Un post di Andrea Franco, uno dei nostri più assidui attachés, si riallaccia a quello di ieri con interessanti informazioni. Chi volesse collaborare al Bureau scriva a simenon.simenon@temateam.com
Roma - dal nostro attachè Andrea Franco - ll post di ieri accennava ai racconti che mancano da pubblicare da Adelphi, dicendo che sono un trentina. Per l'esattezza sono 28 racconti, e questi elencati di seguito i loro titoli:
• L'affaire du boulevard Beaumarchais
• La péniche aux deux pendus
• La fenêtre ouverte
• Peine de mort
• Les larmes de bougie
• Rue Pigalle
• Monsieur Lundi
• Une erreur de Maigret
• Jeumont, 51 minutes d'arrêt !
• Mademoiselle Berthe et son amant
• Tempête sur la Manche
• Le notaire de Châteauneuf
• L'Etoile du Nord
• L'auberge aux noyés
• Stan le Tueur
• La vieille dame de Bayeux
• L'amoureux de Madame Maigret
• L'improbable Monsieur Owen
• Ceux du Grand Café
Questi racconti furono scritti nel luglio del 1938 a La Rochelle e apparvero alcuni con il titolo Le nuove inchieste di Maigret, prima tra il '38 e il 39 sotto forma di fascicoli da collezione in Police-Film e Police-Roman e alcuni vennero raccolti in un volume di Gallimard che fu pubblicato nel 1944.
• Le témoignage de l'enfant de choeur
• Le client le plus obstiné du monde
• Maigret et l'inspecteur Malgracieux
• On ne tue pas les pauvres types
Pubblicati in Maigret et l'inspecteur Malchanceux (diventato poi Maigret e l'inspecteur Malgracieux) nel maggio del '46 da Presses de La Cité.
• La pipe de Maigret (pubblicato insieme a Maigret se fache nel '47 sempre da Presses de La Cité
• L'homme dans la rue
• Vente à la bougie • Menaces de mort (o Sous peine del mort)
Questi tre li ritroviamo in Les Petits Cochons sans queue del 1950 da Presses de La Cité
• Un Noël de Maigret (pubblicato con altri due racconti non Maigret ) nel 1951 ancora da Presses de La Cité
Insomma, chi avesse letto tutte, ma poprio tutte le inchieste del commissario Maigret sappia che vi sono ancora molti racconti del commissario da gustarsi!
lunedì 18 giugno 2012
domenica 17 giugno 2012
SIMENON. E’ FINITO MAIGRET? I SUOI ROMANZI SI, MA I RACCONTI NO.
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Simenon secondo Pericoli |
In occasione dell'uscita dell'ultima inchiesta del commissario Maigret, e in attesa della pubblicazione della trentina di racconti che mancano, il quotidiano La Repubblica ha dedicato un ritratto di Maigret a firma di Carlo Lucarelli. Ecco qui di seguito alcune considerazioni di Simenon-Simenon.
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Il primo Maigret italiano settembre '32 |
Bell’articolo su Maigret, bello il paginone centrale dell’R Cult domenicale de La Repubblica. Bello il disegno di
Tullio Pericoli e bella firma, quella di Carlo Lucarelli, (firma frequente del quotidiano), così famoso presso il pubblico
letterario appassionato di gialli e, non dimentichiamolo, così famoso anche per
quello televisivo (e famoso addirittura
anche per essere protagonista, sotto il nome di Cornelio, addirittura di una
“graphic novel”…)
Proprio perché abbiamo conosciuto Carlo, e per quelle due
o tre cose che abbiamo imparato su Maigret e Simenon, vorremmo sommessamente
metter qualche puntino, sulle “i”, di quelli appena accennati, ma che, come
dire, fanno più definito e completo il tutto.
Intanto sì, belle le citate copertine Mondadori di Maigret,
ma Carlo non ha ricordato quelle delle prime edizioni italiane, quelle fotografiche,
in bianco/nero, tali e quali alle francesi edite allora da Fayard. Le prime copertine mai apparse con le fotografie “al vivo”
(siamo nel 1931), concepite e
realizzate, secondo le affermazioni di Simenon, proprio da lui stesso.
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L'ultimo Maigret pubblicato in italia, 2012 |
In un altro punto Lucarelli si chiede se “… a Maigret piacciano o meno i romanzi di
Simenon…”.
Beh… andrebbe fatta una distinzione. Gli interessi
culturali di Maigret certo non lo avrebbero avvicinato ai romans-durs come li chiamava lo scrittore. Per quanto riguarda le inchieste del commissario non possiamo
dire che gli piacessero o meno. E a tale proposito non dobbiamo scordare che Simenon
ci descrive più volte la scena di una M.me Louise Maigret che, avvertendo lo
scalpiccio sulle scale del marito che sta rientrando, si affretta a nascondere
non solo i quotidiani che spesso in prima pagina parlano delle inchieste del
famoso commissario del 36, Quai ds Orfévres, ma anche i libri di quel Sim che
insisteva a scrivere quelle storie (…tutta
roba assolutamente inventata…) su di lui. E Maigret non voleva che la
moglie leggesse quelle cose. Maigret era infastidito dalla pubblicità che i
giornali facevano sulle sue inchieste vere, figuriamoci da quella che veniva da
quei “romanzetti” completamente inventati!
E’ forse un riflesso del famoso “pudore” dei Simenon sulla
creatura dello scrittore?
