce della stessa medaglia. Come i romans-durs e i Maigret.
C'è ancora qualche dubbio che Simenon sia stato il romanziere del '900 che più di ogni altro abbia saputo coniugare le due categorie della letteratura, per alcuni inconciliabili, quella letteraria-alta e quella popolare-bassa?

mercoledì 28 maggio 2014

SIMENON SIMENON. LE INCHIESTE DI MAIGRET IN...GRIGIO.


Continuiamo la nostra carrellata tra i colori e le inchieste di Maigret, guidati per mano dalla nostra Murielle. 

Troviamo anche dei romanzi che si aprono con il colore grigio: il tailleur "grigio-ferro" indossato da Anna Peeters (Chez les Flamands), colore che simboleggia l'austerità e la forza di carattere di una giovane donna; le scarpette di lana grigia dello sconosciuto del vagone ferroviario ne Le fou de Bergerac, i capelli grigi di Florentine ne L'ami d'enfance de Maigret. Ma è anche il grigio dell'atmosfera dell'opacità del colore: "la giornata senza colori in grigio e in bianco" durante la quale Maigret fà la conoscenza del giovane Sim (Les mémoires de Maigret). La giornata grigiastra "né fredda, né calda" nella cui serata Maigret è chiamata da Auguste Point (Maigret chez le ministre). Il cielo "d'un grigio neutro" di un tetro mattino di gennaio (Les scrupules de Maigret) , o "il grigiore di un pomeriggio piovoso" in Maigret aux Assises.
Murielle Wenger (continua)

martedì 27 maggio 2014

SIMENON SIMENON. LE INCHIESTE DI MAIGRET IN... BIANCO


Continua la panoramica sui colori degli incipit delle inchieste di Maigret. Oggi Murielle ci parla del bianco.
 
Il bianco può evocare  l'idea di candore, d'innocenza, è così che appare nell'incipit di La tête d'un homme, il viso Heurtin di un bianco opaco che risalta sul colore tetro del carcere de La Santé, come un elemento incongruo, evocando in modo simbolico il fatto che il prigioniero non è al suo posto perchè in realtà lui è innocente del crimine di cui è accusato. Ritroviamo la stessa sensazione d'innocenza nel "petit chat blanc" che Maigret scorge all'interno della stessa prigione prima della sua visita a Lenoir... e la scelta di questo cognome costituisce un contrasto stridente con con il colore dell'animale  che gioca candidamente al sole. Il bianco è anche il colore del giaccone di Marie Tatin che Maigret intravede all'inizio de L'affaire Saint-Fiacre e quello del cappello indoassato da M.Maigret in Maigret s'amuse. Ancora bianco è il colore dei capelli del vecchio usciere che entra nell'ufficio del commissario all'inizio di Maigret et la Grande Perche e di Un échec de Maigret
Murielle Wenger (continua) 
 

lunedì 26 maggio 2014

SIMENON SIMENON. ANCORA SUI PROSSIMI E ULTIMI MAIGRET

In merito alle prossime uscite dei Simenon e in particolare degli ultimi Maigret, il nostro informatissimo Andrea Franco ci ha mandato in un commento le sue ipotesi in base alle informazioni in sue possesso. Eccole. 
Io credo che I Clienti di Avrenos uscirà per la fine di giugno, (mi sto basando sulle precedenti annate delle uscite dei Simenon editate da Adelphi). E poi, fino a fine settembre/inizio ottobre, non avremo più uscite di racconti, che credo saranno ancora due libri... 
Resta da stabilire se l'ultimo Maigret sarà una strenna natalizia o se invece bisognerà attendere fino a marzo o magari febbraio 2015. Come dicevo, le raccolte di racconti credo che saranno ancora due volumi, data la lunghezza dei sei racconti che restano da pubblicare. (Andrea Franco)

SIMENON SIMENON. LE INCHIESTE DI MAIGRET IN... NERO

Maurizio ci ha proposto, in un post di qualche giorno fa', una scaletta di colori utilizzati nei titoli dei romanzi di Simenon.
Forse saprete che ho dedicato un saggio ai colori nei Maigret (http://www.trussel.com/maig/couleurs-f.htm). 
Riallacciandomi al post di Maurizio, mi è venuta voglia di tornare sull'argomento e di interessarmi al primo colore citato nei romanzi della serie del commissario. Qual è il primo tocco di colore dato da Simenon all'incipit di questi romanzi? Cosa ci dice la scelta di questo colore sul tono e sull'intreccio del romanzo in questione? Ecco una domanda cui cercherò di rispondere in questo saggio, che ogni giorno, da oggi a sabato, vedrà pubblicato un post dedicato ad un colore diverso.

