venerdì 2 agosto 2019

SIMENON SIMENON. ASSOULINE: L'INFLUENZA DI SIMENON SUGLI SCRITTORI FRANCESI...


...ma il suo modello è stato adottato da molti scrittori stranieri: ad esempio M.V. Montalban, H.Mankell, A.Camilleri...

SIMENON SIMENON. ASSOULINE: SIMENON'S INFLUENCE ON FRENCH WRITERS ... 
... but his model has been adopted by many foreign writers: for example, M.V. Montalban, H.Mankell, A.Camilleri ...
SIMENON SIMENON. ASSOULINE: L'INFLUENCE DE SIMENON SUR LES ÉCRIVAINS FRANÇAIS ... 
... mais son modèle a été adopté par de nombreux écrivains étrangers: par exemple, M.V. Montalban, H.Mankell, A.Camilleri ...



In un’intervista concessa a France-Inter nel febbraio scorso, Pierre Assouline, critico letterario e biografo di Simenon, affermava, come già aveva fatto in altri ambiti, che “…Simenon ha influenzato parecchi scrittori francesi…”. A questo proposito citava per esempio Jean-Patrick Manchette, Hervé Prudon ou Thierry Jonquet, o addirittura gli sceneggiatori del personaggio televisivo il tenente Colombo.
credo che sia sul piano puramente umano, direi quasi olfattivo, che si può trovare un’assorbimento. La sua influenza (quella di Maigret) è diffusa, impressionista. Infatti i romanzi di questi autori francesi, che sono tra i migliori, presentano una dimensione sociale è politica molto accentuate che non troviamo in Maigret. In Maigret c’é l’uomo nudo
Insomma Assouline mette l’accento sul fatto che il commissario simenoniano sia “ l’archetipo di un personaggio universale e atemporale, pur mantendo dei forti connotati locali. Jules Maigret ha qualcosa di molto francese. Nonostante questo è conosciuto, amato e apprezzato sino in Giappone, in Australia, in Spagna, in Italia, insomma dappertutto e da molto tempo
E qui si innesta il nostro quesito, rispetto ad autori e investigatori letterari sui quali Simenon e il suo Maigret hanno lasciato più di qualche traccia.
Stiamo pensando a personaggi come il commissario Kurt Wallander nato dalla penna dello scrittore svedese Henning Mankell, e al suo freddo paesino Ystad. E la sua posizione sul mare ci richiama alla mente un altro commissario, Salvo Montalbano, pure lui funzionario dello Stato, pure lui cittadino di un piccolo fantasioso paese siciliano, Vigata, in riva al mare. Grandi città invece per gli altri due investigatori Jules Maigret creato da Simenon che vive nell'allora più cosmopolita metropoli mondiale: Parigi e il detective privato spagnolo Pepe Carvalho che vive a invece a Barcellona.
Questo quadrilatero che ha un suo angolo superiore ad Ystad, quello inferiore a Vigata, quello più esterno a Barcellona e quello più interno a Parigi, racchiude una buona parte dell'Europa continentale, una terra che ha espresso cultura e tradizioni  che nei secoli si sono più o meno influenzate, soprattutto nelle scienze e nelle arti, influenza che è riscontrabile quindi anche in letteratura. Maigret capostipite (1932) dà il "la" al commissario fuori dagli schemi, dove l'indagine poliziesca ha una sua funzione, ma non è narrativamente preponderante. C'è altro nella vita di questi detectives: gli affetti, i problemi individuali, la loro storia personale, i loro difetti e le loro debolezze, le vicende che attraversano che non sono più solo la ricerca di un colpevole, ma si avvicinano sempre più alla narrativa e alla letteratura tout court.