Già, perché, se non si possono fare semplicistici
paralleli tra autore e personaggio (“Maigret
non è un uomo intelligente. E’ un intuitivo…” asseriva il romanziere),
occorre pur tener conto che affermava ”…è
uno dei rari, se non il solo personaggio che abbia creato, che abbia dei punti
in comune con me…”. E senza
volerci qui addentrare troppo nei paralleli, quanto sono simili i metodi che
Maigret utilizza per le proprie indagini e quelli che seguiva Simenon per
creare i propri romanzi?
SIMENON. SE NE E' PARLATO SULLA MONTAGNA IN GIALLO
Si conclude oggi la seconda edizione dell'iniziativa Montagna in giallo: misteri e delitti dell’Appennino, nel comune di Castiglione dei Pepoli (Bo). L'offerta della manifestazione proponeva
mostre di fumetti, proiezioni di pellicole, tavole rotonde, locandine di film di
fantascienza e di quelli gialli.
Quest'anno è stato data attenzione, tra gli altri, anche a Simenon cui è stato dedicato un incontro: Simenon, il giallo volta pagina e una tavola rotonda: Simenon, tra giallo e romanzo. La manifestazione ha aperto i battenti il 15 giugno al Palapepoli e si concluderà oggi alle 16.00 con la premiazione del concorso “Delitti in Vetrina”.
Quest'anno è stato data attenzione, tra gli altri, anche a Simenon cui è stato dedicato un incontro: Simenon, il giallo volta pagina e una tavola rotonda: Simenon, tra giallo e romanzo. La manifestazione ha aperto i battenti il 15 giugno al Palapepoli e si concluderà oggi alle 16.00 con la premiazione del concorso “Delitti in Vetrina”.
sabato 16 giugno 2012
SIMENON ENTRA NELL'INFERNO DELLA PROVINCIA
Un'altro contributo di Cristina De Rossi, una delle attachées del Bureau Simenon-Simenon. Se volete essere inseriti anche voi e pubblicare post firmati scrivete a simenon.simenon@temateam.com
Roma - dalla nostra attachèe Cristina De Rossi - Qualche settimana fa' mi sono imbattuta, su una bancarella di libri usati, in un volume edito da Mondadori (Tutte le opere di Simenon - 1971), dove sotto la dicitura "I romanzi della provincia straniera" erano raggruppati sei romanzi dal 1933 al 1955.
Mi ha colpito molto il primo La casa sul canale, proprio del '33, ed edito allora da Fayard. Era uno i primi romanzi-romanzi che lo scrittore pubblicava con il suo vero nome, se non sbaglio il decimo.
Sono rimasta colpita dalla maturità della scrittura e dalla capacità che già manifestava nell'analisi dei caratteri, nella costruzione delle atmosfere e nell'immedesimarsi in quella mentalità. Certo, la storia ripercorre situazioni e ambienti che Siemenon conosceva bene. Si svolge infatti in Belgio dove Edmée é un'orfana costretta a lasciare la mondana Bruxelles per Neroeteren, un minuscolo villaggio di campagna nelle Fiandre, dove vivono gli zii e i cugini.
La bravura di Simenon nel rendere il brusco cambiamento di ambiente e di mentalità in cui si ritrova la ragazza è, a mio avviso, da romanziere consumato, mentre va ricordato che allora lo scrittore aveva appena trent'anni.
Dall'atmosfera cosmopolita e metropolitana della capitale a quella claustrofobica e chiusa di una famiglia che vive confinata nel proprio lavoro.
Per lei è troppo. Reagisce a quell'ambiente, prigioniero delle sue antiche abitudini, con un comportamento provocatorio e disgregante per una micro-comunità come quella rinchiusa in se stessa. Il suo sottile, e a volte morboso, gioco di seduzone è come un bottiglia incendiaria lanciata in un pagliaio. Edmée é una di quelle donne che ricorrono nei romanzi di Simenon, una di quelle fragili creature che però tiene il gioco. Sembra solo una ragazzina viziata e invece è già quasi un femme fatale, una di quelle che portano alla rovina gli uomini. E infatti i due cugini ammaliati dal suo charme tutto cittadino, non tardano a cascare entrambe nelle sue reti e diventare dei burattini di cui lei tira i fili, anche senza rendersi conto della pericolosità dei meccanismi che sta mettendo in moto. Il gioco seduttivo con i cugini Fred e Jef, le prove sempre più bizzare cui Edmée li sottopone, e a cui loro acconsentono, porteranno la vicenda a tragiche coclusioni.
Ma nel libro mi pare di aver colto soprattutto quella insofferenza alla vita di provincia, la stessa che in qualche modo il giovane Simenon doveva aver provato, sia pure in una città come Liegi, in confronto alla libertà di un luogo cosmopolita, aperto ed evoluto come Parigi. Ma non bisogna dimenticare anche la capacità del romanziere di entrare nel vivo delle situazioni, di mettersi nei panni dei suoi personaggi e di replicarne le abitudini, le inclinazioni e la mentalità. E ne La casa sul canale, secondo me, dà una bella dimostrazione di tutto ciò e soprattutto fa presagire l'insieme della sua grande opera che a trent'anni era ancora tutta da scrivere.
Roma - dalla nostra attachèe Cristina De Rossi - Qualche settimana fa' mi sono imbattuta, su una bancarella di libri usati, in un volume edito da Mondadori (Tutte le opere di Simenon - 1971), dove sotto la dicitura "I romanzi della provincia straniera" erano raggruppati sei romanzi dal 1933 al 1955.