• Il primo romanzo della serie si apre con una descrizione dell'ufficio di Maigret alla Polizia Giudiziaria. Primo colore citato, il nero del tubo della stufa che il commissaro riempe di carbone. Subito l'oggetto è sistemato e incontreremo questa famosa stufa in parecchi romanzi. Troveremo il nero come colore dell'incipit anche di altri romanzi che iniziano nell'ufficio di Maigret: quindi l'orologio a pendolo di marmo nero al quale il commisario getta un colpo d'occhio per dare un'orario d'inizio alla sua inchiesta (è il caso di Maigret, Lognon et les gangsters, Le revolver de Maigret, Maigret et le client du samedi). Ma nera è anche la balaustra che si trova nel commissariato di Saint-Georges (La première enquête de Maigret). ll nero può essere anche un colore all'esterno che ci fà capire l'atmosfera in cui si apre l'intrigo: ad esempio ne Le port des brumes Maigret guarda aldilà dei vetri del treno che lo porta a Ouistreham, la notte che cade sul paesaggio che scorre "... fuori era tutto nero...". In Maigret et l'homme du banc è il colore di una domenica piovosa "... con i tetti e i marciapiedi... di un nero lucente...". E' un po' lo stesso colore che si ritrova in un lunedì di novembre in Maigret et les témoins récalcitrants o a Parigi "... lo stesso nero e  lo stesso bianco dei film muti...". Questo riferimento al bianco e nero ci immerge bene nell'atmosfera nostalgica di questo romanzo, nel quale Maigret evoca spesso i ricordi d'infanzia e, nello stesso tempo, ci immerge in quel mondo in sfacelo che è rappresentato dalla fabbrica di biscotti Lachaume.  
Murielle Wenger (continua)

domenica 25 maggio 2014

SIMENON SIMENON. I MAIGRET 4: PREPARATEVI ALL'USCITA

Per i nuovi appassionati maigrettiani, o per chi non li avesse letti, oppure per chi fà collezione... attenzione. A breve uscirà I Magret n° 4. Si tratta del quarto volume di una collana che presenta ogni volta quattro/cinque inchieste del commissario. Come dicevamo le notizie sulla data dell'uscita non sono concordi. Potrebbe essere la prossima settimana o la prima di giugno. L'Adelphi, ad esempio, non l'ha ancora inserito nelle anteprime e questo protrebbe far ritener che prima del 7/10 giugno non sarà in libreria. Un'altra indicazione verrebbe a confermare questa ipotesi. Si tratta della piattaforma di vendita di libri on-line, Internet Book Shop, di solito abbastanza attendibile, che lo mette già in prenotazione con l'avvertenza però che non sarà disponbile prima dell'11 giugno.
D'altra parte il sito ufficiale di Georges Simenon, curato dal figlio e aggiornato sulle uscite in tutto il mondo dei volumi simenoniani, lo dà in pubblicazione addirittura per il 27 di questo mese.
Andiamo comunque a vedere quali titoli contiene questa quarta raccolta.
Si tratta di sei inchieste presentate in ordine cronologico di cui le prime cinque fanno parte della serie Fayard:
• "Il pazzo di Bergerac" (Le Fou de Bergerac - avril 1932)
• "Liberty Bar"  (Liberty Bar - juillet 1932)
• "La chiusa n. 1" (L’Écluse n° 1 - juin 1933 )
• "Maigret"  (Maigret - mars 1934)
Il sesto, "I sotterranei del Majestic" (Les Caves du majestic - in "Maigret revient" - octobre 1942) fa parte della prima raccolta delle inchieste maigrettiane publicata da Gallimard.
Tenete d'occhio Simenon-Simenon, perché appena ci saranno informazioni più precise le pubblicheremo immediatamente. Anche perchè questa rischia di essere l'unico Maigret del periodo estivo. Nei piani editoriali dell'Adelphi era prevista sempre a giugno l'uscita di un roman-dur, "I clienti d'Avrenos" (Le clients d'Avrenos - 1935 Gallimard) e quindi una quinta raccolta de "I Maigret" a fine agosto/primi di settembre.
E per quella che dovrebbe essere con tutta probabilità (se non abbiamo fatto male i conti) l'ultima raccolta dei racconti delle inchieste del commissario Maigret? Ottobre? Novembre?... Natale?...

