venerdì 10 luglio 2020

SIMENON SIMENON. I SOGNI SU UNA TELA, I SOLDI DEI SOGNI

Il romanziere, i suoi amici registi, i sogni sullo schermo e il colore dei soldi  

SIMENON SIMENON. RÊVES SUR UNE TOILE,
L' ARGENT DES RÊVES
Le romancier, ses amis cinéastes, les rêves à l'écran et la couleur de l'argent
SIMENON SIMENON. THE DREAMS ON SCREEN THE MONEY OF DREAMS
The novelist, his director friends, the dreams on screen and the color of money




"La ragione per la quale non vedo né i film né i lavori televisivi tratti dai miei romanzi è facile da comprendere, anche se i giornalisti – io rispetto i giornalisti, anche quelli che mi detestano e mi offendono – non l'hanno ancora compresa. Scrivendo un romanzo, io vedo i miei personaggi e li conosco nei minimi dettagli. Come possono un regista, un attore, restituire questa immagine che esiste soltanto dentro di me? Non le mie descrizioni, che sono sempre brevi e sommarie, perché voglio lasciare al lettore il compito di far lavorare la sua immaginazione. Quale sarebbe la vostra reazione davanti a uno dei vostri figli che vi apparisse improvvisamente trasformato dalla magia della chirurgia estetica? Bene, la stessa reazione dolorosa è la mia davanti al migliore degli attori che interpreta uno dei miei personaggi. Perché dovrei sottopormi a questa sofferenza?"
Questo è quello che affermava Georges Simenon in merito alla trasposizione dei suoi romanzi sullo schermo cinematografico, ma anche sul piccolo schermo televisivo. Questo tema è molto dibattuto e Simenon-Simenon se ne è già occupato. Oggi vogliamo tornarci alla luce del rapporto tra il romanziere e registi del calibro di Fellini, di Chaplin. Perché questo ci fa capire qualcosa, non tanto le distanze che lo scrittore voleva tenere dalla trasposizione dei suo romanzi, ma sulla creatività, quasi una trance, che animava l'animo di Simenon, che sognava così di entrare nella vita di un personaggio, e i sogni che facevano proiettare sullo schermo a gente come Fellini e Chaplin, storie, personaggi e fantasie per far sognare la gente. Quello schermo grande e bianco, tanto da somigliare ad una tela su cui un pittore andrà a tracciare vicende, colori, addirittura suoni che emozioneranno gli spettatori.
E tutto ciò Simenon lo ammirava, come testimoniano inequivocabilmente le affermazioni che leggiamo nelle sue lettere a Fellini oppure i discorsi che faceva con Chaplin anche in merito alla fortuna di avere questo dono dello stato di creatività. Un rimedio, almeno così  lo vivevano loro, contro le ansie, le nevrosi, e le ossessioni che le persone comuni dovevano risolvere andando da un neurologo, uno psicanalista, curandosi con medicine e sedute di terapia. Loro si mettevano rispettivamente a scrivere un libro o girare un film e tutto passava d'incanto.  
Certo in Simenon troviamo anche un altro aspetto legato alle trasposizioni cinematografiche e televisive. I soldi dei sogni, li abbiamo chiamati nel titolo. La cosa è in realtà molto meno poetica. Insomma quando Simenon era un autore affermato guadagnava bene, a volte molto bene con i diritti delle vendite dei romans-dur, soprattutto con quelle dei Maigret. I soldi che provenivano dai diritti dello sfruttamento cinematografico, non si sapeva quando arrivavano, quanti sarebbero stati e soprattutto non richiedevano alcuna fatica, a parte quella della trattativa (ma in questo Simenon era bravo). Ecco perché li abbiamo definiti i soldi dei sogni... perché scaturivano dai sogni di uno scrittore che ispirava un regista che a sua volta sognava come metterlo su quella tela che è lo schermo cinematografico, per far sognare gli spettatori. Ecco perché i soldi dei sogni. 

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