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Edizione Mondadori di "Tutte le opere di Georges Simenon" |
Sono rimasta colpita dalla maturità della scrittura e dalla capacità che già manifestava nell'analisi dei caratteri, nella costruzione delle atmosfere e nell'immedesimarsi in quella mentalità. Certo, la storia ripercorre situazioni e ambienti che Siemenon conosceva bene. Si svolge infatti in Belgio dove Edmée é un'orfana costretta a lasciare la mondana Bruxelles per Neroeteren, un minuscolo villaggio di campagna nelle Fiandre, dove vivono gli zii e i cugini.
La bravura di Simenon nel rendere il brusco cambiamento di ambiente e di mentalità in cui si ritrova la ragazza è, a mio avviso, da romanziere consumato, mentre va ricordato che allora lo scrittore aveva appena trent'anni.
Dall'atmosfera cosmopolita e metropolitana della capitale a quella claustrofobica e chiusa di una famiglia che vive confinata nel proprio lavoro.
Per lei è troppo. Reagisce a quell'ambiente, prigioniero delle sue antiche abitudini, con un comportamento provocatorio e disgregante per una micro-comunità come quella rinchiusa in se stessa. Il suo sottile, e a volte morboso, gioco di seduzone è come un bottiglia incendiaria lanciata in un pagliaio. Edmée é una di quelle donne che ricorrono nei romanzi di Simenon, una di quelle fragili creature che però tiene il gioco. Sembra solo una ragazzina viziata e invece è già quasi un femme fatale, una di quelle che portano alla rovina gli uomini. E infatti i due cugini ammaliati dal suo charme tutto cittadino, non tardano a cascare entrambe nelle sue reti e diventare dei burattini di cui lei tira i fili, anche senza rendersi conto della pericolosità dei meccanismi che sta mettendo in moto. Il gioco seduttivo con i cugini Fred e Jef, le prove sempre più bizzare cui Edmée li sottopone, e a cui loro acconsentono, porteranno la vicenda a tragiche coclusioni.
Ma nel libro mi pare di aver colto soprattutto quella insofferenza alla vita di provincia, la stessa che in qualche modo il giovane Simenon doveva aver provato, sia pure in una città come Liegi, in confronto alla libertà di un luogo cosmopolita, aperto ed evoluto come Parigi. Ma non bisogna dimenticare anche la capacità del romanziere di entrare nel vivo delle situazioni, di mettersi nei panni dei suoi personaggi e di replicarne le abitudini, le inclinazioni e la mentalità. E ne La casa sul canale, secondo me, dà una bella dimostrazione di tutto ciò e soprattutto fa presagire l'insieme della sua grande opera che a trent'anni era ancora tutta da scrivere.
giovedì 14 giugno 2012
SIMENON. MAIGRET E IL SIGNOR CHARLES IN CLASSIFICA DA UN MESE
Qualche giorno di ritardo per il nostro consueto punto sulla situazione nelle classifiche delle ultime uscite di Simenon. E parliamo ancora dell'ultima inchiesta del commissario simenoniano, Maigret e il signor Charles che dopo un mese dal debutto nelle classifiche, ancora regge ottimamente, conservando delle invidiabili posizioni. Iniziamo dalla classifica elaborata in base alle rilevazioni di Nielsen Bookscan su TuttoLibri de La Stampa di sabato scorso. Qui il titolo maigrettiano lo troviamo al 9° posto de "I primi dieci" e ancora al 1° posto nella sezione "Tascabili". Sull'inserto domenicale La Lettura del Corriere della Sera, sempre la Nielsen Bookscan, lo rileva al medesimo 9° posto nella "Top Ten" e al 3° nel comparto "Narrativa straniera". L'Eurisko invece su R2 Cult di La Repubblica di domenica piazza Maigret e il signor Charles al 10° posto della "Top Ten", ma anche qui lo rileva ancora al primo posto tra i "Tascabili". Nella classifica della I.B.S. dei libri più venduti su internet, l'inchiesta di Maigret si colloca al 15° posto. Nessun titolo simenoniano appare invece questa settimana nella classifica IBS degli ebook.
Insomma ancora una volta il Maigret di Simenon si rivela un fenomeno editoriale (scritto nel '72, con numerose uscite in collane, editori ed edizioni diverse) che a distanza di quarant'anni regge le classifiche come i titoli più..."di moda". In quarant'anni, che fanno circa un paio di generazioni, nonostante i cambiamenti di mentalità, del linguaggio, dei modi di scrivere, nonstante l'aumentata libertà degli argomenti trattati, questo personaggio, concepito negli anni '30, fa ancora scalare alle sue inchieste le classifiche come fosse fosse un "best-seller", mentre è anche un "long-seller".Beh, insomma è un fuoriclasse... se ci fosse ancora bisogno di dimostrarlo.
Insomma ancora una volta il Maigret di Simenon si rivela un fenomeno editoriale (scritto nel '72, con numerose uscite in collane, editori ed edizioni diverse) che a distanza di quarant'anni regge le classifiche come i titoli più..."di moda". In quarant'anni, che fanno circa un paio di generazioni, nonostante i cambiamenti di mentalità, del linguaggio, dei modi di scrivere, nonstante l'aumentata libertà degli argomenti trattati, questo personaggio, concepito negli anni '30, fa ancora scalare alle sue inchieste le classifiche come fosse fosse un "best-seller", mentre è anche un "long-seller".Beh, insomma è un fuoriclasse... se ci fosse ancora bisogno di dimostrarlo.
mercoledì 13 giugno 2012
SIMENON. MAIGRET SU RAI 5... NESSUNA NOTIZIA, ANCORA
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Il Maigret telvisivo italiano interpetato da Gino Cervi |
Quello che invece è arrivata, qui a Simenon-Simenon, è una valanga di proteste di tutti i tipi, qualche insulto, pressanti inviti alla Rai a fornire qualche informazione, richieste afinché si riprenda al più presto la programmazione, addirittura l'augurio che i diritti dei Maigret vengano comprati da un'emittente che poi li trasmetta. Ma soprattutto dobbiamo constatare che in meno di un mese sono giunte quasi una cinquantina di commenti non certo teneri.