P.S. Se qualcuno ne dovesse sapere qualcosa di più (hai capito Andrea?) gli saremmo grati se ce lo scrivesse.

sabato 24 maggio 2014

SIMENON SIMENON. CANNES: LA CAMERA AZZURA RIMANE... VUOTA

Mathieu Amalric, regista e protagonista de "La Chambre Bleue", al Festival di Cannes, si consola  rileggendo il libro di Simenon?
Il bianco vince sull'azzurro. Almeno ieri al Festival Internazionale del Cinema 2014 di Cannes. In "Un certain regard", la giuria, presieduta da Pablo Trapero (con Peter Becker, presidente del "The Criterion Collection", statunitense - Maria Bonnevie attrice svedese, Géraldine Pailhas attrice francese - Moussa Touré regista senegalese) ha dato la sua preferenza a White Dog dell'ungherese Kornell Mundruczó, vincitore quhttps://www.blogger.com/blogger.g?blogID=6350846374741194765#editor/target=post;postID=7979918759527087506;onPublishedMenu=posts;onClosedMenu=posts;postNum=0;src=postnameindi di questa sezione. Rimane così a bocca asciutta Mathieu Amalric con il suo La chambre bleue, sia pure lodato da parte della critica e con un endorsement come quello del Festival Sundance che, nei giorni scorsi, lo aveva già prenotato per la propria prossima edizione e se n'é accaparrata la distribuzione americana.
E' stato il primo verdetto da Cannes in attesa di sapere a chi andrà la Palma d'Oro riservata ai film del concorso principale.
Quindi nessun riconoscimento per la pellicola tratta dal famoso romanzo di Georges Simenon. Ma non riusciamo a stupirci. E' in fondo lo stesso trattamento che di solito é stato riservato allo scrittore, che non è stato oggetto di nomine o riconoscimenti ufficiali, e alle sue opere che non hanno vinto nessun premio. Il suo giudice é sempre stato il pubblico (e qualche volta la critica). Un giudice che molto spesso lo ha proclamato vincitore nei fatti, con il successo di vendita delle sue opere, non di rado aldilà dei confini geografici e delle barriere linguistiche.
Amalric, con alle spalle una quarantina di film come attore e quattro come regista, invece  qualche premio lo ha già vinto, sia da una parte che dall'altra della macchina da presa (tre premi Cèsar e altri, tra cui uno per la sceneggiatura). Ma questa volta non ci pensava forse nemmeno lui alla passerella di Cannes. Ricordiamo che il film è nato come un low-budget, con un piano di lavorazione che ha visto il primo ciak a luglio 2013, la fine lavorazione nello scorso marzo, con uscita nelle sale prevista per aprile. Un film dunque da produrre velocemente (ma non di fretta...). Certo realizzare in Francia un film da un romanzo di Simenon è una di quelle operazioni che, nel bene o nel male, ti mette sotto gli occhi di tutti e che si voglia o meno dichiara una certa ambizione. Ed è poi difficile sottrarsi ai riflettori dei media.
Adesso il giudizio é nelle mani del pubblico, senza premi che possano aiutare il lancio del film sul mercato, ma  avendo partecipato a Cannes, che è già di per sé un risultato, ed avendo alle spalle un romanzo di Simenon, che significa  avere dalla propria parte (se non altro, per curiosità) i non pochi appassionati delle opere del romanziere.

