sabato 6 agosto 2011

SIMENON. ULTIMI SGUARDI ALLE CLASSIFICHE DI AGOSTO

Sta per concludersi anche questa prima settimana di agosto e la stagione è ormai periodo di vacanze (quest'anno di meno e per meno persone) diamo un'ultima occhiata alla classifica dei titoli di Simenon oramai usciti da un bel po'. Partiamo con quella riportata dal settimanale Panorama che vede il romanzo L'assassino al 10° posto (30 luglio). Invece il quotidiano Il Corriere della Sera fa un rapida disamina dei libri più acquistati e tra i gialli colloca al 4° posto l'inchiesta Maigret e l'uomo solitario (1 agosto). Per concludere le classifiche sul carataceo, prendiamo in considerazione quella de La Stampa/TuttoLibri di oggi dove L'assassino è uscito dalla Top Ten, ma conserva nella sezione della Narrativa straniera la 6° posizione. Mentre tra i Tascabili Maigret e l'uomo solitario é 8°.
Passando alle vendite on-line registriamo quelle di IBS che vedono Maigret al 19° posto (risalito dal 21°) e il romanzo L'assassino al 5° (lunedì 1). Chiudiamo con il colosso delle vendite sul web, Amazon, dove nell'ultima rilevazione (5 agosto) L'assassino è all'8° posto.
Con questo post terminano i monitoraggi delle vendite di questi due ultimi libri di Simenon. Ma, ovviamente, li riprenderemo non appena si verificheranno le prossime uscite.


 

venerdì 5 agosto 2011

SIMENON... NON VUO' FA' L'AMERICANO...