Cinquanta commenti per un solo argomento non sarà certo un analisi sofisticata dello share, ma, almeno per Simenon-Simenon, è un record. Ma soprattutto un segnale chiaro che tra i nostri appassionati utenti il ricordo e la voglia di quegli sceneggiati é forte. Il tono dei commenti, aldilà delle specifiche proteste è quello di chi si sente preso in giro da una televisione per la quale si paga il canone, la quale non sente nemmeno il bisogno di dare una spiegazione ufficiale. Non ci pare di aver letto e sentito alcunché da nessuna parte e, se non fosse stato per la richiesta specifica di Simenon-Simenon, non avremmo saputo nulla nemmeno della presunta questione dei diritti.
Certo Rai 5 non ci fa una bella figura. E nemmeno la Rai. Eppure i telespettatori fanno audience e l'audience fà pubblicità e la pubblicità è una delle due gambe (l'altra è il canone) che dovrebbe far camminare l'ente radiotelevisivo di Stato.
Forse varrebbe la pena dare un po' più di ascolto a questi utenti.
martedì 12 giugno 2012
SIMENON... QUELLO CHE CI HA LASCIATO
7) Simenon, quello che ci ha lasciato...
1989 - 2012 • Un'eredità per tutti noi
Per quante cose abbia realizzato in vita, crediamo che quello che ci ha lasciato è forse qualcosa in più della loro somma.
Quello che Simenon ci ha lasciato è una marea di cose che non sono solo i suoi oltre quattrocento titoli tra racconti, romanzi e Maigret, tradotti praticamente in tutto il mondo.
Quello che ci ha lasciato è anche un'immaginario cinematografico che a tutt'oggi ha ispirato registi che ne hanno tratto una sessantina di film. E poi tutte le serie televisive in parecchie nazioni dall'Europa al Giappone. Fumetti...
Quello che ci ha lasciato sono i tanti scrittori da lui ispirati (questo non vuol dire poi che abbiano scritto come lui o possano essere considerati dei suoi epigoni. No). Ma l'ispirazione che può essere suscitata da testi come quelli di Simenon è più simile alla voglia di raccontare (o anche solo di immaginarsi) una storia semplice, una storia vera, con persone reali che agiscono e reagiscono in modo reale, gente come noi, come voi. Raccontata con quella linearità mai banale, quella semplicità mai scontata, con parole univoche, senza giri di termini difficili e di allocuzioni complicate. Andando al sodo delle cose, aldilà delle strutture, dei paraventi, delle maschere...
Forse è proprio questo che, attraverso i suoi romanzi, ci ha lasciato... la capacità di andare all'essenza delle cose. Quello che lui chiamava la ricerca dell'uomo nudo. In realtà potrebbe essere la ricerca dell'essenza delle cose, delle persone, dei fatti, senza farsi fuorviare da sovrastrutture, da false coperture, da mascheramenti.
Quello che ci ha lasciato Simenon è l'abitudine a pensare anche a tutti coloro che, come diceva lui, hanno passato la linea e cadono dall'altra parte nell'oblio, quando non nel disprezzo degli altri, spesso per un semplice, futile, motivo, magari senza importanza...
Quello che ci ha lasciato è la convinzione che occorra di più comprendere le persone, i fatti le situazioni, piuttosto che lasciarsi andare a giudicare.
Quello che ci ha lasciato è la curiosità verso il prossimo, verso i suoi problemi, nei confronti delle cause delle loro disgrazie, dei loro problemi e delle loro nevrosi.
Ma quello che non ci ha lasciato è il segreto della sua impressionante forza creativa, il mistero della sua potenza comunicativa, l'arcano delle sua capacità di empatia con il mondo, le persone e gli ambienti che lo circondavano.
Quello che non ci ha lasciato è la spiegazione del "caso Simenon".
1989 - 2012 • Un'eredità per tutti noi
Per quante cose abbia realizzato in vita, crediamo che quello che ci ha lasciato è forse qualcosa in più della loro somma.
Quello che Simenon ci ha lasciato è una marea di cose che non sono solo i suoi oltre quattrocento titoli tra racconti, romanzi e Maigret, tradotti praticamente in tutto il mondo.
Quello che ci ha lasciato è anche un'immaginario cinematografico che a tutt'oggi ha ispirato registi che ne hanno tratto una sessantina di film. E poi tutte le serie televisive in parecchie nazioni dall'Europa al Giappone. Fumetti...
Quello che ci ha lasciato sono i tanti scrittori da lui ispirati (questo non vuol dire poi che abbiano scritto come lui o possano essere considerati dei suoi epigoni. No). Ma l'ispirazione che può essere suscitata da testi come quelli di Simenon è più simile alla voglia di raccontare (o anche solo di immaginarsi) una storia semplice, una storia vera, con persone reali che agiscono e reagiscono in modo reale, gente come noi, come voi. Raccontata con quella linearità mai banale, quella semplicità mai scontata, con parole univoche, senza giri di termini difficili e di allocuzioni complicate. Andando al sodo delle cose, aldilà delle strutture, dei paraventi, delle maschere...