venerdì 23 maggio 2014

SIMENON SIMENON. IL "CLUB DELLE SETTE MOGLI" DEL COMMISSARIO MAIGRET


Si fà presto a dire Maigret. Certo quello letterario è uno, uno solo e inconfondibile. Ma quando passiamo agli adattamenti cinematografici e televisivi le cose si complicano. Non esiste "il Maigret" ufficiale. Non c'è un attore che l'autore e i lettori delle varie nazioni riconoscono come quello di riferimento. E così, tanto per restare nei confini del vecchio continente, abbiamo preso in considerazione i Maigret del grande del piccolo schermo, più di successo e più duraturi. Anche perchè il personaggio su cui vorremmo soffermarci oggi è M.me Maigret. Ma, dati i cinque commissari che abbiamo scelto, ci siamo ritrovati con ben sette consorti. Il colpevole di tutto questo è Jean Richard, il primo  che ha interpretato per la tv francese (unico attore al mondo) tutte le inchieste del commissario, dal 1967 fino al 1990. Con tredici anni al suo attivo è comprensibile che abbia cambiato tre volte consorte. La prima fu Micheline Francey con trascorsi cinematografici e radiofonici (fino al 1968). A lei seguì Dominque Blanchar che interpretò M.me Maigret fino al 1976. Terza ed ultima, ma non "ultima" (perchè in realtà fu davvero la moglie di Jean Richard), Annick Tanguy che seguì il marito nell'avventura televisiva fino alla fine, quindi fino al 1990.
Sul grande schermo uno dei più efficaci interpreti (e che piaceva molto a Simenon) fu Jean Gabin che interpretò per ben tre volte il ruolo del commissario. Al suo fianco, nel ruolo di Louise Maigret, Jeanne Boitel che nel '58 recitò in Maigret tend un piège. Rimaniamo in Francia tornando alla televisione con la seconda serie cui i francesi hanno tributato un gran successo, quella interpretata da Bruno Crémer dal 1991 al 2005. L'ultimo Maigret francese aveva accanto l'attrice Anne Bellec che interpretava la signora Louise.
Non dobbiamo poi dimenticare la serie con Rupert Davies, produzione britannica della BBC, iniziata nel '60, dove M.me Maigret era interpretata da Helen Schingler.
Ci siamo tenuti per ultimo il nostro Maigret e, per noi italiani, l'indimenticabile Andreina Pagnani che accompagnò Gino Cervi per tutte e quattro le serie dal '64 al 72. Quella stessa Pagnani che quando fu mandata una sua foto a Simenon per l'approvazione, fu bocciata perchè troppo giovane e carina per interpretare la moglie del commissario. Poi gli fu mandata un'altra foto, sempre con la Pagnani, ma truccata e invecchiata e, senza sospettare di nulla, lo scrittore dette il suo benestare. L'attrice aveva conosceva da lungo tempo Cervi e già aveva lavorato con lui in varie occasioni, soprattutto teatrali, e quindi l'intesa tra i due risultava molto naturale anche sul piccolo schermo.

giovedì 22 maggio 2014

SIMENON SIMENON. LA PAGINA DE "IL MATTINO" IN RICORDO DEL ROMANZIERE

Continuiamo con la nostra
ormai tradizionale rassegna
che ci illustra quello che i giornali
pubblicarono all'indomani
della scomparsa di Georges Simenon.
Questa volta si tratta
di un quotidiano italiano,
Il Mattino di Napoli,
che dedicò allora sette colonne
dell'intera pagina di cultura
all'evento.



Ancora una volta dobbiamo constatare che, almeno allora alcuni, non avessero ancora una percezione completa di cosa fosse l'opera di Simenon e i due principale titoli di questa pagina lo dimostrano.
L'articolo principale titola "Il prolifico papà di Maigret", mentre l'altro (a firma di Orio Caldiron) addirittura "Prigioniero di un colore" dove per colore s'intende il giallo e quindi significa per Simenon il successo di Maigret che, detta così, sembra abbia oscurato le centinaia di romans-durs, che lo hanno invece consacrato come uno dei romanzieri simbolo del '900.
Ma c'è qualche discrasia tra titoli e testo.
Il primo articolo  parla infatti di una "riscoperta" di Simenon, del suo valore letterario e della dimostrazione concreta di come le alte tirature possano conciliarsi con la qualità letteraria. Ovviamante si fà una veloce biografia, dagli inizi, ai suoi pseudonomi, al lancio di Maigret fino ai romanzi. Si parla della sua scrittura come un opera di un artigiano e si cita il critico simenoniano Francis Lacassin che spiega come lo scrittore entrasse nella pelle dei protagonisti che faceva vivere nei propri romanzi. Invece nel pezzo di Caldiron si sottolinea come Simenon fosse passato dalla letteratura popolare su ordinazione al genere poliziesco, che pur rimane per molti sempre un genere semi-letterario. Anche se si fà notare come Simenon sia stato un rifondatore del romanzo poliziesco che, fino ad allora, aveva seguito tutte altre strade. Poi, finalmente, la svolta con i romanzi  e l'articolo si conclude riferendosi ai protagonisti delle storie simenoniane "... sembrano dei fantasmi chiamati a raccontare le loro storie, come in trance, evocati come per magia dalla penna secca ed essenziale dell scrittore che ha lo sguardo inclemente di un maestro fiammingo". Completa la pagina un articolo di taglio basso, "Il fascino del commissario antieroe" in cui viene fatto un ritratto del celeberrimo commissario, comparandolo con gli altri investigatori letterari. Non poteva mancare una panoramica degli attori che lo hanno interpretato nelle varie versioni cinematografiche e televisive in tutto il mondo. E, una parte importante, non poteva che essere dedicata all'interpretazione televisiva del nostro Gino Cervi.