Perché Simenon, pur trovandosi bene, rifiutò di diventare cittadino americano? Intanto in materia c'era un consisente precedente. Infatti per oltre vent'anni aveva rifiutato la nazionalità francese, rinunciando anche a entrare all'Accademia di Francia (anche se sappiamo che far parte di queste istituzioni letterarie, frequentare altri scrittori e prendere parte a manifestazioni o cerimonie era una cosa che Siemenon rifiutava). E così aveva rinunciato alla nazionalità francese, anche senza nemmeno immaginare che dopo poco più di vent'anni avrebbe  precipitosamente abbandonare quel Paese. Se le cose fossero andate diversamente avrebbe forse potuto restarci per altri dieci anni o anche più, Certo Simenon era uno spirito irrequieto e fare illazioni su come sarebbe potute essere la sua vita è assulutamente rischioso. Simenon era, come lo definisce Pierre Assouline, un instabile cronico (vedi in proposito il post del 21 novembre 2010 Simenon, una vita da immmigrato).
Quando nel suo girovagare nelgi Usa, riuscì a trovare nel Connecticut una sistemazione che gli piaceva, la famosa Shadow Rock Farm nei pressi di Lakeville, fu raggiunto da un funzionario federale che lo invitava a prendere la cittadinanza americana. Era il 1950 e Simenon ormai era negli Usa da cinque anni.
Questo signore cercò di spiegargli come non potesse rimanere "residente permanente" così a lungo, perché tutto sommato rimaneva sempre un cittadino straniero ospite. A questo Siemenon oppose il fatto che però lui pagava le tasse come un americano.
Ma il problema, almeno per il funzionario, era prorpio questo. Simenon era "come un americano", ma "non era americano". Rimaneva pur sempre un ospite e il tempo per un ospite non può essere molto lungo. 
Certo questa volta Simenon era fortemente tentato, in fondo aveva con Johnny un figlio del tutto americano e un'altro, Marc ormai americano a metà, la sistemazione nel Connecticut poi era particolarmente piacevole, però... Però c'è qualcosa che non lo convinceva del tutto o forse più di una cosa. Ad esempio l'antisemitismo.
"...E' la prima osservazione che ho fatto arrivando negli Stati Uniti. Gli ebrei sono numerosi. Qualcuno ha conservato i caratteri esteriori della loro cultura. Ma molti fanno parte della seconda o terza generazione e ad esempio sono più alti di una decina di centimentri o anche più...". Ma aveva visto ben altro. Ad esempio impedire agli ebrei di frequentare gli aberghi e le spiagge di Miami. A New York un suo amico drammaturgo francese si era registrato nel suo stesso albergo con un'altro nome, per non far vedere che era ebreo. Ma quando fu scoperto, il direttore spiegò a Simenon che lì non potevano accettare certi tipi di ospiti. E lo stesso, anzi peggio, capitava ai neri. E su questo la sua ex-amante Josephine Baker gli testimoniò diverse sgradevoli esperienze di emarginazione, quando non di vero e proprio razzismo. Come se non bastasse, dopo poco sarebbe iniziato il periodo del maccartismo, con la persecuzione di tutti coloro che erano o solo sembravano comunisti oppure che manifestavano pure solo delle simpatie per le idee di sinistra. Questa caccia alle streghe disgustava lo scrittore che commentava lapidario "... accuso il senatore McCarthy e ai sui seguaci di aver 'sporcato' la mia America..."
Era l'ultima disillusione sulla democrazia americana che invece anni prima aveva tanto idealizzato e fu la goccia che fece traboccare il vso. Simenon decise di non prendere assolutamente la nazionalità americana.
Altro motivo certo non di second'ordine per uno come Simenon. Non poteva sopportare il puritanesimo, anche solo di facciata, proprio quello tipico degli americani.
E' vero che la fama che lo precedeva e lo seguiva non era, per gli statunitensi, delle migliori. Intanto si muoveva con uno strano gruppo familiare Oltre a lui e sua moglie Denyse, c'erano nei suoi spostamenti, i suoi due figli (poi diventati tre  con la nascita di Marie-Jo). Lo seguiva Tigy la sua ex-moglie che, per gli obblighi del loro contratto di divorzio, aveva ricevuto l'affido del figlio Marc, ma che in compenso aveva accettato di seguire e abitare sempre vicino a Simenon. Poi c'era Boule la sua storica femme de chambre e non di rado l'istitutrice dei loro figli. Questa promiscuità anche nelle loro abitazioni, questo scambiarsi continuo, questo unico uomo con tre/quattro donne al seguito non passava inosservato, Come pure i costumi sessuali di Simenon, le sue frequentazioni dei bordelli, dove gli capitava adirittura di arrivare accompagnato da Denyse, non erano visti di buon'occhio.
Insomma anche se tutto sommato l'esperienza americana era stata positiva (non sarebbe altrimenti durata dieci anni) e anche se, soprattutto negli ultimi cinque anni, lo scrittore sembrava aver trovato la pace a Shadow Rock Farm, in lui c'erano delle perplessità che man mano crescevano e che gli ponevano la questione: non sarà giunto il momento di tornare in Europa? La domanda era seria tanto da prospettare questa eventualità anche alla moglie. E poi c'erano altri problemi. Simenon nei dieci anni americani ebbe modo di farsi conoscere dai critici, dai lettori, ma non sfondò mai come scrittore. Era molto stimato per la qualità dei suoi romanzi, ma considerato troppo europeo per il palato dei lettori americani. Quindi buona critica (anche se non proprio tutta), ma tiepida accoglienza nelle librerie. Questo si traduceva in vendite non all'altezza delle sue aspettative. Insomma non era riuscito a conquistare gli Stati Uniti, come aveva fatto con l'Europa. Quindi le sue entrate maggiori venivano ancora dalla Francia (vendita dei romanzi, dei Maigret, dei diritti...). Francia che però in quegli anni aveva svalutato in modo consistente il franco e quindi la capacità d'acquistodi Simenon in America si era sensisbilimente ridotta. 
Alla fine l'intrecciarsi di tutti questi elementi, la sua proverbiale irrequietezza, forse anche un minimo di nostalgia del vecchio continente, lo spinsero alla decisione di abbandonare l'America che pure in esperienze e arricchimento personale gli aveva dato molto.
Era il 19 marzo 1955, quando lasciò Lakeville e s'imbarcò per la Francia e abbandonò definitivamente gli Stati Uniti.

giovedì 4 agosto 2011

SIMENON. QUANDO CAMILLERI LO INCONTRO'