Forse è proprio questo che, attraverso i suoi romanzi, ci ha lasciato... la capacità di andare all'essenza delle cose. Quello che lui chiamava la ricerca dell'uomo nudo. In realtà potrebbe essere la ricerca dell'essenza delle cose, delle persone, dei fatti, senza farsi fuorviare da sovrastrutture, da false coperture, da mascheramenti.
Quello che ci ha lasciato Simenon è l'abitudine a pensare anche a tutti coloro che, come diceva lui, hanno passato la linea e cadono dall'altra parte nell'oblio, quando non nel disprezzo degli altri, spesso per un semplice, futile, motivo, magari senza importanza...
Quello che ci ha lasciato è la convinzione che occorra di più comprendere le persone, i fatti le situazioni, piuttosto che lasciarsi andare a giudicare.
Quello che ci ha lasciato è la curiosità verso il prossimo, verso i suoi problemi, nei confronti delle cause delle loro disgrazie, dei loro problemi e delle loro nevrosi.
Ma quello che non ci ha lasciato è il segreto della sua impressionante forza creativa, il mistero della sua potenza comunicativa, l'arcano delle sua capacità di empatia con il mondo, le persone e gli ambienti che lo circondavano.
Quello che non ci ha lasciato è la spiegazione del "caso Simenon".
lunedì 11 giugno 2012
SIMENON. GLI ANNI DEL BUIO E IL DESTINO TRAGICO
6) Gli anni del buio e il destino tragico
1972-1989 • Senza scrittura e senza Marie-Jo
Il romaziere non c'è più e nemmeno lo scrittore. Al suo posto un vecchio signore che dal '76 decide di affidare le sue elucubrazioni, i suoi ricordi, le sue opinioni al nastro di un registratore. Ormai non scriveva più. Mandava le sue registrazioni a Presses de La Cité e lì le "sobinavano", facevano un'operazione di editing e pubblicavano un altro libro firmato Georges Simenon... anche se Georges Simenon non esisteva più. Un'operazione commerciale come un altra. C'era ancora un grande interesse nei confronti di quel nome che valeva più di quello che c'era dentro il volume. Questa storia andò avanti dal 1973 all'1981 per diciannove volumi. Poi lo sforzo sovrumano di un vecchio che nell'81 a quasi ottantanta anni scrisse Mémoires intimes. Oltre mille pagine che comprendono anche il libro della figlia Marie-Jo.
E', nelle intenzioni, un'autobiografia a uso e consumo dei figli (o comunque formalmente rivolta a loro), in cui però la memoria a volte fa difetto, dove a volte le vicende sono raccontate attraverso il velo del tempo e dell'oblio. Comunque un grande affresco dove c'è abbastanza materiale per capire diverse cose su Simenon e senza nemmeno troppo bisogno di leggere tra le righe. Fatti insignificanti e situazioni cruciali si mischiano in un ritmo frenetico come frenetica era stata la vita del romanziere. In più Simenon, era in quel periodo molto provato. A oltre 70 anni, da un'operazione per un frattura ad una gamba, a 74 da un intervento alla prostata. Nel '78 dovette superare (o imparare a convivere?) con la tragedia del suicidio della figlia.
Ora Simenon non viveva più nel comdominio, ma in un piccola casa rosa, con un giardinetto sovrastato dalla chioma di un enorme cedro del libano e lì erano sparse le ceneri della figlia. Aveva voluto che Il libro di Marie-Jo uscisse accluso al suo Mémoires intimes, quasi a riparare alle proprie responsabilità rispetto al gesto terribile compiuto dalla figlia che con lui aveva avuto sempre un rapporto sempre troppo morboso e intimo fin da quando era bambina.
Ormai non gli restava più la scrittura, né la sua amata figlia e nemmeno la salute. La sua giornata era vuota, era vuota la sua vita. Teresa lo accudiva, non gli faceva mancare nulla ma, stando anche a quello che dicono i figli, quegli ultimi anni non furono così tranquilli, come lo scrittore voleva far credere. Erano di certo anni bui, non c'era che il flebile chiarore di Teresa a diradare le pesanti ombre di un passato che non poteva non pesare su un individuo che tutto sommato era comunque ancora lucido. Una vita come la sua, sia pure ad ottant'anni passati, doveva pesare come un macigno. Nell'84 fui poi la volta di un'altra batosta notevole. Operazione di tumore al cervello. Per due tre anni sembrava che le cose fossero migliorate. Poi arrivò prima la paralisi al braccio sinistro poi alle gambe. Inchiodato alla carrozzella spinta da Teresa, resse poco più di un anno in quello stato e finalmente, come disse lui stesso, si spense il 4 settembre dell'89.
1972-1989 • Senza scrittura e senza Marie-Jo
Il romaziere non c'è più e nemmeno lo scrittore. Al suo posto un vecchio signore che dal '76 decide di affidare le sue elucubrazioni, i suoi ricordi, le sue opinioni al nastro di un registratore. Ormai non scriveva più. Mandava le sue registrazioni a Presses de La Cité e lì le "sobinavano", facevano un'operazione di editing e pubblicavano un altro libro firmato Georges Simenon... anche se Georges Simenon non esisteva più. Un'operazione commerciale come un altra. C'era ancora un grande interesse nei confronti di quel nome che valeva più di quello che c'era dentro il volume. Questa storia andò avanti dal 1973 all'1981 per diciannove volumi. Poi lo sforzo sovrumano di un vecchio che nell'81 a quasi ottantanta anni scrisse Mémoires intimes. Oltre mille pagine che comprendono anche il libro della figlia Marie-Jo.