mercoledì 21 maggio 2014

SIMENON SIMENON. COME LA CENSURA RAI COLPIVA LE DONNE DEL MAIGRET-CERVI

Gabriella Andreini in bikini come nei Maigret non si é mai vista
Censura Rai anni '70. Già, nell'epoca della rivoluzione sessuale e dell'amore libero, figlie del tumultuoso '68,  nell'ente televisivo italiano si respirava un'aria ben diversa. La Rai Tv italiana era ancora molto severa nel selezionare ciò che trasmetteva. Il cosiddetto "comune senso del pudore" dettava legge e imponeva una castità mediatica che spesso colpiva i centimetri di pelle scoperta... ovviamente delle donne.
Sappiamo che, per quanto libertaria fosse la concezione del sesso e della sua pratica da parte di Simenon, altrettanto castigati e austeri erano i comportamenti di Maigret, le situazioni e le donne nelle inchieste del commissario. Anche prostitute e donne di facili costumi erano sempre presentate in un modo mai scandaloso o scabroso.
Eppure... eppure nella trasposizione televisiva la censura è intervenuta durante i controlli di routine.
A questo proposito scrive il Corriere della Sera nel settembre del 1972, a proposito di due puntate della serie, Il ladro solitario e Maigret in pensione,
"...Nuovo spietato intervento della censura per i "gialli" di Maigret... il bersaglio è stata Gabriella Andreini colpevole di indossare un bikini, soltanto in parte coperto da una vestaglia... L'alto funzionario dopo aver assistito a "Maigret in pensione", ha ordinato il taglio di ben cinque scene in cui appare Gabriella  Andreini con bikini e vestaglia...".
Si dirà, erano altri tempi, Maigret lo seguivano anche i bambini, insomma doveva essere uno spettacolo per famiglie e certe cose, benchè di sfuggita o marginali, il regista Mario Landi non se le poteva permettere. D'altronde non era la prima volta. Nello stesso articolo il quotidiano di via Soleferino, ricorda dei "... tagli apportati all'altro racconto della serie (Il ladro solitario) dal quale venne tolta una scena con Angela Cavo a schiena nuda, in controluce...".
E non è tutto. Riferendosi ancora a Maigret in pensione, il Corsera rivela "... un  altro grave provvedimento... il taglio di una battuta tra Cervi e l'Andreini che faceva parte della sceneggiatura completa, approvata ai vari livelli dei rappresentanti della TV...".
Crediamo che queste beghe censorie italiane non siano mai arrivate alle orecchie di Simenon, che forse si sarebbe fatta una sonora risata. Chissà se nelle serie prodotte in altri paesi in quegli anni si verificavano gli stessi problemi?

martedì 20 maggio 2014

SIMENON SIMENON. IL ROMANZIERE CHE NE FACEVA DI TUTTI I COLORI

Nel post di ieri si parlava di quelle che qualcuno ha definito i rituali di scrittura di Simenon. Una di questi erano le famose buste gialle che servivano allo scrittore per buttar già nomi, date, riferimenti vari, prima di iniziare a scrivere. Perchè delle buste e perché gialle, l'autore non ha mai saputo dare una spiegazione razionale (vedi il nostro post Come preparava i romanzi: le famose buste gialle).
Questo colore giallo ha iniziato a girare per la nostra testa e pian piano sono affiorati, proprio pensando ai colori, un certo numero di romanzi nei titoli dei quali l'autore ha utilizzato un colore. Ne abbiamo trovati nove. Ben poca cosa pensando che si riferiscono ai Maigret, ai romans-durs e ai racconti (ben oltre ducento titoli e abbiamo escluso quelli firmati con gli pseudonimi). Ci è però sembrato curioso metterli insieme e formare una sorta di arcobaleno che attraversa l'opera di Simenon: Le chien jaune - 1931, L'ane rouge - 1933, Le cheval Blanc - 1938, La demoiselle en bleu pâle - 1938, Le volets verds - 1950, La piste de l'homme roux - 1943, Feux rouge - 1953, La Boule noire - 1955, La Chambre bleue - 1963 (vedi il post I colori dei romanzi).
Poi ci sono i contrasti cromatici tra il bianco sporco de la Neige ètat sale - 1948
e il nero de Le Negre - 1957. Tra il nero cupo della notte de La nuit du carrefour - 1931 e lo splendore aureo de La Tabatière en or - 1932.