Un quartetto All-Star. Stiamo parlando di coloro che lavorarono alla prima serie televisiva di Maigret, prodotta dalla Rai alla metà degli anni sessanta dove troviamo Mario Landi alla regia, Diego Fabbri alla sceneggiatura, un allora sconosciuto Andrea Camilleri alla produzione Rai, e Gino Cervi interprete del commissario.
Con un poker d'assi di tale levatura era difficile che lo sceneggiato non funzionasse, anche perché dietro c'erano le storie di quel formidabile narratore che era Georges Siemenon. E infatti non solo funzionò, ma si trattò di uno dei maggiori successi degli sceneggiati Rai. (vedi il post del 17 aprile scorso Simenon. Maigret sbarca sulla tv italiana).
Quando si trattò di sottoporre allo scrittore gli attori che avrebbero impersonato i protagonisti principali, fu necessario un incontro che deve essersi tenuto in Svizzera, nel '64 alla grande villa di Epalinges, vicino Losanna. A quel rendez-vous andarono in due, Diego Fabbri e Andrea Camilleri. In quel momento Fabbri era già famoso, aveva scritto un lavoro teatrale L'Inquisizione che aveva avuto successo pure a Parigi. E poi aveva realizzato, sempre per il teatro, Processo a Gesù, considerato il suo capolavoro. Ma aveva anche lavorato, anche come sceneggiatore per il cinema, con registi del calibro di Germi, Blasetti, Rossellini, Antonioni.
Camilleri, così ricorda Simenon: "...Somigliava molto al suo personaggio, era, direi, decisamente megrettiano. La sua massiccia cubatura occupava molto spazio, non parlava molto, piuttosto bofonchiava, e alle parole intercalava grossi silenzi. Mi parve un tipo calmissimo... - e racconta ancora -  In quell'incontro fu quasi sempre Fabbri a parlare e io riuscii a dire solo qualche parola, trovandomi d'accordo con Simenon sul fatto che Andreina Pagnani, come moglie di Maigret, era troppo giovane e troppo carina...". Invece un sì incondizionato sulla scelta di Cervi (vedi il post del 22 maggio scorso Simenon. Si scrive Maigret, ma in Italia si pronuncia Cervi). Camilleri non dice molto di più di quell'incontro, che molto probabilmente deve essere stato abbastanza breve, con un Simenon molto stringato ed essenziale, come d'altronde lo era in ogni discussione che riguardasse il lavoro.
"...Al ritorno a Roma - prosegue Camilleri - gli facemmo pervenire una foto della stessa Pagnani, però truccata in modo che risultasse meno giovane e meno carina. L'approvazione di Simenon fu immediata...".
Allora la futura serie letteraria di un commissario, ambientata in Sicilia, di stanza nell'immaginaria cittadina di Vigata, scritta per una buona parte nel dialetto di quella regione, era ancora di là da venire. E il fatto che, al pari di Maigret, avrebbe avuto successo anche come serie televisiva (e che poi i libri sarebbero poi stati tradotti anche in Francia) allora non era davvero nei pensieri di nessuno e men che meno di quelli di Camilleri, a quel tempo diligentemente concentrato nel suo ruolo di funzionario delle produzioni Rai.