E', nelle intenzioni, un'autobiografia a uso e consumo dei figli (o comunque formalmente rivolta a loro), in cui però la memoria a volte fa difetto, dove a volte le vicende sono raccontate attraverso il velo del tempo e dell'oblio. Comunque un grande affresco dove c'è abbastanza materiale per capire diverse cose su Simenon e senza nemmeno troppo bisogno di leggere tra le righe. Fatti insignificanti e situazioni cruciali si mischiano in un ritmo frenetico come frenetica era stata la vita del romanziere. In più Simenon, era in quel periodo molto provato. A oltre 70 anni, da un'operazione per un frattura ad una gamba, a 74 da un intervento alla prostata. Nel '78 dovette superare (o imparare a convivere?) con la tragedia del suicidio della figlia.
Ora Simenon non viveva più nel comdominio, ma in un piccola casa rosa, con un giardinetto sovrastato dalla chioma di un enorme cedro del libano e lì erano sparse le ceneri della figlia. Aveva voluto che Il libro di Marie-Jo uscisse accluso al suo Mémoires intimes, quasi a riparare alle proprie responsabilità rispetto al gesto terribile compiuto dalla figlia che con lui aveva avuto sempre un rapporto sempre troppo morboso e intimo fin da quando era bambina.
Ormai non gli restava più la scrittura, né la sua amata figlia e nemmeno la salute. La sua giornata era vuota, era vuota la sua vita. Teresa lo accudiva, non gli faceva mancare nulla ma, stando anche a quello che dicono i figli, quegli ultimi anni non furono così tranquilli, come lo scrittore voleva far credere. Erano di certo anni bui, non c'era che il flebile chiarore di Teresa a diradare le pesanti ombre di un passato che non poteva non pesare su un individuo che tutto sommato era comunque ancora lucido. Una vita come la sua, sia pure ad ottant'anni passati, doveva pesare come un macigno. Nell'84 fui poi la volta di un'altra batosta notevole. Operazione di tumore al cervello. Per due tre anni sembrava che le cose fossero migliorate. Poi arrivò prima la paralisi al braccio sinistro poi alle gambe. Inchiodato alla carrozzella spinta da Teresa, resse poco più di un anno in quello stato e finalmente, come disse lui stesso, si spense il 4 settembre dell'89.
domenica 10 giugno 2012
SIMENON. SVIZZERA GLI ANNI DORATI E LA FINE DI TUTTO

1955-1972 • Nella Svizzera, ultima patria
Il ritorno in Europa per Simenon fu trionfale. La sua popolarità era molto cresciuta, ma anche l'attegiamento e la considerazione del mondo della cultura, e di quello letterario in particolare, era molto diverso da quello di dieci anni prima quando era partito dalla Francia. Questo, in realtà, l'aveva gia saggiato nel corso di alcuni viaggi, soprattutto gli ultimi che aveva fatto dall'America all'Europa. Erano manifestazioni concrete, gente che lo attendeva al porto, alla stazione ferroviaria, gli inviti che piovevano per cene, party e galà, alcune volte in suo onore. Una volta tornato nel vecchio continente, si sistemò provvisoriamente Mougins e poi a Cannes prima di decidere di stabilirsi in Svizzera, nel castello di Echandens, cosa che succede nel luglio del '57. Il '58 è un anno di molti spostamenti per affari (a Parigi), per conferenze (a Nizza e a Bruxelles), per presiedere un festival del cinema (ancora a Bruxelles), per una crociera (in Olanda), per turismo (Firenze e Venezia).
L'anno successivo nasce l'ultimo figlio di Simenon, il quarto, Pierre Nicolas Chrétien.
Intanto gli sporadici problemi che si erano verificati con Denyse diventano più frequenti e peggiorano con il deteriorarsi del suo equilibrio mentale e con l'intensificarsi della sua dipendenza dall'alcol.
Gli impegni mondani per Simenon non finiscono mai. Nel 1960 gli viene chiesto di presiedere la giuria del Festival Internazionale del Cinema di Cannes. Lì fa conoscenza e poi stringe amicizia con Federico Fellini. Il regista era in concorso con il suo discusso film "La dolce vita". Simenon ne rimane affascinato e fà di tutto per fargli vincere la Palma d'Oro. Ci riesce grazie anche al voto del suo amico, lo scrittore americano Henry Miller che era in giuria. Da allora non solo l'amicizia ma anche la stima reciproca e la vicendevole ammirazione cementa il rapporto tra lo scrittore e il regista anche se si trattò di una relazione essenzialente epistolare (poi raccolta nel libro "Carissimo Simenon Mon cher Fellini" - 1997 - Diogenes Verlag - Zurich).
Ma nonostante i problemi familiari e gli impegni sono comunque anni di produzione. Tra il '58 e il '60 escono sette romanzi e cinque inchieste del commissario Maigret. Nel 1961 va registato un avvenimento per allora senza soverchia importanza. Durante un viaggio a Milano per parlare di affari con il suo editore italiano da sempre, Arnoldo Mondadori, venne accompagnato da Denyse. Durante un pranzo la m,oglie di Georges confida a quella di Arnoldo i suoi problemi a trovare una brava femme de chambre. E l'altra le confida che, grazie ad una sua amica, ha sottomano una bravissima e riservata donna veneta che sicuramente farebbe al caso loro. Si tratta di Teresa Sburelin che a dicembre del '61 prende servizio a casa Simenon. Sembra una delle tante che non sono mai riuscite a colmare il vuoto lasciato dalla storica Boule che era stata una vita con la famiglia Simenon, poi con Tigy dopo il divorzio e quindi con il figlio Marc una volta sposato e con dei figli. Invece nessuno poteva sapere che sarebbe stata proprio Teresa la donna più importante negli ultimi vent'anni di vita dello scrittore.