lunedì 19 maggio 2014

SIMENON SIMENON. IL SUNDANCE PRENOTA LA CHAMBRE BLEUE


La notizia arriva frasca fresca dall'Hollywood Reporter. Secondo il magazine di Los Angeles, l'ormai celebre festival, fondato da Robert Redford, avrebbe opzionato la pellicola di Amalric, tratta dal romanzo di Simenon La chambre bleue, per l'edizione 2015 della kermesse cinematografica americana. Non solo ma il presidente della Sundance Selects / IFC Films, Jonathan Sehring, ha detto: "Mathieu Amalric sta dimostrando di essere il più formidabile come regista come lui è un attore. Questo è un film superlativo". Di conseguenza non stpisce che ci sia in ballo un accordo anche per la distribuzione del film in America, accordo trattato da Arianna Bocco, responsabile acquisizioni e produzioni per Sundance Selects / IFC Films e dal produttore de La chambre bleue, Paolo Branco per conto di Alfama Films.
La francese Arianna e l'americano Paolo... sembra tanto un affare gestito tra italiani, tanto più che i cognomi sono rispettivamente Bocco e Branco!

SIMENON SIMENON. TV: CALASSO DA FAZIO, PARLA DI SIMENON, MA...

Ieri sera la  tradizionale puntata domenicale di Che tempo che fà, ha aperto con un ricordo di Georges Simenon, reaizzata attraverso, una chiacchierata, meglio quasi un monologo, con il Presidente nonché Direttore Editoriale, ma anche scrittore ("tra i più prestigiosi" come l'ha definito Fabio Fazio), che ha parlato dell'autore, che Adelphi edita in esclusiva in Italia, iniziando dalla famosa intervista del '68 fatta da una serie di medici. Erano quelli svizzeri della rivista scientifica Médicine et Hygiène che, come ha raccontato Calasso, iniziarono quell'incontro domandandogli se lui fosse o meno uno scrittore dell'inconscio, cosa che il romanziere non negò. Da qui Calasso è passato poi a descrivere come nasce in Simenon un romanzo. E così ci ha parlato di quel malessere che precedeva la fase creativa, lo "stato di romanzo" come l'ha tradotto nella conversazione con Fazio...
Adesso diciamocelo francamente, fare le pulci ad un intellettuale come Calasso che oltrettutto da quasi trentanni pubblica i romans-durs e i Maigret di Simenon non è certo cosa né facile, né forse nemmeno simpatica. Ma qualche domanda, scusate, ce la dobbiamo porre lo stesso.
Infatti dopo aver parlato di "Simenon come scrittore dell'inconscio", dello "stato di romanzo" in cui componeva le sue opere, dopo aver parato dei rituali che accompagnavano la sua scrittura (ma di questo tratteremo in seguito), come ha potuto dimenticare il déclic? Capiamo la pressante sintesi che impone la televisione, soprattutto quando in quarto d'ora bisogna raccontare Simenon... Ma questa del déclic non è dimenticanza da poco.
E non siamo certo noi ad affermarlo, ma lo stesso Simenon in un'intervista del '55 con André Parinaud (che tra l'altro dovremmo aver già pubblicato).
"...Concepisco come protagonista, un personaggio della vita comune, con certe opportunità, e il mio problema, il primo giorno, è quello di inserirlo in una situazione tale che, reagendo ad essa, potrà potrà arrivare fino alla fine del suo percorso. Se volete, questa situazione che io ho creato, questo "dèclic", è l'unica parte artificiale del romanzo - sottolinea con chiarezza Simenon - Quello che chiamo "déclic" costituisce il primo capitolo. Può essere la morte del padre. Può essere un  incidente, oppure un quiproquo come in un vaudeville, come nella vita di tutti i giorni. Le "déclic" può essere costituito da qualsiasi cosa possa capitare al mio protagonista, una lettera che non s'aspettava e che cambierà la routine di quella vita a cui s'era rassegnato..."
Insomma questo déclic, unico elemento razionale, in un mare di creatività inconscia, ci pare abbia un'importanza non certo trascurabile nel proceso di costruzione del romanzo simenoniano e ignorarlo, come ha fatto Calasso, non ci è sembrato opportuno.
Parlavamo degli oggetti di cui Simenon si circondava quando scriveva e che Calasso ha interpretato come facenti parte del "rituale". Li ha elencati, ma anche qui con qualche dimenticanza e qualche leggerezza.