mercoledì 3 agosto 2011

SIMENON. PROVE DI ROMANS DUR NEI ROMANZI POPOLARI

Quante volte abbiamo detto che agli inizi Simenon scriveva letteratura popolare per mantenersi, ma anche perché questo era un'esercizio imprescindibile per poter poi iniziare a scrivere dei veri romanzi? La gavetta, la cosiddetta letteratura-alimentare (lui la chiamava così perchè era la sua unica forma di sostentamento). Certo tutto questo è vero. Ma se scaviamo un po'di più, troveremo qualcosa di interessante.
Innazitutto è chiaro che i passaggi tra la letteratura popolare e il romanzo poliziesco e poi tra i Maigret e i romans-durs, non avvennero dalla sera alla mattina. Simenon stesso disse e scrisse più di una volta che, soprattutto nel periodo dei romanzi e dei racconti popolari, riservava una parte della sua quotidiana seduta di scrittura a comporre dei brani che nessuno mai avrebbe pubblicato. Lo faceva per sperimentare e prendere la mano con un linguaggio che certo non era quello della letteratura commerciale o, come diceva lui un po' polemicamente, letteratura su ordinazione.
In un'intervista rilasciata nel '56 a Carver Collins, per The Humanitis, Simenon racconta di aver inserito nei suoi romanzi più commerciali alcuni brani o interi capitoli che invece sembrano presi, così come sono, da uno dei suoi romans-durs. Vediamo come la spiega Simenon:
".... era per allenarmi. Invece di scrivere semplicemente la storia, in quel capitolo, cercavo di dare un terza dimensione, non necessariamente a tutto il capitolo, forse ad una stanza, ad un sedia, a un certo oggetto...Sarebbe più facile esprimersi in termini pittorici...".
Simenon amava le similitudini con la pittura e non era certo la prima e l'utima volta che per spiegare, l'ispirazione, lo stile, le atmosfere delle sue opere ricorreva a delle immagini mutuate dal mondo dell'arte figurativa.
"....  E una questione di peso. Volevo dare peso alle mie parole...Un pittore commerciale dipinge senza rilievo, si può affondare il dito attraverso il suo quadro. Ma una mela dipinta da Cézanne, ad esempio, ha peso. Bastano tre pennellate ...Cercavo di dare alle mie parole lo stesso peso che Cézanne dava a una mela. Perciò utilizzo quasi sempre le  "mots-matière". Cerco di evitare le parole astratte e poetiche, "crepuscolo" ad esempio. E' molto bella, ma non dà nulla...Evito ogni un'ulteriore penellata che non porti a questa terza dimensione...". (in merito allo stile e alle mots-matière vedi il post del 23 maggio scorso Simenon. Lo stile che cambia e le mots-matière)
E d'altronde Simenon sosteneva che le famose atmosfere, di cui tanto parlavano i critici a proposito delle sue opere, altro non era che l'impressionismo dei pittori adattato alla letteratura. E gli elementi di quella scuola, raccontava lo scrittore, li aveva assorbiti fin da bambino, a Liegi, quando lo portavano a visitare mostre e musei.

martedì 2 agosto 2011

SIMENON. LA POLITICA E I POLITICI

Dall'alto, in senso orario, Sarkozy, Tremonti, Strauss Kahn, Cuffaro
Nelle ferie che trascorrerà nella villa dei suoi suoceri, i Bruni, Sarko, come chiamano i francesi Nicholas Sarkozy, presidente della Repubblica Francese, sarà accanto alla moglie Carla (incinta) e dedicherà tempo a ridare smalto alla sua immagine che ultimamente, tra crisi e scandali, si è appannata non poco. E se questo non è bene in assoluto non lo è ancora di più a "soli" nove mesi dalle elezioni. A questo punto sembra che buona parte del tempo il presidente lo passerà con uno staff che lo dovrebbe rimettere a nuovo e a settembre farlo presentare brillante e autorevole sulla ribalta della scena politica d'oltralpe. Ma direte voi, cosa c'entra questo con Simenon? Perchè quella di leggere i libri del romanziere é una delle cose che lo staff di cervelloni gli ha "caldamente" consigliato.
Strano rapporto quello dei politici con Simenon. A Roma qualche settimana fà succedeva quasi il contrario. Era un ministro, Tremonti, che consigliava ai giornalisti di leggere Simenon (vedi il post del 17 luglio scorso Simenon tirato in causa da...Tremonti). Un'altro politico italiano di altro livello, Totò Cuffaro ex governatore della Regione Sicilia, condannato a sette anni di reclusione in Cassazione per favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa Nostra, ha tenuto a far sapere (chissà perché?) che uno dei libri che portava in carcere era un romanzo di Simenon. E ancora. Simenon tirato in ballo dai media, e pure a sproposito, per lo scandalo Dominique Strauss-Kahn, a causa della strafamosa intervista a Fellini in cui confessò di aver avuto diecimila donne. 
Ma sappiamo che il rapporto di Simenon con i politici fu sempre problematico, conscio com'era che se ne sarebbe dovuto far piazza pulita (il popolo avrebbe dovuto una buona volta aprire gli occhi), ma anche consapevole che poi altri politici avrebbero rimpiazzati i vecchi, il cerchio si sarebbe di nuovo chiuso e non sarebbe cambiato nulla. 
Sì. Il nostro Georges era piuttosto scettico nei confronti della politica e pessimista sugli uomini politici. Basta leggere quello che ha scritto nei suoi romanzi.