Ma per ora è solo una domestica che entra nella faraonica villa di Epalinges, vicino Losanna che Simenon ha fatto costruire nel '63 pensando alle esigenze di tutta la famiglia. Ma lo stato psicofisico della moglie peggiora e la situazione in casa non è più sostenibile. Denyse esce dalla famiglia per andare in una casa di cura. Ma questa non sarà come le altre volte. E' una partenza definitiva e l'inizio di un peregrinare da una clinica all'altra, da una casa di cura ad un centro di recupero...Anche i figli man mano se ne vanno. Marc ha ormai la sua famglia e il suo lavoro di sceneggiatore che lo tengono a Parigi. Johnny è in America e studia legge. Anche Marie-Jo, che pure ha dei problemi di equilibrio psichico, è a Parigi, da sola, a cercare di ritrovare la propria stabilità. Non c'è che Pierre Nicolas che però presto partirà per il college. Rimangono lui e Teresa in quella casa più che mai sproporzionata per le loro esigenze. Tra loro per altro è iniziata una relazione dapprima basata sul sesso, ma poi Teresa è diventata la premurosa compagna che lo circonda di attenzioni, che lo aiuta nei momenti peggiori, insomma una sorta di M.me Maigret che non ha altro scopo che quello di badare al marito, nemmeno fosse un figlio. Ormai Simenon ha sessantacinque anni, ha scritto il suo 200° romanzo Il y a encore des noisetiers, ma la sua produzione è diminuita. Nel '68 appunto escono due inchieste di Maigret e due romanzi, come pure nel '69, nel '70 e nel '71. Intanto nel '70 muore la madre. Simenon, saputo che era in fin di vita, corre al suo capezzale. E lei, Henriette, con la consueta durezza gli domanda "Georges, perché sei venuto?".
Ormai il ritmo sul lavoro non é più quello dei trent'anni, l'état de roman gli costa sempre una maggiore fatica.
Nel '72 poi la sua vita subisce dei cambiamenti non da poco. Scrive Maigret et monsieur Charles, che sarà l'ultima inchiesta del commissario. Proverà a scrivere un romanzo, Victor, ma l'état de roman non funziona più e alla fine della giornata le pagine sono ancora bianche. Simenon non aspetta. Decide che la sua attività di romanziere è terminata. Lo annuncia in un'intervista al quotidiano di Losanna 24 heures: "Simenon ha rinunciato alla letteratura". E sulla carta d'indentità fà scrivere, al posto di "romanziere", due parole: "senza professione".
Lascia i fasti della villa di Eplainges e va a vivere con Teresa in un appartamento all'ottavo piano di un grosso condominio, a Losanna. La sua vita cambia binario e inzia ad improntarsi all'insegna della frugalità e dell'essenzialità. Nessun viaggio, basta rapporti di lavoro (di cui si occupa ormai il suo 'secretariat' gestito da M.me Aitken). Niente auto, nessun lungo spostamento che non sia indispensabile, brevi passeggiate in riva al lago lì vicino, un bicchiere di vino e quattro chiacchiere in un bistrot vicino casa.
Qui finisce la vita del Simenon che abbiamo consociuto e inizia quella di un altro uomo. Come piaceva dire a lui: un uomo come qualsiasi altro.
sabato 9 giugno 2012
SIMENON FA' L'AMERICANO PER DIECI ANNI
4) E fà l'americano per dieci anni
1945-1955 • Negli Usa cambia la vita di Simenon
Davvero per Simenon vedere la Statua della Libertà è sinonimo di sentire la libertà. Dopo l'incubo degli ultimi mesi passati in Francia e l'insicurezza dei mesi passati a Londra ad aspettare un qualsiasi mezzo navale che potesse portarlo sull'altra sponda dell'oceano, l'ingresso nel porto di New York è veramente una liberazione. Passa qualche giorno in città dove incontra Denise Ouimet, la canadese del Quebec che sarebbe dovuta essere la sua segretaria-interprete e invece entra nella sua vita come una furia. Una passione come Simenon non ha mai provato. La sua amante? No, si capisce subito che c'è qualcosa di più. Il sesso? Certamente, quello che era mancato con la prima moglie Tigy, ma la passione, la tenerezza, il bisogno di sentirla sua, addirittura la gelosia. Per Georges é una bella botta tanto che nemmeno due mesi dopo averla aconosciuta ha già finito la stesura di Trois chambres à Manhattan (che uscirà un anno dopo), che altro non è che la trasposizione romanzata del loro incontro. Lei inizia a vivere in casa Simenon come segretaria particolare dello scrittore. Per l'intanto la famiglia si stabilisce per quasi un anno in Canada per via della lingua. E poi inizia l'avventura americana: ecco una sorta di carnet degli spostamenti con le relative date. Promemoria. In questi dieci anni americani, con gli spostamenti che vedrete elencati, Simenon riuscì a scrivere una cinquantina tra romanzi e Maigret
1946 - A settembre partenza per la Florida (attraverso l'Alabama, Tennessee e Georgia), dove arrivano a novembre e si fermano a Bradenton Beach.