Ha citato le quattro dozzine di matite ben appuntite, l'orario ferroviario, l'elenco del telefono (in realtà erano molti elenchi del telefono e non solo di Parigi) e il caffè. Questa del caffè è un'argomento controverso. E' vero, in Quand j'étais vieux (una sorta di "giornale intimo", scritto tra il '60 e i '63, pubblicato poi da "Presses de La cité" nel '70) il romanziere parla del caffè sulla scrivania. Ma questa era un'immagine che voleva accreditare presso il pubblico, soprattutto per distinguersi da quella della sua seconda moglie, Denyse, che era infatti un'alcolista. Ma ci sono foto della sua scrivania, testimonianze di intervistatori e racconti dei suoi ospiti che lo ritraggono e ne parlano fin dagli anni '30,  con un bicchiere e una bottiglia di vino a portata di mano, vicino alla macchina da scrivere.
E poi le pipe.
Come si fa a parlare di Simenon senza citare la pipa? Qualcuno, forse anche lo
stesso Calasso, può ritenere che sia un'iconografia un po' suprficiale, ormai inflazionata, addirittura divenuta un po' stucchevole. Eppure la pipa non è uno strumento che serve a bruciare del tabacco. La pipa è un oggetto con cui si ha un certo rapporto. Si preferiscono alcuni tipi di pipe ad altri. Ci sono delle pipe nella propria collezione che si fumano più volentieri e non sono le migliori, né le più costose. Il fatto che una pipa quel giorno tiri bene, non bruci troppo in fretta o non si spenga di frequente, può influenzare l'attività che si sta svolgendo e addirittura l'umore del fumatore... oppure può essere l'umore che ne influenza il buon funzionamento... Fatto sta che, come per ogni fumatore, anche per Simenon il rapporto con le sue pipe non è così superficiale e marginale come si potrebbe credere e comunque non fino al punto di ignorarle.
Passiamo alla questione del calendario di cui l'editore dell'Adelphi aveva portato un esemplare in studio, dove erano segnati i giorni della scrittura. Anch'esso faceva parte del rituale: giorno per giorno Simenon segnava una croce su una casella. In sette giorni, ha spiegato Calasso, Simenon  scriveva un romanzo. aggiungendo che gli otto giorni segnati sul calendario, inquadrato dalla telecamera, erano una sorta d'eccezione.
Altra piccola precisazione. Intanto va specificato che Simenon era solito scrivere un capitolo al giorno (se parliamo del periodo dal '31 in poi quando si dedicò ai Maigret e ai romans-durs). Ora capitava che l'état de roman (quello che Calsso ha tradotto come "stato di romanzo") era anche creare un vuoto in sé stesso per entrare nella pelle del protagonista di turno. Una fatica psichica e fisica che lo faceva calare di quasi un chilogrammo ad ogni seduta di scrittura. Quando non aveva ancora trent'anni, le sue forze gli consentivano di rimanere in quello stato per almeno una dozzina di giorni. Ecco perché i suoi primi romanzi avevano quasi tutti dodici capitoli. Poi con il passare del tempo e l'avanzare dell'età, la resistenza di Simenon diminuiva e negli ultimi tempi (gli anni dal '60 al '72) i romanzi arrivavano appunto a sette capitoli. Simenon non riusciva a restare in état de roman più di una settimana. Anche qui ci sono le parole di un giovane Simenon in un intervista a J.K. Raymond Millet de Le courrier cinématografique, nel '31  "...i miei romanzi hanno generalmente dodici capitoli. Scrivo un capitolo tutte le mattine, non di più. Questo mi richiede al massimo un'ora e mezza; ma poi mi sento "svuotato" per tutto il resto della giornata...".
Ci siamo già dilungati abbastanza. Un ultimo appunto lo dobbiamo a quella che chiameremmo un necessaria furbizia del mestiere. E qui Calasso non c'entra nulla. Infatti mentre lui parlava della storia d'amore tra Simenon e Josephine Baker, veniva proiettata una foto in che ritraeva lo scrittore e la starlette al tavolo di un locale lui, in frac, rivolto verso di lei e Josephine che gli faceva divertita gli occhi storti. Peccato che quella foto non testimoni un serata  tête-à-tête tra i due. La foto proiettata è tagliata, ma quella orginale rappresenta una tavolata con altri amici e soprattutto con, a fianco dello scrittore, la sua prima moglie Tigy.
Stessa tavola qui con Tigy, tagliata nell'altra





