Il numero di oggi del quotidiano Il Giornale, in un articolo a firma Eugenio di Rienzo, si occupa della posizione politica degli intellettuali francesi sotto il governo del generale filo-nazista Pétain, prendendo spunto dal libro di Dan Franck Mezzanotte a Parigi. La rassegna dell'articolista si conclude con la citazione della posizione di Simenon, di cui qui di seguito riportiamo il brano integrale.
"...Soltanto grazie alla biografia di Pierre Assouline, pubblicata nel 1992, si è appreso, infatti, che Georges Simenon, intrattenne cordiali rapporti con gli alti comandi tedeschi, si arricchì scrivendo per il cinema e la stampa periodica gestiti dai nazisti e arrivò addirittura a vendere l’esclusiva del personaggio del Commissario Maigret all’industria cinematografica germanica."
Qualche precisazione.
Pur riconoscendo ad Assouline la completezza nel trattare un tema per di più così difficile, va registrato che dell'argomento, già era qualche anno che se ne parlava e se ne erano già occupati letterati e biografi. Potremmo tra gli altri citare Anthony Burgess che già nel 1988 esprimeva un giudizio duro affermando che "...Simenon era animato da un egoismo molto forte e senza alcun senso di colpevolezza...Aveva accettato l'occupazione nazista, durante la quale aveva vissuto in una reclusione volontaria, in un autarchia signorile (si era ritirato in campagna, nella isolata Saint-Mésmine), circondato dai suoi maiali dalle sue vacche, da sua moglie e dalla sua bonne che era allo stesso tempo la sua amante... Ha atteso la Liberazione senza grande impazienza...".
L'anno succcessivo lo studioso Claude Meneguy scriveva nella Selezioni d'interviste di Simenon "...La presenza letteraria di Simenon negli organi di stampa vicini al Rex ha spinto alcuni a supporre che il nostro autore avesse preso degli impegi con questa sezione radicali dei collaborazionisti..."
La realtà è che Simenon era sempre in cerca di soldi e, come abbiamo illustrato nel post del 20 novembre 2010 Simenon made in Usa, aveva avuto ripetuti contatti e affari con La Continental, una casa di produzione, per così dire, franco-tedesca, in cambio anche di un lasciapassare per muoversi liberamente in una Francia divisa tra quella libera e quella occupata. Questo però gli costò delle indagini sulle proprie origini (ce lo racconta proprio Assouline) in cui ad esempio fu sospettato di orgini ebree a causa de suo cognome Simenon derivante, a loro avviso dall'ebraico Simon. Poi arrivò un certificato di stato di famiglia della madre che invece aveva ascendenze tedesche che sistemò le cose.
Tra l'altro ad ingarbugliare il giudizio sui rapporti di Simenon con i filo-nazisti c'é il fatto che nel '40 lo scrittore svolse le funzioni di Alto Commissario dei rifugiati belgi in Francia, dopo l'invasione nazista, vedi altro post del 3 marzo 2011 Simenon, Alto Commissaro dei rifugiati? . Insomma il giudizio da dare su Simenon in questo caso è difficile. Non era mai stato, e non lo fu certo in quel frangente, un sostenitore di una qualche idea politica, cosa che cosiderava assai lontana da lui. Ma aveva un senso pratico e degli affari che lo spingevano anche firmare contratti che sarebbe stato meglio evitare. La questione è complessa e come si vede non si può nemmeno esaurientemente liquidare nello spazio di questo post.
Grazie mille da un lettore che ha scoperto il grande Simenon solo negli ultimi anni. Blog straordinario, una vera fucina di notizie!
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