1947 - A gennaio viaggio a Cuba e rientro a Bradenton Beach. A maggio partono e si fermano a Silver Springs. A giugno, traversano il deserto e si stabiliscono in Arizona a Tucson.
1948 - Si spostano a Tumacaori, al confine con il Messico.
1949 - Rientrano a Tucson dove a settembre Denyse (come l'ha ribattezzata Georges) gli dà un altro figlio Jean Denis Chrétien detto Johnny. A fine ottobre si spostano in California a Carmel-by-the-Sea.
1950 - A giugno viaggio a Reno in Nevada dove il 22 si ufficializza il divorzio tra Georges e Tigy e il 22 lo scrittore e Denyse si sposano. Il 4 luglio si stabiliscono a Shadow Rock Farm, una fattoria nel Connecticut nei pressi di Lakeville. Rimangono qui, tranne qualche viaggio in America e in Europa, fino al 1955 quando a marzo Simenon decide di partire definitivamente. Lascia gli Usa per tornare nella sua Europa. A Lakeville nel 1953 intanto è nata Marie-Geroges terzogenita, prima femmina, l'ultimo dei figli di Simenon a nascere in America.
Abiamo detto anni densi di cambiamenti. Infatti clamorosamente Simenon abbandona le edizioni Gallimard, per dare l'esclusiva di tutti i suoi libri a Presses de La Cité una piccola casa editrice dello svedese Sven Nielsen, con cui entra in società. E così sarà fino alla fine della sua vita.
Gli anni americani portano a Simenon la maturità letteraria, una definitiva celebrità al di fuori della Francia, ma anche riconoscimenti come l'elezione a Presidente del Mystery Writers of America, alcune amicizie. A Georges piace immmensamente la libertà, il senso della frontiera degli States, ma non sopporta il loro puritanesimo e nell'ultimo periodo viene disgustato dalla vicenda del maccatismo.
1945-1955 • Negli Usa cambia la vita di Simenon
Davvero per Simenon vedere la Statua della Libertà è sinonimo di sentire la libertà. Dopo l'incubo degli ultimi mesi passati in Francia e l'insicurezza dei mesi passati a Londra ad aspettare un qualsiasi mezzo navale che potesse portarlo sull'altra sponda dell'oceano, l'ingresso nel porto di New York è veramente una liberazione. Passa qualche giorno in città dove incontra Denise Ouimet, la canadese del Quebec che sarebbe dovuta essere la sua segretaria-interprete e invece entra nella sua vita come una furia. Una passione come Simenon non ha mai provato. La sua amante? No, si capisce subito che c'è qualcosa di più. Il sesso? Certamente, quello che era mancato con la prima moglie Tigy, ma la passione, la tenerezza, il bisogno di sentirla sua, addirittura la gelosia. Per Georges é una bella botta tanto che nemmeno due mesi dopo averla aconosciuta ha già finito la stesura di Trois chambres à Manhattan (che uscirà un anno dopo), che altro non è che la trasposizione romanzata del loro incontro. Lei inizia a vivere in casa Simenon come segretaria particolare dello scrittore. Per l'intanto la famiglia si stabilisce per quasi un anno in Canada per via della lingua. E poi inizia l'avventura americana: ecco una sorta di carnet degli spostamenti con le relative date. Promemoria. In questi dieci anni americani, con gli spostamenti che vedrete elencati, Simenon riuscì a scrivere una cinquantina tra romanzi e Maigret
1946 - A settembre partenza per la Florida (attraverso l'Alabama, Tennessee e Georgia), dove arrivano a novembre e si fermano a Bradenton Beach.
1947 - A gennaio viaggio a Cuba e rientro a Bradenton Beach. A maggio partono e si fermano a Silver Springs. A giugno, traversano il deserto e si stabiliscono in Arizona a Tucson.
1948 - Si spostano a Tumacaori, al confine con il Messico.
1949 - Rientrano a Tucson dove a settembre Denyse (come l'ha ribattezzata Georges) gli dà un altro figlio Jean Denis Chrétien detto Johnny. A fine ottobre si spostano in California a Carmel-by-the-Sea.
1950 - A giugno viaggio a Reno in Nevada dove il 22 si ufficializza il divorzio tra Georges e Tigy e il 22 lo scrittore e Denyse si sposano. Il 4 luglio si stabiliscono a Shadow Rock Farm, una fattoria nel Connecticut nei pressi di Lakeville. Rimangono qui, tranne qualche viaggio in America e in Europa, fino al 1955 quando a marzo Simenon decide di partire definitivamente. Lascia gli Usa per tornare nella sua Europa. A Lakeville nel 1953 intanto è nata Marie-Geroges terzogenita, prima femmina, l'ultimo dei figli di Simenon a nascere in America.
Abiamo detto anni densi di cambiamenti. Infatti clamorosamente Simenon abbandona le edizioni Gallimard, per dare l'esclusiva di tutti i suoi libri a Presses de La Cité una piccola casa editrice dello svedese Sven Nielsen, con cui entra in società. E così sarà fino alla fine della sua vita.
Gli anni americani portano a Simenon la maturità letteraria, una definitiva celebrità al di fuori della Francia, ma anche riconoscimenti come l'elezione a Presidente del Mystery Writers of America, alcune amicizie. A Georges piace immmensamente la libertà, il senso della frontiera degli States, ma non sopporta il loro puritanesimo e nell'ultimo periodo viene disgustato dalla vicenda del maccatismo.
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