domenica 18 maggio 2014

SIMENON SIMENON. "LE SEPT MINUTES" PER... G.7


Anno 1938. Simenon è gia da qualche anno uno scrittore della prestigiosa casa Gallimard. Ha lasciato nel '34 Fayard, dopo la pubblicazione dei primi diciannove Maigret, del quale per quattro anni non ha scritto più nulla. Ha invece portato a termine e pubblicato una decina di romans-durs e poi iniziato di nuovo a scrivere delle inchieste del commissario a La Rochelle proprio nel '38.
Ma questi due filoni non esauriscono la serrata pubblicazione di titoli da parte del romanziere che, sempre nel 38, vede pubblicata una raccolta di racconti polizieschi scritti nel 1930 a Morsang. Ma in questo caso non si tratta né di romans-durs né di Maigret.
Sono romanzi polizieschi brevi (o se volete tre lunghi racconti) di oltre una settantina di pagine l'uno, che hanno come protagonista l'Agente G.7.
Nella nostra copia, datata 1938 e stampata il 3 marzo, i racconti sono tre: Le Grand Langoustier, La nuit des sept minutes e L'enigme da la Marie Galante. Ricordiamo che nel 1930 Simenon ancora pubblicava esclusivamente sotto pseudomini, e quindi questa avventure dell'agente G.7 sarebbero potute uscire firmate Christian Brulls o Georges Sim. E invece sono rimaste otto anni in un cassetto (di chi?) fin quando Gallimard le pubblicò nella serie La Renaissance de la nouvelle diretta da Paul Morand.
Ma chi era questo G.7? Siamo lontani o no da Maigret, e nel caso, quanto?
Vediamo cosa racconta di lui Simenon "... G.7 fumava la sua piccola pipa diligentemente seduto al posto che gli era stato assegnato... G.7 aveva l'aria di uno scolaretto che finge di non vedere nulla! - da Le Grand Langoustier - ...c'era solo G.7 che conservava la sua aria da giovanotto di buona famiglia...".
Insomma un giovanotto, a modo, gentile, non un consumato funzionario dello stato di mezz'età. Giovane quindi, dalla figura snella e non una sagoma massiccia e pesante. Anche se G.7 fuma la pipa, come il commissario, è un pipa piccola, quasi vezzosa, non un pipa grossa e tozza come quella di Maigret. E poi in questo racconto non si beve, non si mangia...
"...G.7 si contenta di unire la sua silhouette  alla vita di tutti i giorni e di osservare per strada insieme alla gente i cantanti ambulanti. Bisogna abituarsi.  All'inizio si è tentati di prenderlo per un'imbecille - si racconta ne La nuit des sept minutes - ... dietro la porta G.7 e Sonia erano già nelle braccia uno dell'altra...".
Qui Simenon accomuna G.7 e Maigret, il primo sembra un imbecille e del commissario il romanziere aveva sempre detto: Maigret non è intelligente...è intuitivo...". Ma dall'altra parte si parla una scena d'amore del giovane agente, che in Maigret sarenbe impensabile.
"... restai un'ora da solo nel café... arrivai a pensare che G.7 mi avesse voluto allontanare per ricevere una donna... - scrive Simenon in L'enigme da la Marie Galante - ... fu con un tono raffinato, da uomo di mondo, che G.7 ci presentò uno all'altra...".
Insomma tranne piccole caratteristiche G.7 ha un aspetto, un carattere e un modo di indagare che non sono queli del commissario Maigret. Addirittura qualcuno ha detto che questo personaggio poteva forse costituire il "piano B" di Simenon, in caso la serie di Maigret non avesse avuto il successo sperato.
La serie dedicata a G.7 comprende, oltre a quelli citati, la raccolta di racconti Les treizes énigmes (scritto nel '29), L'affaire du canal (stesura del '28/29) e La folle d'Ittevile (terminato nel '31).