Gli esempi che abbiamo portato non sono solo ben distribuiti geograficamente ma anche in ordine di tempo. Pepe Carvalho, che Vazquez-Montalban inziò a scrivere nel 1972 (quarant'anni dopo il debutto di Maigret), dal commissario simenoniano ha mutuato il piacere del bere e del mangiare in cui spesso eccede, anche se Pepe si diletta volentieri di cucinare. Non ci sono ovviamente ispettori, ma un aiutante tuttofare, Biscuter. Ed ecco la prima differenza. Il personaggio di Vazquez-Montalban non è un commissario, ma uno strano detective privato (un comunista non più tanto convinto, che è stato per anni anche agente della CIA). In questo rompe le consuetudini letterarie del suo tempo, come aveva fatto Maigret a suo tempo. Per altre cose sono diversi. La sua vita sentimentale lo vede legato ad una prostituta, Charo, con un legame altalenante e che per altro non esclude la presenza di altre relazioni passeggere. Non brucia tabacco da pipa, ma libri.... è infatti un intellettuale che ha letto moltissimo ed ora è passato ad uno stadio successivo in cui con tutta quella cultura cartacea, alimenta il fuoco del suo camino... Come Maigret anche Pepe si interroga non di rado sulla natura dell'uomo, del suo destino e di altre speculazioni che non interessebbero né la giustizia, né il suo committente. 
Segue, in ordine di tempo, Kurt Wallander, che vive i rigidi  inverni della contea di Scania, presso Malmoo (Svezia), cui Henning Mankell dette vita nel 1991 (quasi sessant'anni dopo il debutto di Maigret). Come il protagonista simenoniano, Wallander è commissario Capo, sposato (poi divorziato) ma ha  una figlia che però ha seguito la madre. E così diventa l'opposto di Maigret (o quello che Maigret sarebbe potuto essere senza le cure di un'amorevole moglie), infatti si lascia andare, vive in un caos perenne, mangia male e disordinatamente, ingrassa, arrivando a trascurare anche la sua salute. Non solo per questa specie di cupio dissolvi personale, nelle storie di Mankell si avverte la soffocante presenza dell'inquietudine, tipica di una società ricca e all'avanguardia come quella svedese. E anche sulla giustizia, come Maigret, Wallander ha una sua idea ben precisa che Mankell riassume in queste parole "...Il concetto di giustizia non significa solo che le persone che commettono reati vengano condannate. Significa anche non arrendersi mai.».
E siamo arrivati al commissario più meridionale, l'italiano (e, meglio, il siciliano) Salvo Montalbano le cui storie Andrea Camilleri iniziò a scrivere nel 1994 (ben 62 anni dopo l'esordio maigrettiano). Ricordando che Camilleri a metà degli anni sessanta lavorava in Rai, non può essere passato sotto silenzio il suo ruolo di delegato alla produzione del famoso sceneggiato "Le inchieste del commissario Maigret" con protagonista Gino Cervi, regista Mario Landi e tra gli sceneggiatori Diego Fabbri. Diciamo che tra quelli citati, Montalbano è l'investigatore che ricalca di più gli schemi del personaggio simenoniano. Commissario pure lui, anche lui ha un gruppo di ispettori e agenti analoghi a quelli  di Maigret. Anche lui è di umore spesso imbronciato, e  amante della buona tavola e dei saporiti piatti locali. "Montalbano è un commissario sui generis, «maturo, sperto, omo di ciriveddro e d'intuito», scrive Camilleri rivelando quindi che come Maigret non va tanto appresso alle prove e ai riscontri materiali, ma usa l'intuito, gli interessa "sentire" (come Maigret era interessato ad "impregnarsi"). E veniamo alle differenze, Montabano non è sposato, ha una eterna fidanzata che vive però a Genova, Non è indifferente al fascino femminile. Ma Camilleri stesso ha dichiarato che la sua ammirazione per Simenon era talmente tanta che nel suo commissario non possono non esserci analogie con Maigret,  anche se ha rivelato che il nome del suo protagonista è un omaggio a quel collega spagnolo, lo scrittore Montalban, di cui abbiamo prima parlato. (m.t.)

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