mercoledì 5 ottobre 2011

SIMENON. I NOMI DELLA STORIA E LA STORIA DEI NOMI

Sappiamo che tra le varie preparazioni che precedevano la stesura di un romanzo c'erano non soltanto gli appunti sulle famose buste gialle con i nomi dei protagonisti, dei personaggi di contorno i rapporti tra di loro, nomi, cognomi, date, indirizzi, cronolgie, appunti vari... Erano infatti immancabili gli elenchi, vergati a mano, con centinaia di nomi e cognomi, che magari gli servivano per personaggi non previsti, oppure per più di un romanzo. E poi come non ricordare la nutrita serie di elenchi del telefono, lì sullo scafffale, ovviamente lì pronti a fornire altre valanghe di nomi. Chiunque si sia messo a scrivere anche solo un racconto per il solo piacere personale, si è scontrato con il problema dei nomi. Vista da fuori, può sembrare che la scelta di un nome valga un'altra. Che uno si chiami Michel Sabord o Jean Reboux che diferenza fa? Simenon sapeva bene che il nome di un personaggio in un'opera scritta è importante. Il nome si porta dietro per ognuno di noi una storia diversa, viene associato a delle persone buone, antipatiche, interessanti, cattive, simpatiche, insulse e tutto questo ha una sua influenza. Ce l'ha per il lettore, ma prima ancora per lo scrittore.
E poi c'é una sorta di musicalità che si deve accordare con il tipo di personaggio... si prova e si riprova... si scrive, si pronuncia, si pensa a quando moglie, colleghi, figli, amici, amanti, genitori lo chiameranno... Come risuonerà quel nome legato a quella faccia? Addirittura alcuni nomi, o nomi e cognomi, possono arrivare suggerire a chi scrive qualche caratteristica.
Questa valanga di nomi che Simenon teneva lì pronti, di scorta, dovevano essere una sorta di sicurezza... In quel pozzo sapeva di trovare sempre quello che gli serviva.
Certi cognomi invece nascevano più facilmente, quasi naturalmente, come Berenheim (in Les Pitard - 1935) un collega di lavoro della madre, oppure Donadieu che leggiamo appunto ne Le Testament Donadieu (1937, ma anche in Touriste de bananes (1938) e in 45° à l'hombre (1936) che non era altro che il nome di un commerciante di vino e birra che faceva pubblicità su Paris-Centre del marchese de Tracy, da lui notato quando nel '23 era al suo servizio come segretario.
Lo stesso Maigret sembra fosse un funzionario di polizia di Liegi, che lui aveva conosciuto ai tempi de La Gazette de Liége.
Ma avere una lista di nomi aveva anche un funzione pratica, impediva, magari ai personaggi secondari un cambio di nome che pur con quella precauzione qualche volta sfuggiva a tutti, compresa la sua Doringe, la terribile correttrice dei romanzi di Simenon. E comunque proprio lui ammetteva: "...mi capitava di cambiare nome dei miei personaggi nel corso della storia. Meglio ancora: in sede di revisione questa anomalia mi sfuggiva e si possono trovare certi miei libri dove la 'bonne' si chiami Amélie nel primo capitolo e Josette dopo il quinto..."

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