lunedì 1 agosto 2011

SIMENON. DETECTIVE: MISTERI, ENIGMI E COLPEVOLI

Nel 1928 Gaston Gallimard, l'editore che avrà una parte importante nella vita letteraria di Simenon, decide di lanciare dei giornali, tra cui un certo Détective definito settimanale di fatti diversi. Per la precisione non era etichettato Gallimard, ma Zed-publications, un'apposità società editoriale creata dallo stesso Gallimard.
Oltre a fatti di cronaca nera, ospitava anche racconti (polar, noir, polizieschi) di scrittori più o meno famosi. Nell'avventura erano imbarcati, oltre all'editore, come direttore anche Joseph Kessel, fratello del Georges scrittore e Marcel Montarron, cronista giudiziario. Poi i collaboratori. E poteva mancare Siemenon, che proprio in quel periodo stava preparandosi a lanciare il suo poliziesco seriale? E infatti contribuì fin dai primissimi numeri.
Seppur mediato, quella fu la prima volta che le strade di  Simenon e di Gallimard s'incrociarono, ben sei anni prima che il romanziere iniziasse a pubblicare per la prestigiosa casa editrice (vedi i nostri due precedenti post del 20 novembre 2010 Braccio di ferro tra Georges Simenon e Gaston Gallimard  e quello del 27 gennaio 2011 L'importanza di "chiamarsi" Gallimard... anche per Simenon)
Prima di imbrarcarsi nella sua avventura con il commissario Maigret, che l'avrebbe assorbito per molti mesi, Simenon inviò a Kessel una prima serie di tredici racconti che apparvero su Détective dal 1929, Les treizes Mystéres : L'affaire Lefrancois - Le Coffre-fort de la S.S.S. -  Le dossier n°16 - La mort invraisemblable -  La Vol du Lycée de B... - Le Dénnommé Paul -  Le pavillone de la Croix-Rousse - La Cheminée du Lorraine - Les Trois Rembrant - L'Ecluse n°14 - La Deux Ingénieurs - La Bombe de l'Astoria - La Tabatiér en or.
Nel 1932 poi furono tutti raccolti in un'antologia e pubblicati in volume da Fayard
Sarà che riscossero così tanto successo tra i lettori del settimanale che Simenon
fornì una seconda serie di racconti. Anche questi erano tredici, pubblicati fino al 1930 e avevano come protagonista uno degli investigatori creati da Simenon, l'agente G7, e riuniti sotto un titolo analogo Le treizes Enigmes:
 G7 - Le Naufrage du "Catherine" - L'Esprit Déménageur - L'Homme tatoué - Le Corps disparu - Hans Peter -  Le Chien jaune -  L'Incendie du Parc Monceau - Les Mas Costefigues - Le Chateau des disparus - Le secret du Fort Bayard - Le Drame du Dunkerque - L'Inconnue d'Etretat.
Nel frattempo Détective era divenuto un vero successo editoriale, con oltre 250.000 copie a settimana e la collaborazione di Simenon non si esaurì con quei ventisei racconti. Ormai la serie dei tredici era diventato una sorta di marchio di fabbrica e non ci poteva essere due senza tre. Infatti arrivarono nel 1931 Les Treizes Coupables il cui protagonista è un magistrato, il giudice Froget:
Ziliouk - M. Rodrigues - M.me Smith - Les "Flamands" - Nouchi - Arnold Schuttringer - Waldemar Strvzeski - Philppe - Nicolas - Les Timmermans - Le Pacha - Otto Muller -Bus.